Teneva la testa inclinata di lato e fissava Jonathan con il suo occhio sinistro. Quest'occhio, un piccolo disco circolare, marrone con un punto centrale nero, era spaventoso a vedersi. Era come un bottone cucito sulle piume della testa, privo di ciglia, privo di sopracciglia, totalmente nudo, rivolto all'esterno e mostruosamente spalancato senza decenza alcuna, ma nel contempo c'era in quell'occhio un che di riservato e di scaltro; e nel contempo non sembrava né aperto né scaltro, bensì semplicemente privo di vita come la lente di una macchina fotografica, che assorbe tutta la luce esterna e nulla riflette del suo interno. Nessun bagliore, nessun barlume c'era in quell'occhio, non una scintilla di vita. Era un occhio senza sguardo. E fissava Jonathan.
Patrick Suskind – Il Piccione (1987)
Ora devo andare. Mi aspettano. Sono ai lati del davanzale, e sento i loro occhi sulla schiena. Arrivoooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo
Patrick Suskind – Il Piccione (1987)
La colomba è simbolo di pace. La mangiamo anche a Pasqua, sotto forma di dolce. Vengono intonate canzoni in suo onore, come La Paloma nel secolo XIX°, Cuccurucucu Paloma o Vola Colomba nel XX° o, più modestamente, Una Paloma Blanca nel tardo XX° secolo (per non parlare della paloma senza le mute Ande/sotto la nieve, gloria dell'avanspettacolo anni '40). Viene fatta volare da Papi e sposi alle nozze, fatta sparire e riapparire dai prestigiatori, è citata dalla Bibbia, eccetera. Insomma, è un animale famoso.
Il piccione no.
Viene odiato da tutti - sono tantissimi i siti anti-piccione- per la sua tendenza a sporcare in giro, specie abiti nuovi e carrozzerie d'auto. Oltre ovviamente al brano di Povia che invita a volare basso perchè c'è riuscito suo nonno (una tristezza).Non ha niente di spirituale come la sua candida cugina, non si staglia nel cielo limpido a portare pace, niente.
Vuole una sola cosa.
MANGIARE.
Tutti ci siamo trovati di fronte alla vista di orde di piccioni che spolpano incauti turisti a Venezia, in piazza San Marco, ma nulla ci può preparare all'incontro ravvicinato che ho avuto con due di questi pennuti sul davanzale della mia cucina, che dà sulla strada.
Tonfo. Apro la finestra.
Rumore di ali. Non è un frullo, ma più un ventilatore che si accende all'improvviso.
Non vedo niente. chiudo la finestra.
Tonfo. Stavolta doppio.
Mi volto e li vedo.
Uno è bianco sporco con strisce beige e una delle due zampette con un dito soltanto.
L'altro è un classico, penne grigie e collo iridescente.
Mi guardano appena per poi tuffarsi giù non appena vado verso il davanzale.
E' la loro tattica preferita: vogliono vedere se tu ci tieni a loro. Infatti, dopo due minuti, ritornano, e stavolta usano un altro metodo.
Ti osservano. Ora, come fa un uccello ad osservarti è un mistero, ma nel caso del piccione forse il contatto avviene perchè è abituato da millenni a convivere con l'uomo, a volte portargli i messaggi e non pagare i cornetti che ha consumato al bar (il piccione, non l'uomo).Nel mio caso quello beige muove anche lievemente il becco.
Che fare?
Volendo osservare in prima linea un comportamento animale -sono una patita dei documentari sugli animali, li trovo eccitanti come affermava quel personaggio di The Full Monty - , faccio la cosa che tutti consigliano di non fare.
Porto loro da mangiare.
E' la fine.
Ora sono passati sei giorni.
Miranda e Prospero, così li ho chiamati (ho il sospetto che siano marito e moglie) si dividono equamente le briciole che dò loro, vengono a mangiare alle sette del mattino e alle due e mezza del pomeriggio.
Dai loro comportamenti deduco che:in famiglia ci si divide tutto, a differenza della strada dove si vedono a volte
pennuti darsele di santa ragione.
Il piccione è metodico e ha una memoria di ferro, altrimenti non si ricorderebbe la strada a chilometri di distanza.
è abituato a comunicare con l'uomo con lo sguardo (ma questo l'ho già detto), anzi ti controlla per vedere le tue mosse future.
Ecco perchè nei cartoni animati raffigurano i piccioni come appartenenti a qualche clan mafioso! (l'ultimo è BOLT della Disney-Pixar)
Ora devo andare. Mi aspettano. Sono ai lati del davanzale, e sento i loro occhi sulla schiena. Arrivoooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo
(gruu gru gru guu gruu gru gru)
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