Secondo le ultime notizie il sig. Silvio Berlusconi passerà le sue vacanze non in Sardegna, ormai contaminata dal segno del peccato, ma a L'Aquila con in più una visita al santuario di Padre Pioa San Giovanni Rotondo. Per cercare di sedare gli animi e stornare i fulmini internazionali dall'Italia è stata concepita questa ballata, scritta in inglese per raggiungere più gente possibile nel mondo. (Se vi sono degli errori, fatemelo sapere). Il testo si basa sulla trascrizione delle registrazionifatte dalla escort Patrizia D'Addarioin varie occasioni. Per la musica, scegliete voi.
SILVIO'S BLUES Let's Do It (In The Big Putin Bed)
Baby let's do it in the big Putin bed We'll be makin' love until the night is over You wait for me while I take a shower, Tonight's the night and the moon is red.
Who cares about Obama's election What's worrying me now is my erection So many girls, all dressed in black I invited 'em all, can't send them back.
We'll do it all night in the big Putin bed Giampi gave to you the first thousand euros The next thousands are yours if you stay 'til tomorrow Or maybe you prefer a licence to let ?
You can bring here your friend, we'll be havin' more fun She can lick me all over i can tell one more joke Listening to Apicella or some other folk bloke You won't be only an escort, but a big friend of mine
Who cares about communists and Fini Who gives a damn about Bossi and Casini So many girls, they flew over my nest All those butterflies here, they've come here just to love me
We did it together in the big Putin bed It runs in the family, you know how it is I can't have an orgasm, it takes me some ages You can touch yourself often if you feel it like it's dead
I gave all my necklaces, I'm leaving tomorrow I'm the only prime minister to chair three G8s Got a maze in my garden, a fossilized whale 30 Phoenician tombs and an ice cream parlour
I am no saint, stick it in your heads My mausoleum's ready to collect my remains But I want one more thing, more than herbs and champagne It is kickin' the bucket in the big Putin bed !
Questo è il mio ricordo della Notte della Luna, oltre al fatto che avevo una salopette con il simbolo Apollo 11 sopra.Quello che affascina del modo di raccontare di questa edizione speciale è l'assoluta mancanza di piaggeria nei confronti del pubblico televisivo.
Non si era ancora installata nelle trasmissioni tutta quella melma a base di personaggi che non c'entrano un tubo ma che si presume facciano ascolto, tizie mezze nude e bravipresentatori che magari sono capaci di dire: cosa sta provando in questo momento? Qui la tensione è fra Tito Stagno,il Giornalista in diretta RAI e Ruggero Orlando, il Corrispondente da Houston, un dialogo serrato a due voci che magari si contraddicono in modo involontariamente comico (Ha toccato/non ha toccato), ma che hanno il privilegio di essere vere. O forse mi sembrava tutto più vero allora - avevo cinque anni - e la Luna era una cosa seria. Ricordo anche la sigla delle trasmissioni da Cape Canaveral era Aquarius - che non è una bibita per disidratati ma il nome dato al LEM - tratta dal musical Hair :
Questa è una delle versioni più famose all'epoca - su vinile! - , quella dei The 5th Dimension, con Let The Sunshine In a seguire. Ogni volta che mi capita di sentirla penso al ricordo confuso di quella sera e di come tutti si sentissero più privi di gravità.
Questo racconto si basa su alcuni elementi di verità, come il fatto che nel 1996 il sig. Jarvis Cocker abbia effettivamente invaso il palcoscenico su cui si stava esibendo il sig. Michael Jackson. O che nel 2009 sia stato chiesto dalla BBC al sig. Cocker un parere sulla morte del sig. Jackson. Gli altri elementi sono da considerarsi assolutamente casuali.
7 Luglio 2009
Guardò la folla che stazionava fuori dallo Staples Center. Era andato tutto alla perfezione, stava andando tutto alla perfezione. Del resto aveva sempre provato e riprovato ogni passo, ogni singola nota fin da bambino, fino alla nausea. Degli altri, non della sua. Quando era in scena sapeva di essere un altro, il migliore, alla faccia di suo padre. Vide i presenti e gli assenti alla grande festa, vide quelli che fino al giorno prima avevano sputato veleno su di lui e che ora stavano composti e in gramaglie firmate davanti alla sua bara. Lo stesso modello di quella di James Brown, lui era stato molto preciso nella richiesta. Lo aveva visto da bambino all' Apollo Theater di New York, e da quel giorno la sua vita non era più stata la stessa. Vide Brooke piangere, e si chiese se avesse potuto funzionare fra loro due quando erano più giovani, ma poi pensò alla sua famiglia e a quella di lei e a quanto avrebbero finito per rovinare la loro amicizia. Vide anche i suoi figli e si chiese stavolta se avesse fatto la cosa giusta. La sua bambina - sì, era sua, erano suoi, quello che diceva la gente era secondario - diceva davanti al microfono che era il migliore dei papà. Il più piccolo aveva in mano una bambola con le sue sembianze . Quale figlio andrebbe in giro con una bambola che raffigura suo padre? A questo pensiero la sua mente si rischiarò per un attimo. Sorrise. Ascoltò suo fratello Jermaine, e tante persone, famose e non, cantare le sue canzoni. Le canzoni,il suo patrimonio, quello vero, più interi cataloghi di musica acquistati diversi anni fa il cui valore stava andando alle stelle e che, una volta recuperati col tempo avrebbero potuto ripagare tutti i debiti accumulati nel corso della sua vita. E, forse, salvare Neverland dal diventare un comprensorio di appartamenti di lusso... La sua vita. Senza di lui. Spense il televisore. era ormai lontano da Los Angeles, dagli Stati Uniti, aveva previsto anche questo. Nessuno, allo spettacolo inscenato per la sua morte, aveva notato una piccola figura vestita di scuro in fondo alla sala. Eh sì, tutte quelle frequentazioni di dottori e ospedali gli erano state veramente utili...Anni prima, nel pieno dei suoi guai giudiziari, aveva cominciato per caso a chiedersi cosa sarebbe successo se avesse potuto vivere un'altra esistenza. In fondo nei suoi spettacoli amava proporre quel trucco illusionistico dove scompariva da un punto del palcoscenico per poi riapparire nel punto opposto. Nel corso degli anni questa possibilità pazzesca gli era sembrata di giorno in giorno più affascinante. Aveva contattato le persone giuste, facendosi spiegare nei minimi particolari come poter fare, ipoteticamente, a sparire in modo spettacolare, una morte, perchè no? E a vivere in incognito in un'altra parte del globo. Si era giustificato dicendo che voleva sviluppare un soggetto per un film, una nuova collaborazione con Steven Spielberg... Quando i rapporti con lo sceicco a Dubai si deteriorarono e il fiume di soldi che questi gli passava per mantenere Neverland minacciarono di scomparire, sentì che le maglie stavano per stringersi intorno a lui. Perfezionò il passaggio alla nuova vita contattando segretamente, tra l'altro, il responsabile di un obitorio: il suo compito era di trovare un cadavere che gli somigliasse . L'ultimo anno aveva firmato quel contratto capestro di cinquanta concerti da tenersi a Londra. C'è chi disse che era stato ingannato e che pensava di aver firmato per dieci. In realtà la sua era una mossa per prendere tempo e allungare spasmodicamente i tempi della sua preparazione, in modo da giustificare un'eventuale morte da stress. Il "sosia" era stato da tempo trovato: un signore morto di overdose da farmaci. Ci volle non poco tempo - e parecchi soldi - per convincere quel chirurgo plastico a rendere abbastanza somigliante a lui quel povero cadavere . La diffusione successiva di un comunicato stampa, nel quale si descriveva lo stato di deperimento totale dell'uomo ritrovato, seguito dalle immagini di "lui" da vivo, scattante e sorridente sulla scena, avrebbero confuso le acque mediatiche (qual è quello vero?). Il "medico personale" (in realtà un attore disoccupato scritturato apposta) e la tata erano d'accordo, e sarebbero stati ricompensati generosamente per il loro silenzio. La piccola figura vestita di scuro andò via dalla sala, confusa fra la folla. Nessuno poteva notarla mentre, una volta fuori dallo Staples Center, si allontanava tranquilla. Neanche lo spaventoso sistema di sicurezza messo in atto riuscì a vedere in quell'omino alcunchè di speciale. Anche perchè, fra il cappello scuro calato sugli occhi, la cravatta gialla,i Ray-Ban a specchio e il guantino con le paillettes era tale e quale al sessanta per cento degli invitati all'Evento. Niente di meglio che rendersi uguali alla folla per passare inosservati. Salì su una delle tante limousine, che all'inizio fece il percorso di tutte le altre, per poi deviare verso una strada secondaria. Da lì, un'altra automobile meno vistosa caricò l'ospite in jeans, maglietta, giacca, Borsalino chiaro, naso prostetico e Wayfarer neri. Verso il Messico. Ora era a Londra. Procurarsi dei documenti falsi era stato ancora più difficile - e costoso - che trovare un sostituto per la sua morte. Alla fine si era ricordato di un suo fan che, diciamo, non era esattamente dalla parte della legge. La cosa all'inizio lo rendeva perplesso, anche perchè ripensava a tutto quello che aveva speso fra tribunali e famiglie da risarcire - l'inizio della sua rovina planetaria - ma poi si fece convincere dal fatto che questo ammiratore aveva tutto sommato una sincerità d'intenti che aveva scarsamente riscontrato nel suo entourage, tanto per essere diplomatici... Lui non lo avrebbe tradito, ne era certo. Il signor Rodrigo Sanchez, rappresentante di prodotti curativi per la pelle a base di aloe vera si fece portare in taxi ad un indirizzo ben preciso - lo aveva scoperto per puro caso leggendo su un quotidiano inglese un'intervista al cantante di un gruppo pop locale. Aveva letto con sorpresa di come questi fosse felice di aver comprato casa proprio vicino a quella presso cui Rodrigo si stava ora dirigendo. Naturalmente nell'articolo non erano state precisate strada e numero civico, ma una preventiva ricerca nel vicinato condotta nei giorni precedenti lo aveva portato alla meta. Del resto la sua capacità di deduzione era una diretta conseguenza del suo cervello, "infantile" dal punto di vista emozionale: solo un adolescente interiore come lui poteva adoperare tutte le sue forze per ricreare le coordinate della sua vita futura. Eccolo davanti al portone. In quella sera lontana del 1995 aveva odiato quel cantante inglese da quattro soldi che era salito indisturbato sul palcoscenico dimenando il sedere e rovinandogli tutta la sua "Earth Song", proprio mentre lui stava appeso a quell'impalcatura a tre metri da terra con i bambini sotto e tutto il coro gospel che intonava "What about us?", che ne sarà di noi? Nel corso degli anni aveva avuto modo di riflettere sul vero significato di tutta la serata. Che ne sarà di noi? E se in fondo avesse avuto ragione lui? Noi popstar pensiamo di essere il Messia, ma basta un granello di sabbia per mandare tutto all'aria. Da quel momento le cose si sono fatte via via più difficili per lui. Ora però voleva ricomiciare la sua nuova vita, e proprio da quella persona.
Ecco, lo sapevo. Uno spera di contribuire umilmente con le sue opinioni ad un programma televisivo su politica e società, sta in mezzo a deputati di tutti gli schieramenti e che cosa gli vanno a domandare? Quella sera del 1996 ai Brit Awards, sempre quella maledetta sera Va bene, ero ubriaco, non mi andava giù che l'idolo della mia adolescenza facesse il Messia sopra una gru, sono saltato sul palco con un mio amico, mi sono dimenato un po' - NON HO mostrato il sedere al pubblico, uffa! - e il servizio d'ordine ci ha trascinati via tutti e due. Una notte in galera, rilasciato il giorno dopo, aumento esponenziale di fama e dischi venduti, sesso droga eccetera eccetera. Sono passati tredici anni però. Non vorrei che al momento della mia dipartita si ricordassero solo di QUESTO, che diamine! Ho scritto due album solisti, tengo conferenze sull'arte della parola nelle canzoni, ho composto per un sacco di gente, continuo a tenere conc... "Papà, c'è un signore fuori che vuole parlarti..." Non sarà per caso un ammiratore impazzito che mi vuole far fuori per quello che ho detto alla BBC? Albert, và di corsa in camera tua ! E ubbidisci, anche se i figli delle rockstar dovrebbero essere ribelli alle autorità costituite eccetera eccetera. "Ma papà, il signore dice di essere Michael Jackson !" "Mr. Cocker? Mr. Jarvis Cocker?" A Michael saltò il naso prostetico per l'emozione, mentre entrando in casa si toglieva la mascherina sotto gli occhi terrorizzati del suo ex-nemico pop. "AVEVI RAGIONE !". Quello che il piccolo Albert riuscì a udire dalla cima delle scale fu un tonfo sordo, preceduto da uno squittìo. Solo uno spavento, tanto bastava. La vendetta di Michael Jackson era appena iniziata.
Che cos'è il Vintage? Lungi dall'apparire uno stile buono per chi non può permettersi di comprare abiti nuovi, in realtà è la più grossa fregatura coniata dalla cultura occidentale per rendere permanente la divisione fra coloro "che sanno" e coloro che no. Parlando di vestiti e accessori usati, ad una persona normale verrebbe in mente di indossare vestiti "andati"e il gioco è fatto.
Invece no. Fra lo stile (parlare di look sarebbe riduttivo) Vintage e l'andare in giro con cose vecchie c'è tutta la differenza che passa fra il cervello e lo stomaco. Chi è Vintage sa:
1) quanto possano valere le singole epoche storiche in termini culturali e di costume
2) non aspettare che qualcuno te lo faccia notare
3) e soprattutto, usare l'ironia nell'abbigliamento (sdrammatizzare, come dicono le riviste fashion).
Questo no
La persona Vintage non ha difficoltà finanziarie, anzi, tutto l'opposto. Passare ore per mercatini a scorrere rastrelliere piene di vestigia e a fare buoni affari non è una cosa che riesce bene alle persone povere. Alcuni pensionati non sono Vintage: hanno gli stessi pantaloni di lana impataccati e bisognosi di orlo anche a Ferragosto. Neanche certe casalinghe per strada sono Vintage: il cappotto che hanno è quello avuto come regalo -era un saldo- dell'anniversario di matrimonio.
Ho capito di non essere tagliata per il Vintage la settimana scorsa, quando per far respirare il mio armadio ho tirato giù diverse cose come:
un completo pantaloni e blusa senza maniche in una vivace stampa B/N (commento generale: ti ingrassa) ;
Completo finto-orientale in crespo nero con pantaloni larghissimi (la blusa faceva difetto sul collo) ; Altro completo, stavolta rosso, composto da camicetta senza maniche e giacca con maniche corte e spalline modello docente in trasferta per commissione d'esame;
e infine, i due pezzi di cui ero più "fiera" , acquistati a un carrettino in un momento in cui volevo dare una svolta alla mia vita:
blusa in acrilico a fiorellini su fondo scuro, tagliata sotto il seno e pure scollata (modello Antonella Clerici)
pantaloni jeans comprati "due-al-prezzo-di-uno" ad un banchetto: non accorgendomi che erano leggermente stretti ma non volendomi arrendere all'evidenza ho tentato di allargarli con tasselli della stessa stoffa .
Dopo aver guardato e indossato questi relitti per l'ultima volta, decido di metterli tutti dentro una grossa busta e di recarmi in uno di quei grandi punti vendita sorti di recente dove si vende ogni ben di Dio usato (il bene, non Dio).
Entrare e trovare il settore abbigliamento è già un'impresa, perchè si viene aggrediri da masserizie, stoviglie e mobili di tutte le epoche più neglette della storia del mobile. L'Abbigliamento è in fondo al locale. Lo mettono sempre in fondo perchè sperano che la gente si concentri sugli acquisti dei mobili, che logicamente valgono di più.
Davanti a un bancone simile a quello delle tintorie deposito i miei articoli, con un bel sorriso. La vorranno la roba usata, no?
"Guardi che facciamo la selezione alle sette".
La selezione? Cos'è, un concorso? Alle sette del mattino o della sera? Il Selezionatore aveva un'aria poco Vintage, ed era ben diverso da come ricordavo le persone che gestivano i negozietti di abiti usati svariati anni fa. Aveva vent'anni, era coperto da jeans e maglietta del 21° secolo, e soprattutto aveva un' aria alquanto scocciata nel vedermi davanti a lui. Con un sospiro accenna a voler vedere la mia busta, tiro fuori ogni capo con studiata lentezza, e qui succede la catastrofe. Non pretendevo che avrebbero riscosso tutti l'entusiasmo che di solito si riserva per un Balenciaga del '52, ma almeno non la seguente reazione:
Nooooo....
Capo uno, per terra.
Nooooo...
Capo due, idem
Per farla breve, ero rimasta con i jeans allargati, che in un impeto di vergogna finale non ho voluto neanche tirare fuori dalla busta.
"Non accettiamo abiti retrò, ci dispiace". E in quella parola - retrò - è crollato il mio sogno di essere Vintage. Quelli che avevo fatto vedere erano capi privi di un qualunque appeal mitologico, non riassumevano lo "spirito del tempo". Erano capi usati, non Vintage. Forse fra cinquant'anni avrebbero avuto un qualche valore come Abiti Rifiutati (Blusa ispirata direttamente da Antonella Clerici!).
Sono tornata indietro, ho riattraversato il tunnel di mobili e masserizie e sono uscita in cerca del cassonetto.
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