Morte di un piccione



Un famoso cortometraggio della Pixar, Pennuti spennati (For The Birds), 2000


Il 15 aprile trovo un piccione accovacciato sul davanzale. E' in grave stato di salute, non riesce a volare, non muove più il collo, cammina appena. Visto che un altro piccione lo aveva scambiato per una femmina consenziente e tentava di montargli sopra, lo prendo fra le mani (si lascia prendere, brutto segno), e lo porto dentro casa, dove cerco di preparargli un riparo in una scatola di scarpe con delle strisce di giornale dentro. Tento anche di nutrirlo con delle briciole di pane, chicchi di riso, quello che trovo in casa. Gli lascio un sottovaso pieno d'acqua. Dopo un po' lo trovo rannicchiato sotto al pianoforte. Respira pesantemente, gonfiando il gozzo e tenendo il capino calcato nel collo. Gli occhi sono neri, fondi, sembra non vedano più. Negli altri momenti della giornata lo vediamo spostarsi ed accovacciarsi sotto alla credenza accanto al muro, o accanto al divano. Così fino a sera.
La mattina seguente lo trovo nel breve spazio fra il divano e la poltrona, morto.
La scatola di scarpe è ora la sua bara.

Questo è un resoconto immaginario dei suoi ultimi momenti di vita.

Buio.
Me ne sto qui al caldo, in un posto che credo di ricordare.
Sono stanco, non ho fame. Perché non ho fame?
Non voglio volare. Perché non voglio volare?

Prima c'era più luce, ero fuori, c'era uno che mi svolazzava intorno, chiamava, gridava, mi voleva montare sopra. Io mi sono acquattato per terra, non riuscivo più a difendermi, scappare, volare via.

Poi mi hanno preso.

Quelli grandi, quelli che non volano.
Io volevo vascondermi, avevo trovato un posto in mezzo a tante cose, c'era odore di piume, mi hanno preso anche lì. Mi sono sentito sollevato anche se non volavo. Mi hanno messo in uno strano posto, vedevo ancora la luce ma non sentivo più l'odore dell'aria aperta. C'erano altri odori che non capivo, altri rumori. Questo posto era stretto, chiuso da tutte le parti e aperto sopra. Io mi sono seduto (ero stanco, come ero stanco) ed ho aspettato. Credo di essermi addormentato. Al risveglio ero ancora lì, e sentivo che quelli erano vicini a me. Io sono uscito a fatica, non riuscivo a muovere le ali, non riuscivo a muovere il collo, prima una zampa, poi l'altra. Ho visto un posto scuro, lucido. Mi sono messo lì. Non sapevo dove andare, era tutto nuovo, non c'era nessuno. Poi di nuovo le voci, quelli sono tornati! Mi sono rintanato dove sentivo che il nero era più fondo, ho insaccato la testa nel collo, gonfiato le piume, e poi ho aspettato. Ho sentito un forte odore di briciole, avrei voluto andarle a prendere, ma il collo non si muoveva. Mi sono venuti a prendere, ho sentito che mi stringevano le ali, sono stato trasportato su una superficie bianca - almeno credo, non vedevo più tanto bene. -
L'odore di quelli era sempre più forte, li sentivo respirare vicino. Avrei voluto fare un salto e ritornare nel buio, così tutto sarebbe finito; mi sono svegliato e mi sono ritovato un'altra volta nel posto stretto e chiuso e aperto sopra.
Accanto sentivo, credevo di sentire, l'odore delle briciole del pane. Ho cercato di ricordare quando questo odore mi guidava verso il cibo, mi faceva andare in picchiata - apri le ali, annusa il vento, sporgi e allunga il collo, tira dentro le zampe, ora sei vicino, scarta a sinistra o finisci addosso al muro, metti le zampe avanti, ripiega le ali, atterra, chi è il bastardo che ha GIA' mangiato tutto? -
Ho tirato fuori una zampa, poi l'altra. Cercando lo spazio che avevo intravisto prima, ho girato intorno a un muro buio, poi a sinistra, poi a destra. Sono vicino al posto scuro e lucido di prima, sto per raggiungerlo, ma no, ora mi voglio riposare in questo angolo tranquillo.

Forse è meglio che stare fuori, ci sono quelle cose nere che girano sempre e ti schiacciano e non ti muovi più (ho visto mia moglie finire così, credo).

Tutto quello che devo fare ora è stare tranquillo, anche se è tutto scuro fuori sono al caldo, quando sentirò la luce avrò la forza di mangiare e di volare ancora.

Ancora.

E quelli mi faranno uscire fuori all'aria.

Ancora.

E beccherò la testa di quel bastardo che non mi lascia in pace.

Ancora.

Buio.

Luce

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