Un ricordo di Antonio Pietrangeli

Il 19 gennaio 1919 nasce a Roma il regista Antonio Pietrangeli. Muore prematuramente a Gaeta nel 1968, ma fa in tempo a lasciarci dei capolavori (senza esagerazione) come:

Lo Scapolo (1955)
















Adua e le compagne (1960),























Fantasmi a Roma (1961),























La Parmigiana (1963),























La visita (1963),























Il magnifico cornuto (1964),

















e soprattutto Io la conoscevo bene (1965),
bellissimo ritratto di donna
desiderante e non desiderata sullo sfondo degli anni '60 e del mito di Cinecittà. Interpretato da una giovanissima Stefania Sandrelli -ma il ruolo sembra dovesse andare a Sandra Milo - il film è una ricostruzione della vita di una giovane, Adriana, che dalla provincia si trasferisce a Roma per cercare fortuna a Roma,nel mondo del cinema. Farà conoscenza con il sottobosco dello spettacolo, e purtroppo, finirà per togliersi la vita buttandosi dalla finestra del suo appartamento sul Lungotevere Portuense. Questa è la lunga scena che precede la resa dei conti finale: dopo un'ennesima notte di festa, la protagonista si avvia verso casa con la sua 500. Il giro per le strade di Roma ancora deserte, con la canzone Toi di Gilbert Bècaud per colonna sonora (attenzione all'uso della colonna sonora, sia all'esterno che all'interno del film, testimonianza e spia rivelatrice sia della mentalità di Adriana che dei suoi stati d'animo).


La scena ha qualcosa di struggente, noi capiamo che non è un ritorno a casa come tutti gli altri. Sarà di sicura ispirazione per la gita in motorino del Nanni Moretti di Caro diario:



Un' altra scena da Io la conoscevo bene: Qui Adriana (Stefania Sandrelli) scopre di essere il personaggio principale del libro del suo amante-scrittore, Fausto (Joachim Fuchsberger), ma il ritratto che ne fa lui è tutt'altro che lusinghiero...

La colonna sonora, dicevo: In questa sequenza vediamo che Adriana non è del tutto impermeabile alle continue delusioni della sua vita. La canzone di Sergio Endrigo parla di "mani bucate", dello scialo che talvolta si fa dell'esistenza. Adriana è come sospesa sulla terrazza, cerca di darsi un contegno lucidando ossessivamente la maniglia della porta-alcuni ci hanno ravvisato un significato sessuale, ma non credo sia così-ed è pericolosamente attratta dal terrazzo, ma una telefonata la "salva". Per il momento.

Da notare come Pietrangeli riveli tutto ciò facendo semplicemente camminare la Sandrelli su e giù per l'appartamento, con il giradischi multiplo in funzione. Questo è cinema.

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