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Esti cabrones! Il comandante Raymundo Navarro o la Space Oddity di Alto Gradimento


Alò! Soy en avarìa aquì! Los astronautes americanos y sovieticos me salutan y me sfoton da los oblones, y me pasan como razzos..


Tutto il mondo ha celebrato i sessantasei anni di David Robert Jones, in arte David Bowie. Lui ha fatto uscire dopo dieci anni di assenza una malinconica ballata berlinese dal titolo Where Are We Now?




Uno dei suoi pezzi più iconici del periodo pre-Ziggy Stardust,  Space Oddity, racconta di un uomo sospeso nello spazio che potrebbe anche essere sospeso dal mondo, o isolato per via della droga (Bowie ha sostenuto che parla semplicemente "del sentirsi soli"). Profondamente influenzata da 2001 Odissea nello Spazio , Space Oddity ha trovato nel corso degli anni alcuni tentativi di imitazione come per la Settimana Enigmistica : in Italia c'era il famoso caso di McKenzie partito per Giove - con la moglie rimasta sulla Terra in sala controllo che fra due mesi avrà il primo figlio la cui voce diceva "Help Me", poi silenzio e niente più (Help Me dei Dik Dik, 1972)




Elio e le Storie Tese in una scellerata parodia di Help Me hanno avanzato dei forti dubbi sulla paternità di McKenzie:



Comunque la versione a mio parere più fedele allo spirito bowiano è quella del Profugo dello Spazio Com. Raymundo Novarro che si collegava allo Studio Zeta di Alto Gradimento. Lanciato da un progetto spaziale che comprendeva tutte le nazioni europee, il povero comandante vaga da ocho años nello spazio con neanche una muchacha e nada alimientos, con la puempa do carburente che fa rumores todo el tiempo e lo sportiello  della nave spaziale Paloma II (il primo è andato distrutto) che està scardinado. Ricopre d'improperi (esti cornudaccios!) la torre di controllo di Madrid e tutta l'organizzazione europea fra i commenti comprensivi di Arbore e Boncompagni. Dopodichè esce dalla comunicazione fra suoni spaziali simili a quelli del Pianeta Papalla della pubblicità della lavatrice Philco. Ecco un primo audioclip del nostro Comandante:


Comandante Navarro - clip 1

Arbore e Boncompagni giurano di aver conferito con tutte le potenze europee che gli hanno combinato la vacada di lasciarlo nello spazio. Lui rotea come asino vagabondo nel trabiculo metàlico scasado tenuto insieme con seralaca y còla de Cocoìna, còla de fariña y molìcas de pagnottas.

Comandante Navarro - clip 2

C'è una disperazione dietro alle folli invettive del comandante Navarro (interpretato da Mario Marenco) che è stranamente simile a quella di Major Tom, l'astronauta di Space Oddity. (Here I am sitting in my tin can far above the Moon/ Planet Earth is blue and there's nothing I can do). Vittima del Grande Inganno spaziale, vuole tornare a casa, non ha neanche una muchacha ad aspettarlo sulla Terra, e nemmeno qualcuno da quaggiù a chiedergli Can you hear me Major Tom?  
Puerca vaca.

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Manizing "Womanizer": Britney Spears VS Franz Ferdinand

You WOMANIZER!

 Quando  si decide di fare una cover di un brano di successo si sta bene attenti affinchè le liriche coincidano con l'orientamento sessuale di chi canta. Dopo la morte prematura di Lucio Dalla sono state fatte molte discussioni se la Cara a cui si riferiva non fosse in realtà un Caro sotto mentite spoglie. Per lungo tempo si è teorizzato sulle canzoni "da donna" e quelle "da uomo", se è soltanto una questione di cambiare le desinenze finali di aggettivi e pronomi oppure se sono due cose non comunicanti fra di loro. Un primo esempio di passaggio donna-uomo è questa Mi sei scoppiata dentro al cuore, pezzo classico di Mina, qui nella versione di Alessandro Fontana (2011):


 

Qui invece l'interpretazione originale di Mina:


 

 La stessa Mina  si è cimentata più volte nell'area "maschile", cantando ad esempio di motociclette 10HP che allora erano non erano considerate roba "da signore". C'è da dire però che l'idea base de Il tempo di morire di Battisti-Mogol si basa più sul patto disperato di una persona che sulle cromature, cosa che può essere cantata da chiunque:

 


Trasferendoci nel mondo del pop-rock anglosassone verrebbe da dire che le cose dovrebbero essere più semplici e il passaggio uomo-donna (o donna-uomo) meno indolore, anche per la mancanza di desinenze connotative. Errore. Se un pezzo è per una "diva" (plurale "divas"), ossia una popstar femmina dotata di ego strabordante, la versione XY può essere una iattura. Immediatamente si vengono a formare sulla testa del/i malcapitato/i sospetti di "tradimento" ormonale. Quando nel 2008 Britney Spears dopo un lungo periodo di sbandamento personale e un album, Blackout, che non aveva dato i risultati sperati quanto a vendite, uscì con il nuovo singolo - e il conseguente album Circus - dal titolo Womaniser, questo brano fu il più suo grande successo negli USA dopo Baby One More Time . Il testo è la presa di coscienza di una donna che riconosce che il suo uomo è uno sciupafemmine inveterato e giura che non ci cascherà mai più. Un concetto già espresso a suo tempo da Patty Pravo ne La bambola , e ribadito da questo video ricco di effetti morphing (ATTENZIONE! Il video contiene scene di nudo femminile in sauna):






Arriva il 2009 e nella trasmissione radio BBC Live Lounge gli anglo-greco-scozzesi Franz Ferdinand fanno sentire la loro idea su Womanizer. Come se, chessò, i Baustelle rifacessero appunto La bambola.  



Gettando il gender oltre l'ostacolo e soprattutto divertendosi un mondo, Alex Kapranos e soci tirano fuori il nucleo del pezzo che, al netto di tutte le campionature elettroniche sembra in realtà uscito dallo stampo di Happy Together dei Turtles (1967):



Sì, ma non era una donna quella che doveva lamentarsi del womanizer? E chissene, devono aver pensato i Franz forti del fatto che il testo cantato con il vocione decisamente baritonale di Alex Kapranos risulta stranamente più conturbante della vocina da zanzara campionata della Spears. Insomma, riescono a fare una versione "maschile" di un brano "femminile" senza cadere nella rilettura camp. Aggiungiamo che arrivati a metà si buttano a suonare Shopping For Blood, un loro vecchio brano (cominciare un pezzo interlacciandolo con un altro è una cosa che riesce molto bene ad Elio e le Storie Tese, come a dire: la madre delle canzoni è la stessa, eh!) e chiudono con un "You WOMANIZER!" che sembra l' EGOISTE! della pubblicità del profumo. Secondo me il womanizer ci ripensa.

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Na na na na na


Ma chi è Bony Maronie ?



Quello che rende indimenticabile una canzone si basa non tanto sulla melodia quanto su un qualcosa che "spezza" proprio la suddetta melodia. Può essere qualunque cosa: un vocalizzo, un colpo di tosse, un sospiro, un urlo... Come se la comunicazione che si instaura seguendo la melodia si interrompesse e diventasse improvvisamente più "diretta" tramite questi mezzi extramusicali.  Un esempio illuminante è la terza versione di Land of 100 Dances, uno dei pezzi standard del Soul anni '60. La terza, perché questo pezzo era partito con ben altri intenti....
Nel 1962 il musicista e cantante di New Orleans Chris Kenner  si volle ispirare ad un vecchio spiritual che diceva Fanciulli andate dove Io vi guiderò (Children Go Where I Send Thee), dove con il classico metodo della filastrocca si dava un significato biblico a ciascun numero (Il numero 1 è ovviamente Gesù). E se io sostituissi ai fanciulli le danze più in voga del momento? si disse. L'epoca - l'inizio degli anni '60 - era tutto un pullulare di danze e movimenti nuovi, come viene ricordato dal film di John Waters del 1983 Hairspray
Quello che ne uscì fu una specie di filastrocca ritmata introdotta da una voce che dice da un pulpito immaginario: "I'm gonna send you to the land of the 1000 dances" . 
Il pezzo non ebbe un grande successo e sarebbe caduto nel dimenticatoio se non fosse stato reinciso due anni dopo da un gruppo chicano di East Los Angeles, i Cannibal and the Headhunters. Sembra che il cantante si fosse dimenticato una parte del testo, e avesse deciso di inserire dei vocalizzi a caso (forse richiamandosi alla tradizione mariachi, chissà). 
Quello che ne uscì fu un brano velocizzato, con le ritmiche più accentuate e questa cosa all'inizio:



Na nananana nananana nanana nanana nananana!


Il pezzo viene così stravolto: il richiamo a voce - quasi un invito alla celebrazione - diventa il fulcro al posto dell'elenco delle danze.
Due anni dopo arriva la versione canonica di Wilson Pickett, quella con cui tutti si misurano ancora oggi. Stavolta l'arrangiamento perde ogni ripetitività, la velocità viene raddoppiata e inoltre Pickett introduce il pezzo con un ONE-TWO-THREE!  che da il la all'orchestra:



Il Na na na na viene spostato, isolato ed enfatizzato a 40'' dall'inizio (preceduto da un assolo di batteria), mentre il coro viene sostituito dalla sezione fiati. Il risultato è un pezzo con cui è difficile star fermi anche nel 21° secolo. 
Land of 1000 dances è diventato col tempo uno standard eseguito persino dalle bande musicali delle scuole americane.  Eccone un esempio:


 


Viene usato spesso al cinema, come nella spassosa scena di The Full Monty (1997, Peter Cattaneo) in cui l'anziano Mr.Horse (nella versione italiana Mr. Cavallo) tenta di rinverdire i fasti di quando era il "mejo  tacco" di Sheffield e dintorni. Cadendo rovinosamente a terra.
















 

 Una scena di The Full Monty: la difesa dell'Arsenal. Mr. Horse è il secondo da destra.



Molte versioni, dunque, sempre derivate da quella di Pickett, come questa di Ike and Tina Turner con le loro Ikettes:



Il coniglione che compare a 1:21 è il comico Tommy Smothers.



C'è anche una versione "sorcina" con Renato Zero che rievoca i tempi gloriosi del Piper di via Tagliamento a Roma:




Ognuno cerca la sua terra delle 1000 danze, e questa è una versione per famiglie timorate del 1981, tratta dallo show The Lawrence Welk Show . Da notare le giacche luccicanti con frange e i pantaloni con bande da carabiniere dei due attempati ballerini, il massimo della trasgressione rock consentita. Le vecchiette nel pubblico apprezzano:






Comunque la versione più strana è senza dubbio quella data dai Walker Brothers nel 1966 in un programma musicale tedesco .





 I Walker - che non erano nè brothers, nè inglesi come si poteva supporre - non erano tipi da danze sfrenate, e probabilmente fecero questa e altre cover per motivi discografici. Il risultato però è interessante: mentre John - quello più alto - si muove sinuoso e serissimo, Scott - che doveva avere già Jacques Brel nel sangue - lancia sofferente col dito puntato e la fronte bassa un La la la la inquietante. C'è una differenza abissale fra Na e La: la prima ha un andamento più scanzonato, da "non mi ricordo le parole". La seconda ha un tono più accusatorio, specie se detta con la voce di Scott Walker. Nell'arrangiamento di tipo beat è il basso a farla da padrone rispetto ai fiati, e tutto il brano ha un'impronta leggermente cupa, come se in fondo le 1000 danze non esistessero, o peggio ancora ce ne fossero solo 943.

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Flamenco rock

Post n° 200!


Con il frenetico ruoooaack!



 L'Italia ha perso contro la Spagna per la finale di Coppa UEFA. Ogni volta che penso alla Spagna mi viene in mente questo pezzo che cantava Milva nel 1960, Flamenco Rock. Il testo di Walter Malgoni (che tra l'altro scrisse un classico come il Guarda che luna di Fred Buscaglione) è una fantastica cavalcata su tutti i clichè che possono venire in mente quando si pensa alla Spagna. Chi canta esprime l'ardente desiderio di "visitar la Spagna":

 
 Dove ballano a ritmo sfrenato le belle andaluse...




Mi piacerebbe tanto visitar la Spagna
terra di matador e di grandi toreri



I matador e i toreri sono la stessa cosa, ma tant'è. C'è però qualcosa che cruccia la cantante:

Ormai anche laggiù nella caliente Spagna
Non si ballano più passi doppi e boleri



Questi due versi ricordano la canzone romana Roma forestiera, in cui si deplorava il fatto che Nannarella s'è scordata "d'èsse romana" e che s'è " 'nnammorata de 'sta musica 'merecana" e che quindi "For de porta 'n carozzella / a ballà la tarantella " non ci viene più. Non a caso entrambe le canzoni sono state composte fra gli anni '50 e i '60 del secolo scorso, in un periodo in cui s' intravvedevano nuove sonorità anche in Italia. Uno spettro si aggira nelle case spagnole:


Ora ballano il flamenco rock

Canta (due volte) l'inorridita Milva, e qui parte il ritornello che è una specie di invettiva sugli iberici sogni perduti. Il 

paradiso di sogni e di donne ardenti d'amore

ha tradito anche lui

le più belle canzoni del cuore  

per il frenetico ROCK!




Il testo non si ferma qui: cita la struttura del Lamento per Ignacio Sanchez Mejias di Garcìa Lorca , poesia che proprio a ridosso degli anni '60 divenne proverbiale grazie all'interpretazione su 45 giri di Arnoldo Foà - citata nel Sorpasso di Dino Risi - 

 
 Bel regista Antonioni!

Ne viene fuori una parafrasi dove al posto del torero Ignazio viene celebrato il funerale di tutta la Spagna:

Alle cinque della sera
non c'è il toro nell'arena
Alle cinque della sera
sono a letto i matador
Alle cinque della sera
non si vede una mantilla
sui bastioni di Siviglia fanno il rock!
Sì, fanno il rock!

(Detta da Milva con la sua bocca non proprio piccola la parola Rock diventa un minaccioso Ruoooack.) L'immagine degli spagnoli che ballano il rock sui bastioni di Siviglia è spiazzante, quasi come quella successiva delle case - visione a volo d'uccello: dalle Plazas de toros ai bastioni di Siviglia fin dentro le abitazioni -dove

Anche tu hai un disco dei Platters 

Che beffa! E non solo:

Dove ballano a un ritmo sfrenato 
Le belle andaluse
con il frenetico rock!

(Notare l'assonanza ritmo/sfrenato/frenetico, una delle migliori nei testi italiani, e come la musica quando Milva ribadisce il Ruoooack parta con le prime otto battute del boogie classico):


 
 Un esempio di boogie alla chitarra elettrica.

 Per non parlare dei ragazzi di Granada (paese di mille toreri, come diceva Claudio Villa), i quali, ben lungi dall'indossare 'o cazunciello stritto e 'a cammesella 'e picchè della canzone di Carosone se ne vanno

in giro coi blue jeans 

mentre i juke-box  a voce piena

a Madrid e a Barcellona fanno il rock!
sì, fanno il rock!

La situazione sembra disperata e senza vie d'uscita: si potrebbe pensare che Milva scelga di visitare un altro paese. Invece nel finale afferma (forse davanti a un'agenzia di viaggi):

Mi piacerebbe tanto
visitar la Spagna
e ballar con te
questo flamenco rock! 

Quindi non solo ha mandato giù il rinnovamento musicale spagnolo, ma vuole pure ballare il flamenco rock con qualcuno, forse sui bastioni di Siviglia. Dalla disperazione si passa di colpo al vabbè, c'è il flamenco rock, facciamocene una ragione. Come se gli autori, esaurite le invettive anti-Platters e anti-rock si fossero guardati in faccia e avessero detto "E mò come la finiamo?" " Ma sì, facciamo che la Spagna vuole vederla lo stesso per ballare il flamenco rock!"

Forse doveva ballarlo anche l'Italia, il flamenco rock.

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Inno di Natale 2011

"... E vvatte a cuccà!!!"


Dal mitico Renato Carosone e il suo complesso (Peter Van Wood alla chitarra elettrica e Gegè Di Giacomo alla batteria) l'unico canto di Natale possibile di questi tempi:




Mò Véne Natale

Mò véne Natale
Nun tengo dinare
Me lieggo 'o ggiurnale
E mme vaco a cuccà

Mamma, mamma
E ddamme 'na mano
'ccà doppodimane
fernesce 'a semmana
nun saccio cche ffà
(nun saccio cche ffà)



Mò véne Natale

Nun tengo dinare
Me lieggo 'o ggiurnale
E mme vaco a cuccà
(E vvatte a cuccà)



E ora, una traduzione per gli anglofoni (ne hanno bisogno anche loro):


Now Christmas Is Coming (English Translation)

Now Christmas is coming
Don't have any money
I'm gonna read something
Then I'm goin' to sleep

Mama mama
Oh please won't you help me
It's gonna be Saturday
Right after tomorrow
What I'm gonna do

Now Christmas is coming

Don't have any money
I'm gonna read something
Then I'm goin' to sleep
(So what? Go to sleep!)

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Ti prego, ti prego, ti prego, fammi avere ciò che desidero (almeno a Natale)

Possiamo fidarci di questo bambino?


Da qualche giorno è iniziato il periodo dell'Avvento, o  le quattro settimane che precedono il Natale. In questo periodo si nota una recrudescenza degli spot a carattere natalizio; mentre però in Italia ci si accontenta delle solite rappresentazioni con il coro dei bambini che canta E'NataleèNatalesipuòfaredipiùùùù e i genitori in platea che gongolano, in Gran Bretagna la pubblicità natalizia è una cosa seria. Le catene dei supermercati fanno a gara con campagne che definiscano la loro identità e target anche durante le feste comandate. Le profumerie-farmacie Boots hanno fatto di un pubblico femminile e assertivo la loro bandiera, e in questo spot riprendono tutti gli stilemi del film d'azione per ribadire il concetto che quando il Natale si fa duro, le dure iniziano a preparare i regali:




I grandi magazzini Marks and Spencer invece schierano i finalisti dell' X Factor inglese per cantare in coro in stile Do They Know It's Christmas? la disneyana When You Wish Upon a Star  :






Da notare l'inquadratura finale sull'interprete con la pelle più scura, nel segno dell'armonia interrazziale. 

Ed ora, la bomba finale.



La catena di abbigliamento, arredamento e articoli per la casa John Lewis ha un pubblico di riferimento di fascia più "alta" rispetto a M&S, quindi l'immaginario che propugna è quello riferito alla middle class: una bella casa a due piani nei sobborghi, una famiglia bianca, un bambino con la sorellina più piccola, il padre che legge il giornale...
Solo che tutto l'insieme è presentato in modo inquietante; i primi piani del bambino che non vede l'ora che finisca il tempo che lo separa dal giorno di Natale suggeriscono attese ben più cupe. La grande attenzione verso i dettagli in ogni singola inquadratura ci porta a pensare a un mondo claustrofobico creato dal bambino stesso per sfuggire a chissà cosa. Lo spot comincia con il totale sulla casa semi-detached (ossia con un muro divisorio che la separa dall'altra casa) sotto la livida luce dell'alba. Brutto segno.



La scena seguente, con il bambino che gioca nervosamente con una pallina da solo (ripresa in campo lungo) e il rumore della pallina nel silenzio, è degna di Shining.


Il trascorrere dei giorni che separano il piccolo dal Natale è reso sia con un montaggio veloce (la classica sequenza che mostra un soggetto fermo e il paesaggio che cambia intorno a lui, dal giorno alla notte, dalla pioggia alla neve) sia dai tentativi ingenui che fa il bambino di accelerare il tempo puntando una bacchetta contro un orologio a muro - e qui ci sono echi di Harold e Maude - , dall'atmosfera surreale al volto del piccolo attore in primo piano, non "carino" in modo codificato.





Lo spot si carica di tensione mentre gli altri familiari interagiscono preoccupati - la sorellina piccola - o meno - il padre, che legge il giornale e lo calma con un colpetto della mano al ginocchio, come si farebbe con un cane - 



Durante lo spot naturalmente non si può fare a meno di ammirare l'arredamento dal solido stile borghese e rassicurante, senza coatterie chav , di John Lewis. Ed è proprio questa cornice, che dovrebbe essere lo scopo per cui lo spot è stato girato, a fare volutamente da elemento perturbante all'intero filmato.
Finalmente Natale ariva, e il bambino salta giù dal letto, non guarda neppure i tanti regali ai piedi del suo lettino, corre verso l'armadio (notare che è la prima sequenza in cui si muove), prende un pacco enorme ed entra nella camera dei genitori ancora semiaddormentati. Il suo primo piano, finalmente sorridente, fa da sfondo allo slogan For gifts you can't wait to give ( Per regali che non vedi l'ora di fare). 


Questo spot non avrebbe sciolto in lacrime il Regno Unito se non avessero aggiunto alla narrazione la cover della ballata degli Smiths Please Please Please Let Me Get What I Want  . Questa canzone (ispirata a The Answer to Everything di Burt Bacharach) in verità non parla tanto del Natale, quanto del desiderio di un uomo di uscire dalla propria grigia esistenza ed avere una vita migliore)

Good time for a change
See, the luck I've had
Could make a good man bad

So please, please, please
Let me, let me, let me
Get what I want
This time

Haven't had a dream in a long time
See, the life I've had
could make a good man bad

So, for once in my life
Let me get what I want
Lord know it would be the first time
Lord know it would be the first time

In verità una  bramosia dissimulata serpeggia per tutto il brano, accentuata proprio dalla voce lamentosa di Morrissey, dalla brevità della composizione e dall'arrangiamento con la coda con il mandolino sul finale. La cover utilizzata per lo spot John Lewis è cantata da una donna, Amelia Warner (Slow Moving Millie) e l'arrangiamento è per piano e voce; alcuni hanno visto un "tradimento" della versione originale (e anche un "tradimento" di Morrissey e Marr che avrebbero permesso l'utilizzo di una delle loro canzoni più famose per una bieca pubblicità); in realtà Let Me Get in versione femminile è più appropriata per uno spot che si riferisce a un bambino e al Natale. Oltretutto, e questo lo ricordano in pochi, lo stesso brano, stavolta originale, fu adoperato anni fa per commentare il desiderio di una...birra. Per non parlare di tutti i film in cui ha fatto capolino, come (500) giorni insieme (2009). Quindi gli Smiths sono riusciti, nel lontano 1984, a creare una canzone sulla cosa più sfuggente dell'universo: il desiderio. Ed è per questo che Please Please Please Let Me Get What I Want si adatta così bene sia alle storie d'amore che alle cose da vendere. 



Qui sotto, un video sulla realizzazione dello spot John Lewis The Long Wait (La lunga attesa).
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Non si riesce mai a piacere a tutti in questo mondo: la leggenda delle Shaggs


I ricchi vogliono quello che hanno i poveri
e i poveri vogliono quello che hanno i ricchi
I magri vogliono quello che hanno i grassi
e i grassi vogliono quello che hanno i magri
Non si riesce mai a piacere a tutti
In questo mondo

(The Shaggs - Philosophy Of The World )


C'era una volta negli anni Sessanta del 20° secolo a Fremont, New Hampshire (USA), una famiglia poverissima, i Wiggin. Papà Austin, mamma Annie e sei figli, quattro femmine e due maschi. Il buon Austin si mise in testa di creare da parte della sua progenie un gruppo musicale. Nulla di nuovo: lo aveva già fatto Joe Jackson a Gary, Indiana, ed erano venuti fuori i Jackson 5. Senonchè Austin s'incaponì di far suonare le tre sorelle Dorothy, Betty e Helen a qualunque costo anche se queste ultime, a differenza dei Jackson, non avevano alcun talento musicale.  Comprò loro un basso, una chitarra e una piccola batteria e le ritirò dalla scuola affinchè potessero imparare a suonare. Le tre sorelle cercarono con gli strumenti di accontentare il loro padre aspirante manager e di fare del loro meglio. Lui le fece debuttare nel locale sotto casa (lancio di ortaggi alla fine dei "concerti"), e infine, nel 1969, decise di investire i suoi magri risparmi e di raggranellare altri soldi per far incidere un album al "gruppo", che aveva chiamato The Shaggs ("Le scaruffate") per le loro capigliature. Del disco vennero stampate mille copie. Novecento delle quali si persero - pare - assieme al produttore e ai soldi a lui versati. Le cento copie rimaste furono vendute e/o regalate alle stazioni radio locali, ma senza alcun successo. Le Shaggs continuarono a suonare in piccoli locali fino al 1975, anno in cui il loro padre e mentore, Austin, morì per un colpo apoplettico. Le tre sorelle non ripresero più gli strumenti. 
La parte incredibile della storia delle Shaggs arriva adesso.
Nel 1976 il musicista Frank Zappa dichiarò che l'album inciso dalle Shaggs, Philosophy Of The World, era il suo terzo album preferito di tutti i tempi. La leggenda dl gruppo "che non sapeva suonare" si diffuse in tutto il Paese, iniziarono a circolare cassette di straforo e nel 1980 Terry Adams e Tom Ardolino della band NRBQ convinsero la casa discografica Rounder Records a ristampare l'album (loro ne avevano conservato una copia). La consacrazione arrivò con il volume e CD Songs In The Key Of Z - The Curious Universe Of The Outsider Music del giornalista e musicologo americano Irwin Chusid, che racconta le molte vie della musica cosiddetta "outsider", ossia che non rientra in nessun parametro conosciuto e che non sentirete mai in giro. Addirittura, nel 2001uscì un album-tributo in onore delle Shaggs intitolato Better Than The Beatles ,

in cui si rifanno le loro "canzoni". Il titolo è una citazione dal critico Lester Bangs, il quale affermò che le le Shaggs erano "meglio dei Beatles". 
Che musica suonavano le Shaggs? Come direbbe mio fratello, "è difficile dirlo." A un primo ascolto ci si ritrova di fronte a una cacofonia totale, poi andando avanti ci si rende conto che in tre stavano sì, suonando un pezzo, ma che ognuna delle componenti evidentemente non ascoltava l'altra. Il compito dell'ascoltatore è così quello di riempire con la propria memoria musicale gli errori commessi dalle Shaggs. Cosa che richiede un grosso sforzo a livello uditivo, ma che non lascia indifferenti alla fine. Si direbbe che le povere sorelle lo facciano quasi apposta ad essere così inascoltabili, tale è la loro maestria nel non saper suonare (qualcosa del genere si poteva sentire in alcuni concorrenti delle prime edizioni radiofoniche della Corrida , quella di Corrado - poi arrivarono i professionisti). L'ascoltatore alla fine è come ipnotizzato, non si sa se dalla weirdness del  suono o dalla forza commovente espressa comunque dalle vocine delle tre Shaggs. Ecco un loro brano (attenzione! Potrebbe causare seri danni alle vostre orecchie!):



The Shaggs - Philosophy Of The World

Quest'anno è andato in scena a Broadway un musical (The Shaggs - Philosophy Of The World) ispirato alla vicenda delle tre sorelle Wiggin. Il musical è basato sulla figura del padre e sulla sua visione - ispirata, pare, da un sogno-profezia di sua madre -  di tirar fuori un gruppo musicale dalle sue figlie. in questi giorni dove si ascolta un po' ovunque il monito del defunto Steve Jobs a rimanere "affamati e folli", quest'uomo ebbe la ventura di dirigere  la fame di successo e la follia nel posto sbagliato, anche se poi, in un certo senso, ha avuto decenni dopo una sorta di giustizia poetica. 


Un video tratto dal musical Off-Broadway The Shaggs - Philosophy Of The World .


Da notare come le composizioni originali non siano state adoperate nello spettacolo, preferendo questo escamotage scenico: le tre sorelle avrebbero immaginato di suonare e cantare bene, e solo il tecnico del suono alla fine, durante la registrazione del loro album, ascolta la "musica" originale. 
Non oso pensare a cosa sarebbe successo alle Shaggs se all'epoca ci fosse stato YouTube. Probabilmente sarebbero diventate una sensazione, un videofenomeno da baraccone e i vari critici, alternativi e non, non le avrebbero degnate di un ascolto.

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She came from Greece, she had a thirst for knowledge: ritorno a "Common People"

"Are you suure?"


Nell'ambito del 48° genetliaco di Jarvis Cocker, è stato trovato l'unico tassello mancante per la comprensione di una canzone, Common People, il cui testo ha fatto versare i proverbiali fiumi d'inchiostro. La vicenda della studentessa d'arte greca che a Londra voleva tanto vivere come la gente common (che non è "comune", ma qualcosa di molto peggio) è stata presa a simbolo delle lotte di classe, dell'impossibilità di cambiare il proprio destino, del turismo deteriore che fanno i ricchi in mezzo ai poveri, e anche dell'impossibilità di ammazzare gli scarafaggi se non si può chiamare papà. Quella che presentiamo è l'unica testimonianza che la sopraccitata studentessa ha voluto rilasciare dopo sedici anni di silenzio:


Φτάνει πια! Basta! Ne ho abbastanza di tutte le cose che si sono dette sul mio conto. Dopo sedici anni voglio dire la MIA versione dei fatti.
Vαί, ναί, sì, sono io, la ragazza greca with a thirst for knowledge, assetata di conoscenza, quella che studiava scultura al Central St. Martin's College a Londra nei primi anni '90 (a parte il fatto che studiavo pittura.) In altre parole, la ragazza di Common People .
In quegli anni senza volerlo sono diventata nel Regno Unito e dintorni la ragazza più famosa dopo quella di Ipanema , e tutto perché una volta io e quel buffo spilungone inglese che diceva di voler fare il regista siamo andati a uno dei tanti party studenteschi che si tenevano in giro per Archway, North London. Non è che proprio lo trovassi ωραίος, attraente. Però aveva un fare, come dire? Seriamente divertente. Per dire, ricordo che parlavamo delle nostre famiglie d'origine, - ricordo che lui veniva dal Nord dell'Inghilterra,una zona più povera rispetto a Londra, diceva, e mi ha chiesto se anch'io venissi da una famiglia, diciamo, non abbiente. Io credo di aver risposto - credo, perché il mio inglese non è che fosse perfetto -  che il mio μπαμπάς , mio padre, la mia famiglia, stavano bene (non come adesso, con tutta questa crisi in atto), ma forse devo avere usato una parola sbagliata, loaded, perchè lui si è girato verso di me e mi ha detto: allora mi offri da bere? Io allora ricordo di aver pensato, παράξενος , strani questi Inglesi, normalmente è l'uomo che offre... Comunque, abbiamo preso una birra, nient'altro. Quella birra deve avermi fatto qualche strano effetto, perché ho cominciato a strologare su quanto ammirassi il modo di pensare inglese, la loro concezione dell'arte,σκουπίδια, cose così.
Λοιπόν, dunque, lui mi ha guardato in un modo che sul momento mi è sembrato perplesso e allora - il party era al culmine, e c'era un frastuono infernale, fra la musica e tutto il resto - mi è venuto il dubbio di non essermi fatta capire bene. Così ho detto, ma l'ho detto per farla breve: I want to live like common people, che non è un granché come inglese, lo ammetto.
Lui ha fatto: ?
Io ho insistito: I want to do whatever common people do
Ha bevuto un sorso di birra alzando un sopracciglio (adesso ricordo di aver notato che aveva delle strane sopracciglia a punta, come un fumetto)
Alla fine ho detto persino - e qui la birra deve aver fatto il suo corso -: I want to sleep with common people, e ho aggiunto, puntando il dito verso di lui - like you! 
Quello che tentavo di dire era che amavo la normalità e allo stesso modo l'eccentricità degli Inglesi, il loro non voler mai apparire θρασύς, presuntuosi. Il mio messaggio tradotto in inglese ha purtroppo sortito un altro effetto, perché lui mi ha dato un'altra occhiata e mi ha detto:
I'll see what I can do. 
Quella sera non è accaduto nulla, però mi ha voluto dare un appuntamento il giorno dopo...davanti a un supermercato. Mi è sembrato un luogo un po' strano per avere un ραντεβού,un appuntamento, ma poi ho pensato: che diamine, siamo artisti o studiamo per esserlo, perché no? Mentre ci aggiravamo per gli scaffali mi ha detto dritto e solenne proprio queste parole: Pretend you have no money , fai finta di non avere un soldo. Il tutto con una voce che sembrava provenire da una botola. Era assolutamente impossibile non mettersi a ridere, doveva essere una specie di test da lui elaborato per vedere le mie reazioni. Cosa voleva da me, che mi mettessi a taccheggiare nel σουπερμάρκετ ? L'ho guardato negli occhi e sorridendo - un po' perché effettivamente mi veniva da ridere, un po' perché ho notato fra una confezione di baked beans e l'altra che aveva dei begli occhi - gli ho sussurrato: Oh, you're so funny! Aλλες λάθους, altro errore.Io non avevo alcuna intenzione di offenderlo, ma mi ha guardato come se fossi diventata matta. Oh yeah? (Lui diceva sempre yeah, mai yes .) I can't see anyone else smiling in here. Non vedo nessuno sorridere qui, mi ha fatto con un gesto della mano. Poi mi ha sibilato: Are you suure? Ma sei sicura? Neanche dalle mie parti sorridono nei σουπερμάρκετ (in questi giorni, poi, meno che mai), ma è possibile che non riuscivi a vedere quanto tutto fosse αστείος, buffo?
Ho cercato di sorridergli accarezzandogli la mano: non c'è nessuno che sorride in mezzo agli scaffali, ma ci siamo noi due, όχι; Sentivo qualcosa per te, I feel love come dice la canzone, proprio non capivo quella tua frase sulla mancanza di soldi.  Non ci siamo più visti da quel giorno, nè tenuti in contatto (io ero tornata in Grecia). 

Anni dopo ho sentito quella canzone, mi hanno detto che il testo l'avevi scritto tu, e ho capito che era di me che parlavi. Mi hai descritto come una χάλασε πλούσια κοπέλα , una ragazza ricca e viziata che beve rum e coca e non trova niente di meglio da fare che bighellonare e divertirsi alle spalle degli φτωχούς , dei poveri ( ho capito cosa volesse dire common in inglese) . E la parte dei κατσαρίδες, degli scarafaggi, poi! Come se  non li avessi sterminati più volte nella stanza dove vivevo in affitto - e ho affrontato pure i bed bugs, i κοριών , quelle cimici schifosissime che stavano dentro al materasso, e senza chiamare  μπαμπάς (che comunque mi avrebbe detto  di prendermi un insetticida). Anzi, ora che ci penso avrei dovuto chiamare te a sterminarmeli in quei giorni!
Ma ormai ποιο είναι το σημείο; a che serve? Quando si è prigionieri di una canzone si deve accettare la leggenda;  scommetto però che neanche la ragazza che passava sul lungomare di Ipanema si sia mai rassegnata del tutto al fatto che non parlassero di lei.



Common People


She came from Greece, she had a thirst for knowledge

She studied sculpture at St. Martin's College
That's where I
caught her eye


She told me that her dad was loaded
I said, "In that case I'll have a rum and Coca Cola"
She said "fine"
And then in thirty seconds' time - she said:
"I want to live like common people
I want to do whatever common people do
I want to sleep with common people
I want to sleep with common people like you"


Well what else could I do?
I said "I'll see what I can do"


I took her to a supermarket
I don't know why, but I had to start it somewhere
So it started there
I said "Pretend you've got no money"
She just laughed and said "Oh you're so funny"
I said "Yeah? (heh)
Well, I can't see anyone else smiling in here
Are you sure?
You want to live like common people
You want to see whatever common people see
You want to sleep with common people
You want to sleep with common people like me"
But she didn't understand
And she just smiled and held my hand




Rent a flat above a shop, cut your hair and get a job
Smoke some fags and play some pool
Pretend you never went to school
But still you'll never get it right
'Cos when you're laid in bed at night
watching roaches climb the wall
If you called your dad he could stop it all, yeah


You'll never live like common people
You'll never do whatever common people do
You'll never fail like common people
You'll never watch your life slide out of view
and then dance and drink and screw
because there's nothing else to do


Sing along with the common people
Sing along and it might just get you through
Laugh along with the common people
Laugh along even though they're laughing at you
and the stupid things that you do
Because you think that poor is cool


Like a dog lying in the corner
They will bite you and never warn you: look out
They'll tear your insides out
'Cos everybody hates a tourist
Especially one who thinks it's all such a laugh (yeah)
And the chip stains and grease
will come out in the bath


You will never understand
How it feels to live your life
with no meaning or control
and with nowhere left to go
You are amazed that they exist
And they burn so bright whilst you can only wonder why


Rent a flat above a shop
Cut your hair and get a job
Smoke some fags and play some pool
Pretend you never went to school
And still you'll never get it right
'Cos when you're laying in bed at night
Watching roaches climb the wall
If you called your dad he could stop it all, yeah


Never live like common people
Never do what common people do
Never fail like common people
Never watch your life slide out of view
And then dance and drink and screw
Because there's nothing else to do


I wanna live with common people like you
I wanna live with common people like you
I wanna live with common people like you
I wanna live with common people like you
I wanna live with common people like you
I wanna live with common people like you
I wanna live with common people like you, la la la la


Oh, la la la la
Oh, la la la la
Oh, la la la la lala
Oh yeah




Il video originale di Common People (1995). La studentessa qui è l'attrice Sadie Frost.



Una curiosa cover "elettrica" e semipunk del 2004 di Joe Jackson con William Shatner a declamare il testo e un coro di bambini verso la fine. Grosso successo in Australia.



Parodia Hindi di Common People, dove stavolta la studentessa è inglese e vuole vivere a tutti i costi like Hindi people. Il giovane Hindi non è d'accordo, anche perché è di Coventry. Tratta dalla trasmissione comica sulle differenze culturali fra indiani e inglesi Goodness Gracious Me in onda su BBC4 dal 1998 al 2001.



Nel 2011, in occasione della loro reunion, i Pulp hanno pensato bene di lanciare dal loro sito un videoconcorso per la migliore cover tratta da una loro canzone. Uno dei video più votati è stata questa minimalista Common People cantata in catalano (La Gent Normal) da Manel fra i banchi del mercato di Sant Antoni (Barcellona)  , a imperitura testimonianza dell' iberico affetto verso i Pulp.  



Aggiornamenti

Questo è un albo a fumetti promozionale creato nel 1995 per il mercato francese dal disegnatore e illustratore inglese Jamie Hewlett (noto fra l'altro per avere creato l'immagine dei componenti del gruppo pop-cartoon Gorillaz).  Il fumetto illustra passo passo le liriche di Common People:


Clicca sull'immagine per il fumetto.