24 dicembre

Non c'è più nessuno.

Esci per strada mentre il sole è ormai tramontato.
La strada è quasi deserta, ad eccezione dei due autobus che ti sfrecciano davanti, uno dietro l'altro. In altri giorni si sarebbe detto che passano a grappolo , ma oggi la situazione è diversa. Ricorda un po' uno di quei film di fantascienza in cui un uomo rimane solo perchè un'epidemia si è portata via tutta l'umanità,

L'ultimo uomo della terra (1964) di Ubaldo Ragona, con Vincent Price



ed è costretto a combattere contro gli eventuali superstiti, che come al solito sono diventati zombi o vampiri -mai che si incontri uno normale dopo la fine del mondo-. Questa volta però è la vigilia di Natale, e tu sei per strada per procacciarti le derrate necessarie ai prossimi due giorni: Natale e Santo Stefano. Dovevi farlo prima, ma c'erano troppe persone. Inoltre ti manca un regalo alla lista.
Le strade son deserte. Deserte e silenziose. Non c'è la carrozza che se ne va cigolando come in Vecchio Frack di Modugno, ma alcuni umani che come te cigolano in direzione opposta con le sporte. Questo finchè dopo aver preso il regalo non entri nel supermercato che sta per chiudere fra mezz'ora. Già vedi il Capo del personale sbracciarsi in direzione di tutti quelli che entrano e subito dopo passare rapidissimo alle casse per togliere i cestelli -i carrelli li usano in pochi- e poi una signora guardare perplessa un broccolo romanesco al reparto verdure. I giovani si caricano di carne, buste d'insalata e vino, e ti domandi dov'è andato a finire tutto il pesce che hanno scaricato la mattina precedente.

Alla fine trovi il latte (mai senza!) e una confezione di filetti di cernia, fra le altre cose. Alla cassa l'atmosfera è più rassegnata che festiva, e una signora commenta a voce alta che deve prendere il cibo per i gatti. La cassiera discute con il collega su uno scontrino sospetto, mentre rimbomba la voce del Capo Personale Si avvertono i gentili clienti che mancano cinque minuti alla chiusura . Passi tutti i tuoi articoli alla cassa come se fossero gli ultimi che vedrai in vita, li metti nella borsa-carrello che ti sei portata da casa (anche questo un segno di angoscia pre-natalizia: non ce la fai a chiedere una busta alla cassiera, ti sembra non ecologicamente corretto). Come hai messo tutto dentro ti giri un'ultima volta: non sia mai avessi dimenticato il burro, come farai a Santo Stefano? Sì, perchè i giorni di festa ti appaiono nel cervello come tanti piatti che saltano gli steccati come le pecore delle barzellette. Natale/Pranzo, Natale/Cena, Santo Stefano/Pranzo, Santo Stefano/Cena. Colazione: ah no, c'è il panettone.
Che durerà fino a febbraio inoltrato, e oltre.

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