Si stava meglio quando si stava peggio: i quattro gentiluomini dello Yorkshire


"Luxury...!" 



Il passaggio dall'anno vecchio a quello nuovo stimola sempre quell'atteggiamento secondo cui il passato è sempre meglio del presente: si era più poveri ma c'erano più valori, andavamo in giro con le pezze al sedere ma la vita era più genuina, e così via. Questa visione del mondo ha una delle sue rappresentazioni più sublimi nello sketch dei Four Yorkshiremen, ovvero I quattro gentiluomini dello Yorkshire. 


 


" You were lucky!!! "


Lo sketch fa parte della serie televisiva comica inglese At Last The 1948 Show (andata in onda nel Regno Unito sulla ITV nel 1967-68, uno degli ultimi programmi in bianco e nero). Premessa: il Nord dell'Inghilterra è da sempre considerato più "povero" economicamente e culturalmente rispetto al Sud-Est . Inoltre il Nord, in passato terra di miniere di carbone, di industrie pesanti e di poveri villaggi dalle casette a schiera inerpicate sulla collina sotto un cielo plumbeo è stato oggetto di una serie di luoghi comuni difficili da estirpare, che ormai non solo fanno parte dell'immaginario collettivo inglese ma sono diventati quasi fonte malcelata di orgoglio da parte delle supposte vittime, i "northerners".
 Uno di questi luoghi comuni riguarda l'infanzia durissima che tante persone hanno patito nascendo "su a Nord" (Up North o Oop North come dicono per prendere in giro la pronuncia che hanno da quelle parti): da qui lo sketch dei quattro dello Yorkshire.
Trama: in un raffinato locale con musica Hawaiana in sottofondo quattro signori discutono delle loro tristi infanzie. Ognuno ritiene di aver avuto una vita peggiore dell'altro, e cerca di superarlo con aneddoti sempre più truculenti. Alla fine convengono che i giovani non crederanno a una parola di quello che dicono di aver passato.
Riassunto così sembra uno di quei documentari sulle popolazioni in via di scomparsa che fanno vedere in televisione quando c'è lo sciopero dei telegiornali; invece sono tre minuti e mezzo di teatro comico assolutamente irresistibili. Qui sotto la (mia) traduzione dello sketch:


La scena: quattro uomini vestiti in modo elegante sono seduti insieme in una stazione turistica. Una chitarra Hawaiana suona in
sottofondo "Farewell To Thee".

PRIMO UOMO: Passabile questo risotto, molto direi.
SECONDO UOMO: Niente come un buon bicchiere di Château De Chasselas, eh Josiah?
TERZO UOMO: Hai proprio ragione, Obadiah.
QUARTO UOMO: Chi se lo credeva trent'anni fa che avremmo bevuto Château De Chasselas, eh?
PRIMO UOMO: A quei tempi ci contentavamo di una tazza di tè.
SECONDO UOMO: Già, una tazza di tè.
QUARTO UOMO: E senza latte o zucchero.
TERZO UOMO: O tè.
PRIMO UOMO: In una tazza sbeccata.
QUARTO UOMO: Mica avevamo una tazza, noi. Bevevamo da un giornale arrotolato.
SECONDO UOMO: Il meglio che potevamo avere era uno straccio umido da succhiare.
TERZO UOMO: Però eravamo felici in quei giorni, poveri ma felici.
PRIMO UOMO: Perché eravamo poveri. Il mio povero papà mi diceva sempre: " Il denaro non dà la felicità, figlio mio":
QUARTO UOMO: Aveva ragione.
PRIMO UOMO: Eccome se ce l'aveva!
QUARTO UOMO: Ero felice, e non possedevo niente. Vivevamo in una casetta semidistrutta con dei buchi grossi così sul tetto.
SECONDO UOMO: CASA? Beato te che ce l'avevi, una casa! Noi vivevamo tutti e ventisei in una stanza sola, senza mobili, mancava metà del pavimento e ci ammassavamo tutti da una parte per paura di cadere.
TERZO UOMO: Eri fortunato ad avere una stanza! Noi vivevamo nel corridoio!
PRIMO UOMO: Noi ce lo sognavamo, un corridoio! Per noi era un palazzo. Vivevamo in una vecchia cisterna sopra una discarica.
Ogni mattina ci svegliavamo in mezzo a tutto il pesce marcio che ci scaricavano addosso! Una casa? Ma figurati!
 QUARTO UOMO: Per 'casa' intendo un buco per terra coperto da un telo incerato, ma per noi era una casa.
SECONDO UOMO: A noi ci hanno sfrattati dal nostro buco per terra; siamo dovuti venire a stare in un lago.
TERZO UOMO: Eri fortunato a stare in un lago! Noi eravamo in centocinquanta dentro una scatola in mezzo a una strada.
PRIMO UOMO: Una scatola di cartone?
TERZO UOMO: Come no.
PRIMO UOMO: Beato te! Noi abbiamo vissuto per tre mesi in un giornale arrotolato dentro una fossa settica. Dovevamo alzarci ogni mattina alle sei in punto, pulire il giornale, andare a lavorare in fabbrica per quattordici ore al giorno,
un giorno sì e l'altro pure, a sei pence a settimana, e quando
tornavamo a casa nostro padre ci mandava a dormire a cinghiate sulla schiena.
SECONDO UOMO: Che lusso. Noi dovevamo uscire dal lago alle tre del mattino, pulire il lago, mangiare i sassi che c'erano là, lavorare venti ore al giorno in fabbrica per due pence al mese, e al ritorno papà
ci colpiva sul collo con una bottiglia rotta se eravamo fortunati!
TERZO UOMO: Beh, per noi è stata dura. Dovevamo uscire dalla nostra scatola da scarpe a notte fonda e pulire la strada con la lingua. Avevamo due manciate di ghiaia fredda a colazione,lavoravamo ventiquattr'ore al giorno in fabbrica a sei pence ogni quattro anni,
 e a casa papà ci tagliava in due col coltello da cucina.
QUARTO UOMO: Dunque: io mi dovevo alzare ogni mattina alle dieci di sera mezz'ora prima di andare a dormire, mangiare un po' di veleno freddo, lavorare ventinove ore al giorno in fabbrica, pagare il padrone per il permesso di lavorare, e quando tornavamo papà e mamma ci ammazzavano e poi ballavano sulle nostre tombe cantando l'Alleluia.
TERZO UOMO: Prova a raccontargliela ai giovani d'oggi... tu pensi che ci crederanno?
TUTTI: Ma quando mai!

La progressione dei racconti dei gentiluomini dello Yorkshire è il motore comico dello sketch; ogni volta che uno dei quattro tira il fiato dopo aver sparato la sua orrida infanzia il pubblico ride sia per quanto ha sentito prima, sia perché si aspetta che un altro riprenda e superi il racconto precedente in dettagli truculenti. E' lo stesso meccanismo alla base anche del famoso Sarchiapone di Walter Chiari, dove nessuno vuole ammettere di non sapere cos'è un sarchiapone e fanno a gara per dire che sì, ne possiedono uno da tempo (e giù con le descrizioni). Naturalmente - ma questo si sa alla fine - il sarchiapone non esiste.



"Quello asiatico è quello che mangia la carne..."

Ascoltare The Four Yorkshiremen in originale non toglie nulla al divertimento, anzi, se vogliamo lo rende ancora più universale. Chi non si è vantato almeno una volta di avere avuto una vita peggiore degli altri? E chi non ha a sua volta ribattuto che la sua vita è stata molto peggio? E fra una pausa e l'altra che fanno i personaggi (gli attori sono due futuri Monty Python, John Cleese e Graham Chapman, Tim Brooke-Taylor e il futuro Igor Marty Feldman , che scrisse lo sketch) si può ascoltare il ronzio del cervello che si appresta a spararla ancora più grossa. C'è uno Yorkshireman nascosto in ognuno di noi, pronto ad uscire fuori ogni volta che siamo accusati di non avere vissuto abbastanza.

2 commenti:

dona ha detto...

Ho una carissima amica che gareggia sempre verbalmente in questo modo. Sia verso l'alto che verso il basso, non importa, l'importante è avere sempre l'ultima parola. Io le voglio bene lo stesso, ma dovrebbe proprio leggere il tuo post.

Tamcra ha detto...

Bellissimo commento; ho sempre pensato che questo tipo di atteggiamento sia connaturato nella natura umana, basta vedere le reazioni a certi articoli di giornale che si possono trovare in rete... Un saluto alla tua amica!