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Quando Corona apparve da MAS

La locandina collage dell'arrivo di Corona da MAS - Magazzini allo Statuto - Roma (sorgente:www.caina.it)


Ora che Corona - unico "famoso" in Italia ad essere chiamato per cognome - è in carcere a Busto Arsizio, tutti si cimentano a commentare la sua vicenda umana. Vi sono anche quelli che prendono le sue difese e quelli che parlano del suo inarrestabile declino. In realtà il declino di Corona non è iniziato in questi giorni, con la cattura in Portogallo dopo tre giorni nella neve dentro una Cinquecento, ma nel settembre del 2009 a via dello Statuto a Roma. 
Nei grandi magazzini Mas Corona doveva fare atto di presenza ogni primo giorno del mese: per l'occasione era stata approntata una campagna pubblicitaria destinata a lasciare il segno negli anni futuri. C'erano all'interno nei tram che sferragliano lungo la direttiva Porta Maggiore - Santa Maria Maggiore - Stazione Termini (quindi vicino a MAS) 

Porta Maggiore (direzione Stazione Termini)

 tre locandine con Corona vestito:
1) jeans e t-shirt bianca
2) jeans, t-shirt bianca e giacca lunga di pelle nera
3) jeans, t-shirt bianca e giubbotto
Queste dovevano essere le tre linee-tendenza di moda maschile presso il magazzino MAS. Ne è rimasta in Rete una testimonianza visiva, questa (sorgente: www.caina.it)



Il look "fico" di Corona


Si sarebbe potuta considerare questa campagna pubblicitaria l'apice della popolarità per Fabrizio Corona, la sua definitiva assunzione in gloria. Invece ne ha segnato lo spartiacque verso il declino. 
MAS non è solo un luogo pieno di articoli militari o fondi di magazzino: rappresenta il tramonto alla puttanesca dell' Occidente. Lungi dalle fighetterie dei negozi vintage dove vestiti e accessori usati vengono trattati - e fatti pagare - come qualcosa di cui soltanto le persone use di mondo hanno bisogno, i cassettoni di via dello Statuto traboccano di cose troppo classiche per passare di moda e troppo poco "caratteristiche" (tranne alcuni pezzi) per interessare veramente i modaioli. non a caso la pubblicità televisiva di MAS era basata sul personaggio di Pierino/Alvaro Vitali che scambiava lazzi e battute fra un reparto e l'altro. Oppure, negli anni dell'Isola dei Famosi, il calendario di Antonio "Er Mutanda" Zequila


Er Mutanda in camicia

 Tutta gente che sa di rivolgersi ad un pubblico "di basso profilo", e che quindi non ha problemi di immagine. Corona no: rappresenta l'uomo che non deve chiedere mai e che entra ed esce da discoteche e patrie galere, che è amico e ricattatore dei VIP, che sta(va) con Nina Moric e Belèn, è insomma un personaggio troppo "bigger than life" per MAS, la cui filosofia è basata piuttosto sul "chi si contenta gode", come ribadito dall'ormai introvabile Samba di MAS del duo The Electrics , ossia Fratelli Balestra: 



 

Se qualcuno il cui credo è farne sempre di più grosse ogni giorno che passa finisce per fare l'imitazione di Fonzie di Happy Days sui manifesti, questo non rende invidiosi i potenziali consumatori e cercatori di mutande a cannolè a 1 euro; 
piuttosto, li rende indifferenti. Non scatta l'identificazione col testimonial, e l'effetto "Marziano a Roma" è assicurato. Non so quali siano state le reazioni dei clienti di MAS quando si sono trovati/e di fronte a Corona: forse avrà gettato loro delle mutande a cannolè.

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Manizing "Womanizer": Britney Spears VS Franz Ferdinand

You WOMANIZER!

 Quando  si decide di fare una cover di un brano di successo si sta bene attenti affinchè le liriche coincidano con l'orientamento sessuale di chi canta. Dopo la morte prematura di Lucio Dalla sono state fatte molte discussioni se la Cara a cui si riferiva non fosse in realtà un Caro sotto mentite spoglie. Per lungo tempo si è teorizzato sulle canzoni "da donna" e quelle "da uomo", se è soltanto una questione di cambiare le desinenze finali di aggettivi e pronomi oppure se sono due cose non comunicanti fra di loro. Un primo esempio di passaggio donna-uomo è questa Mi sei scoppiata dentro al cuore, pezzo classico di Mina, qui nella versione di Alessandro Fontana (2011):


 

Qui invece l'interpretazione originale di Mina:


 

 La stessa Mina  si è cimentata più volte nell'area "maschile", cantando ad esempio di motociclette 10HP che allora erano non erano considerate roba "da signore". C'è da dire però che l'idea base de Il tempo di morire di Battisti-Mogol si basa più sul patto disperato di una persona che sulle cromature, cosa che può essere cantata da chiunque:

 


Trasferendoci nel mondo del pop-rock anglosassone verrebbe da dire che le cose dovrebbero essere più semplici e il passaggio uomo-donna (o donna-uomo) meno indolore, anche per la mancanza di desinenze connotative. Errore. Se un pezzo è per una "diva" (plurale "divas"), ossia una popstar femmina dotata di ego strabordante, la versione XY può essere una iattura. Immediatamente si vengono a formare sulla testa del/i malcapitato/i sospetti di "tradimento" ormonale. Quando nel 2008 Britney Spears dopo un lungo periodo di sbandamento personale e un album, Blackout, che non aveva dato i risultati sperati quanto a vendite, uscì con il nuovo singolo - e il conseguente album Circus - dal titolo Womaniser, questo brano fu il più suo grande successo negli USA dopo Baby One More Time . Il testo è la presa di coscienza di una donna che riconosce che il suo uomo è uno sciupafemmine inveterato e giura che non ci cascherà mai più. Un concetto già espresso a suo tempo da Patty Pravo ne La bambola , e ribadito da questo video ricco di effetti morphing (ATTENZIONE! Il video contiene scene di nudo femminile in sauna):






Arriva il 2009 e nella trasmissione radio BBC Live Lounge gli anglo-greco-scozzesi Franz Ferdinand fanno sentire la loro idea su Womanizer. Come se, chessò, i Baustelle rifacessero appunto La bambola.  



Gettando il gender oltre l'ostacolo e soprattutto divertendosi un mondo, Alex Kapranos e soci tirano fuori il nucleo del pezzo che, al netto di tutte le campionature elettroniche sembra in realtà uscito dallo stampo di Happy Together dei Turtles (1967):



Sì, ma non era una donna quella che doveva lamentarsi del womanizer? E chissene, devono aver pensato i Franz forti del fatto che il testo cantato con il vocione decisamente baritonale di Alex Kapranos risulta stranamente più conturbante della vocina da zanzara campionata della Spears. Insomma, riescono a fare una versione "maschile" di un brano "femminile" senza cadere nella rilettura camp. Aggiungiamo che arrivati a metà si buttano a suonare Shopping For Blood, un loro vecchio brano (cominciare un pezzo interlacciandolo con un altro è una cosa che riesce molto bene ad Elio e le Storie Tese, come a dire: la madre delle canzoni è la stessa, eh!) e chiudono con un "You WOMANIZER!" che sembra l' EGOISTE! della pubblicità del profumo. Secondo me il womanizer ci ripensa.

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Camminare con la vergogna a Natale

Vergogna!


Nel giorno dell' Immacolata Concezione può sembrare un po' fuori luogo una pubblicità centrata sulla vergogna, ma è quanto è riuscita a fare per Natale la Harvey Nichols - una catena inglese di negozi di abbigliamento di lusso presente  in Europa e Asia - . Questo marchio ha sempre avuto un debole per la comunicazione "estrema" e sottilmente allusiva: vedere ad esempio le illustrazioni per la campagna primavera estate di due anni fa, riservata ai turisti (danarosi) in transito a Londra per motivi di shopping:

"Il gentiluomo inglese è famoso per essere un po' noioso in camera da letto. Tranne naturalmente quando si tratta del suo armadio"


"Le inglesi sono famose per avere dei brutti denti. Ecco perchè hanno bisogno di scarpe bellissime"






Tutto lo spot Harvey Nichols si basa sul concetto di Walk of shame, o "passeggiata della vergogna", espressione nata nei campus americani che definisce il camminare la mattina presto verso casa o al lavoro con l'aria disfatta, le scarpe col tacco 12 in mano e l'abito sexy della sera precedente davanti a tuttti (che immaginano indelicatamente cosa sia successo la sera prima). 

  
"... E alla vostra destra, questa è quella che viene chiamata la passeggiata della vergogna"

Naturalmente la w.o.s. (walk of shame) riguarda solo le donne, dato che gli uomini hanno bisogno soltanto di un gel contorno occhi per tornare in forma (e rovinare le borse di mezzo mondo):




Nello spot Harvey Nichols si vedono nella fredda luce del mattino, inquadrate da lontano, fra  i passanti che le guardano un attimo e tirano dritti per la loro strada, alcune figure di donne che caracollano con abitini da party stazzonati, calze rotte e aria disperata. I vestiti tirano da tutte le parti, i piedi sono malfermi, le gonne salgono e c'è da tirarle giù prima di scendere le scale verso la fermata della metro. Una ha addirittura il fiatone, un'altra si blocca sul marciapiede davanti a un albero di Natale. Due piangono. La ritirata di Russia appariva più dignitosa.  A commentare ironicamente il tutto, una versione celestiale-Richard Clayderman di Morning Has Broken di Cat Stevens al pianoforte.  Appare un cartello: Avoid the walk of shame this season (Questa stagione evitate la passeggiata della vergogna)
Cambio di scena: al posto degli scenari periferici e common di un secondo prima, un bel sobborgo con il parco davanti. Fotografia luminosa, luce soffusa. Una donna affascinante incede sicura lungo il viale, - ripresa in piano americano -. C'è un postino (ripreso di spalle) che non la guarda, la osserva. Lei è perfettamente truccata e pettinata, e soprattutto indossa un abito da cocktail della collezione Harvey Nichols. Saluta cordialmente il postino con un sorriso sterminatore. Entra in casa. Totale sulla umile dimora della fanciulla, un palazzo che sembra uscito dal Viale dei Ciliegi di Mary Poppins .


Raramente uno spot si basa sulle differenze di classe sociale in modo così plateale: le donne della vergogna sono scarsamente attraenti, strizzate in vestitini elasticizzati che lasciano trasparire ventri gonfi di pinte di birra, coi capelli tinti in malo modo: un abito HN non cambierebbe le loro squallide esistenze. Infatti lo spot non è diretto a loro, ma a un target medio, non altissimo ma comunque in grado di ritenersi infinitamente superiore a quelle quattro sciamannate giù per strada. Un tempo si cercava di rifilare a target medio-bassi versioni a basso costo dei prodotti considerati "di lusso", creando negli spot un'atmosfera a sua volta lussuosa per convincere questi potenziali acquirenti a considerarsi in primo luogo ricchi. Harvey Nichols, anche se cerca di fare il democratico invitando le clienti a condividere via Twitter le loro passeggiate vergognose salta a piè pari l'ipocrisia del censo: i poveri (femmine) si devono soltanto vergognare, quelli un po' meno poveri vengano a lui.

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Questo mi piace. Anche questo. Però mi piace questo.

"Buon Natale, Laura."


Il post precedente era dedicato allo spot natalizio della catena britannica di abbigliamento, arredamento e articoli per la casa John Lewis. Una campagna all'insegna dei buoni sentimenti narrati in una chiave apparentemente inquietante.
Aldi è invece una catena di supermercati discount nata in Germania nel 1946 dai fratelli Albrecht (il nome Aldi significa infatti Albrecht Discount) e sviluppata in mezzo mondo - l'altro mezzo è di Lidl - . Parlando di negozi discount, è chiaro che occorreva concentrarsi non sull' "atmosfera" regalata dalle cose in vendita ma sui prezzi più convenienti; in particolare quelli di alcuni prodotti identici a quelli di marca. Questo vantaggio viene visto da punto di vista strettamente pubblicitario come un "vorrei ma non posso", una roba da sfigati. La campagna Aldi ribalta il concetto con una serie di sketch brevissimi (21'') a camera fissa e schema uguale: a sinistra il prodotto famoso; a destra l'equivalente Aldi; sotto, i cartellini coi rispettivi prezzi. Lo spot sarebbe finito lì se non fosse per l'idea geniale di far presentare i due prodotti a varie tipologie di persone "normali" (la tanto famigerata common people) . Ognuno afferma di apprezzare sia il primo che il secondo prodotto (quindi non badano al prezzo più basso ma alla qualità che è la stessa), poi aggiungono che amano ancora di più un'altra cosa (varia a seconda delle persone). La campagna natalizia passa dal giovanotto di mezzi e di bell'aspetto che deve regalare una bottiglia di champagne all'amica



Ora, questo mi piace. E questo mi piace proprio. La mia amica Laura ama le bollicine. (Tira fuori una confezione famiglia di bagnoschiuma da 99 pence). Buon Natale, Laura.
Notare il televisore al plasma a 25" e relativo impianto sonoro alle sue spalle.



all'arzilla vecchina nel tinello di casa sua alle prese con due bottiglie di liquore di whiskey irlandese alla crema
 



Mi piace un bicchierino di questo, a Natale. Anche un bicchierino di quest'altro, a Natale. (Tira fuori un rametto di vischio) Ma soprattutto, mi piace un po' di questo a Natale! (Tira un bacio sotto al vischio).


Il corrispettivo maschile della vecchina è un tranquillo signore che vorrebbe regalare la crema al whiskey alla fidanzata:



Alla mia ragazza piace questo. All'altra mia ragazza piace questo. A me piacciono tutt'e due. (Un caso estremo di identificazione del prodotto con il suo fruitore).


I quadretti offerti dagli spot Aldi mostrano piccole schegge d'umanità ritratte in vere e proprie "tragedie in tre battute", spostando l'attenzione dall'argomento "prodotto costoso/a buon mercato" che tutti si aspetterebbero da un supermercato discount ai potenziali clienti. Ognuna di queste persone viene colta sommessamente nella sua individualità, in stile "documentario" (si sente persino, lievissimo, il ronzare della cinecamera). I personaggi vengono anche descritti dal décor delle stanze intorno a loro (alberelli di Natale con decorazioni in serie o ben distribuite - la nonnina del vischio - o piazzate qui e là sull'albero - il giovanotto, che evidentemente è troppo busy per addobbare un albero in modo decente). Una tale ricchezza di particolari l'ho trovata solo nei lavori della Aardman Animation (quelli di Wallace and Gromit). Il messaggio interno degli spot è chiaro: il discount non è una scelta legata al reddito, ma alla sensibilità del consumatore. 
Comunque, lo spot migliore in assoluto della campagna Aldi non a che fare col Natale, ma col tè:



Ho comprato questo tè per mio marito. Gli piace il tè. Gli piace anche quest'altro tè. (Pausa. Fa una piccola smorfia di disappunto.) A me non piace il tè. (Tira fuori un bicchiere) Mi piace il gin.

In 21 secondi c'è tutta la disperazione di un matrimonio andato a male, con la credenza onusta di ceramiche e statuine alle spalle della povera signora deteinata. Tuttavia non possiamo fare a meno di ridere. Il Natale Aldi, o le miserie del consumatore.

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Ti prego, ti prego, ti prego, fammi avere ciò che desidero (almeno a Natale)

Possiamo fidarci di questo bambino?


Da qualche giorno è iniziato il periodo dell'Avvento, o  le quattro settimane che precedono il Natale. In questo periodo si nota una recrudescenza degli spot a carattere natalizio; mentre però in Italia ci si accontenta delle solite rappresentazioni con il coro dei bambini che canta E'NataleèNatalesipuòfaredipiùùùù e i genitori in platea che gongolano, in Gran Bretagna la pubblicità natalizia è una cosa seria. Le catene dei supermercati fanno a gara con campagne che definiscano la loro identità e target anche durante le feste comandate. Le profumerie-farmacie Boots hanno fatto di un pubblico femminile e assertivo la loro bandiera, e in questo spot riprendono tutti gli stilemi del film d'azione per ribadire il concetto che quando il Natale si fa duro, le dure iniziano a preparare i regali:




I grandi magazzini Marks and Spencer invece schierano i finalisti dell' X Factor inglese per cantare in coro in stile Do They Know It's Christmas? la disneyana When You Wish Upon a Star  :






Da notare l'inquadratura finale sull'interprete con la pelle più scura, nel segno dell'armonia interrazziale. 

Ed ora, la bomba finale.



La catena di abbigliamento, arredamento e articoli per la casa John Lewis ha un pubblico di riferimento di fascia più "alta" rispetto a M&S, quindi l'immaginario che propugna è quello riferito alla middle class: una bella casa a due piani nei sobborghi, una famiglia bianca, un bambino con la sorellina più piccola, il padre che legge il giornale...
Solo che tutto l'insieme è presentato in modo inquietante; i primi piani del bambino che non vede l'ora che finisca il tempo che lo separa dal giorno di Natale suggeriscono attese ben più cupe. La grande attenzione verso i dettagli in ogni singola inquadratura ci porta a pensare a un mondo claustrofobico creato dal bambino stesso per sfuggire a chissà cosa. Lo spot comincia con il totale sulla casa semi-detached (ossia con un muro divisorio che la separa dall'altra casa) sotto la livida luce dell'alba. Brutto segno.



La scena seguente, con il bambino che gioca nervosamente con una pallina da solo (ripresa in campo lungo) e il rumore della pallina nel silenzio, è degna di Shining.


Il trascorrere dei giorni che separano il piccolo dal Natale è reso sia con un montaggio veloce (la classica sequenza che mostra un soggetto fermo e il paesaggio che cambia intorno a lui, dal giorno alla notte, dalla pioggia alla neve) sia dai tentativi ingenui che fa il bambino di accelerare il tempo puntando una bacchetta contro un orologio a muro - e qui ci sono echi di Harold e Maude - , dall'atmosfera surreale al volto del piccolo attore in primo piano, non "carino" in modo codificato.





Lo spot si carica di tensione mentre gli altri familiari interagiscono preoccupati - la sorellina piccola - o meno - il padre, che legge il giornale e lo calma con un colpetto della mano al ginocchio, come si farebbe con un cane - 



Durante lo spot naturalmente non si può fare a meno di ammirare l'arredamento dal solido stile borghese e rassicurante, senza coatterie chav , di John Lewis. Ed è proprio questa cornice, che dovrebbe essere lo scopo per cui lo spot è stato girato, a fare volutamente da elemento perturbante all'intero filmato.
Finalmente Natale ariva, e il bambino salta giù dal letto, non guarda neppure i tanti regali ai piedi del suo lettino, corre verso l'armadio (notare che è la prima sequenza in cui si muove), prende un pacco enorme ed entra nella camera dei genitori ancora semiaddormentati. Il suo primo piano, finalmente sorridente, fa da sfondo allo slogan For gifts you can't wait to give ( Per regali che non vedi l'ora di fare). 


Questo spot non avrebbe sciolto in lacrime il Regno Unito se non avessero aggiunto alla narrazione la cover della ballata degli Smiths Please Please Please Let Me Get What I Want  . Questa canzone (ispirata a The Answer to Everything di Burt Bacharach) in verità non parla tanto del Natale, quanto del desiderio di un uomo di uscire dalla propria grigia esistenza ed avere una vita migliore)

Good time for a change
See, the luck I've had
Could make a good man bad

So please, please, please
Let me, let me, let me
Get what I want
This time

Haven't had a dream in a long time
See, the life I've had
could make a good man bad

So, for once in my life
Let me get what I want
Lord know it would be the first time
Lord know it would be the first time

In verità una  bramosia dissimulata serpeggia per tutto il brano, accentuata proprio dalla voce lamentosa di Morrissey, dalla brevità della composizione e dall'arrangiamento con la coda con il mandolino sul finale. La cover utilizzata per lo spot John Lewis è cantata da una donna, Amelia Warner (Slow Moving Millie) e l'arrangiamento è per piano e voce; alcuni hanno visto un "tradimento" della versione originale (e anche un "tradimento" di Morrissey e Marr che avrebbero permesso l'utilizzo di una delle loro canzoni più famose per una bieca pubblicità); in realtà Let Me Get in versione femminile è più appropriata per uno spot che si riferisce a un bambino e al Natale. Oltretutto, e questo lo ricordano in pochi, lo stesso brano, stavolta originale, fu adoperato anni fa per commentare il desiderio di una...birra. Per non parlare di tutti i film in cui ha fatto capolino, come (500) giorni insieme (2009). Quindi gli Smiths sono riusciti, nel lontano 1984, a creare una canzone sulla cosa più sfuggente dell'universo: il desiderio. Ed è per questo che Please Please Please Let Me Get What I Want si adatta così bene sia alle storie d'amore che alle cose da vendere. 



Qui sotto, un video sulla realizzazione dello spot John Lewis The Long Wait (La lunga attesa).
.

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E' l'uomo per me

Qual è l'uomo dell'estate 2011? Quello per cui tutte le donne farebbero follie? Le campagne pubblicitarie estive tentano di dare una risposta all'annoso quesito. Cito in ordine sparso (I titoli compariranno nel sondaggio a lato Un uomo per l'estate 2011 ) :

Tonno Consorcio



Questo tardo epigono del Richard Gere di American Gigolo si fa ammirare per l'incredibile capigliatura formata da riccioli perfettamente definiti e per l'ugualmente incredibile contorno formato da striscioline di zucchine perfettamente definite - devono averle cotte con lo stesso balsamo - che si è fatto portare in camera. Lui conferma "Perfetto" , e alla signorina che sta in camera (la cliente? La cameriera?) in una poltrona-uovo dal design fine anni '60,annichilita da tanta perfezione all'olio, non resta che dire: "Consorciamo"?





Trivago

Un' inquietante figura maschile si aggira per i corridoi degli hotel di lusso: porta i capelli raccolti in un codino e una lussureggiante barba che gli ricopre metà viso.



E' forse una figura cristologica venuta a redimere i clienti degli alberghi? Oppure un serial killer che seduce per poi uccidere giovani donne che hanno come caratteristica principale l'aver pagato una camera poco più della metà di quanto l'abbia pagata lui? La narrazione è rallentata e onirica con un giro di basso elettrico sullo sfondo, e c'è in un fotogramma una citazione della Ragazza col turbante di Vermeer:



Frisk

Dick, l'omino delle mentine Frisk, ci aveva già abituati a prendere posizione su ogni argomento. Per la campagna Metal Box di quest'anno, Dick sfida il check-in all'aeroporto facendo suonare l'allarme mentre la poliziotta gli passa il metal detector sulle parti basse. Come il gentiluomo siciliano che negli anni '80 aveva puntualizzato di avercelo profumato (l'alito) , Dick riferisce con finta modestia all'ufficiale che "è di metallo" (la scatoletta)


Cosa avete capito?




Dolce & Gabbana Light Blue




La più bella cosa sui  costumi da bagno bianchi per uomo ebbe a dirla mia zia tanti anni fa, a Torvaianica (Roma) quando mio fratello era ancora piccolo. Mamma gli aveva comprato un costumino da bagno bianco ritenendolo oltremodo elegante. Mia zia lo vide, e disse: Non capisco perchè per andare alla spiaggia gli vuoi mettere le mutande. Purtroppo Dolce e Gabbana non avevano una zia così.
La foto della campagna pubblicitaria 2011 ha giocato un brutto tiro a David Gandy, il modello inglese protagonista dello spot per il profumo Light Blue: infatti se si osserva bene l'immagine lo sguardo va per forza a cascare su due cose: l'apertura della grotta in fondo a sinistra e il triangolo del  bikini della modella (Anna Jagodzinska), incorniciato dalle loro braccia. Il povero David sembra quasi un cavalier servente.



John Stamos' Guide To Cuddling

Esiste però anche l'uomo che "cresciuto d'anni e d'esperienza  /  dà alla Patria la sua sapienza" . L'attore americano televisivo John Stamos   ci impartisce una indimenticabile lezione su come coccolare una donna a letto. L'inizio del video è in perfetto stile educational con fotografia flou da corso di educazione sessuale in DVD per adulti; si vede Stamos in canottiera e boxer a strisce languidamente sdraiato su un letto stropicciato a dovere:

Hi, I'm John Stamos. One of the most handsome men you cold think of... If you truly wanna win over a woman, the true key is CUDDLE!

Salve, sono John Stamos. Uno degli uomini più belli a cui possiate pensare... Se volete veramente fare breccia in una donna, la vera chiave è COCCOLE!

Il video educativo si chiama infatti John Stamos' Snugglefest , ossia L'arte di fare le coccole a cura di JS . Naturalmente occorre una persona adatta per le dimostrazioni pratiche, e chi meglio dell'attore Bob Saget, suo collega nella sitcom Full House  (in Italia Gli amici di papà)? Il risultato è un' opera  in cui John e Bob procedono per gradi  - dalle coccole per principianti a quelle per i più esperti - , fino al finale in cui John dice alla macchina da presa:

My snugglefest guarantees your woman to Stamos (Stay most) cozy! I guarantee!

La mia guida vi garantisce che la vostra donna starà molto più intima con voi! Io ve lo garantisco!

Interviene Bob, l'assistente alle coccole:

That's right!
Ha ragione!

John lo guarda inorridito, zompa sul letto come se avesse visto una scolopendra, e ringhia:

Whoa, WTF!
Ma che c...




Mozzarella in spiaggia

Non può mancare un esempio di uomo italiano, da sempre considerato l'epitome del fascino maschile. Questo esemplare è stato colto mentre cerca di attirare le bagnanti su una spiaggia calabrese vantando col megafono le virtù della sua mozzarella (e svegliando una bambina sul passeggino). Egli stesso assomiglia un po' a una mozzarella, ed è la versione caseario-balneare del mitico Donne, è arrivato l'arrotino!

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Ia ia oh!


Un eroe del nostro tempo



Raramente una mentina è entrata così prepotentemente a far parte delle ossessioni mentali italiane. Sì, c'era stata molti anni fa la liquerizia Tabù nella sua eterna scatolettina rotonda di latta in stile retrò con sopra lo slogan vagamente freudiano e... vivrai di più! . Tabù aveva questo spot celeberrimo ispirato ad Al Jolson e al manifesto del Cantante di jazz , ufficialmente il primo film sonoro della storia del cinema.






Liquerizia pura, questo è un sogno per me / che rabbia se mancassi, se non fossi con me aaaaargh!

Ora le mentine si sono moltiplicate, si sono anche trasformate in chewingum e non c'è più solo l'opzione Anche bianco! , ma migliaia di possibilità: la mentina salva i tuoi denti e ti fa illudere di risiedere in Svezia come l'Alberto Sordi del Diavolo , ti fa innalzare verso vette mai tentate prima, ti dà il coraggio di dire la verità e individuare i seni finti delle passeggere su un tram.
Questa mentina però va oltre. Basa sì il suo messaggio sull'iperbole, ma ci aggiunge una buona dose di follia. Prendendo un medium stra-parodiato - che già di per sè è una parodia - come la soap opera, lo spot Vivident Blast del 2011 è arrivato oltre lo scopo che intendeva prefiggersi.





Quella che doveva essere una presa in giro dei continui colpi di scena di una normale puntata di una soap - e infatti era alla "coda" con la presentazione del prodotto che doveva essere riservata la parte ritenuta più surreale, quella del presentatore in stile Monty Python e del Capodoglio che piomba addosso sulla scrivania - è diventata il catalizzatore dello stato d'animo di una generazione.

Abbiamo:

1) - il Padre che dolente guarda alla finestra




e poi si rivolge al Figlio (fuori piove). Arredamento del soggiorno di tipo intellettual-benestante, con libreria parete sullo sfondo.

2) - il Padre dice Figliolo, c'è una cosa che devo dirti. Pianoforte e pioggia sullo sfondo. Il mood è serissimo, la prima volta che si vede lo spot ci si casca con tutte le scarpe.

3) - primo piano del Figlio in pullover marrone, non più tanto giovane.

4) - a 00:10 arrriva la bomba: Non sono tuo padre. Primo piano perplesso del Figlio.

5) - Il Padre si slaccia il cardigan azzurro di lana. Al posto della maglietta della salute ci sono due seni in un busto.



Primo colpo di scena: Sono tua madre!

Il Figlio distoglie lo sguardo, gli manca il respiro,


manca pure a noi che pensiamo "Ma non doveva essere una pubblicità?".



6) - In realtà si sta preparando il secondo colpo di scena: il Figlio si accascia, grida con voce strozzata E io non sono tuo figlio! per poi rialzarsi di scatto. E' tirato da dei fili. E' un altro, cioè è lui ma è una marionetta. Il padre con i seni che sporgono dal cardigan lo guarda a dir poco esterrefatto (doveva essere lui il colpo di scena!) Come se nel finale di A qualcuno piace caldo Marilyn Monroe rivelasse di essere un uomo.


Il Figlio ora zompetta nel soggiorno cantando quello che ora è diventato l'inno dell'estate: Sono una marionetta ia ia oh! sulle note di Nella vecchia fattoria. Poi arrivano il presentatore, il capodoglio, il prodotto, lo slogan, ma a quel punto la tensione è scemata da un pezzo. Cosa sconvolge di più in questo spot? Alcuni hanno colto dei riferimenti a Pinocchio (il padre/madre come Geppetto, il figlio/marionetta, il capodoglio/pescecane); credo però che l'elemento più perturbante sia il ribaltamento di quello che noi intendiamo per "famiglia". Riusciamo ad accettare che in una drammatizzazione un uomo giovane e bello si riveli essere una donna o viceversa, perché comunque non è l'idea della bellezza fisica ad essere intaccata. Quando invece è un vecchio a rivelare di essere una vecchia (come nel terrorizzante finale a sorpresa de La casa dalle finestre che ridono di Pupi Avati), le nostre certezze sono seriamente scosse, come se la sessualità entrasse in un corpo che non ha più a che fare con essa per raggiunti limiti di età.
La piéce teatrale tedesca Max Gericke di Manfred Karge parla di una vedova costetta per non morire di fame ad assumere l'identità del marito operaio morto. Nel monologo la protagonista, ormai vecchia, tenta disperatamente di riagguantare i brandelli della sua defunta identità femminile, e vediamo alla fine questa donna vecchia e malandata scovare i suoi caratteri sessuali secondari dentro l'abituccio da pensionato della Germania Est.




Elisabetta Pozzi in Max Gericke al Teatro Due di Parma (2009)



Lo spettatore si trova a provare uno spaesamento molto simile a quello dello spot Vivident Blast. Ma è il figlio/marionetta il vero colpo d'ala della narrazione: ognuno si sente un po' tirato dai fili del destino, specie in questi ultimi anni, e l'idea di un uomo fatto e finito col pullover marrone che getta la maschera e proclama di "essere una marionetta" ha un che di liberatorio, specie se detto con voce stonata in un soggiorno azzurrino-Interiors con ia ia oh come commento finale. E' insomma il solito concetto immortale della maschera che ci portiamo attaccati per tutta la vita.



Ia ia oh.

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Molli, buoni, gentili e disinfettati



Quattro spot stanno girando ad alta rotazione per le reti generaliste. Due reclamizzano un analgesico e un gelato, uno è una campagna a cura del Ministero per la Pubblica Amministrazione e l'Innovazione e uno presenta tutta la gamma prodotti di un noto disinfettante.
Questi quattro Cavalieri dell'Apocalisse pubblicitaria si distinguono per la loro ferale bruttezza, non si sa se voluta o involontaria.
Al primo posto (ma andrebbero tutti e quattro ex-aequo) c'è la campagna 2011 per l'analgesico a base di Ibuprofene Moment. Siccome quest'anno lo hanno fatto uscire in formato capsule molli ad alto assorbimento (gli analgesici ora devono fare effetto nel più breve tempo possibile, come neanche le droghe di più largo consumo), invece di far vedere viaggi allucinanti di capsule in apparati digerenti ricostruiti come il plastico di Porta a Porta, questa volta hanno avuto la trovata di abbinare l'aggettivo molli con il nome di una ragazza inglese, che è - indovinate? -
MOLLY!
Allora, Molly ha mal di testa, anzi, mal de testa dato che è anglofona e parla come Mal dei Primitives. Il ragazzo (italiano) che l'accompagna, il quale dato il mal de testa di lei vede sfumare una possibilità di rimorchio, le risponde: no problem, Molly, puoi provare Moment capsule - e qui parte il primissimo piano del giovane con il prodotto - molli! La scena seguente vede i due sul motorino, lei caccia un urlo e dice Guarda! A questo punto i due si girano a sinistra - a destra di chi guarda - contravvenendo ad almeno dieci campagne per la sicurezza in strada dei giovani, e, scorgendo un manifesto con la capsula molle, gridano insieme: molli! E ridono tipo finale di telefilm americano anni '60 -'70 (dopo gli anni '80 non ride più nessuno.) Questo spot basa la sua bruttezza sulla descrizione del nulla pneumatico: lo spettatore ha l'impressione di seguire un minifilm sulla storia di due ragazzi a Roma, in realtà tutto gira sul gioco Molly - pasticche molli, talmente idiota da risultare alla fine quasi vintage (ricorda per il meccanismo lo slogan non ci vuole un pennello grande, ma un grande pennello! della Cinghiale tanti anni fa).


Il secondo spot è l'ultimo Sammontana della serie "Il gelataio" . La Sammontana (gelati all'italiana) si è specializzata nel corso degli anni in una comunicazione volutamente "di serie B", dato che il settore A nell'ambito dei gelati è occupato dalla Algida. Spira qui un'aria molto anni '80, quando tante pubblicità venivano fatte in studio con scenografie surreali e "post-moderne"(il modello di riferimento è il celebre spot Lemonsoda del 1983 con la colonna sonora dei Police.)


Cliccare sul fotogramma per vedere lo spot

Il Gelataio-demiurgo (che tra l'altro presenta una somiglianza incredibile con il neosindaco di Milano Pisapia) stavolta mostra di avere anche lui certe esigenze, tantè vero che s'invaghisce di una fanciulla in abito azzurro che gli sussurra: Facciamo qualcosa d'intrigante? che non è O' famo strano ma poco ci manca. Noi ci prepariamo spiritualmente a vedere il Gelataio che per una volta si sistema lui, coglie ciliegioni, pesca quadrotti di cioccolato in stile Willy Wonka, porge persino alla Fanciulla in blu un gelato stecco, invece l'ultima inquadratura rivela che l'Intrigo lo sta solo sognando. Tutto lo spot finisce per essere quasi malinconico, e induce a non volere più mangiare gelati come prima.

Il terzo spot è una campagna a cura del Ministero per la Pubblica Amministrazione e l'Innovazione, e parla di un numero verde a cui rivolgersi per ogni dfficoltà burocratica. La protagonista è una donna ancora giovane che nel corso della mattinata non fa che ricevere telefonate da tutti i membri della famiglia per sistemare le loro beghe burocratiche. Da notare la recitazione di lei: si muove leggermente a scatti, e pare di vedere in filigrana una delle Mogli di Stepford quando hanno perso il loro robotico controllo.



Inoltre è vestita con un completo palazzo bianco con sopra una specie di giustacuore lilla : un abbigliamento, se non fosse per i pantaloni, quasi ottocentesco - l'effetto è accentuato dalla pettinatura con i due bandeaux laterali - . L'azione si sposta dal parrucchiere dove la neodonna di Stepford continua a ricevere chiamate su chiamate neanche fosse un centralino. A questo punto la parrucchiera prende la parola e rivela che c'è un numero speciale a cui il/la cittadino/a si può rivolgere per risolvere ogni questione. Impagabile la faccia della donna alla frase Sono così gentili! :




Sono così gentili. Evidentemente in quel ministero sono talmente abituati al ministro Brunetta e alle sue reazioni che una risposta ad una richiesta di informazioni espressa con voce normale sembra un miracolo.





Un po' di igiene infine non guasta ed ecco l'intera gamma di prodotti Amuchina.Un tempo le casalinghe delle pubblicità si disperavano perché era cascato loro un uovo per terra, o perché era finito il caffè. Ora vanno in fibrillazione perché manca il disinfettante. Per fortuna c'è la "sorellona" che salva la situazione igienica di tutta la casa (e se la casalinga protagonista fosse stata figlia unica?). Questo spot a lungo andare getta un'ombra sinistra sulle vite non igienizzate di chi lo guarda; si sa di persone che ormai condiscono l'insalata con l'Amuchina invece che con l'olio.

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Lo strateggismo pubblicitario

"E' bellissimo!"


C'era una volta lo spot trash .
Nacque qualche anno dopo l'arrivo delle prime tv private a diffusione regionale, che presentavano pubblicità ben diverse da quelle dei canali RAI (allora gli unici esistenti su suolo nazionale), date le ristrettezze di budget e la povertà dei prodotti che presentavano. C'erano scenette con sfondi miseri, recitazioni approssimate, slogan urlacchiati. Tutto contribuiva a suscitare l'ilarità degli spettatori televisivi "normali" (Tu l'hai vista la TV X? Ah ah, certe risate! Ma come gli vengono così squallide!) Infatti dopo un po' di tempo circolarono i primi spot dichiaratamente ispirati al modello "basso", come questo, praticamente introvabile, per l'album Uccelli d'Italia del gruppo demenzial-volgare degli Squallor:





Oggi non c'è più una separazione netta fra pubblicità "alta" e "bassa", così si possono incontrare esempi di spot incredibilmente squallidi che però una volta fagocitati dalla Rete sono diventati il successo del momento. Il nome di Alfonso Luigi Marra è sulla bocca di tutti, come neanche Moccia ed Alberoni con sua moglie sono riusciti a fare in anni ed anni di onesto lavoro nel campo dei media:





Quello che non si riesce a capire è se Il labirinto femminile sia veramente uno spot orribile, opure se sia stato creato appositamente così, come i due scalcinati impresari di Broadway in The Producers di Mel Brooks (2005) mettevano in scena un musical inneggiante al nazismo per fare fiasco e intascare i soldi.

Comunque, di spot dal contenuto veramente trash è piena la televisione. ad esempio, tutti quelli dei profumi pour homme , i quali trasudano imbarazzo per quello che devono reclamizzare, e così squadernano zaffate di comunicazione "alta" per rendere nobile l'attività del profumarsi per un uomo, che però diventa fatalmente "bassa" quando incombe l'esigenza di vendere il prodotto nelle profumerie per Natale. Ad esempio, abbiamo in D&G The One Gentleman Matthew McConaughey che fa il gentiluomo e copre le gambe della fanciulla assopita sul divano il giorno dopo.





Lo spot è in bianco e nero, segno di classe e distinzione da Woody Allen in poi, ma è l'espressione da panino imbottito di McConaughey che fa precipitare il tutto. La scena finale in cui contempla le onde, poi, è il massimo: quando si vuole dare un'aura di finezza intellettuale a qualcuno, lo si manda in riva al mare, possibilmente d'inverno.
Ma è nella trasgressione più selvaggia che la pubblicità diventa veramente trash senza averne l'intenzione.
"Ehi, ho una splendida idea per la campagna italiana 2010 della Renault Twingo Miss Sixty! Avete presente quella serie che va tanto, quella tanto trasgressiva, pensate che alla Rai non l'hanno voluta, quella con le lesbiche, come si chiama? Ecco, facciamo una situazione così. Festa, lei guarda lei, ammicca, la invita in camera, si spoglia, l'altra la benda e..."
"...E?"
"E poi le prende il vestito lasciandola bendata sul letto, corre verso l'auto e si accorge che è dello stesso colore del vestito che ha appena rubato! Fichissima questa! E pure un po' porca!"
E fu così che, dopo sei anni buoni, anche l'Italia si accorse della serie The L Word. (Fra dieci anni aspettiamoci pubblicità in stile Mad Men).
Il problema è: lo spot reclamizza l'auto o il vestitino rubato?





Comunque neanche gli altri paesi sono immuni dal trash, e qui nel Regno Unito al posto di Amalia con gli Uccelli d'Italia abbiamo il commentatore sportivo Tim Lovejoy (un nome che è tutto un programma) che con la scusa di aver bruciato l'arrosto cerca di rimorchiare la sultry vicina di casa italiana con i tortellini Giovanni Rana. Naturalmente c'è il compendio di tutti i luoghi comuni oltremanica sulle donne italiane (Sophia!), ma non è questo il punto. Il sublime, ancora una volta, è dato dall'espressione estasiata dell'uomo, qui di Lovejoy - per la vicina o per i tortellini?- che fa dello spot , con la sua fotografia sui toni dorati e seppia, una sorta di versione aggiornata di Camera con vista di James Ivory (1985). Un esempio di trash simpatico.





Il trash, come la mondezza in generale, tracima nelle nostre vite e nei nostri pensieri, e non è più trattato in modo "ironico" - che testimonierebbe distacco, quindi l'esistenza di un qualcosa non pattumesco -, ma ormai è impastato con la parte "alta" del nostro modo di sentire. Ed è la parte "alta" ormai quella che deve fare in continuazione i conti.
Amalia?