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She came from Greece, she had a thirst for knowledge: ritorno a "Common People"

"Are you suure?"


Nell'ambito del 48° genetliaco di Jarvis Cocker, è stato trovato l'unico tassello mancante per la comprensione di una canzone, Common People, il cui testo ha fatto versare i proverbiali fiumi d'inchiostro. La vicenda della studentessa d'arte greca che a Londra voleva tanto vivere come la gente common (che non è "comune", ma qualcosa di molto peggio) è stata presa a simbolo delle lotte di classe, dell'impossibilità di cambiare il proprio destino, del turismo deteriore che fanno i ricchi in mezzo ai poveri, e anche dell'impossibilità di ammazzare gli scarafaggi se non si può chiamare papà. Quella che presentiamo è l'unica testimonianza che la sopraccitata studentessa ha voluto rilasciare dopo sedici anni di silenzio:


Φτάνει πια! Basta! Ne ho abbastanza di tutte le cose che si sono dette sul mio conto. Dopo sedici anni voglio dire la MIA versione dei fatti.
Vαί, ναί, sì, sono io, la ragazza greca with a thirst for knowledge, assetata di conoscenza, quella che studiava scultura al Central St. Martin's College a Londra nei primi anni '90 (a parte il fatto che studiavo pittura.) In altre parole, la ragazza di Common People .
In quegli anni senza volerlo sono diventata nel Regno Unito e dintorni la ragazza più famosa dopo quella di Ipanema , e tutto perché una volta io e quel buffo spilungone inglese che diceva di voler fare il regista siamo andati a uno dei tanti party studenteschi che si tenevano in giro per Archway, North London. Non è che proprio lo trovassi ωραίος, attraente. Però aveva un fare, come dire? Seriamente divertente. Per dire, ricordo che parlavamo delle nostre famiglie d'origine, - ricordo che lui veniva dal Nord dell'Inghilterra,una zona più povera rispetto a Londra, diceva, e mi ha chiesto se anch'io venissi da una famiglia, diciamo, non abbiente. Io credo di aver risposto - credo, perché il mio inglese non è che fosse perfetto -  che il mio μπαμπάς , mio padre, la mia famiglia, stavano bene (non come adesso, con tutta questa crisi in atto), ma forse devo avere usato una parola sbagliata, loaded, perchè lui si è girato verso di me e mi ha detto: allora mi offri da bere? Io allora ricordo di aver pensato, παράξενος , strani questi Inglesi, normalmente è l'uomo che offre... Comunque, abbiamo preso una birra, nient'altro. Quella birra deve avermi fatto qualche strano effetto, perché ho cominciato a strologare su quanto ammirassi il modo di pensare inglese, la loro concezione dell'arte,σκουπίδια, cose così.
Λοιπόν, dunque, lui mi ha guardato in un modo che sul momento mi è sembrato perplesso e allora - il party era al culmine, e c'era un frastuono infernale, fra la musica e tutto il resto - mi è venuto il dubbio di non essermi fatta capire bene. Così ho detto, ma l'ho detto per farla breve: I want to live like common people, che non è un granché come inglese, lo ammetto.
Lui ha fatto: ?
Io ho insistito: I want to do whatever common people do
Ha bevuto un sorso di birra alzando un sopracciglio (adesso ricordo di aver notato che aveva delle strane sopracciglia a punta, come un fumetto)
Alla fine ho detto persino - e qui la birra deve aver fatto il suo corso -: I want to sleep with common people, e ho aggiunto, puntando il dito verso di lui - like you! 
Quello che tentavo di dire era che amavo la normalità e allo stesso modo l'eccentricità degli Inglesi, il loro non voler mai apparire θρασύς, presuntuosi. Il mio messaggio tradotto in inglese ha purtroppo sortito un altro effetto, perché lui mi ha dato un'altra occhiata e mi ha detto:
I'll see what I can do. 
Quella sera non è accaduto nulla, però mi ha voluto dare un appuntamento il giorno dopo...davanti a un supermercato. Mi è sembrato un luogo un po' strano per avere un ραντεβού,un appuntamento, ma poi ho pensato: che diamine, siamo artisti o studiamo per esserlo, perché no? Mentre ci aggiravamo per gli scaffali mi ha detto dritto e solenne proprio queste parole: Pretend you have no money , fai finta di non avere un soldo. Il tutto con una voce che sembrava provenire da una botola. Era assolutamente impossibile non mettersi a ridere, doveva essere una specie di test da lui elaborato per vedere le mie reazioni. Cosa voleva da me, che mi mettessi a taccheggiare nel σουπερμάρκετ ? L'ho guardato negli occhi e sorridendo - un po' perché effettivamente mi veniva da ridere, un po' perché ho notato fra una confezione di baked beans e l'altra che aveva dei begli occhi - gli ho sussurrato: Oh, you're so funny! Aλλες λάθους, altro errore.Io non avevo alcuna intenzione di offenderlo, ma mi ha guardato come se fossi diventata matta. Oh yeah? (Lui diceva sempre yeah, mai yes .) I can't see anyone else smiling in here. Non vedo nessuno sorridere qui, mi ha fatto con un gesto della mano. Poi mi ha sibilato: Are you suure? Ma sei sicura? Neanche dalle mie parti sorridono nei σουπερμάρκετ (in questi giorni, poi, meno che mai), ma è possibile che non riuscivi a vedere quanto tutto fosse αστείος, buffo?
Ho cercato di sorridergli accarezzandogli la mano: non c'è nessuno che sorride in mezzo agli scaffali, ma ci siamo noi due, όχι; Sentivo qualcosa per te, I feel love come dice la canzone, proprio non capivo quella tua frase sulla mancanza di soldi.  Non ci siamo più visti da quel giorno, nè tenuti in contatto (io ero tornata in Grecia). 

Anni dopo ho sentito quella canzone, mi hanno detto che il testo l'avevi scritto tu, e ho capito che era di me che parlavi. Mi hai descritto come una χάλασε πλούσια κοπέλα , una ragazza ricca e viziata che beve rum e coca e non trova niente di meglio da fare che bighellonare e divertirsi alle spalle degli φτωχούς , dei poveri ( ho capito cosa volesse dire common in inglese) . E la parte dei κατσαρίδες, degli scarafaggi, poi! Come se  non li avessi sterminati più volte nella stanza dove vivevo in affitto - e ho affrontato pure i bed bugs, i κοριών , quelle cimici schifosissime che stavano dentro al materasso, e senza chiamare  μπαμπάς (che comunque mi avrebbe detto  di prendermi un insetticida). Anzi, ora che ci penso avrei dovuto chiamare te a sterminarmeli in quei giorni!
Ma ormai ποιο είναι το σημείο; a che serve? Quando si è prigionieri di una canzone si deve accettare la leggenda;  scommetto però che neanche la ragazza che passava sul lungomare di Ipanema si sia mai rassegnata del tutto al fatto che non parlassero di lei.



Common People


She came from Greece, she had a thirst for knowledge

She studied sculpture at St. Martin's College
That's where I
caught her eye


She told me that her dad was loaded
I said, "In that case I'll have a rum and Coca Cola"
She said "fine"
And then in thirty seconds' time - she said:
"I want to live like common people
I want to do whatever common people do
I want to sleep with common people
I want to sleep with common people like you"


Well what else could I do?
I said "I'll see what I can do"


I took her to a supermarket
I don't know why, but I had to start it somewhere
So it started there
I said "Pretend you've got no money"
She just laughed and said "Oh you're so funny"
I said "Yeah? (heh)
Well, I can't see anyone else smiling in here
Are you sure?
You want to live like common people
You want to see whatever common people see
You want to sleep with common people
You want to sleep with common people like me"
But she didn't understand
And she just smiled and held my hand




Rent a flat above a shop, cut your hair and get a job
Smoke some fags and play some pool
Pretend you never went to school
But still you'll never get it right
'Cos when you're laid in bed at night
watching roaches climb the wall
If you called your dad he could stop it all, yeah


You'll never live like common people
You'll never do whatever common people do
You'll never fail like common people
You'll never watch your life slide out of view
and then dance and drink and screw
because there's nothing else to do


Sing along with the common people
Sing along and it might just get you through
Laugh along with the common people
Laugh along even though they're laughing at you
and the stupid things that you do
Because you think that poor is cool


Like a dog lying in the corner
They will bite you and never warn you: look out
They'll tear your insides out
'Cos everybody hates a tourist
Especially one who thinks it's all such a laugh (yeah)
And the chip stains and grease
will come out in the bath


You will never understand
How it feels to live your life
with no meaning or control
and with nowhere left to go
You are amazed that they exist
And they burn so bright whilst you can only wonder why


Rent a flat above a shop
Cut your hair and get a job
Smoke some fags and play some pool
Pretend you never went to school
And still you'll never get it right
'Cos when you're laying in bed at night
Watching roaches climb the wall
If you called your dad he could stop it all, yeah


Never live like common people
Never do what common people do
Never fail like common people
Never watch your life slide out of view
And then dance and drink and screw
Because there's nothing else to do


I wanna live with common people like you
I wanna live with common people like you
I wanna live with common people like you
I wanna live with common people like you
I wanna live with common people like you
I wanna live with common people like you
I wanna live with common people like you, la la la la


Oh, la la la la
Oh, la la la la
Oh, la la la la lala
Oh yeah




Il video originale di Common People (1995). La studentessa qui è l'attrice Sadie Frost.



Una curiosa cover "elettrica" e semipunk del 2004 di Joe Jackson con William Shatner a declamare il testo e un coro di bambini verso la fine. Grosso successo in Australia.



Parodia Hindi di Common People, dove stavolta la studentessa è inglese e vuole vivere a tutti i costi like Hindi people. Il giovane Hindi non è d'accordo, anche perché è di Coventry. Tratta dalla trasmissione comica sulle differenze culturali fra indiani e inglesi Goodness Gracious Me in onda su BBC4 dal 1998 al 2001.



Nel 2011, in occasione della loro reunion, i Pulp hanno pensato bene di lanciare dal loro sito un videoconcorso per la migliore cover tratta da una loro canzone. Uno dei video più votati è stata questa minimalista Common People cantata in catalano (La Gent Normal) da Manel fra i banchi del mercato di Sant Antoni (Barcellona)  , a imperitura testimonianza dell' iberico affetto verso i Pulp.  



Aggiornamenti

Questo è un albo a fumetti promozionale creato nel 1995 per il mercato francese dal disegnatore e illustratore inglese Jamie Hewlett (noto fra l'altro per avere creato l'immagine dei componenti del gruppo pop-cartoon Gorillaz).  Il fumetto illustra passo passo le liriche di Common People:


Clicca sull'immagine per il fumetto.

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Il racconto dell'ortensia

"I absolutely loathe hydrangeas!"



Gentile sig.ra Ciccone,

Chi le scrive è un'esponente della famiglia delle Hydrangeaceae (ordine delle Cornali) : a volte ci inseriscono nella famiglia delle Sassifragacee, ma quelle sono solo erbe annuali o perenni, a volte succulente, e noi non ci appiattiamo sui sassi della Groenlandia sperando di non prenderci una gelata.
Noi veniamo dall'estremo Oriente, e ci caratterizziamo per i nostri corimbi o infiorescenze sterili. Fummo conosciute in Europa solo alla fine del '700, grazie al naturalista francese Philibert Commerson che dedicò la sua scoperta alla signora (si tenga forte, sto per arrivare al punto):
Hortense Barré Lepante, figlia del principe di Nassau.
Credo che a questo punto abbia capito chi si sta rivolgendo a lei: sono un' Ortensia, per l'esattezza un' Hydrangea Macrophylla.



Ho seguito per caso - da un televisore acceso che potevo osservare dal giardino - il trattamento riservato alle infiorescenze di una mia collega.




Lei ha affermato che ci odiava, anzi, che ci detestava (in inglese distinto - so un po' di inglese perché i proprietari del terreno semiacido che abito sono di quelle parti - diceva absolutely loathed , neanche fosse la regina Elisabetta). Ha preso e gettato da una parte le mie colleghe recise, invece di chiedere un bel vaso pieno d'acqua (non per niente ci chiamiamo  Hydrangee, "vasi d'acqua" in greco.) Aveva una smorfia sul viso che assomiglia alla nostra reazione quando siamo assalite da un esercito di afidi e ragnetti rossi.
Perché tanto odio?
Noi ortensie eravamo già coltivate in Giappone nel '600,  ed è solo grazie a dei "trafugatori di piante" (le frontiere nipponiche furono chiuse dal 1639 al 1856) che alcune di noi arrivarono in Europa, anche se all'inizio venimmo scambiate per viburni.  Siamo diffuse anche nei suoi Stati Uniti , con varietà come la Arborescens, la Quercifolia e la rampicante Semanii . Questo non per essere pedante, ma per ribadire che viviamo anche nel suo Paese, e meritiamo lo stesso rispetto degli umani.




Inoltre non abbiamo eccessive cure colturali - le faccio notare che le rose, da lei tanto amate, durano assai meno di noi! - , non temiamo le gelate - le rose, invece... - purché il nostro terreno non sia eccessivamente calcareo. Anzi, un po' di calcio aiuta i nostri corimbi a diventare rosa o rossi (al contrario, il solfato di alluminio aiuta i toni blu e azzurri). Inoltre, siamo piante dai fiori ermafroditi (sono quelli più piccoli al centro dell'infiorescenza), e questo dovrebbe dimostrare la nostra assoluta assenza di pregiudizi - cambiamo perfino colore a seconda della composizione del terreno! Inoltre, visto che lei adora tutto ciò che viene dalla Gran Bretagna (mi risulta si sia propagata anni fa, o, come dite voi umani, abbia sposato, un inglese), le faccio notare che la Regina madre amava tantissimo i nostri corimbi al punto da decorarcisi il capo.


Ho sentito da un'aspidistra parcheggiata davanti a un computer che lei avrebbe girato un video nel quale si scuserebbe con noi.



L'aspidistra dice che in realtà è tutta una presa in giro, un motivo ulteriore per prendersela con le nostre infiorescenze. Signora Ciccone, se lo lasci dire: lei ha una forte carenza di torba.
 

Aggiornamenti  

Il video che racconta il "dietro le quinte" dell' Hydrangeagate :

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Me ne vado

"Sono nauseato..."


La seconda notizia che ha sconvolto il mondo (dopo quella di Angelina Jolie che avrebbe buttato Brad Pitt fuori di casa presumibilmente per colpa di un suo eccessivo "affezionamento" alla sua assistente personale), è stata lo sfogo del nostro Premier al telefono con il direttore/faccendiere - ora latitante - dell' Avanti!  Lavitola a proposito delle eccessive pretese monetarie di Gianpaolo "Gianpi" Tarantini e della di lui signora. Secondo un'intercettazione che risale al 13 luglio 2011 Silvio ha espresso a Lavitola viva preoccupazione, scoramento e un forte desiderio di andarsene dall'Italia. I Boney M nel 1977 cantavano a proposito di Belfast  che quando il tuo Paese suona la campana dell'addio sei spacciato  : il fatto è che Silvio durante la telefonata ha pronunciato proprio la frase "Italia di m....a", e viene il sospetto che lo abbia detto apposta per essere pubblicato in tutto il mondo.
Perché questo comportamento? Voglia di farsi riprendere (Ma noo, le cose non vanno così male, rimani! )? Delirio situazionista? Provocazione estrema per mettersi al passo con tutti quelli che l'Italia l'hanno lasciata sul serio per trovare finalmente un'opportunità    ( Ve ne andate? Vengo anch'io! )?
L'attore - scrittore - poeta - artista romano Remo Remotti è famoso per un suo monologo -invettiva che si chiamava (mamma)Roma addio! . Qui un video del brano con sottofondo blues:




Ho paura che Silvio avesse in mente Remotti mentre litigava con Lavitola. Ecco la mia umile ricostruzione del suo pensiero: 

Mi ha chiamato Lavitola dell’ “Avanti!” . Gli ho detto che me ne andavo dall’Italia. Ma che sei matto?
Me ne vado da quell’Italia escortata, bisignana, di “Passami il presidente che voglio tre milioni”, da quell’Italia delle ville, degli appartamenti, delle case al Colosseo comprate non si sa da chi, quell’Italia delle cene a Palazzo Grazioli, dei weekend a Villa Certosa, delle colazioni a Porto Cervo.
Me ne vado da quell’Italia dei gianpi, dei lele, degli emili, delle ninni, dei valter, delle sabine, delle patrizie delle ruby delle geraldine delle terry delle maryshtelle delle debbie delle mogli dei notai delle mogli degli avvocati delle mogli dei medici…
Me ne andavo da quell’Italia che tu oggi gli chiedi cinquecento, vai tra due mesi e gli dici che sono serviti per delle c….ate, lì devi mettere altri cinquecento. Da quell’Italia dell’attico con la vista, della residenza da tremila metri quadri più altri diecimila di giardino, del coso che deve essere chiuso subito sennò gl’inchiavicano la vita, dei trecentocinquantamila a lui e alla moglie, dei ventimila al mese più gli extra…
Me ne vado da quell’Italia che ci invidiano tutti, un paese unico di cielo di sole e di mare ma anche di storia di cultura e di arte. Da questo paese straordinario che dovete ancora scoprire, da quell’Italia sempre con il sole estate e inverno. Io fra qualche mese me ne vado, mi mettano le spie dove vogliono, mi controllino le telefonate, io s…o, sono pulito anche se mi gronda il cuore di sangue e non me ne f…e niente, io sono splendido splendente e trasparente come un uovo di serpente, me ne vado per i c….i miei me ne vado da questo paese di m….a !
Mamma Italia: addio!


Come sono andato?


Aggiornamenti

L'ascesa e caduta della moglie di Gianpaolo "Gianpi" Tarantini.

Scartata Manuela Arcuri per le feste del Premier: "Troppo volgare"

Berlusconi a Tarantini: ho la fila fuori dalla porta, erano 11, me ne sono fatte 8

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Molly Brun


Sì.




Oggi, 16 giugno, è il Bloomsday o giorno di Leopold Bloom, il protagonista dell'Ulisse di James Joyce. Il 16 giugno 1904 la giornata del signor Bloom dalla mattina alla sera viene vivisezionata da Joyce e rivissuta come la storia mondiale di tutti noi e anche come la storia della letteratura occidentale. Anche il signor Brunetta ha avuto il suo Bloomsday, sia pure il 15 giugno:

io sono della rete dei precari al servizio della pubblica amministrazione disse lei quel giorno che stavo finendo di parlare al convegno nazionale dell'innovazione con quei pantaloni bianchi e il top senza spalline in tessuto setificato e i sandali col tacco e la collana col ciondolo etnico lo sapevo che non poteva essere precaria precaria il momento che m'interruppe dio come m'interruppe e c'erano le poltroncine bianche sul palco e mi disse che non potevo andarmene così e il sole non può splendere per noi perché non capiva cosa vuol dire essere un ministro della Funzione pubblica e io sapevo che me la sarei rigirata come volevo e ho detto siete l'Italia peggiore e sono sceso giù dal palco dapprincipio non volevo rispondere guardavo solo i microfoni e i tornelli e i fannulloni e le gondole sul banchetto e io mezzo adormentato alle cinque mi svegliavano per controllare le ordinazioni delle gondole col carillon e le dovevo pure caricare oh e l'umidità a Venezia e lei che mi gridava dietro lei non può andarsene così e io pensavo bè una vale l'altra tra l'altro era alta quasi quanto me è inutile che si mettesse i tacchi a me non mi fregano lo sapevo che non era tanto precaria e che veniva da Roma e andai verso la porta verso l'uscita e lei diceva solo due secondi per favore e lo striscione mi è venuto addosso perché non li mettono più in alto e dicevano buffone vattene in montagna perché è andato via e allora me lo tirai tutto addosso lo striscione e mi dicevano la vera innovazione sono i precari nell'amministrazione e volevo investirlo, sì, e il suo cuore batteva come impazzito e diceva che fai m'investi e sì lo voglio Sì.










Yes! Questa è la nuova versione del brano di Kate Bush The Sensual World, (Flower Of The Mountain) ispirata al monologo fluviale di Molly Bloom nel gran finale di Ulysses.






Yes! Yes! Queste invece sono le ultime 50 righe del monologo di Molly, lette da Marcella Riordan.

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La cameriera




New York, interno giorno.


"Allora, com'è andata?"
"Purtroppo non è andata come previsto. Abbiamo riferito al procuratore che il destino economico della Grecia dipendeva da te, e lui ha risposto che a parlare con la Merkel potevamo mandare benissimo qualcun altro. Ho chiesto di farti rilasciare su cauzione, ho pure preso accordi con tua moglie perché partisse da Parigi con un milione di dollari in contanti dentro una borsa Yves Saint Laurent, venisse qui e li rovesciasse tutti sullo scanno del giudice. L'avevo visto fare in tanti film,






forse era una buona idea..."
"Lo è stata?"
"Purtroppo no. Il rappresentante del procuratore ha detto che, dato che stavi per scappare in Francia per non ritornare più qui, vuole facilitarti il soggiorno a New York, che è una città che ne vale comunque la pena."
"E quindi?"
"Il giudice ha respinto il rilascio su cauzione.Temo che dovrai restare qui fino al processo. Ma non temere: ti tirerò fuori, ce la faremo!"
"Hai intenzione di esporre il mio caso a Mi manda Raitre ?"
"Meglio: ho intenzione di citare gli USA per abuso della credulità popolare!"
"Scusa, ma non ti seguo."
"Hai presente tutti quei film e telefilm in cui c'è una giovane cameriera che lavora ai piani di un albergo, incontra un cliente miliardario e alla fine convolano a giuste nozze?"
"Per favore non parlarmi di cameriere che mi fa ancora male il petto per i graffi..."
"E invece è proprio su questo punto che si basa la nostra difesa! La cameriera è un mito, un topos creato da Hollywood riprendendolo da Cenerentola. Tu hai avuto un'infanzia infelice..."
"Ma veramente stavo benissimo, non mi è mai mancato nulla..."
"Una sola cosa ti è mancata: l'amore vero, una donna che ti potesse amare fin da piccolo e non farti sentire mai solo. Tu questo amore lo avevi trovato nella cameriera di famiglia. Non hai mai dimenticato quando ti faceva il bagnetto e ti asciugava i capelli..."
"Ma cosa c'entrano i film allora?"
"C'entrano! Crescendo non hai mai dimenticato questa donna, tanto da cercarla inutilmente in tante donne; inoltre tutti questi film su padroni e cameriere hanno traviato la coscienza di tante lavoratrici, che così vedono in ogni riccone che esce gocciolante dal bagno di una suite da 3.000 dollari la risposta alle loro preghiere! Ecco, quel giorno queste due anime desideranti - il bell'uomo ricco e infelice e la cameriera in cerca del Principe Azzurro - si sono incontrate in una camera di un albergo a Times Square, e chi poteva prevedere come sarebbe andata a finire?"
"Quindi noi diciamo che lei c'è stata."
"No! Troppo semplice, non dobbiamo mettere l'accento sul sesso brutale, ma sul riconscimento e soddisfacimento di un destino a lungo desiderato, sia pure inconsciamente. E qui citerò gli USA e la loro industria culturale per i danni psicologici che arreca a tante persone."
"La storia è interessante, ma come la mettiamo in tribunale? Come mi guarderà lei, dopo quello che è successo? Andiamo, non sta in piedi!"
"Qui arriva la seconda parte della difesa. Colpo di scena: tu spieghi il tuo, diciamo, comportamento, dichiarandoti perdutamente innamorato della cameriera, tanto da essere disposto a divorziare da tua moglie e sposarla. L'inflessibile capo del FMI è in fondo anche lui un essere umano! In Francia e in America saranno tutti commossi, ti salvi dalla galera e se giochiamo bene le nostre carte facciamo in tempo pure a salvare la Grecia!"
"Mmmm... E con mia moglie come la mettiamo?"
"Ne ha già viste tante, vedrà pure questa."
"Insisto, e la cameriera? Potrebbe anche non essere d'accordo, non ti pare?"
"Le diremo che sei il fratello di Mubarak."


Aggiornamenti:



Questo è uno spot greco che pubblicizza una marca di patatine :


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Morte di un piccione



Un famoso cortometraggio della Pixar, Pennuti spennati (For The Birds), 2000


Il 15 aprile trovo un piccione accovacciato sul davanzale. E' in grave stato di salute, non riesce a volare, non muove più il collo, cammina appena. Visto che un altro piccione lo aveva scambiato per una femmina consenziente e tentava di montargli sopra, lo prendo fra le mani (si lascia prendere, brutto segno), e lo porto dentro casa, dove cerco di preparargli un riparo in una scatola di scarpe con delle strisce di giornale dentro. Tento anche di nutrirlo con delle briciole di pane, chicchi di riso, quello che trovo in casa. Gli lascio un sottovaso pieno d'acqua. Dopo un po' lo trovo rannicchiato sotto al pianoforte. Respira pesantemente, gonfiando il gozzo e tenendo il capino calcato nel collo. Gli occhi sono neri, fondi, sembra non vedano più. Negli altri momenti della giornata lo vediamo spostarsi ed accovacciarsi sotto alla credenza accanto al muro, o accanto al divano. Così fino a sera.
La mattina seguente lo trovo nel breve spazio fra il divano e la poltrona, morto.
La scatola di scarpe è ora la sua bara.

Questo è un resoconto immaginario dei suoi ultimi momenti di vita.

Buio.
Me ne sto qui al caldo, in un posto che credo di ricordare.
Sono stanco, non ho fame. Perché non ho fame?
Non voglio volare. Perché non voglio volare?

Prima c'era più luce, ero fuori, c'era uno che mi svolazzava intorno, chiamava, gridava, mi voleva montare sopra. Io mi sono acquattato per terra, non riuscivo più a difendermi, scappare, volare via.

Poi mi hanno preso.

Quelli grandi, quelli che non volano.
Io volevo vascondermi, avevo trovato un posto in mezzo a tante cose, c'era odore di piume, mi hanno preso anche lì. Mi sono sentito sollevato anche se non volavo. Mi hanno messo in uno strano posto, vedevo ancora la luce ma non sentivo più l'odore dell'aria aperta. C'erano altri odori che non capivo, altri rumori. Questo posto era stretto, chiuso da tutte le parti e aperto sopra. Io mi sono seduto (ero stanco, come ero stanco) ed ho aspettato. Credo di essermi addormentato. Al risveglio ero ancora lì, e sentivo che quelli erano vicini a me. Io sono uscito a fatica, non riuscivo a muovere le ali, non riuscivo a muovere il collo, prima una zampa, poi l'altra. Ho visto un posto scuro, lucido. Mi sono messo lì. Non sapevo dove andare, era tutto nuovo, non c'era nessuno. Poi di nuovo le voci, quelli sono tornati! Mi sono rintanato dove sentivo che il nero era più fondo, ho insaccato la testa nel collo, gonfiato le piume, e poi ho aspettato. Ho sentito un forte odore di briciole, avrei voluto andarle a prendere, ma il collo non si muoveva. Mi sono venuti a prendere, ho sentito che mi stringevano le ali, sono stato trasportato su una superficie bianca - almeno credo, non vedevo più tanto bene. -
L'odore di quelli era sempre più forte, li sentivo respirare vicino. Avrei voluto fare un salto e ritornare nel buio, così tutto sarebbe finito; mi sono svegliato e mi sono ritovato un'altra volta nel posto stretto e chiuso e aperto sopra.
Accanto sentivo, credevo di sentire, l'odore delle briciole del pane. Ho cercato di ricordare quando questo odore mi guidava verso il cibo, mi faceva andare in picchiata - apri le ali, annusa il vento, sporgi e allunga il collo, tira dentro le zampe, ora sei vicino, scarta a sinistra o finisci addosso al muro, metti le zampe avanti, ripiega le ali, atterra, chi è il bastardo che ha GIA' mangiato tutto? -
Ho tirato fuori una zampa, poi l'altra. Cercando lo spazio che avevo intravisto prima, ho girato intorno a un muro buio, poi a sinistra, poi a destra. Sono vicino al posto scuro e lucido di prima, sto per raggiungerlo, ma no, ora mi voglio riposare in questo angolo tranquillo.

Forse è meglio che stare fuori, ci sono quelle cose nere che girano sempre e ti schiacciano e non ti muovi più (ho visto mia moglie finire così, credo).

Tutto quello che devo fare ora è stare tranquillo, anche se è tutto scuro fuori sono al caldo, quando sentirò la luce avrò la forza di mangiare e di volare ancora.

Ancora.

E quelli mi faranno uscire fuori all'aria.

Ancora.

E beccherò la testa di quel bastardo che non mi lascia in pace.

Ancora.

Buio.

Luce

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Fatti non foste per viver come Ruby




Tre monologhi:



Nicole Minetti



F***!

Io quella là se la vedo la gonfio. No, ditemi voi se è mai possibile che una, dopo essersi fatta un mazzo tanto prima in televisione, poi in mezzo ai denti per tre anni, poi a che fare con gente come Formigoni in Regione poi a contattare gemelle e a fargli vedere pure gli appartamenti (pure l'agente immobiliare devo fare adesso?) poi a briffare a tutte quello che devono fare nelle feste dovevo distribuire pure il testo di Meno male che Silvio c'è e farglielo imparare a memoria, poi litigare con Fede che arriva alle due del mattino e non fa arrivare le sue in orario, poi verificare se quella grandissima *#@=&^% non se ne va a filmare e fotografare tutto e poi venderlo al miglior offerente, poi ci sono quelle che non gli piace l'appartamento e lo vogliono dare alla cugina fuorisede - l'ho vista, è un cesso e non la si può utilizzare - , poi controllare che ci sia tutto, farfalline Swarowki e Cd di Apicella compresi, poi ritirare i costumi da infermiera poliziotta e Oba-Oba (e manca sempre qualche pezzo e a me mi tocca controllare), poi fare la conta delle buste disposte da Spin per la serata, poi mettere le autoreggenti bianche e travestirmi da infermiera del Drive In e DOPO tutto questo rimettermi il maglioncino color crema (l'ho visto addosso a Mara, il mio idolo) e presentarmi in Regione alle sette in punto. E alla Fico, no, dico, alla Fico quella terrona che ha fatto solo il Grande Fratello lui gli ha regalato la casa? Ma scherziamo? Cosa ha fatto la Raffaella - b****y - f****ing - Fico (sono madrelingua inglese, gliele ha cantate lui da Lerner) di così speciale? Io faccio quel che faccio, ne vedo di ogni, me ne sbatto +° @#*++ ma la Fico no! Piuttosto torno a rilevare le placche batteriche!





Karima El Mahroug



Che ci faccio qui?


Mi hanno fatto stare in macchina per un'ora dentro un garage, per poi entrare da una porta secondaria. Poi sono stata in un salottino con tutti i fotografi tenuti a distanza (ma io pensavo che quando ero famosa mi fotografavano tutti). Io non sapevo che fare, mi gridavano delle cose dalla pista, ma mi hanno detto di stare ferma e sorridere, che fra un po' tutto sarà finito. I soldi li hanno dati anticipati, di questo sono sicura (me l'ha detto Denis) e anche in contanti, come mi aveva detto di fare Corona (e Belén non ci deve mettere becco!). Lui, lui lui mi ha detto anche di fare la pazza così che non si sarebbe capito più niente, e mi ha anche detto che mi avrebbe coperto d'oro, che mi avrebbe dato cinque milioni però non dovevo dire niente a nessuno. Io voglio diventare famosa, diventare cristiana, non mi va di avere il nome macchiato per questa storia, ma quando mi fotografano? Mi ha detto quel signore pelato della televisione di raccontare di quando volevo inventarmi una vita parallela dpo che mio padre mi aveva picchiata. Sono la nipote di Mubarak? Io vengo dal Marocco, ma può anche darsi, chissà. Ma quando finisce questa serata, non ne posso più. Ecco, mi hanno detto puttana dalla pista, non è vero, ci sono solo andata alla villa, ho detto a sedici anni che ne avevo ventiquattro e lui non mi ha affatto toccata. Va bene, ho rubato ma è stato un momento, poi i soldi li avrei restituiti. Io devo uscire bene da tutte queste situazioni, me lo ha detto pure lui,Gesù, sono stanca, portatemi a casa mia dov'è Luca, mi aveva detto che mi avrebbe chiamata, e queste scarpe mi fanno male...





Lui



Emiliooooo!

Dov'è il catalogo? Devo sceglierne altre, che queste stanno diventando rancide, rancorose, non ci si può più fidare, e poi mi sono rotto il ***** di fare sempre la sceneggiata in televisione, ormai Masi mi chiama direttamente per sapere se posso intervenire nei programmi con meno share, per tirarli su, accidenti a quella checca, questa è una delle sue idee, io me ne volevo andare per sempre ad Antigua, ho faticato tanto per comprarla, mi tocca rimanere qua, ma sai quanto sono meglio le negrette di laggiù, pelle fresca e soda, te la cavi con un regalino e sono tutte tue, se hanno sedici anni non gliene frega niente a nessuno, Emiliooooo! Dove sei, ho finito il Cialis! Ecco, stanno provando le luci nella tavernetta, Piersilvio dice che fanno truzzo, ma a me piace, mi ricordano le crociere e il Drive In, ah, Carmen, Tinì Cansino, Johara, Beppe Recchia, Has Fidanken, dove siete? Ora verranno qui da me L'Infermiera e la Poliziotta, la Brasileira e la Scolaretta, sì, tutte con me e Fede, vero Emilio che ci sarai anche tu? Emilioooooo!


Cribbio!



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Il Tricheco


La gente dice che sono matto...


Dovrei farne settanta, oggi.
Se fossi ancora là.
In tutto il mondo stanno suonando la mia Imagine, in tutte le salse possibili.
Proprio davanti a quelle persone a cui non era diretta. Papi, capi di stato, capoccia vari. Vatti a fidare di un arrangiamento al pianoforte.
Hanno fabbricato chitarre simili alla mia con la mia foto sopra. E fin qui pazienza, anche ai tempi con Paul e George e Ringo facevano soldi con la parafernalia a noi dedicata.
Hanno messo all'asta un mio bagno, cosa si credono, di sedersi lì sopra e trovare l'ispirazione?Hanno stampato di nuovo le mie canzoni, in cofanetti da due, da tre, da quattro, da cinque.
Hanno preso un filmato dove parlavo del mio libro




A Spaniard in the Works e di cosa mi avesse ispirato a scriverlo, mi hanno messo sopra un'altra voce e mi hanno fatto fare la pubblicità ad un'auto.
Come dicevo ad Elvis qualche tempo fa, a volte mi chiedo se quello che ho fatto non sia finito in una brutta borsa ...
Una ragazza in Italia ha cantato questo testo su di me; peccato che Yesterday sia di Paul, anzi, lo prendevo pure un po' in giro all'inizio, diceva che aveva trovato l'ispirazione in un sogno...





Vedo tutti quanti darsi da fare in nome mio, fanno film su quando ero ragazzo ,



Io li lascio scorrere.

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I Frammenti del Calippo e della Bira


Un frammento del filmato

E 'stato rinvenuto un sensazionale documento visivo risalente alla prima metà del 21° secolo. Apparentemente si tratterebbe di una serie di domande e risposte interpretate all'esterno, in un luogo con molte persone vicino al mare forse utilizzato per riunioni di carattere religioso. Le domande sono poste da un uomo adulto a due fanciulle in abiti ed acconciature rituali, e sono tutte a carattere fortemente speculativo: il filmato in questione sembra essere stato girato in una piana sabbiosa, forse luogo consacrato alla Verità. Siamo riusciti a trascrivere quasi tutto il dialogo grazie ai nuovi sistemi di filtraggio e pulizia delle immagini in movimento antiche.





FRAMMENTO 1:

Interrogante: Fa caldo… (1)
Fanciulla 1: Sì troppo… Cioè stamo tipo a ffà ‘a colla (2) , fa troppo caldo… Ma che mme stà a ripijià? (ride) Famme quarche domanda…

Interrogante: Te l’ho chiesto, allora: come resisti al caldo?
Fanciulla 1: Che ne so, me vado a ffà ‘na doccetta llà, perché ar mare dopo pizzica tutto…
Interrogante: Fino a quando resisti? (3)
Fanciulla 1: Eh n’oretta…no neanche, te devi annà a ffà subbito ‘r bagno, lavà ‘a capoccia, te pija subbito ‘n insolazzione.

(1) Questa frase è l'elemento formulaico del frammento 1.

(2) La risposta stamo tipo a ffà 'a colla ha suscitato molti dubbi da parte degli esperti linguistici sul suo vero significato. In quel periodo è certo che i riti religiosi estivi includevano lo stare immobili in adorazione di una divinità legata ai culti solari: tuttavia non si capisce se la colla di cui si parla fosse secreta proprio dalle fanciulle durante detti riti - e per questo venivano venerate come sacerdotesse - oppure se in realtà fosse il termine Faacolla , o luogo ove si svolgevano i riti. Questa seconda ipotesi sembra essere avvalorata dalla terza frase Ma che mme stà a ripijià? che potrebbe essere la Domanda iniziale del rito - le sacerdotesse vengono ripijate, ossia osservate durante il Rito. A questo segue infatti l'invito Famme quarche domanda…

(3) L'Interrogante chiede a questo punto alla Fanciulla 1 quando il Sole darà un Segno di sè sulla sua pelle, e la risposta accenna a sacri lavacri per non incorrere nella Sua ira divina (lavà ‘a capoccia).

A questo punto vi è un'interruzione che non è stato ancora reso possibile restaurare; l'Interrogante deve aver posto un'altra domanda alla Fanciulla 1 alla quale ha risposto qualcosa (purtroppo non si è riusciti a ricostruire l'audio a questo punto):

FRAMMENTO 2 :

Interrogante (rivolgendosi alla ragazza 2) : E tu?
Fanciullla 2: Io pure ‘r Calippo (4) , poi se sémo prese à bira… (5)
Interrogante : Ahi ahi ahi ahi ahi, la birra non va mica bene! (Audio perduto)
Fanciulla 1: ‘Na bira ghiacciata…
Fanciulla 2: E vabbè, mejio de gnente, dài, su… Poi ar mare uno se deve divertì, se deve (5) . Pè ffòrza, arivederci! (6)

(4) Stavolta parla la Fanciulla 2, forse la seconda officiante, che afferma di avere pure ‘r Calippo. Questa è senza dubbio la parte più controversa del Frammento 2. Cosa o chi è Calippo? Il nome segreto del dio che adoravano in quel dato periodo storico (recenti ritrovamenti mostrerebbero dei frammenti visivi con dei fanciulli correre con degli oggetti con su scritto, appunto, Calippo fra le mani: una rappresentazione dei succitati culti probabilmente dedicati alla fertilità) ? Oppure, scomponendo la frase si ha Pu Rer Cal Ippo , che secondo recenti studi altro non sarebbe che A Te Mio Signore nella prima parte.

(5) Nella seconda parte si ha 'A bira o Abira , un' invocazione alla dea dell'abbondanza.
L'Interrogante sembra prima negare - sopraffatto simbolicamente dalla sua potenza - poi chiedere le qualità di Abira, procedendo con il rituale. La Fanciulla 1 risponde ghiacciata, ossia proveniente dal Profondo e Freddo Buio per dissetare i fedeli con la Conoscenza.
La Fanciulla 2 riprende la formula affermando (5) ar mare uno se deve divertì, se deve… Pè ffòrza. Questo è senza dubbio il momento più alto della cerimonia, che mostra il Volto della Verità e la fine del rito della Speculazione (arivederci! )

la scoperta e decrittazione dei Frammenti 1 e 2 getta indubbiamente una luce nuova sui culti religiosi dell'inizio del 21° secolo.
Vi sono sovrapposti alle immagini dei segni corrispondenti a lettere di un alfabeto sconosciuto la cui decrittazione sarà una delle prossime sfide.

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Policlinici e cliniche

L'atmosfera di un policlinico è insidiosa.

Appena entri, ti sembra tutto tranquillo, ci sono due infermieri che chiacchierano in un angolo, altre tre persone disposte artisticamente sulle panche, una in piedi. Sembra la versione ospedaliera di quella scena de L'anno scorso a Marienbad in cui tutti sono immobili.
Ti avvicini alla sala triaggio (italianizzazione di Triage o metodo per distinguere i malati gravi da quelli quasi morti, da cui "triaggiare un paziente"). Cinque o sei fogli sono disposti in senso verticale sulla scrivania dell'infermiere-cerbero addetto allo smistamento (alla sua sinistra). Sono disposti in modo che si veda subito il numero in alto a sinistra di ciascun foglio. Un numero, un caso. Ripeto che ANCORA è tutto calmo. Una signora si avvicina furtiva a quei fogli, vuole sapere a che ora verrà ricoverato suo marito.

Non l'avesse mai fatto.

L'atmosfera Marienbad è rotta. L' infermiere-cerbero si avventa sulle cartelle dicendo che il marito è stato visitato e deve ASPETTARE per il ricovero. Si mette poi a smanettare disperato sul computer del Pronto Soccorso, dove appaiono dei nomi entro campi giallo canarino. Il giallo è il colore peggiore del triaggio: vuol dire mediamente critico, presenza di rischio evolutivo, possibile pericolo di vita; quindi se non si peggiora, se il dito tagliato non penzola troppo,il coltello non è poi andato troppo vicino alla giugulare e il colorito è giallo ma non diventa verde e non si vomita a tocchetti inneggiando a Satana e a Gigi D'Alessio, si può attendere nella

SALA D'ASPETTO

che nel caso del Pronto Soccorso dell' "Umberto I" a Roma è dotata di lucenti sedie d'acciaio inchiodate al terreno. Può assomigliare alla sala d'aspetto di una stazione nei momenti migliori, e in una bolgia di lamenti cinque minuti dopo, quando le barelle vengono depositate con i pazienti sopra. Ogni paziente dovrebbe essere corredato da un solo "accompagnatore", in realtà arrivano - nel caso di pazienti maschi: moglie, mamma, fratelli, badanti, in certi casi il prete per l'estrema unzione, tutti. Nel caso di pazienti femmine: la sorella (se ce l'ha), l'amica/collega, i figli piccoli e il marito che si assenta e va nel corridoio, dove annuncia "Non c'è campo!" ed esce dalla porta del Pronto Soccorso per non fare più ritorno. Dopo un po' arriva un'infermiera che cerca di scacciare i parenti più riottosi, "che poi ci vengono a fare i controlli..." una, due, più volte. Arriva finalmente

L' UOMO COL FOGLIO

e tutte le teste si voltano. Dice alto un nome, e il paziente corrispondente (se ancora vivo) si rianima e viene trasportato faticosamente fuori dalla sala d'aspetto con due-tre parenti aggrappati alle caviglie. Gli altri si rimettono a sedere, alcuni tornano dall'infermiere del triaggio per protestare ("quello mica stava tanto male, lo avete fatto passare davanti a tutti!"), un paziente in barella invoca badante e figlia e si vuole togliere il pannolone, un'altra nella barella accanto tiene a bada i bambini, si va in cerca della Bottiglietta d'Acqua - le macchinette distributrici funzioneranno?- Seguendo l'Uomo col Foglio che ha chiamato il paziente affinchè venga visitato, ci si inoltra nei corridoi interni del Pronto Soccorso, corredati da misteriose salette d'aspetto quasi sempre vuote, fino ad arrivare all'apoteosi della Sala dove si tengono i pazienti sotto osservazione in attesa di essere smistati ai vari reparti o in altri ospedali. Là, in un salone circondato da stanzette contenenti gli ambulatori (una con delle sedie e poltrone per quelli meno acciaccati) si concentra, in due file di otto letti cadauno, nella

SALA OSSERVAZIONE

tutto il dolore del mondo. Un groviglio di tubi, mascherine e pazienti che scalciano o se ne stanno immobili. Infermiere che si muovono da una parte all'altra del salone mentre arriva il pasto e quasi nessuno sa come tenere il vassoio in mano perchè non c'è spazio; le tragedie arrivano però con il tetrapak della spremuta d'arancia, e qui non c'è scampo dato che i pazienti, incastrati fra un letto e l'altro, non riescono a ficcare e a far rimanere nel buchetto ricoperto di stagnola la cannuccia del tetrapak in dotazione, perchè è troppo corta (le dimensioni a volte contano). Così si hanno ogni tanto schizzi improvvisi di aranciata che vengono scambiati per sangue e rimessi in circolo nelle vene con le flebo. In questa sala d'aspetto infernale nelle salette si discute di tutto: dal numero giornaliero di pannoloni che ci vogliono per l'anziano parente alla convenienza delle tariffe dei telefonini. Non si sa dove lasciare il vassoio con la cena una volta finito di mangiare, così si riscontra la presenza di polpettine orfane vicino alle maschere dell'ossigeno.

La Sala Osservazione è collegata all'atrio principale - con la sua bellissima scalinata umbertina -
da una porta blu che non si deve aprire dall'esterno, pena la calata dei parenti all'interno della sala stessa. Così accanto al Gabbiotto dell'Accoglienza e a destra della porta blu si dispongono al momento delle visite tre-quattro persone con buste e valigie in mano, pronte a scattare non appena l'infermiera addetta all'Accoglienza riceve l'okay per farne entrare UNA SOLA. Gli altri stanno seduti a ricordare fatti e fattacci di ricoveri ed altro ("e allora lui mi ha chiesto: 'Ma come faccio ad adoperare il pappagallo? Che devo fare?' e allora gli ho detto: 'Hai presente quella cosa piccola in mezzo alle gambe che non ti senti più? Ecco, quella ci devi mettere'.) Alla fine dal purgatorio del Pianterreno si può essere trasferiti nei singoli reparti, o si va nella


CLINICA

che ha un'atmosfera ancora più insidiosa.

Come ci si avvicina alla Clinica si nota che il traffico scorre più velocemente, e le autoambulanze non devono scavalcare le auto per avvicinarsi alla meta. La Clinica ha un ufficio accettazione molto simile alla concierge di un albergo, e uno tira un sospiro di sollievo perchè sembra effettivamente di entrare in un albergo - da notare che oggi il massimo della goduria è dato dall'immagine del grand hotel: perfino le navi da crociera hanno dovuto progettarle simili ai grandi alberghi-. Ci sono le poltrone in sala d'aspetto, gli ascensori, le pareti sono listellate di legno invece di avere sopra scritte tipo "sono qui per raccontarla". Mai domandare troppe cose una volta nella Clinica: il personale di solito ha un atteggiamento più guardingo e allo stesso tempo rilasato, di chi non deve difendersi troppo dai pazienti. Gli stessi familiari in visita, se al Policlinico sono un'orda scomposta in Clinica si adeguano allo standard di comportamento del Cliente. E' incredibile l'effetto che produce questa parola: fa diventare subito più attenti e consapevoli, le borse - ogni parente arriva con almeno due borse - non vengono buttate dove capita, ma tenute accanto alle gambe. Le stesse persone quando ricevono le chiamate sul cellulare non si contorcono in cerca del campo, ma tengono l'apparecchio elegantemente accostato al viso. In più si scambiano sussurrando informazioni sulla salute dei propri pazienti (niente di più lontano dal rincorrersi delle diagnosi degli ospedali). Appare una luce: è il medico. La gente si accosta a lui come per i Santi Misteri, lui spiega a voce bassa e ripete le cose una volta sola. Poi si defila. I pazienti già ricoverati nel frattempo stanno un po' rannicchiati e un po' seduti davanti ai tavolini delle loro stanze dove c'è il vassoio con il pasto. Hanno un po' paura anche loro, paura di comportarsi male e di ripiombare per punizione nella Sala Osservazione del policlinico, quindi si aggrappano alla flebo e fanno - alcuni - le parole incrociate su dei grandi almanacchi che ne contengono centinaia, alcuni con la foto in bianco e nero di Gigi D'Alessio al centro dello schema.
Il Bar della Clinica ha un aspetto più da "bar dei sobborghi", con pochi selezionati clienti che chiacchierano col figlio del gestore - c'è sempre un Figlio di Barista in questi luoghi, che distribuisce caffè al vetro e non si ricorda il prezzo delle caramelle - . Al contrario dei bar policlinici, presi d'assalto da cavallette in camice bianco. Quando scende la sera c'è un momento in cui tutto è fermo e silente in attesa del carrello portavassoi con la cena ("ce lo danno lo stracchino?"). I parenti si preparano ad andarsene - la Clinica è sempre leggermente fuorimano, in sobborghi profumati di gelsomino - e a lasciare i pazienti. Perchè la grande differenza è questa: dai Policlinici non te ne vai mai, sembra sempre che la gente venga curata meglio grazie alla tua presenza. La Clinica fa in modo che tu te ne vada anche se non vuoi.