Lo strano caso del Dr. Jimmy e di Mr. Savile
"Now then, now then, now then"
Ora c'è un nuovo direttore alla BBC britannica, Tim Davie, dopo le dimissioni di quello precedente, George Entwistle, travolto da questa storia degna di Robert Louis Stevenson, l'autore del Dr, Jekyll e Mr. Hyde.
James Wilson Vincent Savile, detto Jimmy, è stato uno dei più grandi personaggi televisivi del Regno Unito. Fu lui ad inventare il mestiere del Disk-Jockey alla fine degli anni '40 mettendo due giradischi e un microfono in modo che non ci fossero "stacchi" fra un pezzo e l'altro mentre si ballava. Nel 1964 presentò il primo programma televisivo basato sulle classifiche dei dischi, Top Of The Pops
Un' altra famosa trasmissione - in onda dal 1975 al 1994 all'ora del tè - fu Jim'll Fix It , ("Ci pensa Jim"), in cui Savile aiutava dei bambini ad esaudire i loro desideri.
Era uno dei volti più conosciuti ed amati della Tv inglese, ed anche un filantropo che raccolse nel corso della sua vita qualcosa come 40 milioni di sterline in beneficenza. Fu insignito membro OBE (Order of the British Empire) e Cavaliere dell'Ordine di San Gregorio Magno da papa Giovanni Paolo II per meriti filantropici. Era amico sia di Margaret Thatcher che della famiglia reale, al punto da tentare una riconciliazione fra Carlo e Diana. Alla sua morte, avvenuta nel 2011, ebbe dei funerali degni di un capo di Stato.
Questa è la parte Jekyll della storia. Ora arriva la parte Hyde.
Un'anno dopo la sua morte, proprio quando la BBC stava per mandare in onda due speciali in ricordo di Savile, si dimette il produttore di un famoso programma investigativo della BBC2, Newsnight (un incrocio fra Report e TV7) accusato di non aver voluto mandare in onda un programma che parlava proprio del presentatore inglese, solo che raccontava un'altra storia.
Nel servizio di Newsnight si potevano ascoltare le testimonianze di alcune donne che da bambine erano state molestate pesantemente proprio da Savile. Il 3 ottobre la ITV - rete privata - trasmette un documentario con cinque donne che raccontano di come Jimmy Savile le abbia violentate da piccole:
Questo è il documentario della ITV (concorrente della BBC) sul caso Savile.
E fra le polemiche sulla buonuscita di Entwistle - un anno di salario, 450.000 sterline per soli 54 giorni di incarico - e su di un'altra trasmissione in cui si accusava ingiustamente di pedofilia un politico vicino alla Thatcher negli anni '80, la BBC e il suo mito stanno subendo degli scossoni spaventosi. Perché il problema non è tanto il comportamento scellerato di Savile nel corso della sua vita, quanto che detto comportamento fosse praticamente sotto gli occhi di tutti e nessuno - dalla polizia alla stampa - abbia pensato ad ascoltare e prendere sul serio le denunce. Uno dopo l'altro si squadernano legami non accertati di Savile con gli omicidi di bambini/e nell'orfanotrofio di Haut de la Garenne nell'isola di Jersey o di presunti casi di necrofilia e abusi su piccoli pazienti disabili nell'ospedale di Stoke Mandeville vicino Londra, dove faceva servizio di volontariato e per il quale era uno dei maggiori raccoglitori di fondi. La stessa attività di filantropo metteva Savile al sicuro da qualunque tentativo serio di denuncia. Questa di Savile è una storia talmente pazzesca da risultare in qualche modo sinistramente affascinante: vi si rispecchia il senso profondo del "Pop" come veniva inteso negli anni '60 e '70, una forza che esaltava la gioventù nata nel dopoguerra e allo stesso tempo si pasceva e nutriva di quella stessa gioventù che aveva aiutato a definire. Adesso tutti quelli che hanno visto Savile almeno una volta in TV o che l'hanno incontrato di persona prendono le distanze e si affrettano a dire che, effettivamente, qualcosa di strano in lui c'era. Riguardo alla sua propensione per le minorenni fino a 15 anni (l'età del consenso per i rapporti sessuali è dopo i 16 in UK) è stata trovata una qualche scusa socioculturale nell'atmosfera swinging dell'epoca, per cui era normale trovarsi di fronte a torme di ragazzine/i aggirarsi fameliche/i negli studi BBC dove si registrava Top of The Pops (Questa cosa è stata ampiamente descritta in migliaia di pellicole sulla Londra anni '60).
TOTP anni '70, con Savile a presentare gli Edison Lighthouse
Femmine danzanti a TOTP negli anni '70 con Let's Work Together dei Canned Heat
Che questa "cultura" portasse poi automaticamente a una specie di commercio di minorenni in cambio di ospitate TV è ancora tutto da stabilire. Il personaggio Jimmy Savile era - a vederlo da lontano - una sintesi di due cose diametralmente opposte: da una parte il clown con le tute sgargianti, i pendagli d'oro sul petto e il sigaro Avana in bocca;
Una foto giovanile di Jimmy Savile, all'epoca di Top of The Pops |
dall'altra la personalità pubblica "rassicurante" tutto raccolta di fondi e amicizie altolocate.
Savile con l'onoreficenza OBE nel 1972 |
La figura del clown è spesso usata nella narrativa come il tramite oscuro verso nefandezze nei confronti di individui innocenti, si veda It di Stephen King
Tim Curry nei panni di It |
Heath Ledger nei panni (estremi )del Joker |
Per non parlare di uno dei personaggi più terrificanti della letteratura italiana, quell' Omino di Burro
che nel 31° capitolo di Pinocchio porta i ragazzi nel Paese dei Balocchi. Quello che sembra allegro e innocuo in realtà cela il Male in assoluto e, come nel famoso detto sul diavolo, compie il suo capolavoro nel convincere la gente della sua inesistenza. La BBC ha nascosto il vero volto di Savile fino alla sua morte come si nasconde la spazzatura sotto al tappeto, forse per non perdere i soldi delle beneficenze che lui indefessamente convogliava, forse anche per non perdere la sua credibilità di faro delle televisioni mondiali (Il famoso jingle di Alto Gradimento No, non è la BBC / questa è la RAI, la Rai tivvù esce proprio da questa constatazione). E forse un giorno qualcuno ricostruirà tutta la vicenda di quest'uomo che confessò nella sua autobiografia Love Is an Uphill Thing di aver addestrato molto bene i suoi dipendenti a non far trapelare nulla della sua vita privata. "Non siamo mai stati scoperti finora. Dopotutto, questo è l'undicesimo comandamento, no?"
Nessuno trovò niente da obiettare.
Aggiornamenti:
Un articolo del quotidiano inglese Independent sulla vita e i crimini di Jimmy Savile:
Jimmy Savile: a report that reveals 54 years of abuse
Lo scrittore inglese Will Self sul caso Savile:
La mia Inghilterra omertosa
Pubblicato da Tamcra alle 01:48
Etichette: televisioni
Na na na na na
Ma chi è Bony Maronie ?
Quello che rende indimenticabile una canzone si basa non tanto sulla melodia quanto su un qualcosa che "spezza" proprio la suddetta melodia. Può essere qualunque cosa: un vocalizzo, un colpo di tosse, un sospiro, un urlo... Come se la comunicazione che si instaura seguendo la melodia si interrompesse e diventasse improvvisamente più "diretta" tramite questi mezzi extramusicali. Un esempio illuminante è la terza versione di Land of 100 Dances, uno dei pezzi standard del Soul anni '60. La terza, perché questo pezzo era partito con ben altri intenti....
Nel 1962 il musicista e cantante di New Orleans Chris Kenner si volle ispirare ad un vecchio spiritual che diceva Fanciulli andate dove Io vi guiderò (Children Go Where I Send Thee), dove con il classico metodo della filastrocca si dava un significato biblico a ciascun numero (Il numero 1 è ovviamente Gesù). E se io sostituissi ai fanciulli le danze più in voga del momento? si disse. L'epoca - l'inizio degli anni '60 - era tutto un pullulare di danze e movimenti nuovi, come viene ricordato dal film di John Waters del 1983 Hairspray
Quello che ne uscì fu una specie di filastrocca ritmata introdotta da una voce che dice da un pulpito immaginario: "I'm gonna send you to the land of the 1000 dances" .
Il pezzo non ebbe un grande successo e sarebbe caduto nel dimenticatoio se non fosse stato reinciso due anni dopo da un gruppo chicano di East Los Angeles, i Cannibal and the Headhunters. Sembra che il cantante si fosse dimenticato una parte del testo, e avesse deciso di inserire dei vocalizzi a caso (forse richiamandosi alla tradizione mariachi, chissà).
Quello che ne uscì fu un brano velocizzato, con le ritmiche più accentuate e questa cosa all'inizio:
Na nananana nananana nanana nanana nananana!
Il pezzo viene così stravolto: il richiamo a voce - quasi un invito alla celebrazione - diventa il fulcro al posto dell'elenco delle danze.
Due anni dopo arriva la versione canonica di Wilson Pickett, quella con cui tutti si misurano ancora oggi. Stavolta l'arrangiamento perde ogni ripetitività, la velocità viene raddoppiata e inoltre Pickett introduce il pezzo con un ONE-TWO-THREE! che da il la all'orchestra:
Il Na na na na viene spostato, isolato ed enfatizzato a 40'' dall'inizio (preceduto da un assolo di batteria), mentre il coro viene sostituito dalla sezione fiati. Il risultato è un pezzo con cui è difficile star fermi anche nel 21° secolo.
Land of 1000 dances è diventato col tempo uno standard eseguito persino dalle bande musicali delle scuole americane. Eccone un esempio:
Viene usato spesso al cinema, come nella spassosa scena di The Full Monty (1997, Peter Cattaneo) in cui l'anziano Mr.Horse (nella versione italiana Mr. Cavallo) tenta di rinverdire i fasti di quando era il "mejo tacco" di Sheffield e dintorni. Cadendo rovinosamente a terra.
Una scena di The Full Monty: la difesa dell'Arsenal. Mr. Horse è il secondo da destra.
Molte versioni, dunque, sempre derivate da quella di Pickett, come questa di Ike and Tina Turner con le loro Ikettes:
Il coniglione che compare a 1:21 è il comico Tommy Smothers.
C'è anche una versione "sorcina" con Renato Zero che rievoca i tempi gloriosi del Piper di via Tagliamento a Roma:
Ognuno cerca la sua terra delle 1000 danze, e questa è una versione per famiglie timorate del 1981, tratta dallo show The Lawrence Welk Show . Da notare le giacche luccicanti con frange e i pantaloni con bande da carabiniere dei due attempati ballerini, il massimo della trasgressione rock consentita. Le vecchiette nel pubblico apprezzano:
Comunque la versione più strana è senza dubbio quella data dai Walker Brothers nel 1966 in un programma musicale tedesco .
I Walker - che non erano nè brothers, nè inglesi come si poteva supporre - non erano tipi da danze sfrenate, e probabilmente fecero questa e altre cover per motivi discografici. Il risultato però è interessante: mentre John - quello più alto - si muove sinuoso e serissimo, Scott - che doveva avere già Jacques Brel nel sangue - lancia sofferente col dito puntato e la fronte bassa un La la la la inquietante. C'è una differenza abissale fra Na e La: la prima ha un andamento più scanzonato, da "non mi ricordo le parole". La seconda ha un tono più accusatorio, specie se detta con la voce di Scott Walker. Nell'arrangiamento di tipo beat è il basso a farla da padrone rispetto ai fiati, e tutto il brano ha un'impronta leggermente cupa, come se in fondo le 1000 danze non esistessero, o peggio ancora ce ne fossero solo 943.
Pubblicato da Tamcra alle 02:03
Etichette: Sorrisi e canzoni
Flamenco rock
Post n° 200!
Con il frenetico ruoooaack! |
L'Italia ha perso contro la
Spagna per la finale di Coppa UEFA. Ogni volta che penso alla Spagna mi
viene in mente questo pezzo che cantava Milva nel 1960, Flamenco Rock. Il testo di Walter Malgoni (che tra l'altro scrisse un classico come il Guarda che luna di Fred Buscaglione) è
una fantastica cavalcata su tutti i clichè che possono venire in mente
quando si pensa alla Spagna. Chi canta esprime l'ardente desiderio di
"visitar la Spagna":
Dove ballano a ritmo sfrenato le belle andaluse...
Mi piacerebbe tanto visitar la Spagna
terra di matador e di grandi toreri
I matador e i toreri sono la stessa cosa, ma tant'è. C'è però qualcosa che cruccia la cantante:
Ormai anche laggiù nella caliente Spagna
Non si ballano più passi doppi e boleri
Questi due versi ricordano la canzone romana Roma forestiera, in cui si deplorava il fatto che Nannarella s'è scordata "d'èsse romana" e che s'è " 'nnammorata de 'sta musica 'merecana" e che quindi "For de porta 'n carozzella / a ballà la tarantella " non ci viene più. Non a caso entrambe le canzoni sono state composte fra gli anni '50 e i '60 del secolo scorso, in un periodo in cui s' intravvedevano nuove sonorità anche in Italia. Uno spettro si aggira nelle case spagnole:
Ora ballano il flamenco rock
Canta (due volte) l'inorridita Milva, e qui parte il ritornello che è una specie di invettiva sugli iberici sogni perduti. Il
paradiso di sogni e di donne ardenti d'amore
ha tradito anche lui
le più belle canzoni del cuore
per il frenetico ROCK!
Il testo non si ferma qui: cita la struttura del Lamento per Ignacio Sanchez Mejias di Garcìa Lorca , poesia che proprio a ridosso degli anni '60 divenne proverbiale grazie all'interpretazione su 45 giri di Arnoldo Foà - citata nel Sorpasso di Dino Risi -
Bel regista Antonioni!
Ne viene fuori una parafrasi dove al posto del torero Ignazio viene celebrato il funerale di tutta la Spagna:
Alle cinque della sera
non c'è il toro nell'arena
Alle cinque della sera
sono a letto i matador
sono a letto i matador
Alle cinque della sera
non si vede una mantilla
sui bastioni di Siviglia fanno il rock!
Sì, fanno il rock!
(Detta da Milva con la sua bocca non proprio piccola la parola Rock diventa un minaccioso Ruoooack.) L'immagine degli spagnoli che ballano il rock sui bastioni di Siviglia è spiazzante, quasi come quella successiva delle case - visione a volo d'uccello: dalle Plazas de toros ai bastioni di Siviglia fin dentro le abitazioni -dove
Anche tu hai un disco dei Platters
Che beffa! E non solo:
Dove ballano a un ritmo sfrenato
Le belle andaluse
con il frenetico rock!
(Notare l'assonanza ritmo/sfrenato/frenetico, una delle migliori nei testi italiani, e come la musica quando Milva ribadisce il Ruoooack parta con le prime otto battute del boogie classico):
Un esempio di boogie alla chitarra elettrica.
Per non parlare dei ragazzi di Granada (paese di mille toreri, come diceva Claudio Villa), i quali, ben lungi dall'indossare 'o cazunciello stritto e 'a cammesella 'e picchè della canzone di Carosone se ne vanno
in giro coi blue jeans
mentre i juke-box a voce piena
a Madrid e a Barcellona fanno il rock!
sì, fanno il rock!
La situazione sembra disperata e senza vie d'uscita: si potrebbe pensare che Milva scelga di visitare un altro paese. Invece nel finale afferma (forse davanti a un'agenzia di viaggi):
Mi piacerebbe tanto
visitar la Spagna
e ballar con te
questo flamenco rock!
Quindi non solo ha mandato giù il rinnovamento musicale spagnolo, ma vuole pure ballare il flamenco rock con qualcuno, forse sui bastioni di Siviglia. Dalla disperazione si passa di colpo al vabbè, c'è il flamenco rock, facciamocene una ragione. Come se gli autori, esaurite le invettive anti-Platters e anti-rock si fossero guardati in faccia e avessero detto "E mò come la finiamo?" " Ma sì, facciamo che la Spagna vuole vederla lo stesso per ballare il flamenco rock!"
Forse doveva ballarlo anche l'Italia, il flamenco rock.
Forse doveva ballarlo anche l'Italia, il flamenco rock.
Pubblicato da Tamcra alle 22:53
Etichette: Sorrisi e canzoni
Zio Paperone e la superLuna
La superLuna ripresa dal mio terrazzo |
Nella notte tra i 5e il 6 maggio la Luna ha raggiunto il Perigeo, ossia il punto più vicino rispetto alla Terra. Molti hanno ripreso quella che è stata chiamata la "superLuna" (qui un video in TimeLapse):
Qui invece una ripresa amatoriale da Roma:
La "Luna grande" mi ha fatto venire in mente una storia di Zio Paperone che si scatena con l'aiuto di una Macchina del Tempo progettata dal solito Archimede in una corsa attraverso i secoli (la storia si chiama appunto Zio Paperone e la scorribanda nei secoli, scritta dal creatore di Superman Jerry Siegel e disegnata da Romano Scarpa nel 1973) per conquistare sempre più ricchezze.Questa storia ha dell'incredibile perché prefigura in un fumetto Disney la fine del mondo nell'anno 487.000, data dalla Luna che si stacca dalla sua orbita e si scontra con la Terra!
E' la prima volta che viene messa in discussione l'eterna vita di un personaggio dei fumetti Disney, e questo ha veramente impressionato all'epoca i lettori di Topolino, tanto da dover confessare anni dopo il loro trauma mai rimosso su molti forum in Rete. Naturalmente zio Paperone, Archimede e Paperino riusciranno a far partire la navicella del tempo un secondo prima
che avvenga la catastrofe e a tornare sani e salvi a Paperopoli; ciò non toglie il fatto che il fatto sia veramente accaduto nel futuro. E questa è una cosa ben più inquietante di un qualsiasi Dylan Dog. Il soggetto di Zio Paperone e la scorribanda nei secoli è in parte ispirato alla Macchina del Tempo di H. G. Wells - vedi gli abitanti futuri della Terra con carriole piene di preziosi che ricordano tanto gli Elohim e la visione della Fine della Terra senza più un essere umano -, in parte a Io sono Leggenda di Matheson (L'ultimo uomo sulla Terra che sa di essere tale).
Questa storia è una delle più citate in assoluto fra tutte quelle di Topolino; evidentemente il suo finale tragico ha lasciato il segno sulle giovani generazioni a venire.
Pubblicato da Tamcra alle 03:02
Etichette: letteratura
Il laptop malato
Error |
Reduce da varie vicissitudini private e dalla dipartita contemporanea di due apparecchi televisivi, torno a scrivere su questo blog con una riscrittura del poema di Aldo Palazzeschi del 1909, La fontana malata:
IL LAPTOP MALATO
Chh, chh, biip
Tuc! Tuc! Tuc!
Error Error
Error
E' qui
sul mio tavolo
il povero
laptop
malato
che spasimo!
Sentirlo
Bloccato
S'impalla
s'impalla
un poco
si blocca...
di nuovo
s'impalla
Mio povero laptop
il virus che hai
il cuore
mi preme.
Si tace,
il cursore
sta storto
che forse...
che forse
sia morto?
Orrore!
Ah no,
rieccolo
ancora
che trema
sul sito
Chh, chh, biip
Tuc! Tuc! Tuc!
Error Error
Error
Il trojan
l'uccide.
Dio santo
quel suo
eterno
bloccarsi
mi blocca
ripristino
un poco,
ma dopo...
che strazio!
Ma Habel
Vittoria
correte,
sbloccate
le icone
mi uccide
quel suo
eterno aspettare!
Pulite
l' hard disk
resèttate tutto
per farlo finire
magari...
poi disinstallare.
Explorer!
YouTube!
Non più!
Non più
Mio povero laptop
col malware che hai
finisci vedrai
che infetti
me pure.
Chh, chh, biip
Tuc! Tuc! Tuc!
Error Error
Error...
ma dopo...
che strazio!
Ma Habel
Vittoria
correte,
sbloccate
le icone
mi uccide
quel suo
eterno aspettare!
Pulite
l' hard disk
resèttate tutto
per farlo finire
magari...
poi disinstallare.
Explorer!
YouTube!
Non più!
Non più
Mio povero laptop
col malware che hai
finisci vedrai
che infetti
me pure.
Chh, chh, biip
Tuc! Tuc! Tuc!
Error Error
Error...
Pubblicato da Tamcra alle 21:02
Etichette: letteratura, vita pangrattata
Ho il bloggo
ATTENZIONE!
Questo è un post strettamente autoreferenziale e scarsamente interessante
("come se gli altri...")
Mi è venuto il blocco dello scrittore.
Dato che scrivo su una piattaforma per blog questo dovrebbe essere un bloggo.
Dal momento poi che ho, oltre al bloggo, anche il raffreddore, alloda ho il bloggo deddo sgrittode.
Se dovessi finalmente riuscire a scrivere, il blocco dovrebbe diventare uno sblocco.
Ma se lo sblocco fa parte della piattaforma per blog allora diventerebbe uno sbloggo. Dunque con lo sbloggarmi non potrei più scrivere su questo blog.
Non se ne esce fuori. A bedo ghe bassaddo id daffredode id bloggo ridorni ad essere un blocco. Note.
Da far passare ma anche su cui scrivere.
E tutto ricomincerebbe daccapo.
Pubblicato da Tamcra alle 02:18
Etichette: avvisi ai naviganti, vita pangrattata.
Si stava meglio quando si stava peggio: i quattro gentiluomini dello Yorkshire
"Luxury...!"
Il passaggio dall'anno vecchio a quello nuovo stimola sempre quell'atteggiamento secondo cui il passato è sempre meglio del presente: si era più poveri ma c'erano più valori, andavamo in giro con le pezze al sedere ma la vita era più genuina, e così via. Questa visione del mondo ha una delle sue rappresentazioni più sublimi nello sketch dei Four Yorkshiremen, ovvero I quattro gentiluomini dello Yorkshire.
" You were lucky!!! "
Lo sketch fa parte della serie televisiva comica inglese At Last The 1948 Show (andata in onda nel Regno Unito sulla ITV nel 1967-68, uno degli ultimi programmi in bianco e nero). Premessa: il Nord dell'Inghilterra è da sempre considerato più "povero" economicamente e culturalmente rispetto al Sud-Est . Inoltre il Nord, in passato terra di miniere di carbone, di industrie pesanti e di poveri villaggi dalle casette a schiera inerpicate sulla collina sotto un cielo plumbeo è stato oggetto di una serie di luoghi comuni
difficili da estirpare, che ormai non solo fanno parte dell'immaginario
collettivo inglese ma sono diventati quasi fonte malcelata di orgoglio da parte delle supposte vittime, i "northerners".
Uno di questi luoghi comuni riguarda l'infanzia durissima che tante persone hanno patito nascendo "su a Nord" (Up North o Oop North come dicono per prendere in giro la pronuncia che hanno da quelle parti): da qui lo sketch dei quattro dello Yorkshire.
Trama: in un raffinato locale con musica Hawaiana in sottofondo quattro signori discutono delle loro tristi infanzie. Ognuno ritiene di aver avuto una vita peggiore dell'altro, e cerca di superarlo con aneddoti sempre più truculenti. Alla fine convengono che i giovani non crederanno a una parola di quello che dicono di aver passato.
Riassunto così sembra uno di quei documentari sulle popolazioni in via di scomparsa che fanno vedere in televisione quando c'è lo sciopero dei telegiornali; invece sono tre minuti e mezzo di teatro comico assolutamente irresistibili. Qui sotto la (mia) traduzione dello sketch:
La scena: quattro uomini vestiti in modo elegante sono seduti insieme in una stazione turistica. Una chitarra Hawaiana suona in
sottofondo "Farewell To Thee".
PRIMO UOMO: Passabile questo risotto, molto direi.
SECONDO UOMO: Niente come un buon bicchiere di Château De Chasselas, eh Josiah?
TERZO UOMO: Hai proprio ragione, Obadiah.
QUARTO UOMO: Chi se lo credeva trent'anni fa che avremmo bevuto Château De Chasselas, eh?
PRIMO UOMO: A quei tempi ci contentavamo di una tazza di tè.
SECONDO UOMO: Già, una tazza di tè.
QUARTO UOMO: E senza latte o zucchero.
TERZO UOMO: O tè.
PRIMO UOMO: In una tazza sbeccata.
QUARTO UOMO: Mica avevamo una tazza, noi. Bevevamo da un giornale arrotolato.
SECONDO UOMO: Il meglio che potevamo avere era uno straccio umido da succhiare.
TERZO UOMO: Però eravamo felici in quei giorni, poveri ma felici.
PRIMO UOMO: Perché eravamo poveri. Il mio povero papà mi diceva sempre: " Il denaro non dà la felicità, figlio mio":
QUARTO UOMO: Aveva ragione.
PRIMO UOMO: Eccome se ce l'aveva!
QUARTO UOMO: Ero felice, e non possedevo niente. Vivevamo in una casetta semidistrutta con dei buchi grossi così sul tetto.
SECONDO UOMO: CASA? Beato te che ce l'avevi, una casa! Noi vivevamo tutti e ventisei in una stanza sola, senza mobili, mancava metà del pavimento e ci ammassavamo tutti da una parte per paura di cadere.
TERZO UOMO: Eri fortunato ad avere una stanza! Noi vivevamo nel corridoio!
PRIMO UOMO: Noi ce lo sognavamo, un corridoio! Per noi era un palazzo. Vivevamo in una vecchia cisterna sopra una discarica.
Ogni mattina ci svegliavamo in mezzo a tutto il pesce marcio che ci scaricavano addosso! Una casa? Ma figurati!
QUARTO UOMO: Per 'casa' intendo un buco per terra coperto da un telo incerato, ma per noi era una casa.
SECONDO UOMO: A noi ci hanno sfrattati dal nostro buco per terra; siamo dovuti venire a stare in un lago.
TERZO UOMO: Eri fortunato a stare in un lago! Noi eravamo in centocinquanta dentro una scatola in mezzo a una strada.
PRIMO UOMO: Una scatola di cartone?
TERZO UOMO: Come no.
PRIMO UOMO: Beato te! Noi abbiamo vissuto per tre mesi in un giornale arrotolato dentro una fossa settica. Dovevamo alzarci ogni mattina alle sei in punto, pulire il giornale, andare a lavorare in fabbrica per quattordici ore al giorno,
un giorno sì e l'altro pure, a sei pence a settimana, e quando
tornavamo a casa nostro padre ci mandava a dormire a cinghiate sulla schiena.
SECONDO UOMO: Che lusso. Noi dovevamo uscire dal lago alle tre del mattino, pulire il lago, mangiare i sassi che c'erano là, lavorare venti ore al giorno in fabbrica per due pence al mese, e al ritorno papà
ci colpiva sul collo con una bottiglia rotta se eravamo fortunati!
TERZO UOMO: Beh, per noi è stata dura. Dovevamo uscire dalla nostra scatola da scarpe a notte fonda e pulire la strada con la lingua. Avevamo due manciate di ghiaia fredda a colazione,lavoravamo ventiquattr'ore al giorno in fabbrica a sei pence ogni quattro anni,
e a casa papà ci tagliava in due col coltello da cucina.
QUARTO UOMO: Dunque: io mi dovevo alzare ogni mattina alle dieci di sera mezz'ora prima di andare a dormire, mangiare un po' di veleno freddo, lavorare ventinove ore al giorno in fabbrica, pagare il padrone per il permesso di lavorare, e quando tornavamo papà e mamma ci ammazzavano e poi ballavano sulle nostre tombe cantando l'Alleluia.
TERZO UOMO: Prova a raccontargliela ai giovani d'oggi... tu pensi che ci crederanno?
TUTTI: Ma quando mai!
La progressione dei racconti dei gentiluomini dello Yorkshire è il motore comico dello sketch; ogni volta che uno dei quattro tira il fiato dopo aver sparato la sua orrida infanzia il pubblico ride sia per quanto ha sentito prima, sia perché si aspetta che un altro riprenda e superi il racconto precedente in dettagli truculenti. E' lo stesso meccanismo alla base anche del famoso Sarchiapone di Walter Chiari, dove nessuno vuole ammettere di non sapere cos'è un sarchiapone e fanno a gara per dire che sì, ne possiedono uno da tempo (e giù con le descrizioni). Naturalmente - ma questo si sa alla fine - il sarchiapone non esiste.
"Quello asiatico è quello che mangia la carne..."
Ascoltare The Four Yorkshiremen in originale non toglie nulla al divertimento, anzi, se vogliamo lo rende ancora più universale. Chi non si è vantato almeno una volta di avere avuto una vita peggiore degli altri? E chi non ha a sua volta ribattuto che la sua vita è stata molto peggio? E fra una pausa e l'altra che fanno i personaggi (gli attori sono due futuri Monty Python, John Cleese e Graham Chapman, Tim Brooke-Taylor e il futuro Igor Marty Feldman , che scrisse lo sketch) si può ascoltare il ronzio del cervello che si appresta a spararla ancora più grossa. C'è uno Yorkshireman nascosto in ognuno di noi, pronto ad uscire fuori ogni volta che siamo accusati di non avere vissuto abbastanza.
Pubblicato da Tamcra alle 03:07
Etichette: televisioni
Iscriviti a:
Post (Atom)