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"Diventerò padre!"

Parole sante.

Non ci sono più quei sani spot di una volta

Tre onorevoli (Mussolini, Carlucci e Di Centa: mica bruscolini) hanno presentato un’interpellanza parlamentare, indignate per l’ultimo spot Tim, che promuoverebbe un’idea irresponsabile e offensiva del sesso e della maternità. Confesso che a me quello spot aveva messo allegria, l’avevo trovato buffo, solare, vitale, con quella ragazza che dopo un raduno hippy - ambientazione americana anni Settanta - manda uno sms a centinaia di ragazzi e uomini annunciando gioiosamente “Avremo un bambino!” e tutti i potenziali padri reagiscono con entusiasmo. Ma che incosciente sono! Non ci avevo pensato. Non avevo previsto il pericolo, in questo Paese dove già tutti figliano come conigli (mentre gli esperti di demografia e perfino i sostenitori della famiglia implorano: basta, basta, datevi una regolata, pensate un poco anche alle vostre carriere, alla vita personale!) che ci si desse a una procreazione ancor più sconsiderata, innescata dalle favorevoli tariffe estive Tim.
In effetti si potrebbe lanciare una raccolta di firme contro questo spot così offensivamente libertino e pericolosamente realista (molto subdolo, da parte dei pubblicitari, sfruttare la tenera propensione maschile a farsi carico con gioia delle gravidanze inaspettate). Ridateci quegli spot normali e morali, tipo quelli in cui una donna ti salta in macchina con occhio lubrico perché ti sei comprato il modello cabrio climatizzato con airbag di serie. Mostrateci una chiappa, una coscia, una tetta. Abbasso Woodstock, viva il Bagaglino!


(Marina Morpurgo, giornalista)

articolo uscito su Metro il 21/07/2008

Ecco il link dello spot "della vergogna" :


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Triangoli



Renato e Neil: i due lati di un triangolo


Uno dei temi più affascinanti da trattare in una canzone sono i tradimenti, o meglio, le corna. Interi cesti di lumache brulicano dai testi e dalle ugole di mezzo mondo. In questa sede vorrei trattare dello scabroso argomento del “Triangolo”: lui, lei e l’altro. Vi sono qui due modi differenti di trattare la questione: il celeberrimo Triangolo di Renato Zero, e il meno famoso Our Mutual Friend di Neil Hannon dei Divine Comedy, tratto dall’album Absent Friends del 2004.

Renato è nato a Roma ed è figlio di un poliziotto, e si vede. Atto Primo.
La sua prima affermazione è la seguente:
L’indirizzo ce l’ho !!! Rintracciarti non è un problema…
Egli prosegue elencando il suo programma per la serata, dando per scontato che lei gli apra la porta. Nella sua mente pregusta il trionfo, incalzato dal Disco-arrangiamento con tanto di Uuuhh!!! del coretto femminile (quando penso che Madonna Ciccone ha iniziato così…). Quattro dischi, un po’ di whisky… La rima dischi/Whisky era l’unica possibile; se bevevano birra dovevano ascoltare per forza Zucchero (Oro, Incenso e Birra) che non è molto indicato in questi casi. Alla fine afferma perentorio :
Fammi spazio e dopo mi dirai: che maschio seeei !!! con i Disco-archi a velocità massima. Qui Renato abbassa al massimo il timbro, rappresenta il maschio-Ezechiele Lupo a cui tutto è concesso. Ma si giunge al dramma. Atto Secondo.
Lui chi è ? Renato è arrivato a casa di lei, con i dischi – vinili, il download non fa fico- e il whisky 12 years old, e trova un’altra persona. Un altro maschio. Se fosse stata un’altra donna si sarebbe fatto venire magari delle fantasie proibite, ma trova un altro lui, e gli scatta di nuovo la sindrome del poliziotto: Come mai l’hai portato con te? (Lei potrebbe benissimo rispondere come i bambini: mi ha seguito fino a casa, lo posso tenere ?) Il suo ruolo mi spieghi qual è? (Deve definire il proprio? Comincia a tentennare sul suo personale orientamento). Io volevo incontrarti da sola, semmai . (Appunto, non vuole avere dubbi sulla sua sessualità). Parte il ritornello con il famoso coretto beffardo che dà un tocco di commedia all’italiana al tutto – un altro coretto simile c’era nei pezzi di Renato Carosone – Lui chi èèèèè . Infine arriva la confessione sconsolata del poliziotto Renato: Già è difficile farlo con te, mollalo! A questo punto la situazione non è seria ma è disperata: noi intuiamo che il protagonista è in serie difficoltà con l’amata, e l’arrivo di un altro non solo lo getta nel panico, ma lo fa anche dubitare di sé. Perché l’altro, anche se è distratto –si aggira per casa mangiando i salatini- è comunque di troppo. Atto Terzo .
Il Nostro è solo sulla scena, e monologa così: Mi aspettavo lo sai/ un rapporto un po’ più normale . Voleva continuare la sua vecchia vita, e ora è a un guado: quale eventualità/ trovargli una collocazione, inizia a fantasticare sulla prossima ora fra le lenzuola. Ora spiegami dai / l’atteggiamento che dovrò adottare (Uuuuhhh!!) chiede a lei –sotto, sopra o di fianco ?- Anche perchè rischierebbe di trovarsi al buio fra le braccia lui (detta con tono fra il vergognoso e l’arrapato). Si capisce a questo punto che il Nostro è ormai più che cotto, anche se dice disinvolto –e la voce gli si schiarisce imbarazzata- Non è il mio tiiipo!!! (ma via, cosa vai a pensare?) Sipario. Atto Quarto.
Il Monteverde Cop Renato ha ormai accettato la presenza dell’altro, anche grazie (garantisci per lui?) alle garanzie di lei –ecco l’Italia, le solite raccomandazioni- i due maschioni bevono insieme il whisky e ascoltano Mino Reitano. Lui il triangolo no, non lo aveva considerato, ma tutto sommato –di nuovo l’Italia, ci si aggiusta sempre-, anche se rischierebbe , lo rifarebbe. Parte un’esclamazione degna del miglior Freddy Mercury : PERCHE’ NO? LO RIFAREEEI !!! (Disco-archi in piena attività sullo sfondo). Accettato il triangolo, le ultime parole di Renato sono Ma loro, dico LORO, chi sono?. E su questo finale da fantascienza –o è il desiderio di Renato, ormai scatenato verso i poligoni- cala il sipario. Uuuhhh!!!

Neil Hannon è nato a Derry (Irlanda del Nord), è figlio di un vicario, e si vede.
Nel primo atto di Our Mutual Friend (titolo preso da Dickens) gli archi minacciano tempesta mentre una voce maschile ben impostata –lo si direbbe il classico “crooner” irlandese- ricorda il fattaccio (la narrazione è in flash-back, laddove in Triangolo ci troviamo nel bel mezzo dell’azione). Inizia con:
No matter how I try
I just can’t get her out of my mind,
And when I sleep
I visualise her.
E già intuiamo che qualcosa è andato storto. Atto Primo.
Neil ci riferisce di aver visto lei al pub, e poi più tardi al night club (che non è un posto raffinato, ma la più semplice discoteca). E qui gli si scurisce la voce: a MUTUAL FRIEND/ introduced us . Parla con la donna, si capisce che i due si piacciono da morire per l’incredibile
numero di banalità che si dicono:
We talked about the noise
And how it’s hard to hear your own voice

Above the beat
And the sub-bass
Ah, signora mia, in queste discoteche non si può proprio parlare…Continuano a parlare e parlare sui sedili posteriori dell’auto del MF (Mutual Friend), mentre si dirigono proprio a casa dell’amico. Il ritmo è quello di un tango ossessivo, non c’è proprio niente da ridere qui. Atto Secondo.
Una volta nel settee del MF lei gli comunica che lui gli piace sul serio. Neil fa “Cool. The feeling’s mutual”, in realtà vuole sembrare cool ma ha il cuore a mille. E qui i due fanno una cosa che li accomuna a Renato e alla sua bella: ascoltano vecchi 45 giri. Lui allora dice una di quelle battute che servono a “rompere il ghiaccio” : “it’s like the soundtrack of our lives”, a cui segue la di lei frase altrettanto banale : “True, it’s not unusual”, che è la citazione del titolo di una famosa canzone degli anni ’60 di Tom Jones. Come se da noi si dicesse: andiamo al mare? Sì, con le pinne il fucile e gli occhiali. Ma gli archi incalzano e ritornano sempre allo stesso punto di partenza. Noi vediamo che qualcosa si sta addensando all’orizzonte, ma non capiamo subito cos’è, mentre i due prima danzano privately (un “lento” assassino con pomiciamento ?). Perdono l’equilibrio, hanno bevuto troppo –altro che il “po’ di whisky” portato espressamente da Renato per lubrificare le circostanze, questi due si sono scolati di tutto (A drunken haze/ had come upon us). Scivolano sul pavimento e cantano “una canzone che non riesco più a cantare” (A song that I can’t sing anymore). La metafora canzone/sesso è molto presente nelle liriche pop inglesi. Qui Renato avrebbe detto “ e dopo mi dirai/’Che maschio sei !’ ”, ma non è di conquiste maschili che si parla, qui. Questa è una confessione in piena regola, fatta da un uomo che non è capace di assolversi. Si sono baciati e fell unconscious, mettono a tacere la coscienza mentre si dedicano ad attività innominabili (infatti parte il secondo stacco dell’orchestra mentre volgiamo lo sguardo dall’altra parte).
Che fine ha fatto il Mutual Friend ? Lui dov’è ? Ora ci arriviamo.
Atto Terzo. Neil si sveglia con tutti i postumi della sbronza e dell’unconsciousness della sera precedente, e inoltre ha dormito sul pavimento. Tutto pesto e dolorante vaga in cerca del bagno – annotazione precisa: non essendo casa sua, non sa dov’è !- E qui arriva finalmente – gli archi sempre più cupi, tipo film muto quando la fanciulla viene legata alle rotaie e arriva il treno- la tragedia:
But all I found was her
Wrapped around another lover
. Lei è letteralmente avvinghiata ad un altro. E lui chi è? Non era difficile farlo con lei…
Botta finale:
No longer then
Is he our mutual friend
.



La confessione di Neil s’interrompe mentre l’orchestra esplode e si srotola in una coda lunghissima in crescendo, e noi meditiamo sulla caducità dei sentimenti umani. Da notare come anche il finale di Triangolo sia alquanto incerto – Renato alle prese con altri triangoli ?-, ma Neil Hannon ci lascia nella melma più totale.
Ehi Neil,psst…Ora la canzone è finita, the song’s over, a noi ce lo puoi dire in un orecchio, non lo diremo a nessuno, stà tranquillo:
che ne hai fatto del mutual friend ?



Qui c'è il link YouTube a una versione live di Our Mutual Friend in una trasmissione inglese condotta da Jonathan Ross (2004)



Qui invece il Triangolo di Renato, paleo videoclip da una TV privata del 1978 (ammirate la tutina!)

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La terra delle mille marche

Personaggi :
Deodorante EVIN
Dentifricio EXIGO
Deodorante Uomo EVIN HOMME
Crema corpo HYDRA
Shampoo BIENSUR
Sapone liquido NEUTRA DELICATA
Shampoo ESSENZA DELLE ERBE
Mousse capelli VALE
Detergente intimo TENDENCE
Acqua di colonia JACKLON
Collutorio GENGIMED
Bagno profumato. 1l. EVERGREEN
SOPHIST
PANT OF BEAUTY
Attenzione: entrare in un grande magazzino dove si vendono dei prodotti discount può essere la porta verso un mondo parallelo difficilmente osservabile dall’esterno. Il prodotto discount si distingue da quello normale perché il suo packaging e il suo nome presentano solo una lieve discrepanza con l’originale. Da lontano sembrano uguali; mano a mano che ci si avvicina si viene risucchiati e non se ne esce più fuori. La vertigine comincia osservando le lingue adoperate per denominare i prodotti: sembra che, al posto di agguerriti studi pubblicitari con tanto di copywriter con la crisi dei trent’anni – come nei film di Gabriele Muccino- i nomi in questione vengano decisi da un gruppo di famiglia durante un pranzo domenicale, coinvolgendo i figli che hanno studiato inglese alle medie e la nonna che si ricorda ancora del peccaminoso “Cipria e profumi Coty” (Mamma…mormora la bambina) dei suoi tempi andati. Abbiamo così capolavori come il detergente intimo TENDENCE, che può richiamare il profumo “Arrogance” (icona profumiera degli anni ’80) ma in realtà vuole portarci con un’assonanza all’ “essence”, all’essenza di tutti i detergenti intimi –e non in Carinzia (Austria), come gli altri- Altre vette sono raggiunte dallo shampoo BIENSUR: chi produce questi boccettoni ha ancora in testa la supremazia del francese per nominare i prodotti di bellezza, dal sapone Cadum al Lux con “profumo francese”, mica come oggi che sono tutti “gloss” e “diamond” e “shine”, che ti sembra quasi di sentire la voce di Shirley Bassey tuonare “Diamonds Are Forever” in un qualche 007. Lo shampoo BIENSUR promette abbastanza (“Ma certo!”) , ma vi prega di non pretendere troppo da lui.
Altra cosa sono le “confezioni famiglia”: quelle stanno sempre nello scaffale più basso, quello all’altezza dei piedi. Avessi mai visto una famiglia avvicinarsi e prendere uno di questi bottiglioni per poi avviarsi alla cassa! Ebbene, i bagni schiuma hanno questa volta titoli in inglese, che vanno da EVERGREEN (al pino, appunto, profumazione evergreen) a SOPHIST (credo alla rosa). Il massimo però è PANT OF BEAUTY. Forse originariamente doveva richiamare la più famosa PANTENE, ma il risultato è un qualcosa che si avvicina ai poeti romantici inglesi (Letteralmente vuol dire “ansimo di bellezza”), e forse pensi per un attimo che Keats o Shelley possano aver usato questo bagno schiuma – magari fregandolo a Byron - . L’acqua di colonia JACKLON può essere anche usata da un uomo vero, come indica la doppia consonante dura CK, su cui ha fatto la sua fortuna Calvin Klein nella moda. Anche questo è un bottiglione per la famiglia – o per uomini veri che devono averne molta necessità- . Questo scaffale è collocato vicino alle casse del magazzino, e ogni tanto si può notare una ragazzina che prende il sampler di uno deodoranti spray per provarselo addosso, per poi essere prontamente richiamata dalla madre che ha fatto tutto il giro della spesa. Si vedono pochi clienti, o forse prendono questi prodotti di nascosto, un po’ come i profilattici posti davanti alle casse sotto le mentine (ci deve essere un perché anche lì, ma al momento non mi viene in mente).

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Spie e spioni: il caso Pulp


Jarvis Cocker oggi
 


L’argomento spie ed intercettazioni viene periodicamente alla ribalta: prima però delle frenetiche consultazioni fra il dott. Saccà di RAIFiction e il nostro beneamato Capo del governo su a quale signorina assegnare la parte giusta per la fiction giusta al momento giusto, un’altra persona aveva già espresso anni fa in una canzone tutta la sensualità dello spionaggio.

Premessa: fino all’anno scorso non avevo praticamente mai sentito parlare di Jarvis Cocker e del gruppo nord- inglese (di Sheffield) dei Pulp. Tutto quello che conoscevo di loro era un bel video, “This Is Hardcore” (1988), ispirato al cinema di Douglas Sirk ,che avevo intravisto su MTV. Quando per caso ho ascoltato l’album di cui This Is Hardcore è la title track, come John Belushi in chiesa ho visto la luce.Tutte le canzoni di Hardcore sono puro cinema, sia negli arrangiamenti, sianei testi e soprattutto nelle interpretazioni di Cocker. Ne parlo al plurale, perché con pochissimi mezzi vocali riesce a dare ad ogni traccia un’interpretazione diversa. Egli è, in definitiva, un grande attore che canta invece di recitare. Fisicamente poi –dato che il pop è corpo e musica nello stesso tempo e luogo- il nostro Jarvis era all’epoca
Jarvis all'epoca di This is Hardcore
quanto di più lontano da una normale popstar ci si potesse immaginare: magrissimo, troppo alto, una faccia che poteva far presumere un qualche misterioso esperimento genetico fra David Bowie e Buster Keaton.
Comunque, ritornando alle spie, I Spy è un pezzo tratto dall’album della consacrazione internazionale dei Pulp, Different Class (1995). In pieno boom del Britpop a metà degli anni ’90, fra Oasis, Blur e Suede, - nomi senz’altro più famosi in Italia- questo disco parla dei rapporti fra le varie classi sociali nel Regno Unito, insieme a visioni tragicomiche dell’amore e del sesso (tantissimo). Non c’è niente di meravigliosamente ggiovane nel mondo dei Pulp: persino un rave party a base di “E’s and Whizz” (ecstasy e anfetamine) è raccontato con piglio fantozziano. L’io narrante di I Spy è degno di un film di Mike Leigh: egli spia come un ragno (“I’m still stuck here”) la vita a cui sa di non poter mai appartenere, e sogna di prendersi finalmente la sua vendetta – fisica e morale- sulla classe sociale che lo esclude. Più che una canzone lo si può definire un atto unico, con un arrangiamento che parte lentissimo e balcanico e diventa sempre più Breliano (da Jacques Brel) ogni minuto che passa, con delle parti recitate in mezzo. Quando si arriva al “la la/la la la la la la la la” del finale, è difficile trattenersi (non lo fate in autobus con gli auricolari, vi chiederanno la tessera). I Spy si ferma come davanti a un precipizio: il nostro eroe sa che non potrà salvare la donna ricca, prigioniera in fondo anche lei della sua condizione sociale. Ecco il testo originale e la mia versione :

I Spy

I spy a boy,
I spy a girl.
I spy the worst place
in the world,
in the whole wide world.Oh you didn't do bad,
you made it out,
I'm still stuck here
oh but I'll get out.Oh yeah I'll get out.

Can't you see tonight a walks among youseeing through your pretty lives.
Do you think I do these things for real?I do these things just so I survive.
And you know I will survive.
It may look to the untrained eyeI'm sitting on my arse all day
and I'm biding timeuntil I take you all, I want to break this
I will prevail,
I cannot fail.
Cause I spy.

Oh I've got your numbers taken notes and allthe ways your minds work out. I've studied
and your mind is just the same as mineexcept that you're just clever swines,
you never let masks slip,you never admit to it,
you're never hurried. Oh no no no.And every night I hold my plan
how I will get my satisfaction,
how I will blow your paradiseaway
away
away ooh.

Cause I spy.

That’s just like in the old days - I used to compose my own critical notices in my head.”The crowd gasps at Cocker's masterful control of the bicycle, skilfullyavoiding the dog turd next to the corner shop”. Imagining a blue plaque above the place I first ever felt and touched a girl's chest, oh no
You've got to wait for the best. You see you should take me seriously.
Very seriously indeed. Cause I've been sleeping with your wife for the past sixteen weeks, smoking your cigarettes, drinking your brandy, messing up the bed you chose together. And in all that time I just wanted you tocome home unexpectedly one afternoon and catch us at it in the frontroom.
You see I spy
For a living
And I specialise
In revenge, On taking the things I know will cause you pain.

I can't help it, I was dragged up.My favourite park's a car park,
grass is something you smoke,
birds is something you shag.Take your “Year En Provence”
and shove it right up your arse!


Your Ladbroke Grove looks turn me on, yeah.

With roach burns in designer dresses,
skin stretched tight over high cheek-bones,
and thousands of tiny dryness lines
beating a path running a pathto the corner of your eyes.


And every night I hatch my plan,
it's not a case of woman v. man. It's more a case of haves against havent’s
and I just happen to have got what you need, just exactly what you need yeah.

La la la la la la la la la la,
In the midnight hour.

La la la la la la la la la la,

I will come to you,


I will come to you,
I will take you from this sickness,dinner parties and champagne,
I'll hold your body and make it sing again
come on - sing again, let's sing again.

Oh yeah, cause I spy,
yes,I spy,
ssss.

I spy a boy
and I spy a girl.
I spy the chance
to change the world,to change your world.



Io So

Io so di lui
Io so di lei
Nel posto al mondo
Più orribile
Il più orribile
Non hai fatto male
Ti è andata bene
Sto sempre qui
Ma me ne andrò
Sì me ne andrò

Non la vedi questa notte
Un’ombra fra le vostre belle vite ?
Pensi sia una cosa seria
Io voglio solo sopravvivere
E tu lo sai, ci riuscirò.
Chi non è esperto pensa che
Me ne stia con le mani in mano
Ma aspetto il giorno
In cui vi prenderò, vi farò a pezzi
E senza errore
Prevarrò

Perché so

Oh, ho tutti i vostri numeri, ho preso nota
E so quel che pensate
E voi pensate come me
Solo che siete troppo furbi
Il volto non scoprite mai
Non lo ammettete mai
Mai fatto, mai oh no no no
Ed ogni notte architetto
Il modo in cui otterrò il rispetto
Il modo in cui il tuo paradiso
In ce
nere
Sarà ooh

Perché so

Proprio come ai vecchi tempi – Nella mia mente componevo le mie personali note a piè di pagina “La folla trattiene il respiro mentre egli controlla da maestro la sua bicicletta abilmente schivando la merda del cane vicino al negozio all’angolo” . Immagino una targa sopra al posto dove per la prima volta ho sentito e toccato le sue tette oh no
Non hai ancora visto niente
Dovresti prendermi sul serio
Molto sul serio
Perché ho dormito con tua moglie le ultime sedici settimane
fumando le tue sigarette, bevendo il tuo brandy
stropicciando il letto che avete scelto insieme.
E per tutto quel tempo volevo solo che tornassi a casa
un pomeriggio a sorpresa per beccarci in pieno nel soggiorno.

Vedi io vivo
Per spiare
La vendetta
E’ il mio mestiere
E le cose che so, lo so, ti faranno male

Mi dispiace, sono cresciuto male.

Il mio parco preferito è un parcheggio,
L’erba è quella che ti fumi,
Le passere quelle che ti scopi.
Prendi il tuo “Un anno En Provence”
E ficcatelo nel culo !


Quell’aria da quartieri alti

Seta firmata e bruciacchiata
Pelle stirata su zigomi alzati
E mille piccoli solchi riarsi
Che corrono, che tracciano
Sentieri ai confini dei tuoi occhi


Ed ogni notte ho questo tarlo
Di uomo o donna no non parlo
Io parlo di chi ha e chi non ha
E guarda io ho quello che tu vuoi
Proprio quello che tu vuoi, sì

La la la la la la la la la la

Quando a mezzanotte
La la la la la la la la la la

Io verrò da te

Io verrò da te
Ti strapperò da questa nausea
Feste, champagne e caviale
Ti prenderò ed il tuo corpo potrà
Cantare ancora e amare ancora

Oh sì, perché so

Io so
Sssss.

Io so di lui
E so di lei
E spero di
Cambiare il mondo
Il mondo tuo



Il testo presenta diverse difficoltà, a partire dal titolo: I Spy non può essere reso con Io spio, perché la vocale i di spio ha un suono troppo alto per essere gorgogliato a dovere nel refrain (Io spiiiiiiio), così l’ho sostituito con Io so. Inoltre ho inserito quanti più termini ricchi di consonanti possibile, per cercare di imitare il tono concitato e esaltato dell’originale. “How I will get my satisfaction” è stata un’altra rogna, dato che la “soddisfazione” dell’italiano non è quella dell’inglese, più cosmica (i Rolling Stones non avrebbero scritto “(I Can’t Get No) Satisfaction” altrimenti). Ho pensato che rispetto, con la sua doppia dentale poteva adattarsi al ritmo della frase – Il modo in cui otterròil ri-spet-to - . Un tentativo di “addomesticamento” l’ho fatto sostituendo “Ladbroke Grove looks”(riferimento incomprensibile in italiano) con “aria da quartieri alti”, dato che qui si parla di una signora sì abbastanza altolocata, ma con delle bruciature –roach burns in designer dresses- sugli abiti firmati, e un’aria abbastanza sfatta e nauseata. La cosa divertente è stata trovare il corrispettivo di “birds is something you shag”: dato che qui c’era un paragone fra la comune pratica naturalistica britannica del birdwatching –osservare il comportamento degli uccelli- e la versione lasciva praticata dal marito della succitata signora, dove birds è slang britannico per pollastre (da scopare), mi è venuta in mente quella striscia del fumetto “Lupo Alberto” in cui c’era il personaggio di una “passera scopaiola”, in realtà esistente in natura, che provoca lo scompiglio alla fattoria MacKenzie. Ho pensato che birds potesse diventare comodamente passere, con allusione sessuale.
Ho preferito inoltre lasciare in originale En Provence nel titolo del libro perché dà più il senso di una narrativa di tipo sentimental-turistico di cui gli inglesi sono maestri, cose tipo A Night At The Riviera.
Questo invece è il link una bella versione dal vivo di I Spy, ripresa da una trasmissione inglese qualche anno fa (Later with Jools Holland) '96





Pulp
Get More:
Pulp, MTV Hive

Questo breve estratto da un'intervista a Jarvis parla dei vari trattamenti che il video di This is Hardcore ha avuto (l'intervista è in inglese, e le idee che avevano tirato fuori erano molto bizzarre.)

P.S. attualmente i Pulp non esistono più come gruppo, o meglio, per dirla con il loro signore e fondatore, sono “ibernati” a data da destinarsi. Jarvis Cocker ha proseguito una carriera da cantante solista, e ha cambiato decisamente aspetto. Ora è un incrocio fra Paperoga e un Vittorio Sgarbi mite (Vedi foto in cima al post). Sempre affascinante, comunque.
Altri link su Pulp e Jarvis:
http://www.acrylicafternoons.com/pulp.html sito interamente consacrato a loro, con una ricca rassegna stampa ed altri link a piacere.

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La democrazia del grembiule

Io a quattro anni


Foto di classe del 1956


A proposito dell'eventuale senso di uguaglianza fra alunni che darebbe il ritorno dei grembiulini nelle scuole...
Ricordo perfettamente che alle elementari e medie indossavo il grembiulino (bianco con fiocco azzurro alle elementari, nero alle medie). Ebbene, mia madre faceva sempre in modo che il mio grembiulino fosse il più bello e curato di tutta classe. Per le elementari vi era l'abitudine di applicare un piccolo stemma alla manica destra con la classe stampata a numero romano: dalla prima - i cosiddetti "remigini"- alla quinta. Detto stemmino era assicurato alla manica da tre automatici, così da poter essere rimosso ogni volta che il grembiule andava lavato.
Il fiocco era azzurro e grande, ben squadrato e rigido. Il grembiulino invece era bianco e stretto in vita da una fettuccia della sua stessa stoffa. Questo per le elementari.
Alle medie i grembiuli per le classi femminili - come ho già detto - erano neri col colletto bianco. Ebbene, anche in questa circostanza mia madre superò sè stessa, facendomi indossare non un grembiule ma un vero camice con l'abbottonatura a doppiopetto (aveva sostituito i bottoni bianchi da camice con bottoni dorati). Il colpo di teatro era dato dal colletto: preso da una vecchia camicia, era bianco, diritto, attaccato al camice con due automatici. Una sciccheria, non ne ero degna.Tutto questo mentre le mie compagne avevano grembiuli le cui linee sartoriali spaziavano dal "casca-e-pendi" al "ci-sono-cresciuta-dentro". Non parliamo dei fiocchi: nastri appesi al collo, cravattine, a una cocca sola, a due cocche, tirati giù...Tutto questo parlare di grembiuli scolastici per dire che l'uguaglianza non esiste, e se lo è, è immediatamente aggirata.

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Il Cavo



Sembra un mattoncino Lego, ma è un lettore...


Quasi ognuno di noi ha un lettore MP3. Questo oggetto ha fatto per la musica nel giro di pochi anni – e ora cominciamo a vedere i veri risultati – più di quanto abbiano fatto walkman e lettore CD messi assieme. Sì, perché i primi due supporti musicali avevano ancora un modo antico di far fruire il suono: permettevano a loro volta ad altri supporti di essere suonati tramite il tasto “Play”, presentavano un numero determinato e inamovibile di brani. Praticamente si aveva solo il diritto di ascoltare. Inoltre, se le cuffiette dei walkman erano all’epoca una cosa enorme (ascoltare mentre si cammina!), rispetto ai moderni auricolari peccavano di rigidità – quante cuffiette rotte e/o riparate col nastro adesivo! -
Il lettore, Ipod o non, è stata una vera rivoluzione: ci si può mettere dentro quello che si vuole, compreso l’audio e il video delle riunioni condominiali. Siamo noi a scegliere. Quello che però risulta ancora più affascinante è il cavo dell’auricolare. Ora, questo lo si può portare in diversi modi, come una sciarpa: c’è quello che passa intorno al collo e sale su per le orecchie in stile call center, quello appeso al lettore che a sua volta è appeso al collo, quello attaccato al cellulare –che è il più elegante, perché è corto e non si impiccia-. Quando si è sull’autobus, si può notare come il cavo viene attaccato lungo il vestito, nascosto sotto la camicia tipo guardia del corpo, fatto sbucare dalla borsa, e come l’arrotolare/srotolare il detto cavo faccia ormai parte dei Nuovi Gesti per il 21° secolo. Si può stabilire il carattere di una persona da come si comporta con il suo auricolare:
Cavo arrotolato stretto intorno al lettore: desiderio di protezione.
Cavo lasciato pendulo: ostentazione e indifferenza.
Cavo per metà nella borsa: nascondere le proprie emozioni
Molte persone, quando scendono alla loro fermata utilizzano l lettore come uno yo-yo, facendo ruotare stretto il cavo intorno alla base, per poi srotolarlo ritmicamente. tipo lazo quando salgono sul vagone della metropolitana. E’ possibile far innervosire tantissimo l’interlocutore rimettendo a posto il cavo mentre lo si guarda fisso negli occhi. Anche stappare prima un orecchio e poi l’altro con studiata indifferenza, per poi cercare il tasto “Stop” può contribuire a mettere il proprio nemico in difficoltà (e le notine che provengono smorzate dall’auricolare ne accresceranno l’intima angoscia). Il peggiore è comunque quello che inciampa nel proprio auricolare mentre cerca il biglietto da far vedere ai controllori. Mentre rovina verso il terreno, c’è chi si china per cercare di capire cosa cavolo sta ascoltando: l’ultimo segreto.