MJ & JC

Questo racconto si basa su alcuni elementi di verità, come il fatto che nel 1996 il sig. Jarvis Cocker abbia effettivamente invaso il palcoscenico su cui si stava esibendo il sig. Michael Jackson. O che nel 2009 sia stato chiesto dalla BBC al sig. Cocker un parere sulla morte del sig. Jackson. Gli altri elementi sono da considerarsi assolutamente casuali.


7 Luglio 2009

Guardò la folla che stazionava fuori dallo Staples Center.
Era andato tutto alla perfezione, stava andando tutto alla perfezione. Del resto aveva sempre provato e riprovato ogni passo, ogni singola nota fin da bambino, fino alla nausea. Degli altri, non della sua. Quando era in scena sapeva di essere un altro, il migliore, alla faccia di suo padre.
Vide i presenti e gli assenti alla grande festa, vide quelli che fino al giorno prima avevano sputato veleno su di lui e che ora stavano composti e in gramaglie firmate davanti alla sua bara. Lo stesso modello di quella di James Brown, lui era stato molto preciso nella richiesta. Lo aveva visto da bambino all' Apollo Theater di New York, e da quel giorno la sua vita non era più stata la stessa.
Vide Brooke piangere, e si chiese se avesse potuto funzionare fra loro due quando erano più giovani, ma poi pensò alla sua famiglia e a quella di lei e a quanto avrebbero finito per rovinare la loro amicizia.
Vide anche i suoi figli e si chiese stavolta se avesse fatto la cosa giusta. La sua bambina - sì, era sua, erano suoi, quello che diceva la gente era secondario - diceva davanti al microfono che era il migliore dei papà. Il più piccolo aveva in mano una bambola con le sue sembianze . Quale figlio andrebbe in giro con una bambola che raffigura suo padre? A questo pensiero la sua mente si rischiarò per un attimo. Sorrise.
Ascoltò suo fratello Jermaine, e tante persone, famose e non, cantare le sue canzoni. Le canzoni,il suo patrimonio, quello vero, più interi cataloghi di musica acquistati diversi anni fa il cui valore stava andando alle stelle e che, una volta recuperati col tempo avrebbero potuto ripagare tutti i debiti accumulati nel corso della sua vita. E, forse, salvare Neverland dal diventare un comprensorio di appartamenti di lusso...
La sua vita. Senza di lui.
Spense il televisore. era ormai lontano da Los Angeles, dagli Stati Uniti, aveva previsto anche questo. Nessuno, allo spettacolo inscenato per la sua morte, aveva notato una piccola figura vestita di scuro in fondo alla sala. Eh sì, tutte quelle frequentazioni di dottori e ospedali gli erano state veramente utili...Anni prima, nel pieno dei suoi guai giudiziari, aveva cominciato per caso a chiedersi cosa sarebbe successo se avesse potuto vivere un'altra esistenza. In fondo nei suoi spettacoli amava proporre quel trucco illusionistico dove scompariva da un punto del palcoscenico per poi riapparire nel punto opposto. Nel corso degli anni questa possibilità pazzesca gli era sembrata di giorno in giorno più affascinante. Aveva contattato le persone giuste, facendosi spiegare nei minimi particolari come poter fare, ipoteticamente, a sparire in modo spettacolare, una morte, perchè no? E a vivere in incognito in un'altra parte del globo. Si era giustificato dicendo che voleva sviluppare un soggetto per un film, una nuova collaborazione con Steven Spielberg...
Quando i rapporti con lo sceicco a Dubai si deteriorarono e il fiume di soldi che questi gli passava per mantenere Neverland minacciarono di scomparire, sentì che le maglie stavano per stringersi intorno a lui. Perfezionò il passaggio alla nuova vita contattando segretamente, tra l'altro, il responsabile di un obitorio: il suo compito era di trovare un cadavere che gli somigliasse .
L'ultimo anno aveva firmato quel contratto capestro di cinquanta concerti da tenersi a Londra. C'è chi disse che era stato ingannato e che pensava di aver firmato per dieci. In realtà la sua era una mossa per prendere tempo e allungare spasmodicamente i tempi della sua preparazione, in modo da giustificare un'eventuale morte da stress. Il "sosia" era stato da tempo trovato: un signore morto di overdose da farmaci. Ci volle non poco tempo - e parecchi soldi - per convincere quel chirurgo plastico a rendere abbastanza somigliante a lui quel povero cadavere . La diffusione successiva di un comunicato stampa, nel quale si descriveva lo stato di deperimento totale dell'uomo ritrovato, seguito dalle immagini di "lui" da vivo, scattante e sorridente sulla scena, avrebbero confuso le acque mediatiche (qual è quello vero?). Il "medico personale" (in realtà un attore disoccupato scritturato apposta) e la tata erano d'accordo, e sarebbero stati ricompensati generosamente per il loro silenzio.
La piccola figura vestita di scuro andò via dalla sala, confusa fra la folla. Nessuno poteva notarla mentre, una volta fuori dallo Staples Center, si allontanava tranquilla. Neanche lo spaventoso sistema di sicurezza messo in atto riuscì a vedere in quell'omino alcunchè di speciale. Anche perchè, fra il cappello scuro calato sugli occhi, la cravatta gialla,i Ray-Ban a specchio e il guantino con le paillettes era tale e quale al sessanta per cento degli invitati all'Evento. Niente di meglio che rendersi uguali alla folla per passare inosservati. Salì su una delle tante limousine, che all'inizio fece il percorso di tutte le altre, per poi deviare verso una strada secondaria. Da lì, un'altra automobile meno vistosa caricò l'ospite in jeans, maglietta, giacca, Borsalino chiaro, naso prostetico e Wayfarer neri. Verso il Messico.
Ora era a Londra. Procurarsi dei documenti falsi era stato ancora più difficile - e costoso - che trovare un sostituto per la sua morte. Alla fine si era ricordato di un suo fan che, diciamo, non era esattamente dalla parte della legge. La cosa all'inizio lo rendeva perplesso, anche perchè ripensava a tutto quello che aveva speso fra tribunali e famiglie da risarcire - l'inizio della sua rovina planetaria - ma poi si fece convincere dal fatto che questo ammiratore aveva tutto sommato una sincerità d'intenti che aveva scarsamente riscontrato nel suo entourage, tanto per essere diplomatici... Lui non lo avrebbe tradito, ne era certo.
Il signor Rodrigo Sanchez, rappresentante di prodotti curativi per la pelle a base di aloe vera si fece portare in taxi ad un indirizzo ben preciso - lo aveva scoperto per puro caso leggendo su un quotidiano inglese un'intervista al cantante di un gruppo pop locale. Aveva letto con sorpresa di come questi fosse felice di aver comprato casa proprio vicino a quella presso cui Rodrigo si stava ora dirigendo.
Naturalmente nell'articolo non erano state precisate strada e numero civico, ma una preventiva ricerca nel vicinato condotta nei giorni precedenti lo aveva portato alla meta. Del resto la sua capacità di deduzione era una diretta conseguenza del suo cervello, "infantile" dal punto di vista emozionale: solo un adolescente interiore come lui poteva adoperare tutte le sue forze per ricreare le coordinate della sua vita futura.
Eccolo davanti al portone. In quella sera lontana del 1995 aveva odiato quel cantante inglese da quattro soldi che era salito indisturbato sul palcoscenico dimenando il sedere e rovinandogli tutta la sua "Earth Song", proprio mentre lui stava appeso a quell'impalcatura a tre metri da terra con i bambini sotto e tutto il coro gospel che intonava "What about us?", che ne sarà di noi? Nel corso degli anni aveva avuto modo di riflettere sul vero significato di tutta la serata.
Che ne sarà di noi? E se in fondo avesse avuto ragione lui? Noi popstar pensiamo di essere il Messia, ma basta un granello di sabbia per mandare tutto all'aria. Da quel momento le cose si sono fatte via via più difficili per lui. Ora però voleva ricomiciare la sua nuova vita, e proprio da quella persona.


Ecco, lo sapevo. Uno spera di contribuire umilmente con le sue opinioni ad un programma televisivo su politica e società, sta in mezzo a deputati di tutti gli schieramenti e che cosa gli vanno a domandare? Quella sera del 1996 ai Brit Awards, sempre quella maledetta sera
Va bene, ero ubriaco, non mi andava giù che l'idolo della mia adolescenza facesse il Messia sopra una gru, sono saltato sul palco con un mio amico, mi sono dimenato un po' - NON HO mostrato il sedere al pubblico, uffa! - e il servizio d'ordine ci ha trascinati via tutti e due. Una notte in galera, rilasciato il giorno dopo, aumento esponenziale di fama e dischi venduti, sesso droga eccetera eccetera. Sono passati tredici anni però. Non vorrei che al momento della mia dipartita si ricordassero solo di QUESTO, che diamine! Ho scritto due album solisti, tengo conferenze sull'arte della parola nelle canzoni, ho composto per un sacco di gente, continuo a tenere conc...
"Papà, c'è un signore fuori che vuole parlarti..."
Non sarà per caso un ammiratore impazzito che mi vuole far fuori per quello che ho detto alla BBC? Albert, và di corsa in camera tua ! E ubbidisci, anche se i figli delle rockstar dovrebbero essere ribelli alle autorità costituite eccetera eccetera.
"Ma papà, il signore dice di essere Michael Jackson !"
"Mr. Cocker? Mr. Jarvis Cocker?" A Michael saltò il naso prostetico per l'emozione, mentre entrando in casa si toglieva la mascherina sotto gli occhi terrorizzati del suo ex-nemico pop. "AVEVI RAGIONE !".
Quello che il piccolo Albert riuscì a udire dalla cima delle scale fu un tonfo sordo, preceduto da uno squittìo.
Solo uno spavento, tanto bastava. La vendetta di Michael Jackson era appena iniziata.

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