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Manifesti per il popolo

Questi manifesti sono stati concepiti e dipinti non nell' ex URSS ma bensì negli Stati Uniti durante gli anni '30 e '40 del secolo scorso, in pieno New Deal per conto della WPA, Works Progress Administration. Scopo di questi manifesti, antenati della Pubblicità Progresso, era di comunicare al popolo americano nel modo più semplice possibile concetti basilari sull'importanza del duro e onesto lavoro, l'allevamento dei figli e l'igiene personale. Inoltre invitavano a scoprire l'America da turisti e le sue bellezze naturali e cittadine. Fra le aspirazioni della WPA c'era quella di fornire un lavoro, pur con una paga bassa, - altrimenti lo Stato avrebbe fatto concorrenza all'industria privata anch'essa in cerca di rilancio - agli artisti resi disoccupati dalla Grande Depressione che attanagliò gli Stati Uniti (e non solo) durante tutti gli anni '30. Questo programma non riuscì a impiegare tutti gli artisti statunitensi, ma un buon 30 per cento di essi negli anni migliori, che per quell'epoca non era poco! Le opere hanno un notevole impatto visivo con un forte uso del colore e della figura stilizzata come "simbolo" del messaggio che si voleva comunicare (eredità della grafica sovietica degli anni '20).

Qui uno slideshow dei migliori manifesti della WPA. Buona visione!



( http://www.theretrovert.com/wpa_poster_art.shtml è un link a un sito americano che ha commercializzato i lavori della WPA.)

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Alla cassa

Alla cassa di un supermercato c'è il redde rationem di tutta la tua spesa. E', se vogliamo, anche una cosa lievemente imbarazzante: tu tiri fuori tutta la merce che hai intenzione di pagare, e in quel preciso istante in cui organizzi gli articoli sul nastro trasportante che va al/la cassiere/a ti rendi conto che c'è una fila di persone che guarda quello che hai preso. Tutti parlano di privacy da rispettare ma quello che compri - non è una novità perchè su questo concetto ci hanno costruito sopra le tesserine punti - ti rivela e ti sputtana (a volte).


Quante volte hai comprato cibi precotti sentendoti vagamente in colpa perchè prima di uscire di casa hai acceso per caso il televisore e hai visto dei tizi pontificare sulla bontà di cucinare sempre cibi freschi possibilmente nelle notti di luna piena?

E quante volte hai preso le famose insalate già lavate invece di cercare i componenti delle suddette inslate uno per uno ? Per non parlare delle bibite gassate e del sacchetto di patatine, ma qui hai l'alibi pronto: ho gente in casa. Queste ultime quattro parole riescono a sdoganare dalla tua coscienza anche la lattina di birra che fa tanto estate (e che terrai in eterno in frigo, perchè la birra in realtà non ti piace, preferisci il chinotto ma non vuoi dirlo in giro). Questo per quel che riguarda il cibo; quando si scaricano gli articoli che non si mangiano, speri comunque di fare la tua porca figura nonostante la crisi. Così non prendi il dentifricio messo in un display scrauso di cartone a parte con l'insegna "TUTTO A UN EURO", dove albergano umili spazzolini da denti con le setole durissime - ottimi per togliere il calcare dai lavandini - . Noo, tu hai una dignità, il futuro non è scritto (Joe Strummer - The Clash) . Ti dirigi deciso verso le paste dentifricie che hanno più di un colore e spazzano via la placca dentaria, poi di nascosto torni indietro e prendi lo spazzolino dal display scrauso.


La fila alla cassa ti consente di osservare quello che hanno consegnato gli altri: c'è sempre la vecchietta con il sacchetto del reparto Frutta e Verdura pieno fino all'inverosimile di bieta o di broccoli, e pensi che la sua cucina sia a forma di broccolo, compresa la caffettiera.


Oppure il sudato lavoratore che ha preso una birra e una ciotola d'insalata o l'occorrente per un panino. Di sera invece lo vedi stendere sul nastro vari sughetti, pasta e barattolini di marmellata e Nutella, l'unico suo bene rifugio dopo le banche.


O l'amante degli animali e la sua provvista di cibo per tre mesi - per lui/lei solo una minestra in scatola

O il/la cliente più temuto/a di tutti: il proprietario di voucher, o buoni, del Ministero, ben determinato/a a usarli tutti. Si presenta con l 'equivalente di quattro sacchetti di articoli vari, comprese le scatole di Special K - il cui costo fa relegare il loro acquisto al Voucher Day - . Non contento/a aggiunge lo shampoo e quattro sacchetti di caramelle. Mancano 30 centesimi. a questo punto - i voucher devono essere consumati TUTTI, perchè il resto non viene rimborsato.- mentre la folla davanti alla cassa trattiene il respiro, il/la Voucherato/a chiede alla cassiera di dargli/le UNA caramella, una qualsiasi, anche di vendergli/le le Rossana della zia. La cassiera chiede al resto del personale se hanno 30 centesimi di una cosa qualsiasi, e alla fine salta fuori UN ovetto al gianduia nel sollievo generale. Ma non è ancora finita.Sei alla fine, e credi di poter pagare tutto, ma non ce la fai per due euro e cinquanta. Panico.

Qualcosa della merce è da sacrificare, e tutti stavolta smettono di guardare il/la Voucherato/a per fissarti con odio. La cassiera grida: STORNO!
E non compaiono gli uccellini in gruppo a fare un volo sincronizzato sulla tua testa, ma la chiave della cassa portata da un'altra cassiera. Pensa in fretta, pensa in fretta.Ti senti un po' come se dovessi sacrificare un figlio invece di un altro, perchè nel tragitto dagli scaffali alle corsie che portano alle casse la merce acquista una carica di indubbia affettività. Guardi con disperazione le cose che hai messo sul nastro, e decidi che i ceci bagnati in scatola tutto sommato li puoi lasciare (si è mai visto un taccheggiatore rubare ceci in scatola?). Non basta. Lasci allora le saponette -non dovevi prendere quelle che fanno lo scrub!-. La cassiera riconta tutto. Ricontrolla. Ribatte alla cassa il prezzo finale.


Ce l'hai fatta. Mentre sistemi in fretta la merce nelle buste - le cose più pesanti in fondo, quelle leggere in cima - ti volti a vedere la scatola di ceci e le saponette scrub abbandonate a un lato della cassa (volevi anche riaccompagnarle indietro ai loro scaffali, per non farle sentire meno sole). E' solo un attimo, e sei fuori dal supermercato.


Il futuro non è scritto.

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Flight of the Conchords: what the folk!

Mangia. Dormi. Fai folk.




Immaginate la Nuova Zelanda,









terra brumosa a Sud-Est dell 'Australia e location impagabile per la trilogia del Signore degli Anelli di Peter Jackson.
Ora immaginate non giocatori di rugby,
uccelli appiedati o frutti pelosetti dalla polpa verde, o temibili tatuaggi Maori sulla faccia,
o il film Lezioni di Piano con
Harvey Keitel decorato con i suddetti tatuaggi.
Tutte cose che vengono in mente a noi italiani quando si parla appunto della Nuova Zelanda (c'è anche un romanzo erotico dal titolo Crudele Zelanda , ma è un'altra faccenda). Immaginate due giovani signori,


il primo (Jemaine Clement)
una versione un po' tarchiata e Maori di Jeff Goldblum,




il secondo (Bret McKenzie) con i riccioli bruni, la barba e i lineamenti
delicati di un elfo (infatti da ragazzo è comparso per tre secondi nel Signore degli Anelli, nel ruolo dell'elfo Figwit). Immaginate ora un duo acustico a metà strada fra Simon & Garfunkel ed Elio e le Storie Tese.
Immaginate infine una serie televisiva sulle disavventure newyorchesi di un duo acustico neozelandese alla ricerca del successo.
Quando avrete finito di immaginare, avrete ottenuto i Flight of the Conchords.

Bret e Jemaine erano compagni di stanza alla Victoria University di Wellington (Nuova Zelanda), dove hanno studiato cinema e teatro. Amavano comporre canzoni "serie", ma come Molière da giovane non veniva preso sul serio come attore tragico (indicandogli così la strada per la Commedia), così i neo FotC non venivano presi sul serio come cantautori "seri". Ogni canzone sembrava agli orecchi del pubblico una parodia.

Decisero così di dedicarsi al genere comico; questo aggettivo però non tragga in inganno, dato che le loro canzoni sono scritte ed arrangiate in modo impareggiabile, e sono la colonna sonora della serie televisiva sulla rete HBO, andata in onda negli USA nel 2007 (ora la trasmettono anche sulla BBC4 inglese).


Gli episodi di The Flight of the Conchords comprendono tra gli altri personaggi Murray, pomposo addetto culturale al Consolato della Nuova Zelanda (interpretato da Rhys Darby) e loro inetto manager, e Mel, (Kristen Schaal), casalinga sposata, unica fan e persecutrice del duo. Le canzoni entrano come supporto narrativo alle storie, oppure come monologo interiore dei protagonisti, una tecnica ben sperimentata da film come Sogni Proibiti (The Secret Life of Walter Mitty,1947),con Danny Kaye o Billy il bugiardo (Billy Liar,1963) con Tom Courtenay. Vediamo così i due sfigati Kiwi in trasferta diventare veri e propri eroi pop - i video sono girati parodiando perfettamente i vezzi registici degli originali, pellicola compresa -.
Ora i FotC (quelli veri) sono un duo acustico di successo, con tantissimi fans in mezzo mondo anglofono, ma hanno deciso recentemente -e saggiamente- di fermare le loro buffe storie alla seconda serie.
Si possono dare vari esempi dell'arte dei FotC; uno dei pezzi più famosi è Business Time e si trova nella prima serie, episodio n° 5.
Jemaine fantastica su una sua eventuale vita coniugale con la sua ragazza, Sally, che è da poco ritornata da lui. Il pezzo è in puro stile soul anni '70 con tanto di recitato alla Barry White:

Oh Yeah
Girl, Tonight we're gonna make love
You know how I know?
Because it's Wednesday
And Wednesday night is the night that we usually make love

solo che la situazione descritta da Jemaine è molto meno romantica:

Tuesday night is the night that we usually go to your mother's place and I teach her how to use the video machine again
But Wednesday night is the night that we make love

Se il martedì sera i due coniugi devono andare dalla di lei madre - notare il particolare di lui che deve insegnare per l'ennesima volta alla suocera come si adopera il lettore video - il mercoledì sera è la notte in cui adempiranno finalmente ai doveri coniugali.

When everything is just right
You're not too tired from your afterwork social netball team practice
There's nothing good on TV.
Mmmmm...Conditions are perfect for making love.
You turn to me and say something sexy like, "I might go to bed. I've got work in the morning."
I know what you're trying to say, baby.
You're trying to say "Aww, yeah. It's business time."

Tonight's the Night, direbbe Rod Stewart. Non c'è niente alla TV, lei non è troppo stanca per gli allenamenti di pallacanestro femminile dopo il lavoro, - attività tipica da matrimonio avanzato in fase di noia acuta - e dirà una frase promettente come "Forse dovrei andare a letto. Ho del lavoro da sbrigare la mattina." Il marito invece pensa si tratti di un invito, che lei in realtà gli voglia comunicare: "Aaah sììì, è l'ora del business". Di quale business si tratti lui lo sa bene:

The next thing you know we're in the bathroom brushing our teeth
That's all part of it, that's foreplay.
Foreplay is very important in love making
Then you go sort out the recycling
Which isn't part of the foreplay, but it's still very important
That's not foreplay, but it's still very important.

I preliminari sono importanti nel business, come lavarsi i denti, afferma serio Jemaine, come pure fare la raccolta differenziata, che non fa parte dei preliminari ma che è importante lo stesso! Ora si arriva alla roba forte (non fate leggere questa parte ai minori di 45 anni!)

Then next thing you know we're in the bedroom
You're wearin' that same old ugly, baggy T-shirt with a stain on it that you got from that team-building exercise you did for your old work several years ago
"Team Building Exercise '99".
I take off my clothes
But I trip over my jeans 'cause I'm still wearing my shoes
But it's okay because I turn it all into a sexy dance.

I due sono in camera da letto. Ci siamo. Lei indossa, no, non un banale perizoma di pizzo nero, ma una maglietta slonzata e impataccata premio delle Attività Ludiche per la Coesione Aziendale a cui ha partecipato nel '99. Ribadisce lui con un rantolo che rivela la sua Bestia sessuale:

"Team Building Exercise '99".

Ahh, quelle Attività Ludiche per la Coesione Aziendale del '99! A quel pensiero lui si toglie di corsa i vestiti, ma inciampa nei jeans perchè ha ancora le scarpe addosso. Ma, come in un vecchio film con Peter Sellers, tutto questo non importa perchè sa come trasformare l'imbarazzo in una danza erotica. Alla fine rimane con soltanto i calzini (socks) addosso, ecco perchè si dice business socks! (Gioco di parole intraducibile fra socks e sucks , "fa schifo"). Finalmente si arriva al dunque!

Making love
Making love for
Makin love for two
Making love for two minutes
When it's with me, you only need two minutes, girl
'Cause I'm so intense
Two minutes in heaven is better than one minute in heaven
You turn to me and say something sexy like, "Is that it?"
I know what you're trying to say, girl
You're trying to say, "Aw yeah, that's it"
And then you tell me you want some more
Well, uh...I'm not surprised
But I am quite sleepy

Fanno l'amore in due. Minuti. Con Jemaine ne occorrono solo due, di minuti, perchè è così INTENSO! E poi due minuti in paradiso sono sempre meglio di uno solo (la media stagionale),
Lei gli fa "E' tutto qui?", ma, si sa, quello che vuole dire veramente è "Ahh sììì, c'è tutto,
qui!" e poi ne vuole ancora. Lui non si meraviglia.
Solo che si è addormentato.

Business hours are over, Baby

L'ora del business è finita. Andate in pace.

Ecco un estratto dal quinto episodio della prima serie contenente la canzone (attenzione, Jemaine rimane sul serio coi soli calzini addosso!)


Qui c'è una bellissima versione live di qualche anno fa:


Non si devono dimenticare altri momenti-parodia. Ecco ad esempio (episodio 10, prima serie) la perfetta canzone psichedelica, con tanto di movimenti di camera a ritroso alla fine (Ramashalanka lanka ravi shanka lalalalalalallalalala) :


E che dire di David Bowie (periodo Ziggy Stardust) - Episodio 6, prima serie -?


Il momento più delirante è però quello di Faux De Fa Fa,(episodio 8, prima serie), tentativo di parlare con due commesse di una panetteria che si traduce in una lezione di francese per principianti (Gerard Dépardieu! Ah-ah! Baguette!). Ammirate la pellicola spuntinata - troppe proiezioni in classe - e i completini impressionisti di Bret e Jemaine:



Insomma, con i Flight of the Conchords c'è veramente da divertirsi, e peccato che le due serie non siano ancora arrivate in Italia!

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I bambini delle librerie

I bambini delle librerie sono subito riconoscibili.
La libreria, o bookshop, o bookstore, è un luogo dove si comprano (anche) i libri, ma soprattutto dove si fa vedere che si ci si sa comportare in una libreria.
Un po' come nei sex-shop tarati "per le signore", dove le suddette possono trovare comprensione ed emancipazione (relativamente) a buon mercato, nelle librerie moderne si cerca di venire incontro alle esigenze del lettore moderno, che è già relativamente spaventato dall'entrare in un posto dove ci sono dei libri. Le persone di una certa età ricorderanno senz'altro, più che le librerie vere e proprie, quelle che puntualmente sono protagoniste di nostalgici racconti sulle pagine culturali dei supplementi dei quotidiani (ah, quando c'erano i librai che ti sapevano consigliare...) , quei negozi ibridi che erano -e sono- le cartolibrerie. La cartolibreria è considerata "cheap" dai fruitori delle librerie.In una cartoleria si ordinano anche i testi scolastici; vanta un'accurata selezione di bestseller per tutti i gusti e di libri di lettura per le medie -che hanno di solito una copertina con un'illustrazione vecchio stile ad acquerello invece di una foto-. Questo rende le cartolibrerie un posto più sicuro per gli utenti, un posto dove un libro è una "cosa" che si adopera per la scuola o per fare un regalo, quindi è "utile" e non ha quell'aura sacrale delle librerie normali.
Infatti le librerie questo alla fine lo hanno capito.
Si sono piano piano cartolibrarizzate.
Oggi nella libreria puoi trovare anche articoli di cartoleria,ma di alto lignaggio: copie esatte di articoli di cartoleria appartenuti a grandi nomi della cultura oppure quaderni così belli e miniati come incunaboli del Quattrocento da farti vergognare di scrivervi sopra.Credo che le librerie si vergognino un po' di fare anche da cartoleria, così cercano di vendere cara la loro pelle vendendo insieme al reggi-libro o alla lampada illumina-libro (immaginate la faccia del/la partner quando vede l'altro/a sfoderare questa lampada per leggere DA SOLO/A nel letto, invece di dedicarsi ad altre cose!) un po' di aura "culturale".
Allora cosa c'entrano i bambini?
C'entrano, perchè anche loro, al pari delle librerie, hanno subito una trasformazione.
Si sono anche loro cartolibrarizzati.
Si vedono genitori ormai portare i figli piccoli a tutte le attività di socializzazione promosse dalle librerie, come un tempo in piscina, e anche quando non c'è niente da fare li vedi occupare mezz'ala di un dipartmento, mamma e papà a scegliere fra gli scaffali e i piccoli a scorrazzare per il resto dell'ala. Sono tutti belli, con completini casual e scarpine sulle calzine coloratissime, un modo di vestire che urla disinvoltura e saper stare al mondo allo stesso tempo. I capelli di questi bambini tendono al caschetto mosso, nessun taglio a spazzola che fa tanto "dove i tram non vanno quasi più". La cartolibrarizzazione si nota però nell'atteggiamento di questi bambini speciali: in mezzo ai vari dipartimenti, o nell'apposita Sezione Bambini, loro trattano i propri genitori come commessi di librerie, chiedono, si fanno spiegare, tirano giù i libri, qualcuno più piccolo si siede sul pavimento, i più grandicelli conversano con la proprietà di linguaggio di un venditore. I loro genitori sembrano circonfusi da una rete invisibile di orgoglio celata da un atteggiamento di modestia, che però ha il potere di incrinarsi ogni volta che qualche estraneo sorride ai loro figli. Allora il genitore scatta in avanti, esce fuori dalla rete, chiama il suo frutto personale in modo che tutti vedano quale meraviglia ha messo al mondo. Il piccolo risponde, ed entrambi compiono la parte finale del rito andando felici alla cassa della libreria. Mai fila viene fatta con tanta felicità, perchè sono tutti consapevoli del fatto che ognuno vede quale libro/CD/DVD/quaderno ha scelto l'altro, e si sente felice per questo. Il bambino/a chiede piccole spiegazioni sul libro che ha preso la mamma o il papà, e vi sono delle piccole scintille di felicità in questo, non si sa quanto dovute alla semplice contentezza di aver comprato qualcosa che fa star bene tutti loro. I bambini delle librerie al momento di pagare alla cassa si stringono ai genitori, formando per qualche secondo un blocco umano consapevole e corretto. Di solito tirano fuori la tessera. Poi escono con in mano la busta e si vede che anche la strada è tutta loro. Il venditore di libri extracomunitari davanti alla libreria neanche lo vedono.