Siringhe (" 'Sta mano può ésse féro... ")



Il vero uomo si riconosce non dalle intenzioni, ma dalle iniezioni.
Da piccolisimi ci portavano tutti all'ambulatorio per farci fare il vaccino Bivalente (Difterite e Tetano) che poi doveva essere ripetuto alcuni anni dopo: lo chiamavano il Richiamo della Bivalente. Il nome suonava un po' spaghetti western (Amico, è tornata la bivalente: hai chiuso un'altra volta! ), e mentre il Richiamo della Polio era più accettabile - consisteva in uno zuccherino intriso di vaccino - la perfida Bivalente era invece una vera iniezione. Il mio ricordo più antico di una siringa consiste in me che correvo intorno al lettino dell'ambulatorio (a quattro anni) inseguita da mia madre e dal dottore perchè non volevo farmi fare la puntura. Le siringhe indolori erano al di là da venire, e agli occhi di una quattrenne gli aghi apparivano grandi come i primi piani delle zanzare nei documentari sulla malaria.
Un'altro ricordo che avrebbe pesantemente condizionato la mia opinione sulle punture fu dato dalla scena di un film, Tornando a casa (Hal Ashby,1978) , in cui uno dei personaggi si ammazzava iniettandosi dell'aria in vena con una siringa. La scena, commentata da un'ossesiva White Rabbit dei Jefferson Airplane, era terrificante, e contribuì non poco alla mia naturale antipatia verso le iniezioni.
Senza scomodare la famosa sequenza dell'iniezione di adrenalina nel cuore di Uma Thurman in coma da overdose in Pulp Fiction (e adesso vado a casa a farmi venire un infarto),


ho dovuto vivere, quasi per una sorta di contrappasso, le emozioni del preparare una siringa e fare un'iniezione. Intramuscolare. Con l'ago grosso. Una siringa da 5cc.
La prima difficoltà è quella di rompere la fiala con la soluzione da iniettare. Un tempo le fialette di vetro monodose con la strozzatura al centro erano fornite di un microseghetto atto a segare il vetro in due e ad aprire la fiala. Così prendo un coltello da cucina e sull'acquaio dò dei colpetti con la lama sul punto più sottile, sperando che ceda (segare il vetro col coltello è impossibile, e provare con le mani è come spaccare una noce tenendola in pugno: si rimane con niente in mano, con l'aggravante che i frammenti di vetro possono penetrare nella pelle). Quando uno meno se l'aspetta la parte superiore cede e piccoli frammenti luminosi si spargono sul
lavandino. Li cerco e li tolgo tutti nella malaugurata ipotesi che me li
possa trovare conficcati in mano. Apro la confezione protettiva e tiro fuori la siringa. Il tappo di sicurezza è la cosa più difficile da sfilare, infatti non si deve sfilare ma farlo ruotare e poi sfilarlo piano per non piegare l'ago in due (come ho saputo poi a mie spese).
Tolgo l'aria dall'ago una, due volte. Poi infilo l'ago nella fiala. Attenzione, non è una cosa facilissima risucchiare la soluzione nella siringa, dato che occorre tirare su lo stantuffo in modo lento ma continuo.
A questo punto la siringa - una volta accertato che non vi sono bolle d'aria - è pronta per l'uso, e qui avviene la seconda battaglia. Nei film la puntura si fa sempre nel gluteo (Sedadavo? Domanda Igor in Frankenstein Jr. con la Creatura in escandescenze). In realtà va fatta sopra, nella zona dorso-gluteale .


Massaggio la zona lungamente col disinfettante, dopodichè col cuore in gola cerco un posto abbastanza "carnoso" dove conficcare l'ago, e qui mi ricodo del pizzico di Mario Brega in Bianco, Rosso e Verdone (1981, Carlo Verdone). ('Sta mano può ésse féro e può ésse piuma. Oggi é stata 'na piuma.)


Pizzico la carne. Infilo l'ago. Mi aspetto l'urlo. L'urlo non arriva. Ho già fatto un morto? No, respira ancora. Spingo lo stantuffo e inietto lentamente il liquido. Mi sforzo di non pensare. Ecco, la parte finale dello stantuffo ha toccato l'ago. Ho finito!
Tiro fuori - o meglio, snudo fuori l'ago della siringa dalla carne che stringo fra le due dita. Esce tutto. Massaggio per cinque minuti buoni la zona sperando di aver messo la gamba nella posizione migliore. Mi sembra di aver fatto una complicatissima operazione chirurgica, vorrei che qualcuno mi detergesse il sudore dalla fronte come fanno nelle sale operatorie, ma mi accorgo di non avere nessuna fronte sudata. Sarei un pessimo chirurgo.
Infilo il cappuccio all'ago prima di gettare la siringa. Il batuffolo di ovatta giace strizzato e strapazzato senza pietà accanto ai frammentini della fiala. Le mie mani sanno inesorabilmente di disinfettante. Sembrava che il sedadavo lo avessero dato a me.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Ho apprezzato la maggior parte delle citazioni, ma mi sfugge il riferimento a White Rabbit, visto che si trattava di LSD e nel testo diceva chiaramente "pill" ;)

luigi ha detto...

da bravo siringatore un consiglio: dopo aver infilato l'ago occorre provare ad aspirare per vedere se sale sangue (non deve accadere). Solo dopo puoi iniettare il medicinale.

Tamcra ha detto...

Ti ringrazio per il consiglio Luca,infatti ho osservato se saliva sangue, e fortunatamente questa circostanza non si è verificata...