Stella Marrs è un'artista americana che usa tutta l'iconografia "bassa" della pubblicità anni '50-'60 per creare sottili e geniali contrasti con messaggi politici nel senso più ampio del termine. Questo metodo, di ispirazione surrealista - spiazzare il pubblico che si aspetta un determinato messaggio appiccicato alla sua immagine - ha in Stella Marrs una valenza molto ironica e sferzante: quando si vedono due signore in una foto sgranata in bianco e nero non ci si aspetta certo lo slogan:
Ognuno sembra normale finchè non lo si conosce
l'immagine pubblicitaria anni '50 ha assunto col passare dei decenni una carica "rassicurante", come se fosse essa stessa testimone di un paradiso perduto. Film come Pleasantville hanno sfruttato a dovere questa ambiguità (due ragazzi si trovano intrappolati in un serial TV, appunto, degli anni '50 per scoprire che la vita non era tutta rose e fiori).
Il gioco della Marrs è appunto quello di perturbare questo mondo fatato con slogan puntuti ed affermazioni filosofiche; molta attenzione è data al mondo delle donne - bamboline intrappolate in un'epoca remota che però ci danno filo da torcere guardandoci negli occhi e costringendoci a porci delle domande:
Da piccola, diciamo verso i dodici-tredici anni avevo un completo estivo elegante - all'epoca si diceva "Più impegnativo" - in cotone grezzo, composto da una gonna lunga e svasata in fondo ed un top a forma di gilet senza maniche -. Me lo aveva comprato mia madre nella segreta speranza che il circondarmi di abiti più femminili contribuisse allo sbocciare della mia, di femminilità, sinora limitata al famigerato "periodo mensile". (Era ancora scossa dalla mia ferrea determinazione, qualche mese addietro, a voler comprare un micidiale pullover color biscotto ). Comunque, entrambe ci accorgemmo che il pezzo superiore del completo, il gilet, era troppo scollato, o meglio, non sarebbe risultato scollato se non fosse stato per il fatto che alla mia età il mio petto era già discretamente formato e premeva minaccioso contro la stoffa. L'incubo di ogni stilista: la carne che si vuole far uscire dalla porta dell' "eleganza", rientra dalla finestra della sessualità in crescita esponenziale spostando ogni centimetro di stoffa come succede sempre all' Incredibile Hulk. Soluzione al problema: un centrino di pizzo beige, ricavato da una vecchia bomboniera - la cannibalizzazione delle bomboniere era una cosa che si usava molto in quegli anni, i veli di qui, i nastrini di là - sagomato e cucito in mezzo alla scollatura, con tre automatici nascosti per l'apertura. Voilà. Potevo indossare il completo senza morire dalla vergogna o fingere una scoliosi (Stai dritta con le spalle!). Questa introduzione per un prodotto che si è affacciato sul mercato inglese quest'anno, finendo per essere commentato addirittura dal serio quotidiano TheGuardian(Modesty panels: the solution to low-cut top disasters?)(I davantini sono la soluzione ai top troppo scollati?) . In sostanza, questi pezzi di stoffa asportabili a piacere sono la risposta ad un disagio crescente delle donne britanniche che, data l'ondata di caldo - ben 30° !!! - sono costrette a mettersi qualcosa i più consono alle alte temperature, ma : a) trovano abiti estivi adatti alle vacanze ma non ai luoghi di lavoro b) detti abiti - top, camicette - sono troppo rivelatori per le misure femminili britanniche. a questo punto il mercato se n'è uscito con due interessanti invenzioni, o riedizioni di vecchissime idee: 1) Il Bosom Button, o spilla da petto, ideale per fermare le scollature troppo ardite senza dover ricorrere alla spilla da balia (che tra l'altro rovina i vestiti), pezzo forte della ditta What a Girl Needs (quello che una ragazza vuole), incrocio fra Sex and the Cityed il catalogo Gli Introvabili di Euronova . Se il bottone non basta, ci sono anche i Liftitso adesivi alzatette ( Per un'ariavivace senza reggiseno! ) 2) Il Modesty Panel , o davantino in pizzo per coprire, appunto, la modesty della donna lavoratrice e non. Da notare sul catalogo della S & S Enterprises Ltd. il capolavoro di diplomazia: si fa vedere la classica sequenza prima/dopo la cura, ma il petto della prima foto è un classico petto un po' cascante, come a dire: vi dovete mettere il panel non per evitare eventuali sguardi vogliosi sul vostro decolletè, ma per evitare gli sguardi di commiserazione sulle vostre bisacce sgonfie. I commenti all'articolo del Guardian sono perlopiù indirizzati verso una blanda critica alla mancanza di volontà politica da parte delle ditte di abbigliamento a creare dei "sopra"che vadano bene a tutte. In realtà le ondate di caldo, come pure i paesi più caldi, mettono sul piatto dei problemi enormi in fatto di abbigliamento e "morale": se col freddo te la cavi con uno o più strati di stoffa, che fare se con l'afa ti scopri ma non hai la rassicurante "tavola" delle modelle a cui è concesso indossare tutti i nude lookpossibili senza indurre troppo in tentazione? Davantini, bottoni birichini ed ex-bomboniere sono una specie di tranquillante per evitare di porsi troppe domande e tirare avanti giorno dopo giorno (anche e a pensarci bene un bottone piazzato nel posto giusto può ottenere l'effetto opposto) , ma chi ci dice che questa sia la strada giusta?
Chiàppala! Chiàppala! Bracardi, Boncompagni ed Arbore (Marenco non c'è)
Quattro giorni faè stato celebratoun po'in sordinail trentennale della prima puntata di Alto Gradimento. In onda sul Secondo canale Rai (allora non ancora Radio2) dal 7 luglio 1970, all'inizio si doveva chiamare - per ammissione dello stesso Arbore - Musica e Puttanate. Hanno intervistato a più riprese i due autori-creatori del programma, ma secondo me per rendere un dovuto omaggio a quello che è stato il programma più incredibile di tutta la radio italiana avrebbero dovuto chiamare a raccolta tutti i suoi affezionati ascoltatori nel corso degli anni. Alto Gradimento iniziava alle 12:30 con la sigla di James Last Rock Around The Clock. Subito questa sigla veniva subissata da uno tsunami di rumori, annunci dei grandi magazzini, versi animali eccetera mentre i due conduttori Renzo Arbore e Gianni Boncompagni cercavano di mandare avanti la trasmissione. Cosa c'è di strano? Tutti i programmi radiofonici, Rai ed emittenti private con velleità comiche hanno due persone a condurre e a darsi sulla voce. La questione è che Alto Gradimento fu il primo programma a fare tutto ciò nel 1970. Il parlare sopra i dischi trasmessi era all'inizio considerato un'escamotage da parte delle case discografiche per fare in modo di non far fare registrazioni "pirata" dalla radio. Arbore e Boncompagni aggiunsero una pletora di personaggi e personaggini che erano il contraltare surreale dell'italia di quegli anni. Personalmente ricordo La Tragedia di Raoul a cura del Poeta Marius Marenco (parodia de La caduta degli deidi Luchino Visconti). Ecco la presentazione dell'aristocratica e mitteleuropea famiglia di Raoul :
Il contesso padro La conta madra Il cugino Wolfango Le cugine Verbena e Beatrice I cani Alsaz l'alsaziano Alan l'alano e Alban l'Albano
o Rumore di Raffaella Carrà (allora, tra l'altro, fidanzata di Boncompagni!).
La mia preferita rimarrà Bensohurst Bluescantata da Oscar Benton,
(mia madre comprò il 45 giri a suo tempo), sorta di blues italo-americano con mandolini sullo sfondo che sarebbe piaciuto a Carmine Petriccione, temibile zio d'America di Arbore. Su tutto questo brodo primordiale - per citare un vecchio collega di Arbore, lo scrittore Riccardo Pazzaglia- un urlo ancora più primordiale squarcia l'etere, facendo tremare quanti lo ascoltarono allora:
Ora il sole c'è, e il caldo pure. Sono già partti i primi telegiornali con i piedi dei turisti a mollo nelle fontane, i primi scellerati omicidi "dovuti al caldo", i primi, secondi e terzi consigli su quali costumi da bagno portare eccetera. Nel 1957 Classe di ferro, un film del genere "musicarello" che narra le vicende di un gruppo di commilitoni durante la naja fece vedere come si sconfigge la calura a colpi di calypso. In questo film infatti c'è un balletto che ha dell'incredibile: i commilitoni che cantano sotto la doccia mentre una presenza inquietante rimane ferma con un asciugamano in testa in primo piano a sinistra. La regia alterna totali dell'infilata delle docce
a dettagli di piedi e caviglie pelosi che si muovono nell'acqua,
con primi piani dei militari felici in preda alla musica
- chi canticchia, chi fa il verso della tromba, chi si lava voluttuosamente - battendo le mani sulle maioliche al ritornello. La fila di militari in asciugamano che si agita al suono del calypso è così spontanea e allo stesso tempo fuori dalle regole da far pensare più alla Nouvelle Vague che ai "musicarelli". Il testo della canzone che canta Fausto Ciglianonella scena è poi un metatesto, dato che racconta in pratica la nascita di una canzone. Si parte dal villaggio felice dove la gente quando piove canticchia il calypso (attacco disneyan-antropologico-culturale):
In Polinesia c'è un'isoletta ancor dove la gente se ne sta beatamente appisolata in mezzo ai fior. Pensa a far l'amor, amor, amor, Pensa a far l'amor, amor, amor, Non hanno il bagno, ma Ciascun la doccia fa Sotto la pioggia canticchiando allegramente quel calypso che ha nel cuor e che dice amor, amor, amor e che dice amor, amor, amor
Arriva il demiurgo, ossia il cantante italo-americano Frankie Laine(la presenza del Mito Americano nel '57 è molto forte) :
Saputo questo fatto sapete cosa ha fatto il famoso Frankie Laine ha fatto una canzone un vero successone che si chiama "Calypso In The Rain"
Cigliano ci informa che questo è il calypso "di Frankie Laine" (e i parolieri sono riusciti a fare rima con John Wayne nel ritornello successivo) che si canta "in the rain":
Cha-cha-cha-cha-cha Questo è il calypso Cha-cha-cha-cha-cha Di Frankie Laine Se c'è un sol che incanta Non si canta Perchè questo è il calypso in the rain
Ka-ka-ka-ka-ka Fa la cornacchia Ta-ta-ta-ta-ta spara John Wayne Ma se romba il tuono io lo suono Perchè questo è il calypso in the rain
Ooooh Ooooh Ooooh Ooooh Ooooh Ooooh Ooooh (This is calypso this is calypso in the rain) Ooooh Ooooh Ooooh Ooooh Ooooh Ooooh Ooooh
La canzone poi prosegue in inglese, con tutti i militari che si agitano in fila vestiti solo con un asciugamano sui fianchi - e per il '57 è una vista abastanza osèe, considerato che il mondo militare è fatto da "uomini veri" che non danzano leggiadri il calypso - o forse possono permettersi di ballarlo proprio perchè sono uomini veri, ed è per questo che questo balletto ha delle implicazioni che forse a quei tempi non si immaginavano - . La voce di Cigliano, poi, così lontana dallo stornellare tenorile di un Claudio Villadà un'impostazione quasi "seria" all'assunto per cui se romba il tuono / lui suona / perchè canta il calypso in the rain. Classe di ferro originaramente era una commedia musicale di Antonio Margheriti (che divenne più tardi Anthony Dawson e co-diresse western come Giù la Testa-la scena dell'esplosione-), mentre il regista è Turi Vasile, che più tardi produsse fra l'altro capolavori come Io la conoscevo bene di Antonio Pietrangeli (1965) e Pane e Cioccolata di Franco Brusati(1973):
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