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Avanti, c'è posto



Ma dove vado ?

Ogni autobus ha un'anima, a seconda di dove va.


Linea 5 - 14 (Prenestina - Porta Maggiore - Termini):


Il 5 a via di Porta Maggiore (Esquilino)

Preponderanza di extracomunitari uomini, che dalla Prenestina si spostano verso Termini. Studenti delle superiori che dalla Prenestina si spostano anch'essi verso Termini. Extracomunitari donne che dalla Prenestina scendono compatte a Piazza Vittorio per fare la spesa.
Donne di una certa età che dalla Prenestina salgono per poi, cellulare alla mano, avvertire figli e nipoti che sì, tornano alle ore X e no, non comprare i broccoli che ci penso io. Alcune giovani (poche) stanno ferme con gli auricolari del lettore ben fissati alle orecchie, e i cavi partono da luoghi imprevisti del collo.


Linea 40 express (Termini - Piazza Venezia - Vaticano)


il 40 express a via Paola (Vaticano)

Le suore non sono presenti, ma i turisti sì. Turisti grassi (del mondo nord-occidentale), di media stazza (del mondo sud-occidentale), magri (giapponesi), magrissimi (borseggiatori).
Quando si arriva nei pressi dell' Altare della Patria a piazza Venezia, tutti i presenti sospirano mentre nel frattempo gli altri passeggeri cercano di entrare, approfittando del fatto che durante l'emissione dell'aria le panze nord-occidentali si riducono di qualche centimetro. Una vecchietta barcolla.Tutti, nonostante il luogo comune che afferma il contrario, si affrettano a farla sedere, anche perchè se cade a terra si deve spostare mezzo 40 express.


Linea 105 (Casilina - Porta Maggiore - Termini)


Il 105 al capolinea di Termini












C'è di tutto. E' la linea più "dark" , anche perchè metà dell'illuminazione interna delle vetture è andata. La sera raccoglie mezzo mondo che si accomoda sui borsoni (senegalesi), sulle ginocchia (innamorati o amici), sui posti a sedere se ce ne sono ancora. Col 105 alla stazione si aspetta dentro (le donne somale e peruviane, sempre sorridenti nonostante la penombra) o fuori (gruppi di ragazzi italiani e non). Alla chiusura delle porte ci sono sempre due-tre passeggeri da prendere su.


Linea 3 (circolare Valle Giulia - Stazione Trastevere):

Il 3 a viale Manzoni

Il tram - non tram (da tempo immemore gli autobus sostituiscono il trasporto su rotaia) si popola di studenti da Scalo San Lorenzo fino alle propaggini di viale Regina Elena; siamo dalle parti della Città Universitaria e lo studente si riconosce dalla persona - di solito donna - che porta i fiori al cimitero del Verano perchè: 1) è un po' più giovane; 2) non porta fiori. 3) se scende al Verano non è per assistere a un funerale ma è per svoltare in via De Lollis, dove è sita una delle entrate per l'Ateneo. Per il resto, lo studente universitario non si distingue molto dalla folla del 3. Dopo viale Regina Elena, la popolazione cambia lievemente: aumentano i tacchi medi e si diradano
gli scarponcini, si vedono vestiti interi e anche
qualche volto più scuro (colf). Arrivano gli studenti
delle superiori di buona famiglia che hanno sì, tute e jeans e scarpette, ma indossati in modo leggermente diverso dagli studenti delle superiori di ceto sociale più basso.


Linea 310 (stazione Termini - Università - piazza Bologna - piazza Vescovio)


Piazza Bologna e il suo 310

Linea a prevalenza impiegatizia (un tempo la si sarebbe definita 'piccolo-borghese' e Mario Camerini vi avrebbe girato un film), dalla stazione Termini carica tutti gli universitari e si fa rincorrere da quelli che dalla stazione arrivano trafelati trascinando il trolley con sopra il piumone ,ansimando al cellulare 'Pronto? Sìì, sto sopra il pullman arrivo fra - scusi, fra quante fermate via X' e quando sei arrivato/a piazza Bologna capisci finalmente che il 'pullman' di cui parlano è proprio il 310. Il 310 è un bus per vecchi: dopo viale Ippocrate e l'Università raccoglie indefesso signore in cappotto e permanente (i piumini sono pochi) che vanno verso viale XXI Aprile. A piazzale delle Province c'è una fermata
davanti a un cinema parrocchiale, il "Delle Province" appunto, e i passeggeri si confondono con gli spettatori in attesa che inizi il primo spettacolo. A volte capita di scendere a vedere il film invece di scendere alla prossima.

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Uomini (abbronzati) e no

No, signor cannibale!

Dopo che il nostro amato premier ha salutato il nuovo Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, con il commento : "Ha tutto. E' giovane, bello e abbronzato", e conseguente imbarazzo di qua e di là dell'oceano Atlantico, è uscita dai meandri del mio subconscio una canzone che ascoltavo in un mangiadischi color arancione quando ero piccola.

Io e mio fratello Marcello nel 1974 mentre ascoltiamo al mangiadischi Signor Cannibale













Ecco il mangiadischi!

La canzone era Signor Cannibale, versione italiana di Monsieur Cannibale , grande successo del 1966 del cantante-jazzista-attore francese Sacha Distel. Nel pezzo si racconta quello che resta l'incubo peggiore per l'uomo non abbronzato: trovarsi di fronte a tanti uomini abbronzati che lo vogliono bollire nel pentolone per papparselo. Lui cerca di commuovere i cannibali presentando loro tanti segni (francesi) della civiltà occidentale come accendini, foto della moglie, penna stilografica, fino ad arrivare a cantare un'aria da Gounod e una canzone di Adamo (con l'accento sulla o ). Canta Monsieur Cannibale, je n'veux pas mourir, non voglio morire. Niente, gli abbronzati non si commuovono. Allora il futuro pasto tira fuori l' arma letale: un giornale pieno di donne toutes nues . E' la svolta. Il capo degli abbronzati si mette a ridere, gli viene in mente un'idea farfelue, balzana, e lo porta a una capanna dove c'è il suo harem. Tutte quelle femmine abbronzate si slanciano addosso vogliose al non abbronzato, che all'inizio pensa di finire divorato, ma, dopo otto giorni e venti chili persi, al capo cannibale che gli dice "Puoi andare" risponde Jamais! J'aime mieux mourir! e sappiamo di cosa...
Questa canzone è un concentrato sorridente di tutte le paure ancestrali che ci separano dal diverso, in questo caso l'abbronzato. Egli ci può mangiare vivi, è indifferente ai tesori della nostra "civiltà" tranne nel caso in cui si affronta l'argomento sesso, ragion per cui si eccita e acconsente gioioso a dividere le donne con il civilizzato. Le donne ovviamente sono più che disponibili, in grado tutte assieme di far perdere peso al maschio di turno. Questi alla fine si convincerà della superiorità della civiltà abbronzata, ma solo perchè sconvolge i suoi istinti più bassi. In altre parole, ognuno, abbronzato o non, rimarrà della sua idea riguardo l'identità dell'altro. Il Signor Cannibale penserà che l'uomo bianco, in fondo, con tutte le sue arie vuole solo godersi le donne nella capanna, e l'uomo bianco a sua volta vedrà confermate tutte le sue ipotesi sulla "bestialità" degli abbronzati. Per essere una canzoncina non c'è male... (non a caso Distel aveva origini ebraico-ispano-turche, un po' come il franco-ebreo-russo Serge Gainsbourg, altro nume tutelare della canzone francese del 20° secolo ).


La versione originale di Monsieur Cannibale (1965)

La versione italiana di Monsieur Cannibale è decisamente efficace, anche se è un bel po' edulcorata rispetto all'originale. Al posto di:

Il leur montra son briquet, son stylo
Sa montre et les photos d'sa femme
Il leur chanta un grand air de Gounod
Des chansons d'Adamo, que dalle !

Il leur fit voir des journaux de Paris
Personne ne réagit, non plus
Désespéré il sortit des revues
Remplies de filles toutes nues, et dit :

Abbiamo:

Mostrò la penna stilografica
Mostrò la foto della moglie
E poi cantò "La donna è mobile"
come la sa cantar Adamo

Fece veder l'accendisigari,
Il suo orologio d'or, e poi
Un rotocalco con tre languide
Stelle di Hollywood: macchè!

La rima Gounod-Adamò è diventata un riferimento all'aria del Rigoletto, ed in italiano è divertente se si pensa che la voce di Adamo era tutt'altro che tenorile. I cambiamenti arrivano con le revues piene di filles toutes nues ; nel 1965 non si poteva pensare in Italia ad una rivista con le donne nude sopra, e così si è optato per un più casto rotocalco con le stelle di Hollywood (Il Cine Illustrato?). A questo punto la distanza fra la versione originale e quella italiana diventa abissale:

Pendant huit jours, il resta enfermé
Et dut se partager en vingt
Et comme déjà il n'était pas bien gros
Il perdit vingt kilos, au moins

Quand arriva l'instant où le grand chef
Lui fit comprendre par geste, Allez !
Prends ton camion et retourne chez toi
Le pauvre homme s'écria : Jamais !

Monsieur Cannibale, je n'veux plus partir
Monsieur Cannibale, j'aime mieux mourir !

Il Nostro viene trascinato dal re cannibale nel suo harem di donne insaziabili (in un altro senso). Lì vi passa otto giorni, e perde venti chili di peso. Quando gli viene detto -a gesti, notare il particolare- che può anche tornarsene dalla sua gente, egli grida che no, ha cambiato idea e non vuole più partire. Ora in italiano la parte finale -saltata la rivista con le donne nude- diventa:

e lui dovette far da Set
a cento negre che volevano
vestire in seta da soirèe

le fece bionde ossigenandole
di venti chili e più calò
e quando il Capo disse "Puoi partir"
al grande Re gridò : "Giammai!"

No, signor Cannibale
Io non parto più
No, signor Cannibale
Io rimango qui.

Quindi il re, vedendo la rivista con le dive di Hollywood, pensa di avere a che fare con un asessuato parrucchiere-stilista (i tempi del Warren Beatty di Shampoo erano ancora lontani). A sua volta l'uomo bianco dopo aver platinato e rivestito da capo a piedi un intero harem di donne abbronzatissime, viene colto dalla sindrome di Pigmalione e non vuole più andare via. Così l'uguaglianza fra bianchi e neri si ha sul fronte estetico (bianco), piuttosto che sul sesso. La cosa doveva essere più accettabile per il pubblico italiano del '65, ancora rimasto a "Faccetta Nera".


Non come adesso.

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Vite parallele (parte seconda)

Quei volti potrebbero essere i vostri !

Sarebbe sparita dalla sua villa di Londra (Marble Arch) la borsa di Madonna contenente le lettere che il suo amante, il giocatore di baseball Alex "A-Rod" Rodriguez, le aveva scritto. "Spanky" è il soprannome con il quale Madonna ha firmato tutte le lettere, ricoprendo di baci lasciati con il rossetto ogni foglio. Ma c’è di più: la cantante ha infarcito di espliciti riferimenti sessuali le lettere d'amore creando un effetto hard (fonte: Panorama)
La borsa in questione era stata appositamente creata per la popstar dallo stilista Alviero Martini. Si sospettano per il furto persone vicine all'entourage dell'ex-marito, il regista inglese Guy Ritchie, che avrebbe -a dire di Madonna- ordinato il furto per avere ulteriori prove della sua non cristallina condotta coniugale. Ritchie minaccia di far pubblicare tutte le sue lettere, privacy o no.


Sarebbe sparita dal cassetto della sua scrivania una cartella di proprietà di Giacomo contenente alcune e-mail stampate che Belardinelli "A-Bbona" Samanta, sua collega e fidanzata non ufficiale, gli avrebbe scritto. Giacomo avrebbe firmato le sue e-mail col nick "Porcellino amoroso", e avrebbe anche infarcito di riferimenti sessuali le suddette. La cartella era stata acquistata nella migliore cartolibreria della città su diretto consiglio del titolare di quest'ultima che voleva sbarazzarsi dei fondi di magazino del 2003 prima di dare il negozio in affitto a una famiglia cinese. Si sospettano per il furto persone vicine alla famiglia della ex-moglie Adalgisa, che avrebbe - a dire di Giacomo - ordinato la sparizione della cartella per avere ulteriori prove della sua non cristallina condotta coniugale. Adalgisa minaccia di fare un ingrandimento delle
e-mail e di attaccarle a tutti i corridoi dell'ufficio di Giacomo.
(continua)

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Il Sifone di Catanzaro VS. Gelminipimer (chiunque vinca abbiamo perso)

La satira ha sempre avuto come obiettivo la ricerca del punto debole delle sue vittime. Questo è anche l'obbiettivo di due recenti programmi televisivi, Parla con me, in onda su Raitre da martedì a venerdì alle 23.10 e NPDV (Non Perdiamoci Di Vista) in onda su Raitre il giovedì alle 21.10. Qui assistiamo alla moltiplicazione delle Gelmini, nel senso di Mariastella, ministro(a?) dell'Istruzione, Università e Ricerca . Questa gelminizzazione di Raitre è dovuta a Caterina Guzzanti (Parla con me) e Paola Cortellesi (Non Perdiamoci Di Vista). La caratterizzazione di Gelminiguzzanti parte dalla notizia - diffusa un mese fa- dell'esame di abilitazione del ministro a Catanzaro anzichè a Brescia, sua città di origine. Si è detto che abbia sostenuto là l'esame perchè la cosa era "più facile". Invece, colpo di scena della Guzzanti: e se Gelmini fosse stata in realtà a Catanzaro perchè E' di quelle parti? E se fosse stata sequestrata dal governo in carica per tagliare a vanvera? E se non la facessero poi più ritornare giù? Da queste premesse parte la costruzione del personaggio Gelmini, che inizia parlando con l'accento lievemente bresciano e poi finisce con il protestare in calabrese. L'idea non è nuovissima: in uno sketch di Drive In di tanti anni fa la top model Antonia Dell'Atte iniziava un'intervista in un italiano forbito per poi sacramentare in brindisino stretto. Gelminiguzzanti rivela la sua vera identità: non ne può più di fare il ministro, sempre a prendersi gli insulti da tutti, vuole tornare giù in Calabria a stanare le talpe dal suo orticello (Talpe di m...! è il suo grido di battaglia). Eccola qui:



Se Gelminiguzzanti propone un personaggio spogliato della sua ufficialità e rivestito di "umanità", Cortellesigelmini spoglia il ministro della sua umanità e lo fa diventare un robot "strumento nelle mani di Tremonti", la celebre Gelminipimer. Ha funzioni di segreteria, ogni tanto va in standby e canta "giro giro tondo" come HAL 9000 in 2001 Odissea nello spazio:


Entrambe le imitazioni sono divertentissime, più sui toni della commedia all'italiana per la Guzzanti, più cabaret per la Cortellesi, solo che lasciano con un punto di domanda: come mai una donna "di potere" viene sempre resa in satira caratterizzandola come comicamente desiderosa di gettare alle ortiche il suo ruolo pubblico per rifugiarsi nel privato, oppure come una non-donna (robot o virago)? Non sembra,ad esempio, che Neri Marcorè, nel rifare il direttore del TG1 Gianni Riotta




lo abbia mostrato come uno che non vuole fare più il direttore di telegiornali.Che anche la satira segua una sua logica dei "due pesi e due misure"?

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WAAaaall-eeeeeEE!!!


La storia d'amore dell'anno.
Anzi,del millennio.
In una Terra abbandonata da più di 700 anni un essere fatto di ferraglia cingola incessantemente per raccogliere gli infiniti rifiuti lasciati dalla razza umana. Li seleziona, li compatta e li mette uno sopra all'altro per costruire dei palazzi, delle città, quello che un tempo era stato sulla Terra.
E' l'unico robot rimasto sulla Terra.
Gli fa compagnia una specie di grillo, reso indistruttibile da tanti secoli di solitudine.
Lui è leggenda.
Ha catalogato migliaia di oggetti appartenenti agli umani, che custodisce gelosamente nella sua "casa" (un container da lui riadattato). Il reperto più prezioso è una videocassetta del musical Hello, Dolly! , che guarda e riguarda incessantemente.


Wall-E è un film che fa sua l'idea platonica che vi debba essere, prima di una cosa, l'IDEA della cosa stessa. Ora Wall-E, a forza di guardare Hello,Dolly! si rende conto dei sentimenti umani. E inizia a desiderare. Lo vediamo mentre stringe le sue dita metalliche nel vedere la scena d'amore del film in VHS.
E l'amore arriva.
Bianca, tonda, lucente, gli occhi sfavillanti. E' lei, pensa il robottino.
EVE, o valutatrice di vita sui pianeti, robot anche lei.
E' stata catapultata sulla Terra per vedere se c'è ancora qualche segno di vita dopo 700 anni, e il primo impatto che Wall-E ha con lei non è dei migliori (lei cerca di accopparlo con il suo braccio letale) .
Uno dei motivi principali del film è proprio la relazione fra EVE e Wall-E: due esseri che senza dire praticamente una parola -riescono a dire i propri nomi, come Io Tarzan, Tu Jane-comunicano prima diffidenza, poi curiosità, rispetto, e qualcosa chiamato amore. Sì, perchè ci troviamo di fronte a due caratteri assolutamente moderni: Wall-E è l'uomo lasciato solo sul cuore della terra, che avverte la presenza della propria umanità solo attraverso il ricordo, e dunque attraverso le immagini in movimento di un lontano passato (Del resto i Paolo e Francesca di Dante dicono: Galeotto fu il libro e chi lo scrisse/quel giorno più non vi leggemmo avante. Vi è anche un
riferimento a Rachel, la bella replicante di Blade Runner


che osserva delle vecchie foto con struggimento, come per cavare fuori se stessa da quelle immagini).EVE invece è LA DONNA:
sempre occupata a fare per gli altri (una delle sue parole d'ordine - le pochissime che pronuncia è Direttiva! riferito alla sua missione di scovare, covare e riportare la vita terrestre nell'astronave-arca dove l'umanità si è rifugiata), sempre a difendersi da tutti, all'inizio vede in Wall-E solo un rifiuto come gli altri su quello strano pianeta, gli spara addirittura, poi instaura piano piano- bellissima la ricerca delle "mani" in corpi meccanici -un rapporto fatto di reciproca scoperta; nel momento del pericolo, correranno l'uno al salvataggio dell'altro. I riferimenti ai film SF anni '70-'80 non si contano : l'astronave dove l'umanità cicciona e sdraiata vaga senza meta è un incrocio fra il
Mondo Nuovo de La Fuga Di Logan


e quello disneyzzato de Il Mondo Dei Robot;


puro Alien è il timone dell'astronave a cui il capitano, obeso e ignaro della storia dell'umanità alla fine si ribella, e così via.


Tuttavia il gioco delle citazioni non è fine a sè stesso come può accadere in tante opere animate con pubblico adulto (Shrek docet), ma serve a dare una serie di riferimenti precisi alla trama. Il sentimento della pellicola è infatti quello dell'uomo inerme ma che alla fine riesce a trascinare tutti dalla sua parte, aiutato da un gruppetto di robot inetti (e questa è una costante della Pixar) e dall'amore per la sua donna. Nel finale vediamo EVE letteralmente trascinare via Wall-E dalla furia dell'Astronave (che vorrebbe mantenere l'umanità ignara nello Spazio) e cercare di rimtterlo a posto, per poi abbracciarlo come un bambino. Just like a woman, appunto.


Questo è il sito ufficiale Disney-Pixar di Wall-E: