Non sono Vintage

Questo è vero Vintage


Che cos'è il Vintage? Lungi dall'apparire uno stile buono per chi non può permettersi di comprare abiti nuovi, in realtà è la più grossa fregatura coniata dalla cultura occidentale per rendere permanente la divisione fra coloro "che sanno" e coloro che no. Parlando di vestiti e accessori usati, ad una persona normale verrebbe in mente di indossare vestiti "andati"e il gioco è fatto.
Invece no. Fra lo stile (parlare di look sarebbe riduttivo) Vintage e l'andare in giro con cose vecchie c'è tutta la differenza che passa fra il cervello e lo stomaco. Chi è Vintage sa:

1) quanto possano valere le singole epoche storiche in termini culturali e di costume

2) non aspettare che qualcuno te lo faccia notare

3) e soprattutto, usare l'ironia nell'abbigliamento (sdrammatizzare, come dicono le riviste fashion).
Questo no
La persona Vintage non ha difficoltà
finanziarie, anzi, tutto l'opposto. Passare ore per mercatini a scorrere rastrelliere piene di vestigia e a fare buoni affari non è una cosa che riesce bene alle persone povere. Alcuni pensionati non sono Vintage: hanno gli stessi pantaloni di lana impataccati e bisognosi di orlo anche a Ferragosto. Neanche certe casalinghe per strada sono Vintage: il cappotto che hanno è quello avuto come regalo -era un saldo- dell'anniversario di matrimonio.

Ho capito di non essere tagliata per il Vintage la settimana scorsa, quando per far respirare il mio armadio ho tirato giù diverse cose come:

un completo pantaloni e blusa senza maniche in una vivace stampa B/N (commento generale: ti ingrassa) ;

Completo finto-orientale in crespo nero con pantaloni larghissimi (la blusa faceva difetto sul collo) ; Altro completo, stavolta rosso, composto da camicetta senza maniche e giacca con maniche corte e spalline modello docente in trasferta per commissione d'esame;

e infine, i due pezzi di cui ero più "fiera" , acquistati a un carrettino in un momento in cui volevo dare una svolta alla mia vita:

blusa in acrilico a fiorellini su fondo scuro, tagliata sotto il seno e pure scollata (modello Antonella Clerici)

pantaloni jeans comprati "due-al-prezzo-di-uno" ad un banchetto: non accorgendomi che erano leggermente stretti ma non volendomi arrendere all'evidenza ho tentato di allargarli con tasselli della stessa stoffa .

Dopo aver guardato e indossato questi relitti per l'ultima volta, decido di metterli tutti dentro una grossa busta e di recarmi in uno di quei grandi punti vendita sorti di recente dove si vende ogni ben di Dio usato (il bene, non Dio).

Entrare e trovare il settore abbigliamento è già un'impresa, perchè si viene aggrediri da masserizie, stoviglie e mobili di tutte le epoche più neglette della storia del mobile. L'Abbigliamento è in fondo al locale. Lo mettono sempre in fondo perchè sperano che la gente si concentri sugli acquisti dei mobili, che logicamente valgono di più.

Davanti a un bancone simile a quello delle tintorie deposito i miei articoli, con un bel sorriso. La vorranno la roba usata, no?

"Guardi che facciamo la selezione alle sette".

La selezione? Cos'è, un concorso? Alle sette del mattino o della sera? Il Selezionatore aveva un'aria poco Vintage, ed era ben diverso da come ricordavo le persone che gestivano i negozietti di abiti usati svariati anni fa. Aveva vent'anni, era coperto da jeans e maglietta del 21° secolo, e soprattutto aveva un' aria alquanto scocciata nel vedermi davanti a lui. Con un sospiro accenna a voler vedere la mia busta, tiro fuori ogni capo con studiata lentezza, e qui succede la catastrofe. Non pretendevo che avrebbero riscosso tutti l'entusiasmo che di solito si riserva per un Balenciaga del '52, ma almeno non la seguente reazione:
Nooooo....
Capo uno, per terra.
Nooooo...
Capo due, idem
Per farla breve, ero rimasta con i jeans allargati, che in un impeto di vergogna finale non ho voluto neanche tirare fuori dalla busta.
"Non accettiamo abiti retrò, ci dispiace". E in quella parola - retrò - è crollato il mio sogno di essere Vintage. Quelli che avevo fatto vedere erano capi privi di un qualunque appeal mitologico, non riassumevano lo "spirito del tempo". Erano capi usati, non Vintage. Forse fra cinquant'anni avrebbero avuto un qualche valore come Abiti Rifiutati (Blusa ispirata direttamente da Antonella Clerici!).
Sono tornata indietro, ho riattraversato il tunnel di mobili e masserizie e sono uscita in cerca del cassonetto.
Ci ho messo solo i vestiti.

2 commenti:

luigi ha detto...

la cosa piu' triste è quando ti accorgi che le cose che hai sono diventate vintage, cioe' roba vecchia. Mio figlio gia' molti anni fà ha provato questa sensazione vedendo i bicchieri della nutella (quelli con i personaggi dei cartoni) venduti come cose da collezione.Le cose vecchie in casa hanno questo iter: diversi anni infilati da qualche parte, quando vengono scoperte le porto nel box tutte belle in scatola. dopo una decina di anni butto tutto. Luigi

Tamcra ha detto...

Il guaio è che agli oggetti,per essere autenticamente Vintage oggigiorno non basta più neanche essere vecchi! Debbono saper "esprimere lo spirito del tempo", quindi è pure difficile piazzarle e dare loro un'aura di nobiltà (decaduta)...