L' importanza della colla d'estate




Un neoprenico vi salverà


Mentre in questi giorni l'umanità sta facendo la colla (come affermavano l'anno scorso le due filosofe di Ostia) non si può fare a meno di notare che l'estate è il periodo dell'anno in cui le scarpe perdono maggiormente i pezzi. Ci si ritrova a camminare sotto il sole lasciando le impronte sull'asfalto e all'improvviso uno dei nostri due piedi avverte un'improvviso senso di libertà. Che è successo? Si è sganciata la scarpa dalla suola, e ora parte della tomaia vaga nel sole di qua e di là. Si torna a casa o strusciando i piedi o a piedi nudi del tutto - quando non si ha voglia di aspettare che la suola ci segua a casa - . Ora non ci si vuole arrrendere al destino cinico e scalzo, e una volta tornati a casa ci si arma di tubetti di colla per riparare il misfatto.
Si comincia col cianoacrilato dato che ci hanno detto che "attacca in otto secondi". Con la scarpa offesa sul tavolo sopra un foglio doppio di giornale - dal quale apprendiamo dandogli una rapida occhiata mentre lo stendiamo che la fine del mondo è assai prossima - tentiamo di aprire il beccucio del tubetto, e qui ci dovrebbe venire in aiuto lo spillo in dotazione. Già una confezione che custodisce uno spillo per aprire il prodotto ha qualcosa di profondamente perverso. Lo spillo buca il diaframma all'interno del beccuccio ed escono dieci gocce in rapida sequenza.
Sulle nostre dita, dato che non facciamo a tempo ad avvicinare il cianoacrilato alla scarpa. Le falangette si attaccano in otto secondi. Con una seconda passata, data con la mano superstite, la parte di tomaia incollata ha ora una striscia lucente sopra, ma non si riesce a farla stare attaccata  alla suola il tempo necessario. Urge allora una colla meno parvenue e più terragna: il neoprenico.
Dotata di una confezione che sfida i secoli a venire come la Coccoina , con il marchio nero su sfondo giallo in un carattere Sans Serif anni '50 (quindi progettato a mano), la colla Artiglio richiede una certa abilità nello spalmarla. Essa non promette paradisi attaccatori in una manciata di secondi: bisogna preparare le due parti da incollare, perché sia veramente efficace.  Quindi accanto alla scarpa lesa occorre avere a portata di mano un po' di carta vetrata a grana fine. Con questa si strofinano le due parti in modo da farle diventare ruvide e più disposte all'incollatura successiva. Questa preparazione ricorda per certi versi i corsi preparatori al matrimonio organizzati da alcune parrocchie: si passa la carta vetrata sui futuri sposi per farli incollare meglio. Dopo la smerigliatura (sperando che il materiale di cui è fatta la scarpa nel frattempo non si sia dissolto) arriva il momento della colla. Dopo averla spalmata sulle due parti, si deve aspettare alcuni secondi prima del momento supremo: l'attaccatura dei lembi. Intanto i vostri polpastrelli sono diventati giallini e appiccicosi (mentre prima erano bianchicci e irrigiditi dal cianoacrilato maledetto), come avveniva con il tubetto di UHU  quando eravate più piccoli.
I due lembi della calzatura sembrano ora al loro posto, manca ora l'elemento più importante: l'Attesa dell'asciugatura della colla. Qui coesistono due scuole di pensiero: quella dell'oggetto incollato posto sotto un grosso peso (Vasi cinesi e zampe sorreggenti organi Bontempi o Farfisa sono i più indicati), e quella della Molletta di Legno che serra le due parti della scarpa . Qualunque sia la vostra scelta, dovete guardare il neoprenico giallo e spumoso mentre si asciuga per almeno dodici ore. La colla Artiglio non fa sconti a nessuno.

1 commenti:

dona ha detto...

Descrizione perfetta, mi ci riconosco in pieno. :)