La famiglia Luiss



Usate la testa!


Sull'autobus linea 90 Express - che collega i quartieri a Nord-Est di Roma alla stazione centrale Termini -  ho visto una cosa che ha dell'incredibile. 
Due ragazzi con i capelli tagliati corti, ma non rasati alla coatta, piuttosto quel taglio che si nota ancora nelle foto in bianco e nero appese alle pareti di alcuni saloni di barbiere non ancora hairstylist . Con il ciuffo moderatamente fonato, i due ragazzi erano in piedi nell'autobus moderatamente pieno. Indossavano entrambi camicie a righine con le maniche lunghe e - dettaglio ancora più incredibile - pantaloni di tela chiara dall'orlo leggermente cascante sulle sneakers, dotati di cintura di corda. Per vedere questo tipo di abbigliamento bisogna andare a pescare nella sezione Teenager del catalogo Postal Market del 1985.



I pantaloni bianchi, con doppi passanti, le tasche a filetto davanti e con la patella dietro...


Uno dei due ragazzi indossava una di quelle borse a tracolla di tela grezza ( più grezza è, più fa fico) con su stampato il logo della LUISS (Libera Internazionale Università degli Studi) e tirava fuori da questa varie brochure e gadget destinati agli studenti - penne, un'agenda con gli anelli a spirale, quaderni, gli adesivi no, quelli li dà La Sapienza -  Non trovo l'orario,  fa lui dolcemente, e solo da questo capiamo che 1) si è iscritto, e 2) gli orari alla LUISS li hanno già dati e stampati. A lato dei due ragazzi sono disposti quelli che per esclusione devono essere i genitori, dato che lui indossa una camicia candida con le maniche lunghe dai polsi slacciati e  risvoltati verso l'alto e pantaloni scuri, mentre lei ha un completo pantalone palazzo in lino bianco stropicciato il cui top è in parte lavorato all'uncinetto, con bigiotteria di pietre e borsa in tinta. Dall'accento di tutti e quattro mi viene da pensare che siano appositamente venuti dal Sud per l'iscrizione del figlio alla LUISS; mi viene anche da pensare alle file che si formano all' Università La Sapienza, dove a nessuno verrebbe in mente di mettersi il lino bianco stropicciato, neanche alle sessioni di laurea. Mentre il 90 X faceva il numero della curva a sinistra immettendosi in via XX Settembre e lasciandosi alle spalle il monumento al bersagliere,



la Famiglia in Bianco e a Righine si preparava a tirar fuori il titolo di viaggio alla vista del controllore (un uomo sulla quarantina dai capelli a tendina). Al capolinea mi preoccupo che qualcuno, scendendo, inavvertitamente li possa urtare e andare in frantumi tutto quel bianco. Ma no: essi passano e guadagnano l'uscita in mezzo a braghe sformate e magliette slonzate, e in un soffio li perdo di vista.
E sottolineo di vista.

4 commenti:

Eu ha detto...

Della serie: "Cosa resterà degli anni 80". Ecco cosa è rimasto!

dona ha detto...

Certo, per capire fino in fondo bisognerebbe vivere a Roma, però che tenerezza...

Tamcra ha detto...

Se ci sono cose poco comprensibili segnalatemele, io magari tendo a non accorgermene...

dona ha detto...

Ma no, intendevo soltanto dire che i non-romani non hanno già in testa un'immagine di "quelli della Sapienza", o di "quelli della Luiss", e per questo sono un pochino svantaggiati. Tu però li hai descritti benissimo. :D