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Lucatiè, facciamoli neri!

Compra a poco e vendi a molto (anche a Natale)...



Uno dei piaceri del Natale è quello di non vedere in televisione le solite facce. Lo so, ora ci sono i canali satellitari e volendo si potrebbe evitarli - tanti lo fanno - , ma il brivido di accendere l'apparecchio televisivo (primo telecomando, telecomando del decoder, tre secondi di sintonizzazione, "Dove @&**!^ sta il primooooo?") e non vedere di default Carlo Conti o Bruno Vespa è troppo seducente per tirarsi indietro. La sera del 24 arriva quello per cui avete atteso tutto l'anno: Una poltrona per due, ossia Trading Places (1983) di John Landis con il trio Dan Aykroyd - Eddie Murphy - Jamie Lee Curtis, seguito da Natale in casa Cupiello (1931) di Eduardo nell'edizione televisiva del 1977. Il film di Landis è il perfetto incrocio fra il Pigmalione di G.B.Shaw e Il principe e il povero di Mark Twain, partendo da La vita è sogno di Calderòn de La Barca . La storia del ladruncolo Billy Ray Valentine (Murphy) che, a causa della scommessa dei due fratelli miliardari Duke, scambia involontariamente la propria vita con quella del ricco agente di cambio Louis Winthorpe III ( Aykroyd) e diventa il nuovo mago di Wall Street mentre il secondo discende via via tutti i gradini della scala sociale è narrata in modo a dir poco perfetto, con un occhio agli stilemi delle screwball comedies degli anni '30 - '40. Il film è diviso idealmente in tre atti: 1) la Scommessa dei due fratelli Duke; 2) l'Ascesa di Valentine e la Discesa di Winthorpe; 3) lo Svelamento dell'inganno e la Vendetta ai danni dei Duke.




Il finale di Una poltrona per due , dove Valentine e Winthorpe si vendicano degli dèi.

Quello che colpisce di tutta la storia, al di là degli elementi di critica sociale (non dimentichiamo che il film è stato girato in un momento in cui il mito dello yuppie e dell'alta finanza era ben vivo e vegeto, Wall Street di Oliver Stone arriverà solo nel 1987), è la consapevolezza che la vita che noi consideriamo "autentica" può essere in realtà quella falsa quando il Destino o una scommessa ci mettono lo zampino. Anche Luca Cupiello (il personaggio interpretato da Eduardo nella sua commedia) ritiene che l'unica vita degna di essere vissuta sia il presepe che indefessamente sta costruendo per Natale. Cerca di convincere figlio e moglie della bontà del suo progetto, ma nel corso della commedia verrà crudelmente smentito, buttato in pasto alla realtà. Nell'ultimo atto è regredito per il dolore a uno stato pre-infantile, domanda per l'ultima volta sul letto di morte al figlio Tommasino "Te piace 'o presepe?" e si sente rispondere, stavolta, di sì. quella di Luca Cupiello è una vita immaginaria - per tutta la commedia non fa altro che evitare di capire che la sua famiglia non è "un presepe". Tuttavia non si vendicherà nei confronti di chi gli ha buttato in faccia la realtà, bensì morendo crederà ancora più disperatamente nella "sua" realtà, convincendo anche il figlio riottoso .




Il finale di Natale in casa Cupiello , dove Luca morente abbraccia i figli.

Entrambe le opere fanno uscire e rientrare i loro personaggi dalla loro vita, ed è forse anche per questo che vengono trasmesse e ritrasmesse in un periodo "fuori dalla realtà" come quello Natalizio.

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Come fare un albero di Natale

Una guida "for dummies" per preparare un albero di Natale medio, fatta da chi, quel giorno - e anche gli altri anni precedenti - C'ERA.

Colonna sonora: Don't Look Down di The Divine Comedy (intro) dall'album Promenade

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Souvenir d'Italie

Quando i souvenir non facevano male...



Mio zio aveva un negozio di fiori. "Fiori e cose belle" diceva la scritta bianca sulla tenda blu del negozio. Fra le cose belle si potevano ammirare delle composizioni di fiori secchi e riproduzioni minuscole dei principali monumenti d'Italia.
Fra le leggende che circolavano nella famiglia di mia madre spiccava quella del famigerato Rappresentante all' Ingrosso di Souvenir, che si appellava sempre al nome della sua mamma per vendere la sua mercanzia - mio zio soleva nascondersi terrorizzato nel laboratorio del negozio lasciando a mia madre l'ingrato compito di fronteggiare l'infausto venditore. Fra i souvenir,
oltre a quelli più "seri", c'era anche una serie di riproduzioni in ceramica dipinta a mano di un minuscolo WC con una composizioncina di fiori secchi che usciva dall'interno, e la terribile scritta sulla tavoletta: saran potenti i principi / saranno grandi i re / ma quando QUI si siedono / son tutti come me! (erano articoli molto venduti a quei tempi) . Per non parlare della Confezione di Lusso, dove in una scatola trasparente alloggiavano un'orchidea con il gambo mozzato nella fialetta piena d'acqua, un Colosseo di polvere di marmo pressata e del Verde - nome scientifico Asparagus Plumosus - tutt'intorno.
Le riproduzioni in piccolo dei monumenti soddisfano, si sa, la nostra sete di cultura a poco prezzo: sono un brillante compromesso fra la voglia di portarsi via un pezzo di vestigia e il dovere di essere eruditi sulle civiltà che abbiamo visitato. I souvenir sono indicati anche come il simbolo più nefasto del Cattivo Gusto estetico, qualcosa di cui vergognarsi, che ci fa sentire tutti degli squallidi turisti invece che dei raffinati viaggiatori, i quali magari non comprano souvenir ma si fregano qualche antico coccetto per poi parlarne con nonchalance anni dopo.
Questo senso di familiarità e simpatico squallore che si porta appresso il souvenir ha una conferma nell'incidente capitato a Silvio Berlusconi a Milano. Normalmente gli attacchi esterni alle persone di potere avvengono in tre modi:

1) satirico - gettare una torta o monetine in faccia, mostrare parti intime e/o gridare cose sgradevoli in faccia al potente di turno.
2) sessuale - mandare su nello studio o in camera del potente una o più bellissima/e e molto convincente/i arma/i del sesso opposto (o anche no)
3) definitivo - agguato con cecchino appostato sul terrazzo. Bomba a mano gettata durante uscita ufficiale. Auto piena di tritolo fatta saltare a distanza.
Ora, il lancio di un Duomo di gesso in quale contesto si colloca? L'arma, come abbiamo stabilito, è vagamente ridicola. Una torta alla panna è già più istituzionale, si vede che il destinatario del lancio è considerato seriamente. Per non parlare del fucile col silenziatore. Tutta la scena del lancio del souvenir, che dovrebbe avere l'epicità del filmino Zapruder
che colse gli ultimi istanti di vita di John Kennedy, sembra inventata invece da Bruno Vespa, cantore dei modellini in scala delle nostre angosce. E se fosse il souvenir il contrappasso per un modellino di Paese ?

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T'a vò fa fà 'na foto?

I' metto a ffòco e...tà!


Nel mio post precedente il demone del sesso (e del sessismo) aveva preso il mondo del Lotto. Ora un annuncio sulle nuove fotocamere digitali Fuji mostra i desideri segreti di uomini e donne di fronte alla macchina fotografica.

L'occhio fotografico, da quando fu inventato nel 19° secolo ha sempre suscitato appetiti insaziabili. Prova ne è la famosa canzonetta comica napoletana scritta nel 1947 Fatte fà 'a foto , dove lui non vede l'ora di usare la Kodàk per fo...tografare lei. Forse è a questa canzone che devono avere pensato i copy della campagna Fuji per l'ultima digitale:


vediamo un volto diviso in due e perfettamente combaciante, maschio a sinistra, femmina a destra. Dalla parte sinistra, apprendiamo cosa vuole l'uomo da una macchina fotografica:


Vorrei uno zoom lungo e un sensore innovativo...


Naturalmente il lato "orizzonti della scienza e della tecnica" appartiene sempre all'uomo. Questa volta però la compatta si è trasformata nelle intenzioni dei pubblicitari in un prolungamento della potenza virile. Ve l'immaginate uno che si vanta dicendo: vieni a casa mia, non faccio per dire ma ho lo zoom lungo e il sensore innovativo? La povera vittima si ritroverà a dire a sua volta, per non sfigurare,


vorrei fosse piccola, sottile e raffinata...


E qui le ipotesi si sprecano. Se lei la vuole piccola e sottile, come fa lui con lo zoom lungo e il sensore innovativo? Viene fuori una situazione come quella illustrata ne L'occhio che uccide ?


Alla fine arriva la domanda:

pensavate che prestazioni e bellezza non potessero coesistere? Come dire: pensavate che chi ha fatto il liceo classico non riuscisse a montare una mensola? Quello che sconcerta di più in questa riedizione di stereotipi anni '50-'60 - ricordo una vecchia pubblicità del trapano Black&Decker che appariva sul Monello, dove una moglie guardava ammirata il suo uomo impugnare detto trapano come James Bond la sua pistola - è che alla donna tocchi sempre desiderare l'involucro invece del contenuto. Involucro e contenuto inoltre si fanno qui esplicita metafora sessuale sull'immagine di un volto diviso in due (X e Y in ciascuno di noi? Allusione a via Gradoli?). Insomma, se volete acquistare una macchinetta digitale per riprendere a Natale i parenti venuti a trovarvi, non cominciate a disquisire poi sul vostro zoom che "centrerebbe una mosca a un Km di distanza", o di quanto ce l'avete raffinata: potreste far insospettire.

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Quando i sogni non sono uguali per tutti: il caso 10 e Lotto

A proposito della giornata mondiale contro la violenza sulle donne di una settimana fa, la campagna su stampa del 10 e Lotto presenta due annunci inquetanti. Lo scopo della campagna è quello di mostrare delle persone normali che, dopo avere vinto al Lotto, inviano lettere ai loro "referenti"- aguzzini, mandandoli elegantemente a quel paese. In questo caso le persone sono due, maschio e femmina. Il maschio si trova all'aria aperta, in maglietta nera e i capelli (rossicci / al vento), dietro di sè una scogliera, accanto a sè una ragazza sorridente, forse l'indigena con cui ora sta dopo aver abbandonato la moglie. La foto è ripresa al tramonto, ed ha i contorni sfumati di certa fotografia che si poteva ammirare in film anni '70 di argomento "alternativo" . La lettera recita così:

Egregio direttore: con le pratiche che mi ha chiesto ho fatto un aeroplanino. Per ulteriori chiarimenti, mi trovo in Australia.



Quindi, cosa ha fatto questo signore una volta incassata la vincita? Ha perseguito il suo vecchio sogno, è andato in Australia non da povero emigrante come Alberto Sordi in un suo celebre film ma da fiero Expat. L'impressione che se ne deriva è quella di un uomo che ha in pugno il suo destino e che intende ricostruirselo agli antipodi.

La femmina non si trova all'aperto, ma nel chiuso di una palestra, - anche se le finestre sono ampie, segno di health club danaroso e non dopolavoro affogato in un seminterrato condominiale -. Non è fuggita in Australia e non manda il suo capufficio a quel paese, ma ci tiene a comunicare al suo "ex" ( che si era dato il famigerato "periodo di riflessione" ) che, grazie alla vincita al 10 e Lotto, lei si è regalata

...4 personal trainer. Se hai voglia di rivedermi, conservati questa foto.


La stessa ragazza posa in abbigliamento "palestra-succinto", con calzoncini stretch e top-brassière dello stesso celeste della bottiglia, che lei tiene in mano con aria maliziosa. L'ispirazione stavolta sono gli anni '80 del film Perfect con Jamie Lee Curtis
e dei video aerobici di Jane Fonda. Da queste due visioni si evince che:

l'uomo, quando vince una grossa somma di denaro, mollerà tutto e tutti andrà lontano lontano. Con un' (altra) donna al suo fianco, che lo guarderà adorante. Vendetta di alto profilo, che serve a soddisfare sè stessi.

La donna, quando vince una grossa somma di denaro, non si sposterà geograficamente più di tanto, ma penserà solo a farsi bella e a soddisfarsi sessualmente in modo plurimo alla faccia dell'ex. Vendetta di basso profilo, che serve a soddisfare l'immagine che gli altri hanno di te.

A voi le conclusioni.