Uomini (abbronzati) e no

No, signor cannibale!

Dopo che il nostro amato premier ha salutato il nuovo Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, con il commento : "Ha tutto. E' giovane, bello e abbronzato", e conseguente imbarazzo di qua e di là dell'oceano Atlantico, è uscita dai meandri del mio subconscio una canzone che ascoltavo in un mangiadischi color arancione quando ero piccola.

Io e mio fratello Marcello nel 1974 mentre ascoltiamo al mangiadischi Signor Cannibale













Ecco il mangiadischi!

La canzone era Signor Cannibale, versione italiana di Monsieur Cannibale , grande successo del 1966 del cantante-jazzista-attore francese Sacha Distel. Nel pezzo si racconta quello che resta l'incubo peggiore per l'uomo non abbronzato: trovarsi di fronte a tanti uomini abbronzati che lo vogliono bollire nel pentolone per papparselo. Lui cerca di commuovere i cannibali presentando loro tanti segni (francesi) della civiltà occidentale come accendini, foto della moglie, penna stilografica, fino ad arrivare a cantare un'aria da Gounod e una canzone di Adamo (con l'accento sulla o ). Canta Monsieur Cannibale, je n'veux pas mourir, non voglio morire. Niente, gli abbronzati non si commuovono. Allora il futuro pasto tira fuori l' arma letale: un giornale pieno di donne toutes nues . E' la svolta. Il capo degli abbronzati si mette a ridere, gli viene in mente un'idea farfelue, balzana, e lo porta a una capanna dove c'è il suo harem. Tutte quelle femmine abbronzate si slanciano addosso vogliose al non abbronzato, che all'inizio pensa di finire divorato, ma, dopo otto giorni e venti chili persi, al capo cannibale che gli dice "Puoi andare" risponde Jamais! J'aime mieux mourir! e sappiamo di cosa...
Questa canzone è un concentrato sorridente di tutte le paure ancestrali che ci separano dal diverso, in questo caso l'abbronzato. Egli ci può mangiare vivi, è indifferente ai tesori della nostra "civiltà" tranne nel caso in cui si affronta l'argomento sesso, ragion per cui si eccita e acconsente gioioso a dividere le donne con il civilizzato. Le donne ovviamente sono più che disponibili, in grado tutte assieme di far perdere peso al maschio di turno. Questi alla fine si convincerà della superiorità della civiltà abbronzata, ma solo perchè sconvolge i suoi istinti più bassi. In altre parole, ognuno, abbronzato o non, rimarrà della sua idea riguardo l'identità dell'altro. Il Signor Cannibale penserà che l'uomo bianco, in fondo, con tutte le sue arie vuole solo godersi le donne nella capanna, e l'uomo bianco a sua volta vedrà confermate tutte le sue ipotesi sulla "bestialità" degli abbronzati. Per essere una canzoncina non c'è male... (non a caso Distel aveva origini ebraico-ispano-turche, un po' come il franco-ebreo-russo Serge Gainsbourg, altro nume tutelare della canzone francese del 20° secolo ).


La versione originale di Monsieur Cannibale (1965)

La versione italiana di Monsieur Cannibale è decisamente efficace, anche se è un bel po' edulcorata rispetto all'originale. Al posto di:

Il leur montra son briquet, son stylo
Sa montre et les photos d'sa femme
Il leur chanta un grand air de Gounod
Des chansons d'Adamo, que dalle !

Il leur fit voir des journaux de Paris
Personne ne réagit, non plus
Désespéré il sortit des revues
Remplies de filles toutes nues, et dit :

Abbiamo:

Mostrò la penna stilografica
Mostrò la foto della moglie
E poi cantò "La donna è mobile"
come la sa cantar Adamo

Fece veder l'accendisigari,
Il suo orologio d'or, e poi
Un rotocalco con tre languide
Stelle di Hollywood: macchè!

La rima Gounod-Adamò è diventata un riferimento all'aria del Rigoletto, ed in italiano è divertente se si pensa che la voce di Adamo era tutt'altro che tenorile. I cambiamenti arrivano con le revues piene di filles toutes nues ; nel 1965 non si poteva pensare in Italia ad una rivista con le donne nude sopra, e così si è optato per un più casto rotocalco con le stelle di Hollywood (Il Cine Illustrato?). A questo punto la distanza fra la versione originale e quella italiana diventa abissale:

Pendant huit jours, il resta enfermé
Et dut se partager en vingt
Et comme déjà il n'était pas bien gros
Il perdit vingt kilos, au moins

Quand arriva l'instant où le grand chef
Lui fit comprendre par geste, Allez !
Prends ton camion et retourne chez toi
Le pauvre homme s'écria : Jamais !

Monsieur Cannibale, je n'veux plus partir
Monsieur Cannibale, j'aime mieux mourir !

Il Nostro viene trascinato dal re cannibale nel suo harem di donne insaziabili (in un altro senso). Lì vi passa otto giorni, e perde venti chili di peso. Quando gli viene detto -a gesti, notare il particolare- che può anche tornarsene dalla sua gente, egli grida che no, ha cambiato idea e non vuole più partire. Ora in italiano la parte finale -saltata la rivista con le donne nude- diventa:

e lui dovette far da Set
a cento negre che volevano
vestire in seta da soirèe

le fece bionde ossigenandole
di venti chili e più calò
e quando il Capo disse "Puoi partir"
al grande Re gridò : "Giammai!"

No, signor Cannibale
Io non parto più
No, signor Cannibale
Io rimango qui.

Quindi il re, vedendo la rivista con le dive di Hollywood, pensa di avere a che fare con un asessuato parrucchiere-stilista (i tempi del Warren Beatty di Shampoo erano ancora lontani). A sua volta l'uomo bianco dopo aver platinato e rivestito da capo a piedi un intero harem di donne abbronzatissime, viene colto dalla sindrome di Pigmalione e non vuole più andare via. Così l'uguaglianza fra bianchi e neri si ha sul fronte estetico (bianco), piuttosto che sul sesso. La cosa doveva essere più accettabile per il pubblico italiano del '65, ancora rimasto a "Faccetta Nera".


Non come adesso.

3 commenti:

Leonardo ha detto...

Chi era il cantante italian0?

Leonardo ha detto...

la canticchio da sempre... chi era il cantante della versione in italiano?

Tamcra ha detto...

Ciao Leonardo e grazie per il commento! Dunque, il cantante della versione italiana di Monsieur cannibale è sempre Sacha Distel; allora i cantanti facevano versioni in varie lingue delle loro canzoni più di successo a seconda dei mercati.