The Day After Christmas


Vengo da Orte!!!


Santo Stefano è il santo più sfigato dell'anno.
Tanto per cominciare, lo hanno messo il giorno dopo Natale perché è il primo martire (il Protomartire) della cristianità. Quindi, dato che viene dopo Natale, non ha una festa nazionale a lui dedicata il 26 dicembre, ma una la prima domenica di settembre a Milazzo. Poi, dato che morì lapidato e quindi è un esperto in pietre, si rivolgono a lui tutti quelli che soffrono di calcoli renali e mal di testa, oltre a spaccapietre e muratori. Inoltre non viene neanche riconosciuto come Santo Stefano Protomartire nei paesi del Commonwealth, ma Boxing Day, detto così perchè vi era l'abitudine di regalare qualcosa ai dipendenti o ai poveri il 26 dicembre. Così dalle pietre si è passati alle scatole.
Il 26 dicembre è il giorno più triste dell'anno.
L' atmosfera è simile a quella di una domenica a cui è stata appiccicata dietro un'altra domenica. Una domenica di seconda scelta. Uscendo per strada, si ha a che fare con individui che hanno delle strane cose addosso: a una seconda occhiata, ci si accorge che indossano i regali del 25. Altri portano invece scatole squarciate e nastri penzolanti in mano, pronti per essere buttati.
Il 26 si fanno principalmente due cose: si entra in macchina con uno o più parenti venuti per l'occasione, faticando a trovare il posto nell'auto gelata e piena di gente imbottita di piumini cappotti e regali indossati; oppure si aspetta l'autobus.
Gli autobus o tram il 26 non passano allo stesso modo in cui non passano nei giorni festivi. Ci si pone al centro della strada semideserta, e la desolazione è superiore a quella del Natale che porta con sè almeno un po' di aspettative in più. Il 26 non c'è più il Pranzo di Natale, ma - il più delle volte - gli Avanzi del Pranzo di Natale, mentre i regali sono stati scartati e le partite a carte o tombola consumate. Si dovrebbe dedicare questo giorno a mettere la testa fuori di casa, solo che tutta la polvere dorata del 25 si è ormai posata, e anche l'attendere un mezzo per andare in centro ha perso quel po' di fascino che aveva il giorno prima, e tu ti ritrovi a fare la stalagmite (stalattite se ti spenzoli da un albero) accanto alla palina.
Poi arriva.
Gli autobus del 26 gracchiano e sbuffano come poche cose al mondo, in compenso sono pieni di persone "che per questa volta hanno preso il mezzo pubblico così vedono il centro il 26". Gli autisti degli autobus del 26 hanno la stessa espressione dei cavalli delle carrozzelle.
Il viaggio si presenta periglioso, perché i neofiti dei mezzi non capiscono quando si arriva ad una curva, e puntualmente quelli che fra loro sono in piedi vanno a sbattere da qualche parte. I più buontemponi sono i gruppi di famiglie del Nord Italia, non trovano mai i corrimani e a ogni curva si chiamano l'un l'altro come se fossero su un aereo e avessero appena passato una turbolenza.
Dopo varie curve pericolose - dovute al traffico minore su strada - si giunge pigiati uno sopra l'altro al fatidico Centro quasi del tutto chiuso e attraversato da crocchi di stalagmiti che hanno preferito andare a piedi. Ogni tanto s'incontra una gelateria artigianale, e io tutte le volte mi chiedo "perché?" Perché questi buchetti freddi con l'illuminazione tipo tavolo operatorio che vendono cose fredde il 26 quando fa un freddo cane? Dopo le gelaterie mortuarie arrivano i pub catacombali. A parte le lucine natalizie e i cartelli "Caipiroska/Mojito/Sex on the Beach € 5.00, un litro € 15,00", lo scopo di un pub è di essere il più buio possibile, in modo da dare una vera atmosfera "inglese". Infatti i camerieri si muovono al bancone come i pipistrelli. Si vedono tavolini con turisti che mangiano -solo loro, dato che sono le sei del pomeriggio - e una giapponese addenta il frutto proibito: gli spaghetti affogati nel pomodoro. Non ho grande esperienza di cucina, ma riconosco sempre il sugo da ristorante turistico: funzionale, oleoso, semiliquido, deve lubrificare e condire allo stesso tempo.
In realtà il 26 dicembre non si sa cosa fare esattamente: i regali li abbiamo già scelti, i negozi sono chiusi e così non possiamo cambiare quelli che hanno fatto a noi, già incominciano a fioccare i CosafaiperCapodanno? che mettono ancor di più in agitazione - e verrebbe da rispondere Aspetta che trovo il liquido per sghiacciare le ali dell'aereo, e poi vedi. Ci si ritrova a girare in tondo per poi riprendere senza accorgersene la strada di casa, questa volta dentro un bus in compagnia di un signore di Orte, vengo da Orte (L'ha detto lui, e gli altri passeggeri annuiscono gravemente) in apnea, tre giovani del Bangladesh con gli ombrelli invenduti e una madre col figlio pesanti un quintale circa cadauno (A mà, voglio la pizza cò le patate!) e altre ottanta persone imbottite nel piumino scuro. Quando al capolinea scendono tutti, la madre e il figlio che voleva la pizza con le patate si avviano dondolando in mezzo ai tappetini degli extracomunitari che vendono bambole tipo "Che fine ha fatto Baby Jane?"
e palline di plastica che vengono spiaccicate al suolo e riprendono la loro forma originaria dopo qualche secondo, come nella scena finale de La morte ti fa bella. Anche il Natale è così: il 24 dicembre si lancia la festa, il 25 finisce per terra e alla fine del 26, dopo un po' di immobilità la vita torna ad essere quella di prima.

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