"California Dreamin..." (Mama's and Papa's)
Quando si passeggia sulla riva non si può fare a meno di notare la quantità di popolazione che si dirada o si assiepa su un singolo metro quadro di spiaggia. Se si guardano i servizi dei telegiornali sembra che tutte le spiagge siano brulicanti come termitai. Errore.
Gli stabilimenti hanno ora un’enorme spazio fra la prima fila degli ombrelloni e i lettini sfusi messi per prendere il sole – affittati dalle signore d’età in topless- .Gli stessi ombrelloni non sono tutti aperti, e capita che interi gruppetti stiano sotto un ombrellone solo con tre lettini. Ma, a parte questa descrizione da Assobalneari in gramaglie, è interessare notare il cambiamento dei corpi umani mano a mano che ci si avvicina ai fazzoletti di spiaggia “libera”. Verso il confine dello stabilimento balneare una famiglia prende il sole, e dispone di una sedia pieghevole e un ombrellino che il membro più anziano tiene aperto sopra di sé con la dignità del rango che gli si addice. Gli altri membri stanno intorno e indossano costumi da bagno cinesi con le perline (2-3 perline penzolano, dopo le Olimpiadi il prossimo obiettivo sarà fissare le decorazioni alla stoffa con due fili invece di uno). Quando si varca la staccionata, -il confine oltre il Rio Grande- è un altro mondo.
Sembra di essere tornati a cinquant’anni fa; dall’aria vagamente pretenziosa che hanno pance e tette negli stabilimenti, con piccoli parei in rete allacciati in vita –bordo con frange a coprire la chiappa destra, nodo sul fianco sinistro, mutandina del costume in tinta col pareo, andatura atta ad agitare le sunnominate frange- si passa a dei corpaccioni troppo vissuti per passare attraverso le maglie di una rivista di moda. Abbiamo signore in normale biancheria, i reggisenoni dall’elastico dietro slonzato e spostato verso l’alto per il peso delle tette davanti; uomini con mutande da bagno sullo scuro che scoprono gambe pelose sul secco; due-tre paia di calzini sul corto (sparsi) e giovani sul tatuato che rifiutano l’aiuto di un qualsiasi ombrellone per rosolarsi sulla sabbia (e se c’è una pozzanghera formata da precedenti mareggiate si sdraiano in ammollo nei dieci cm. d’acqua con pose da mese di luglio).
Non è vero che i bambini non vogliono più costruire i castelli con la sabbia: lo fanno gli adulti dotati di cultura media e buone letture sui giornali – i quali ad agosto deplorano il fatto che non vi siano più castelli di sabbia sulla spiaggia-. Gli stessi adulti amano poi farci sgocciolare sopra dei ghirigori con la sabbia bagnata, modello Sagrada Familia di Gaudì. I bambini invece scavano fosse a metà strada fra le trincee della Prima Guerra Mondiale e le piscinette gonfiabili, le riempiono d’acqua e poi vi si mettono dentro. Ho visto un bambino di tre anni del peso di venti chili seduto a starnutire in una di queste fosse, subito soccorso dalla mamma (del peso di cento chili). La terra ha tremato.
Sedie, seggiole, strapuntini, passeggini,asciugamani da bagno medi e grandi, borse e borsette: tutto è appoggiato sulla sabbia in disordine e a volte mescolato e trascinato dai più piccoli fino alla riva dove al tramonto a volte un’ondata arriva a lambire e fracicare il tutto. C’è persino la donna che s’immerge per metà nell’acqua, le gonne tirate sulle gambe bisognose di movimento e drenaggi vari. Quello al di là della staccionata – ci sono anche dei grossi sassi che non riescono ad essere scogli, infatti la gente invece di sedervisi sopra vi appoggia le loro cose – è un mondo che quando lo si vede per la prima volta non si sa se c’è stato un salto nel passato o se è quello il futuro che avanza, come la marea al tramonto.
Gli stabilimenti hanno ora un’enorme spazio fra la prima fila degli ombrelloni e i lettini sfusi messi per prendere il sole – affittati dalle signore d’età in topless- .Gli stessi ombrelloni non sono tutti aperti, e capita che interi gruppetti stiano sotto un ombrellone solo con tre lettini. Ma, a parte questa descrizione da Assobalneari in gramaglie, è interessare notare il cambiamento dei corpi umani mano a mano che ci si avvicina ai fazzoletti di spiaggia “libera”. Verso il confine dello stabilimento balneare una famiglia prende il sole, e dispone di una sedia pieghevole e un ombrellino che il membro più anziano tiene aperto sopra di sé con la dignità del rango che gli si addice. Gli altri membri stanno intorno e indossano costumi da bagno cinesi con le perline (2-3 perline penzolano, dopo le Olimpiadi il prossimo obiettivo sarà fissare le decorazioni alla stoffa con due fili invece di uno). Quando si varca la staccionata, -il confine oltre il Rio Grande- è un altro mondo.
Sembra di essere tornati a cinquant’anni fa; dall’aria vagamente pretenziosa che hanno pance e tette negli stabilimenti, con piccoli parei in rete allacciati in vita –bordo con frange a coprire la chiappa destra, nodo sul fianco sinistro, mutandina del costume in tinta col pareo, andatura atta ad agitare le sunnominate frange- si passa a dei corpaccioni troppo vissuti per passare attraverso le maglie di una rivista di moda. Abbiamo signore in normale biancheria, i reggisenoni dall’elastico dietro slonzato e spostato verso l’alto per il peso delle tette davanti; uomini con mutande da bagno sullo scuro che scoprono gambe pelose sul secco; due-tre paia di calzini sul corto (sparsi) e giovani sul tatuato che rifiutano l’aiuto di un qualsiasi ombrellone per rosolarsi sulla sabbia (e se c’è una pozzanghera formata da precedenti mareggiate si sdraiano in ammollo nei dieci cm. d’acqua con pose da mese di luglio).
Non è vero che i bambini non vogliono più costruire i castelli con la sabbia: lo fanno gli adulti dotati di cultura media e buone letture sui giornali – i quali ad agosto deplorano il fatto che non vi siano più castelli di sabbia sulla spiaggia-. Gli stessi adulti amano poi farci sgocciolare sopra dei ghirigori con la sabbia bagnata, modello Sagrada Familia di Gaudì. I bambini invece scavano fosse a metà strada fra le trincee della Prima Guerra Mondiale e le piscinette gonfiabili, le riempiono d’acqua e poi vi si mettono dentro. Ho visto un bambino di tre anni del peso di venti chili seduto a starnutire in una di queste fosse, subito soccorso dalla mamma (del peso di cento chili). La terra ha tremato.
Sedie, seggiole, strapuntini, passeggini,asciugamani da bagno medi e grandi, borse e borsette: tutto è appoggiato sulla sabbia in disordine e a volte mescolato e trascinato dai più piccoli fino alla riva dove al tramonto a volte un’ondata arriva a lambire e fracicare il tutto. C’è persino la donna che s’immerge per metà nell’acqua, le gonne tirate sulle gambe bisognose di movimento e drenaggi vari. Quello al di là della staccionata – ci sono anche dei grossi sassi che non riescono ad essere scogli, infatti la gente invece di sedervisi sopra vi appoggia le loro cose – è un mondo che quando lo si vede per la prima volta non si sa se c’è stato un salto nel passato o se è quello il futuro che avanza, come la marea al tramonto.
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