Questo è il mio ultimo post per questo blog. Pangrattato chiude, e al suo posto apparirà un altro blog,
Frantumaglia che spero vi darà soddisfazione. E' stato bello scrivere e inserire parole, immagini e filmati dal 22 giugno 2008 in poi. Dopo una pausa lunghissima di oltre un anno, sento il dovere di cambiare pagina. Spero di poter fare un blog migliore, e soprattutto divertirmi come in passato. Ringrazio tutti quelli che mi hanno letto e scritto; l'esperienza di leggere commenti impalpabili e solidi allo stesso tempo è stata una delle più belle della mia vita.Ora sto costruendo le nuove pagine, spero mi verrete a trovare! Un abbraccio Tamcra
La locandina collage dell'arrivo di Corona da MAS - Magazzini allo Statuto - Roma (sorgente:www.caina.it)
Ora che Corona - unico "famoso" in Italia ad essere chiamato per cognome - è in carcere a Busto Arsizio,tutti si cimentano a commentare la sua vicenda umana. Vi sono anche quelli che prendono le sue difesee quelli che parlano del suo inarrestabile declino.In realtà il declino di Corona non è iniziato in questi giorni, con la cattura in Portogallo dopo tre giorni nella neve dentro una Cinquecento, ma nel settembre del 2009 a via dello Statuto a Roma. Nei grandi magazzini Mas Corona doveva fare atto di presenza ogni primo giorno del mese: per l'occasione era stata approntata una campagna pubblicitaria destinata a lasciare il segno negli anni futuri. C'erano all'interno nei tram che sferragliano lungo la direttiva Porta Maggiore - Santa Maria Maggiore - Stazione Termini (quindi vicino a MAS)
Porta Maggiore (direzione Stazione Termini)
tre locandine con Corona vestito: 1) jeans e t-shirt bianca 2) jeans, t-shirt bianca e giacca lunga di pelle nera 3) jeans, t-shirt bianca e giubbotto
Queste dovevano essere le tre linee-tendenza di moda maschile presso il magazzino MAS. Ne è rimasta in Rete una testimonianza visiva, questa (sorgente: www.caina.it)
Il look "fico" di Corona
Si sarebbe potuta considerare questa campagna pubblicitaria l'apice della popolarità per Fabrizio Corona, la sua definitiva assunzione in gloria. Invece ne ha segnato lo spartiacque verso il declino. MAS non è solo un luogo pieno di articoli militari o fondi di magazzino: rappresenta il tramonto alla puttanesca dell' Occidente. Lungi dalle fighetterie dei negozi vintage dove vestiti e accessori usati vengono trattati - e fatti pagare - come qualcosa di cui soltanto le persone use di mondo hanno bisogno, i cassettoni di via dello Statuto traboccano di cose troppo classiche per passare di moda e troppo poco "caratteristiche" (tranne alcuni pezzi) per interessare veramente i modaioli. non a caso la pubblicità televisiva di MAS era basata sul personaggio di Pierino/Alvaro Vitali che scambiava lazzi e battute fra un reparto e l'altro. Oppure, negli anni dell'Isola dei Famosi, il calendario di Antonio "Er Mutanda" Zequila.
Er Mutanda in camicia
Tutta gente che sa di rivolgersi ad un pubblico "di basso profilo", e che quindi non ha problemi di immagine. Corona no: rappresenta l'uomo che non deve chiedere mai e che entra ed esce da discoteche e patrie galere, che è amico e ricattatore dei VIP, che sta(va) con Nina Moric e Belèn, è insomma un personaggio troppo "bigger than life" per MAS, la cui filosofia è basata piuttosto sul "chi si contenta gode", come ribadito dall'ormai introvabile Samba di MAS del duo The Electrics , ossia Fratelli Balestra:
Se qualcuno il cui credo è farne sempre di più grosse ogni giorno che passafinisce per fare l'imitazione di Fonzie di Happy Dayssui manifesti, questo non rende invidiosi i potenziali consumatori e cercatori di mutande a cannolè a 1 euro;
piuttosto, li rende indifferenti. Non scatta l'identificazione col testimonial, e l'effetto "Marziano a Roma" è assicurato. Non so quali siano state le reazioni dei clienti di MAS quando si sono trovati/e di fronte a Corona: forse avrà gettato loro delle mutande a cannolè.
Alò! Soy en avarìa aquì! Los astronautes americanos y sovieticos me salutan y me sfoton da los oblones, y me pasan como razzos..
Tutto il mondo ha celebrato i sessantasei anni di David Robert Jones, in arte David Bowie. Lui ha fatto uscire dopo dieci anni di assenza una malinconica ballata berlinese dal titolo Where Are We Now?
Uno dei suoi pezzi più iconici del periodo pre-Ziggy Stardust, Space Oddity, racconta di un uomo sospeso nello spazio che potrebbe anche essere sospeso dalmondo, o isolato per via della droga(Bowie ha sostenuto che parla semplicemente "del sentirsi soli"). Profondamente influenzata da 2001 Odissea nello Spazio , Space Oddity ha trovato nel corso degli anni alcuni tentativi di imitazione come per la Settimana Enigmistica : in Italia c'era il famoso caso di McKenzie partito per Giove - con la moglie rimasta sulla Terra in sala controllo che fra due mesi avrà il primo figlio - la cui voce diceva "Help Me", poi silenzio e niente più(Help Me dei Dik Dik, 1972)
Elio e le Storie Tese in una scellerata parodia di Help Me hanno avanzato dei forti dubbi sulla paternità di McKenzie:
Comunque la versione a mio parere più fedele allo spirito bowiano è quella del Profugo dello Spazio Com. Raymundo Novarro che si collegava allo Studio Zeta di Alto Gradimento. Lanciatoda un progetto spaziale che comprendeva tutte le nazioni europee, il povero comandante vaga da ocho años nello spazio con neanche una muchacha e nada alimientos, con la puempa do carburente che fa rumores todo el tiempo e lo sportiello della nave spaziale Paloma II (il primo è andato distrutto) che està scardinado. Ricopre d'improperi (esti cornudaccios!) la torre di controllo di Madrid e tutta l'organizzazione europea fra i commenti comprensivi di Arbore e Boncompagni. Dopodichè esce dalla comunicazione fra suoni spaziali simili a quelli del Pianeta Papalla della pubblicità della lavatrice Philco. Ecco un primo audioclip del nostro Comandante:
Arbore e Boncompagni giurano di aver conferito con tutte le potenze europee che gli hanno combinato la vacada di lasciarlo nello spazio.Lui rotea come asino vagabondonel trabiculo metàlicoscasado tenuto insieme con seralaca y còla de Cocoìna, còla de fariña y molìcas de pagnottas. Comandante Navarro - clip 2
C'è una disperazione dietro alle folli invettive del comandante Navarro (interpretato da Mario Marenco) che è stranamente simile a quella di Major Tom, l'astronauta di Space Oddity. (Here I am sitting in my tin can far above the Moon/ Planet Earth is blue and there's nothing I can do). Vittima del Grande Inganno spaziale, vuole tornare a casa, non ha neanche una muchacha ad aspettarlo sulla Terra, e nemmeno qualcuno da quaggiù a chiedergli Can you hear me Major Tom? Puerca vaca.
Quando si decide di fare una cover di un brano di successo si sta bene attenti affinchè le liriche coincidano con l'orientamento sessuale di chi canta. Dopo la morte prematura di Lucio Dallasono state fatte molte discussioni se la Caraa cui si riferiva non fosse in realtà un Caro sotto mentite spoglie. Per lungo tempo si è teorizzato sulle canzoni "da donna" e quelle "da uomo", se è soltanto una questione di cambiare le desinenze finali di aggettivi e pronomi oppure se sono due cose non comunicanti fra di loro. Un primo esempio di passaggio donna-uomo è questa Mi sei scoppiata dentro al cuore, pezzo classico di Mina, qui nella versione di Alessandro Fontana (2011):
Qui invece l'interpretazione originale di Mina:
La stessa Mina si è cimentata più volte nell'area "maschile", cantando ad esempio di motociclette 10HP che allora erano non erano considerate roba "da signore".C'è da dire però che l'idea base de Il tempo di morire di Battisti-Mogol si basa più sul patto disperato di una persona che sulle cromature, cosa che può essere cantata da chiunque:
Trasferendoci nel mondo del pop-rock anglosassone verrebbe da dire che le cose dovrebbero essere più semplici e il passaggio uomo-donna (o donna-uomo) meno indolore, anche per la mancanza di desinenze connotative. Errore. Se un pezzo è per una "diva" (plurale "divas"), ossia una popstar femmina dotata di ego strabordante, la versione XY può essere una iattura. Immediatamente si vengono a formare sulla testa del/i malcapitato/i sospetti di "tradimento" ormonale. Quando nel 2008 Britney Spears dopo un lungo periodo di sbandamento personale e un album, Blackout, che non aveva dato i risultati sperati quanto a vendite, uscì con il nuovo singolo - e il conseguente album Circus - dal titolo Womaniser, questo brano fu il più suo grande successo negli USA dopo Baby One More Time. Il testo è la presa di coscienza di una donna che riconosce che il suo uomo è uno sciupafemmine inveterato e giura che non ci cascherà mai più. Un concetto già espresso a suo tempo da Patty Pravo ne La bambola , e ribadito da questo video ricco di effetti morphing (ATTENZIONE! Il video contiene scene di nudo femminile in sauna):
Arriva il 2009 e nella trasmissione radio BBC Live Lounge gli anglo-greco-scozzesi Franz Ferdinand fanno sentire la loro idea su Womanizer. Come se, chessò, i Baustellerifacessero appunto La bambola.
Gettando il gender oltre l'ostacolo e soprattutto divertendosi un mondo, Alex Kapranos e soci tirano fuori il nucleo del pezzo che, al netto di tutte le campionature elettroniche sembra in realtà uscito dallo stampo di Happy Together dei Turtles (1967):
Sì, ma non era una donna quella che doveva lamentarsi del womanizer? E chissene, devono aver pensato i Franz forti del fatto che il testo cantato con il vocione decisamente baritonale di Alex Kapranos risulta stranamente più conturbante della vocina da zanzara campionata della Spears.Insomma, riescono a fare una versione "maschile" di un brano "femminile" senza cadere nella rilettura camp. Aggiungiamo che arrivati a metà si buttano a suonare Shopping For Blood, un loro vecchio brano (cominciare un pezzo interlacciandolo con un altro è una cosa che riesce molto bene ad Elio e le Storie Tese, come a dire: la madre delle canzoni è la stessa, eh!) e chiudono con un "You WOMANIZER!"che sembra l' EGOISTE! della pubblicità del profumo. Secondo me il womanizer ci ripensa.
Mattina del 27. Giorno dopo S. Stefano, di solito dedicato a tutte quelle faccende che si preferisce rimandare a dopo Natale. La sera precedente non chiudo occhio a causa di un forte dolore al fianco sinistro. Faccio colazione e prendo subito dopo una bustina di antidolorifico, certa che il dolore passerà. Faccio tre passi e sento una fucilata nel cervello. Altri tre passi e mi aggrappo al primo mobile davanti a me. Non riesco ad urlare, apro solo la bocca per svariati lunghissimi secondi. Quando la chiudo, mi ritrovo con la gamba sinistra che non si può muovere senza produrre stilettate di dolore.
Provo a ritornare a letto. Non riesco più a trovare una posizione per far tacere le stilettate. mentre il letto si disfa sempre più, prendo una decisione: chiamo l'ambulanza col 118. Quando arrivano, io quasi mi vergogno, mentre il medico e i portantini entrano in casa (avevo detto a mio fratello di mettersi davanti alla porta per aprire), di far vedere loro la stanza in disordine, ma tant'è, saranno abituati a scene peggiori. Dopo alcune domande atte a riempire il modulo per l'ospedale, mi spostano in due - non posso muovermidel tutto, lo ricordo ancora - e mi accompagnano all'ascensore e quindi all'ambulanza. All'interno dell'ambulanza, il medico mi dice di trovare una posizione in modo da sentire meno dolore possibile. Questo è un particolare inportante, dato che in quella posizione sarò destinata a rimanerci per un bel po'. Vedo la strada scorrere dalle finestre dell'ambulanza, e mi viene in mente che l'ultima volta che sono salita sopra un veicolo del genere fu quando dovetti accompagnare mia madre all'hospice per l'ultima degenza della sua vita. Anche il tempo -soleggiato invernale - era lo stesso. Una ventata di freddo annuncia la vine del viaggio e il trasbordo al Pronto Soccorso. Dall'atrio passo al corridoio, sfiorando altre barelle ed altri destini. Vedere il mondo dalla barella consente di avere due prospettive: la prima, quella degli altri pazienti che essendo anche loro in barella sono al tuo stesso livello e si attorcigliano come te in lenzuola, giacconi e coperte. Vengono ricoverate le signore anziane, e tutte sono rigide con il cappotto imbottito la loro borsa sulla pancia e qualcuna anche la permanente, ma ogni cosa sembra priva di senso, come se qualcuno avesse fatto loro uno scherzo. Gli uomini invece stanno perlopiù scomposti e intenti a telefonare a qualcuno (Aò, ciò 'r ginocchio come 'na zampogna!), comunque sembrano più a loro agio nel Corridoio dell'Attesa. Sì, perchè si tratta di ATTENDERE. Anni e anni di telefilm ospedalieri hanno inculcato nei pazienti il terrore dell' Evento: l'incidente che fa arrivare decine di codici rossi mentre voi siete solamente verdi. Cosicchè ogni volta che si apre la porta che porta al corridoio alcune teste debolmente si alzano. Se riescono a vedere soltanto un braccio e un ginocchio sanguinante e niente flebo, sospirano di sollievo. Il sentimento dell'attesa fa sì che altre cose abbiano la priorità sulla Vita e la Morte: la prima è quella di trovare un bagno libero e possibilmente praticabile per liberare la vescica (se si è riusciti a farla prima di andare in ospedale sì è già a metà della lotta e non toccano penose richieste di padelle e pappagalli). La seconda riguarda il cibo. Qualunque tipo di cibo va bene nelle prime ventiquattr'ore, e qui tornano buoni eventuali parenti e amici che con un filo di voce vengono spediti al bar o davanti alle macchinette distributrici, e che poi ritornano con la borsa nella mano destra, il resto nella sinistra e i sacchetti di cibo in mezzo ai denti. La bottiglietta d'acqua è un affare serio: si perde nei drappeggi della coperta dell'ospedale e viene ritrovata dagli infermieri quando finalmente smontate dalla barella.
Dov'è la bottiglietta dell'acqua?
Incastrati nella barella imparate a distinguere le persone ragionevoli da quelle decisamente fastidiose (a prescindere da ciò che hanno). Quando arrivano donne alte un metro e quarantacinque infilate in giacconi imbottiti informi gli infermieri tremano. Queste donne vengono da situazioni personali a dir poco complicate e non hanno più nulla da perdere: si fiondano nelle stanze o in qualunque bugigattolo dove ritengono operino "idottori" e iniziano a fare domande sui loro parenti assistiti. Se non si dà loro retta o le si invita a restare nel corridoio si ottiene una reazione che va dal Sì, ma come sta al Chiamo i Carabinieri! Se invece si dà loro retta dopo cinque minuti se la prendono con i parenti che sono venute ad assistere (E smettila di gridare!). Dopodichè si rintanano torve su una panca in compagnia della figlia cinquantatreenne, riconoscibile dalla tintura per capelli più bionda e dal giaccone imbottito di una sfumatura più chiara rispetto a quello della madre. La figlia brandisce un cellulare di penultima generazione -la madre ha quello di terz'ultima - facendone gemere i tasti nelle sue manone e chiede aiuto a tutti quanti, zia Adelina e pompe funebri comprese. Il personale medico e paramedico sguscia via dalla vostra visuale, e distinguete chiaramente brandelli di dialogo che vanno dal conteggio di ore di straordinario a quale percentuale di voti ha preso il delegato all'assemblea. Vicino alle feste si scambiano baci, abbracci e domande su chi copre il turno e chi no. Mentre la bottiglietta dell'acqua è arrivata all'altezza del calcagno sinistro e la coperta pencola pericolosa all'esterno vi chiedete quanto potete ancora sopportare quella pinza che stringe e allenta il nervo all'altezza del fianco. Stringete le spondine della barella mentre la signora volontaria vi dice che c'è un codice rosso nella sala visite 1. Voi augurate mentalmente una sincope al codice rosso che si permette di stare al vostro posto in sala visita, e cercate di spostare la coperta un po' più al centro senza cadere di sotto. Quando vi sembra che il risultato sia buono, arrivano due infermieri per trasferirvi su un letto e liberare così la barella per l'ambulanza. Tutto da rifare. Ogni tanto passano esseri sui lettini che non si capisce se sono già morti o no. Quando sembra non esserci più speranza per voi chiamano il vostro nome. Improvvisamente vi sbracciate come un naufrago del Titanic quando vide il Carpathia
nell'alba gelida dell'Artico. Vi riacchiappano prima che possiate cadere giù dal letto e vi portano in sala visita. Il dottore ne ha viste tante, e si vede. Avete la sensazione che le pareti della sala visita contengano tutti i dolori di tutti i pazienti della settimana. Mentre gli infermieri vanno e vengono, passate la visita cercando di raccontare con fare disinvolto brandelli della vostra storia clinica (il leitmotiv è: Avete ALLERGIE?) e vi ritrovate in mezzo agli spifferi a correre verso il reparto di Radiologia. Una lastra. Al bacino. Nello stanzone di Radiologia cominciate a sentire il Freddo della malattia. Sono allineate quattro barelle, con quattro donne sopra, una delle quali ha i baffi (Signò, quando màa fate la TAC? - La TAC una è. Lo sapete quanti siete voi? Su, signora bella, non faccia così ). Il vostro turno arriva prima del previsto, e nella stanza delle radiografie vi dovete distendere a pancia in su con le gambe piegate. Facile se si sta bene, un inferno se la pinza non molla il nervo all'esterno del fianco. Il radiologo deve fare un'esame d'inglese, e si lamenta del pessimo accento dei sussidi audio in lingua che deve ascoltare. (Un accentaccio, mio dio...) Il libro lo conosco: è il corso più famoso delle scuole medie e superiori, ricordo ancora la prima vignetta che parlava di un attore di film dell'orrore che nella vita reale amava i fiori e i bambini - oggi una didascalia simile sarebbe improponibile - Ritornate in superficie e vi piazzano con la barella nel corridoio davanti allo stanzino con la posta pneumatica. E lì fate una scoperta: nello stanzino una vecchina con una testa che sembra una di quelle rimpicciolite della Nuova Guinea vi tiene tutti i suoi averi. Le infermiere tentano di convincere la vecchina a traslocare il suo sacco, e ne segue un'accesa discussione proprio davanti ai vostri piedi. Vorreste dire la vostra fra il rumore dei contenitori della posta che salgono e scendono e gli strepiti della vecchia rimpicciolita, ma nel frattempo avete un attacco di fame. Tirate fuori dalle pieghe della coperta la vostra razione K: un saccetto di patatine. Lo sgranocchiate piano pensando a quante tribù di rimpicciolitori di teste ci sono ancora in giro.
Il dottore vi dice che non ci sono fratture. Però bisognerebbe fare la TAC.
Ora c'è un nuovo direttore alla BBC britannica, Tim Davie, dopo le dimissioni di quello precedente, George Entwistle, travolto da questa storia degna di Robert Louis Stevenson, l'autore del Dr, Jekyll e Mr. Hyde.
James Wilson Vincent Savile, detto Jimmy, è stato uno dei più grandi personaggi televisivi del Regno Unito. Fu lui ad inventare il mestiere del Disk-Jockey alla fine degli anni '40 mettendo due giradischi e un microfono in modo che non ci fossero "stacchi" fra un pezzo e l'altro mentre si ballava. Nel 1964 presentò il primo programma televisivo basato sulle classifiche dei dischi, Top Of The Pops
Un' altra famosa trasmissione - in onda dal 1975 al 1994 all'ora del tè - fu Jim'll Fix It , ("Ci pensa Jim"), in cui Savile aiutava dei bambini ad esaudire i loro desideri.
Era uno dei volti più conosciuti ed amati della Tv inglese, ed anche un filantropo che raccolse nel corso della sua vita qualcosa come 40 milioni di sterline in beneficenza. Fu insignito membro OBE (Order of the British Empire) e Cavaliere dell'Ordine di San Gregorio Magno da papa Giovanni Paolo II per meriti filantropici. Era amico sia di Margaret Thatcher che della famiglia reale, al punto da tentare una riconciliazione fra Carlo e Diana. Alla sua morte, avvenuta nel 2011, ebbe dei funerali degni di un capo di Stato.
Questa è la parte Jekyll della storia. Ora arriva la parte Hyde.
Un'anno dopo la sua morte, proprio quando la BBC stava per mandare in onda due speciali in ricordo di Savile, si dimette il produttore di un famoso programma investigativo della BBC2, Newsnight(un incrocio fra Report e TV7) accusato di non aver voluto mandare in onda un programma che parlava proprio del presentatore inglese, solo che raccontava un'altra storia.
Nel servizio di Newsnight si potevano ascoltare le testimonianze di alcune donne che da bambine erano state molestate pesantemente proprio da Savile. Il 3 ottobre la ITV - rete privata - trasmette un documentario con cinque donne che raccontano di come Jimmy Savile le abbia violentate da piccole:
Questo è il documentario della ITV (concorrente della BBC) sul caso Savile.
Le confessioni di altre donne, allora teenager, iniziano a fioccare una dietro l'altra. Mark Thompson, precedente direttore generale della BBC, in fase di diventare direttore del New York Times, è stato attaccato negli USA con l'accusa non aver fatto nulla per fermare le violenze. Il direttore di Newsnight, Peter Rippon, si è dimesso in attesa che venga chiarita la sua posizione. Sono stati accusati altri famosi personaggi dello spettacolo inglese negli anni '70, come l'ex-cantante Gary Glitter - peraltro già condannato per violenze su minori in Vietnam - e il comico Freddie Starr. E fra le polemiche sulla buonuscita di Entwistle - un anno di salario, 450.000 sterline per soli 54 giorni di incarico - e su diun'altra trasmissione in cui si accusava ingiustamente di pedofilia un politico vicino alla Thatcher negli anni '80, la BBC e il suo mito stanno subendo degli scossoni spaventosi. Perché il problema non è tanto il comportamento scellerato di Savile nel corso della sua vita, quanto che detto comportamento fosse praticamente sotto gli occhi di tutti e nessuno - dalla polizia alla stampa - abbia pensato ad ascoltare e prendere sul serio le denunce. Uno dopo l'altro si squadernano legami non accertati di Savile con gli omicidi di bambini/e nell'orfanotrofio di Haut de la Garenne nell'isola di Jersey o di presunti casi di necrofilia e abusi su piccoli pazienti disabili nell'ospedale di Stoke Mandeville vicino Londra, dove faceva servizio di volontariato e per il qualeera uno dei
maggiori raccoglitori di fondi. La stessa attività di filantropo metteva
Savile al sicuro da qualunque tentativo serio di denuncia. Questa di
Savile è una storia talmente pazzesca da risultare in qualche modo
sinistramente affascinante: vi si rispecchia il senso profondo del "Pop" come veniva inteso negli anni '60 e '70, una forza che esaltava la gioventù nata nel dopoguerra e allo stesso tempo si pasceva e nutriva di quella stessa gioventù che aveva aiutato a definire. Adesso tutti quelli che hanno visto Savile almeno una volta in TV o che l'hanno incontrato di persona prendono le distanze e si affrettano a dire che, effettivamente, qualcosa di strano in lui c'era. Riguardo alla sua propensione per le minorenni fino a 15 anni (l'età del consenso per i rapporti sessuali è dopo i 16 in UK) è stata trovata una qualche scusa socioculturalenell'atmosfera swinging dell'epoca, per cui era normale trovarsi di fronte a torme di ragazzine/i aggirarsi fameliche/i negli studi BBC dove si registrava Top of The Pops (Questa cosa è stata ampiamente descritta in migliaia di pellicole sulla Londra anni '60).
TOTP anni '70, con Savile a presentare gli Edison Lighthouse
Femmine danzanti a TOTP negli anni '70 con Let's Work Together dei Canned Heat
Che questa "cultura" portasse poi automaticamente a una specie di commercio di minorenni in cambio di ospitate TV è ancora tutto da stabilire. Il personaggio Jimmy Savile era - a vederlo da lontano - una sintesi di due cose diametralmente opposte: da una parte il clown con le tute sgargianti, i pendagli d'oro sul petto e il sigaro Avana in bocca;
Una foto giovanile di Jimmy Savile, all'epoca di Top of The Pops
dall'altra la personalità pubblica "rassicurante" tutto raccolta di fondi e amicizie altolocate.
Savile con l'onoreficenza OBE nel 1972
La figura del clown è spesso usata nella narrativa come il tramite oscuro verso nefandezze nei confronti di individui innocenti, si veda It di Stephen King
Per non parlare di uno dei personaggi più terrificanti della letteratura italiana, quell' Omino di Burro
che nel 31° capitolo di Pinocchio porta i ragazzi nel Paese dei Balocchi. Quello che sembra allegro e innocuo in realtà cela il Male in assoluto e, come nel famoso detto sul diavolo, compie il suo capolavoro nel convincere la gente della sua inesistenza.La BBC ha nascosto il vero volto di Savile fino alla sua morte come si nasconde la spazzatura sotto al tappeto, forse per non perdere i soldi delle beneficenze che lui indefessamente convogliava, forse anche per non perdere la sua credibilità di faro delle televisioni mondiali (Il famoso jingle di Alto GradimentoNo, non è la BBC / questa è la RAI, la Rai tivvù esce proprio da questa constatazione). E forse un giorno qualcuno ricostruirà tutta la vicenda di quest'uomo che confessò nella sua autobiografia Love Is an Uphill Thing di aver addestrato molto bene i suoi dipendenti a non far trapelare nulla della sua vita privata. "Non siamo mai stati scoperti finora. Dopotutto, questo è l'undicesimo comandamento, no?" Nessuno trovò niente da obiettare.
Quello che rende indimenticabile una canzone si basa non tanto sulla melodia quanto su un qualcosa che "spezza" proprio la suddetta melodia. Può essere qualunque cosa: un vocalizzo, un colpo di tosse, un sospiro, un urlo...Come se la comunicazione che si instaura seguendo la melodia si interrompesse e diventasse improvvisamente più "diretta" tramite questi mezzi extramusicali. Un esempio illuminante è la terza versione di Land of 100 Dances, uno dei pezzi standard del Soul anni '60. La terza, perché questo pezzo era partito con ben altri intenti.... Nel 1962 il musicista e cantante di New Orleans Chris Kenner si volle ispirare ad un vecchio spiritual che diceva Fanciulli andate dove Io vi guiderò (Children Go Where I Send Thee), dove con il classico metodo della filastrocca si dava un significato biblico a ciascun numero (Il numero 1 è ovviamente Gesù). E se io sostituissi ai fanciulli le danze più in voga del momento? si disse. L'epoca - l'inizio degli anni '60 - era tutto un pullulare di danze e movimenti nuovi, come viene ricordato dal film di John Waters del 1983 Hairspray Quello che ne uscì fu una specie di filastrocca ritmata introdotta da una voce che dice da un pulpito immaginario: "I'm gonna send you to the land of the 1000 dances" . Il pezzo non ebbe un grande successo e sarebbe caduto nel dimenticatoio se non fosse stato reinciso due anni dopo da un gruppo chicano di East Los Angeles, i Cannibal and the Headhunters. Sembra che il cantante si fosse dimenticato una parte del testo, e avesse deciso di inserire dei vocalizzi a caso (forse richiamandosi alla tradizione mariachi, chissà). Quello che ne uscì fu un brano velocizzato, con le ritmiche più accentuate e questa cosa all'inizio:
Na nananana nananana nanana nanana nananana!
Il pezzo viene così stravolto: il richiamo a voce - quasi un invito alla celebrazione - diventa il fulcro al posto dell'elenco delle danze.
Due anni dopo arriva la versione canonica di Wilson Pickett, quella con cui tutti si misurano ancora oggi. Stavolta l'arrangiamento perde ogni ripetitività, la velocità viene raddoppiata e inoltre Pickett introduce il pezzo con un ONE-TWO-THREE! che da il la all'orchestra:
Il Na na na na viene spostato, isolato ed enfatizzato a 40'' dall'inizio (preceduto da un assolo di batteria), mentre il coro viene sostituito dalla sezione fiati. Il risultato è un pezzo con cui è difficile star fermi anche nel 21° secolo. Land of 1000 dances è diventato col tempo uno standard eseguito persino dalle bande musicali delle scuole americane. Eccone un esempio:
Viene usato spesso al cinema, come nella spassosa scena di The Full Monty (1997, Peter Cattaneo) in cui l'anziano Mr.Horse (nella versione italiana Mr. Cavallo) tenta di rinverdire i fasti di quando era il "mejo tacco" di Sheffield e dintorni. Cadendo rovinosamente a terra.
Una scena di The Full Monty: la difesa dell'Arsenal. Mr. Horse è il secondo da destra.
Molte versioni, dunque, sempre derivate da quella di Pickett, come questa di Ike and Tina Turner con le loro Ikettes:
Il coniglione che compare a 1:21 è il comico Tommy Smothers.
C'è anche una versione "sorcina" con Renato Zero che rievoca i tempi gloriosi del Piper di via Tagliamento a Roma:
Ognuno cerca la sua terra delle 1000 danze, e questa è una versione per famiglie timorate del 1981, tratta dallo show The Lawrence Welk Show . Da notare le giacche luccicanti con frange e i pantaloni con bande da carabiniere dei due attempati ballerini, il massimo della trasgressione rock consentita. Le vecchiette nel pubblico apprezzano:
Comunque la versione più strana è senza dubbio quella data dai Walker Brothers nel 1966 in un programma musicale tedesco .
I Walker - che non erano nè brothers, nè inglesi come si poteva supporre - non erano tipi da danze sfrenate, e probabilmente fecero questa e altre cover per motivi discografici. Il risultato però è interessante: mentre John - quello più alto - si muove sinuoso e serissimo, Scott - che doveva avere già Jacques Brel nel sangue - lancia sofferente col dito puntato e la fronte bassa un La la la la inquietante. C'è una differenza abissale fra Na e La: la prima ha un andamento più scanzonato, da "non mi ricordo le parole". La seconda ha un tono più accusatorio, specie se detta con la voce di Scott Walker. Nell'arrangiamento di tipo beat è il basso a farla da padrone rispetto ai fiati, e tutto il brano ha un'impronta leggermente cupa, come se in fondo le 1000 danze non esistessero, o peggio ancora ce ne fossero solo 943.
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