Carissimo padre
di recente mi hai domandato perché mai sostengo di avere paura di te. Come al solito, non ho saputo risponderti niente, in parte proprio per la paura che ho di te, in parte perché questa paura si fonda su una quantità tale di dettagli che parlando non saprei coordinarli neppure passabilmente. E se anche tento di risponderti per iscritto, il mio tentativo sarà necessariamente assai incompleto, sia perché anche nello scrivere mi sono d'ostacolo la paura che ho di te e le sue conseguenze, sia perché la vastità del materiale supera di gran lunga la mia memoria e il mio intelletto.
L'incipit della Lettera al padre scritta da Franz Kafka nel 1919 sembra essere la matrice segreta di due delle serie televisive comiche di maggior successo degli ultimi due anni: l'italiana Father and Son ,scritta da Franceso Mandelli e Fabrizio Biggio per il programma I soliti idioti in onda su Comedy Central e MTV dal 2009, e l'americana $h*! My Dad Says , scritta da Justin Halpern e in onda sulla CBS dal 2010. I soliti idioti è una raccolta di sketch dal tono insolitamente grottesco e surreale per una televisione italiana, da sempre orientata su una comicità basata sull'osservazione duella realtà di tutti i giorni. Ispirati direttamente alla serie comica inglese Little Britain (BBC7, 2003 - 2006) che abbatteva a colpi di personaggi ridicoli fino all'offesa ogni traccia di correttezza politica britannica, gli "idioti" italici sono volutamente sgradevoli e "antipatici", non hanno pietà per niente e nessuno. I risultati sono alterni: ad esempio Daffyd, "L'unico gay del paese" che ci tiene tantissimo a rimanere tale - mentre tutti intorno a lui sono molto più "avanti" quanto ad accettazione degli orientamenti sessuali, - prende di mira il concetto di minoranza e maggioranza in una società avanzata che si è già interrogata da un pezzo sulla questione.
Se si elabora invece un personaggio simile e lo si trasporta in un contesto italiano, le risate stentano a partire perché in Italia in molti casi non si accettano persone considerate "altre" e basta, quindi si perde la base su cui si dovebbe innestare il gioco satirico:
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Nel caso di Father and Son (il titolo è una citazione da una famosa ballata di Cat Stevens) Mandelli e Biggio fanno centro, proprio perchè propongono una sitcom che si basa sui personaggi invece che sui paradossi. Siamo a Roma, ci sono Ruggero,un padre sguaiato, ignorante e parolacciaro che ha come sua personale croce e contrappasso Gianluca, un figlio timido, colto e imbranato. Ad ogni puntata il padre tenta di "svegliarlo" con risultati disastrosi (per il figlio). Kafka aveva già centrato il problema:
Tu sai trattare un bambino solo come tu stesso sei fatto, con forza, strepito e iracondia; e nel caso specifico la cosa ti sembrava inoltre ancora più adatta, perché volevi fare di me un ragazzo forte e coraggioso.
Il figlio non si ribella mai a suo padre - un Franceso Mandelli con maschera in lattice e blazer blu che parla come un Franco Califano sotto acido - e forse, noi intuiamo, l'uno merita l'altro. Nonostante tutti i Daic***o !!!! che puntellano i dialoghi, il padre e il figlio sono molto meno "crudeli" dei personaggi di Little Britain, sopravvivono come Tom e Jerry sullo sfondo della Capitale. E se ogni volta che viene nominata Fabiana, la fidanzata di Gianluca, il padre ha una reazione simile a quella che hanno i cavalli con Frau Blucher (troppo brutta), il figlio ostenta ad ogni provocazione paterna una mancanza di reazione tale da rasentare la calma zen. Cosa che manda su tutte le furie Ruggero, che alla fine gioca puntualmente un brutto tiro (sempre a scopo educativo) a Gianluca, come si può vedere in questo episodio:
Attenzione! Il video seguente contiene linguaggio molto esplicito!
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Father and Son è anche un po' la riedizione survoltata della coppia Bruno Cortona-Roberto Mariani (Gassman-Trintignant) de Il Sorpasso di Dino Risi: un "padre" che vuole far crescere un "figlio" fino alla morte di quest'ultimo, solo che il Gianluca della sitcom resuscita sempre, pronto a ridiventare il capro espiatorio delle imprese di suo padre (e questo è l'elemento Tom e Jerry). Di tutt'altro tipo è il padre di $h*! My Dad Says: interpretato dall'ex Capitano Kirk William Shatner, il 72enne Ed Goodson si vede arrivare in casa il figlio che è stato licenziato dalla rivista per cui scriveva e che non può più permettersi di pagare l'affitto di casa. Goodson è la classica figura del padre bisbetico e sempre pronto ad avere l'ultima parola, anche se questa si potrebbe rivelare rovinosa per tutti quelli che gli stanno intorno. Avendo ormai raggiunto l'età in cui si smette di temere il giudizio degli altri, si ritiene in dovere di esternare solo la verità, pensando di doverlo fare per il bene del figlio, che considera un bamboccione di ritorno. Kafka ci dà anche qui la sua definizione:
Si doveva essere felici di qualcosa, esserne soddisfatti, tornare a casa ed esprimerla, e la risposta era un sospiro ironico, una scrollata di testa, un picchiettare con le dita sul tavolo: "Ne ho viste di più belle", o "Che vuoi che mi dicano le tue preoccupazioni", o "Ho altro a cui pensare", o "Compratici qualcosa!", o "Senti lì che cose!". Naturalmente non si poteva pretendere da te entusiasmo per ogni piccolezza infantile, giacché vivevi tra affanni e preoccupazioni. Ma non éra questo il punto. Il punto era invece che dovevi sempre provocare in tuo figlio queste delusioni, per principio, grazie alla tua natura contraddittoria, di più, grazie al fatto che questa contraddittorietà, con l'accumularsi del materiale, si rafforzava incessantemente, tanto che infine divenne un'abitudine anche quelle rare volte che eri della mia stessa idea e queste delusioni di tuo figlio non furono più banali delusioni quotidiane, ma arrivarono a colpire nel segno, perché si trattava della tua persona, misura di tutte le cose. Il coraggio, la risolutezza, la fiducia, la gioia per questo o per quest'altro non duravano fino in fondo se tu eri contrario o se la tua ostilità poteva essere anche soltanto percepita; e percepita poteva essere quasi per ogni cosa che facevo.
La sitcom si basa sui rapporti non del tutto idilliaci padre solitario-figlio ritrovato. Il primo ama coltivare ortaggi in giardino (parla più volentieri ai pomodori), il secondo vuole installare Internet nella casa paterna e non si capacita come abbia fatto il genitore a sopravvivere senza. Nella gloriosa tradizione delle odd couples da Neil Simon in poi il padre è quello che rappresenta il Disordine e le Certezze della vita nello stesso tempo, laddove il figlio ha i suoi totem personali (pensa ancora di voler guadagnarsi da vivere scrivendo) e tutta l'incertezza di un figlio del 21° secolo. Completano il quadro Vince, l'altro figlio - di primo letto - ciccione e nevrotico, e sua moglie, bionda e nevrotica, entrambi agenti immobiliari di piccolo cabotaggio. La donna ha un'autentica venerazone per Jennifer Aniston, ed è qui che scatta una delle trovate più geniali della serie: il distacco dai precedenti modelli di sitcom "familiare". Negli anni '90 e nel decennio seguente i vari Friends, Melrose Place eccetera la facevano da padrone (oltre al modello di lusso e New York-oriented di Sex And The City). Erano tutte storie di persone non appartenenti alla stessa famiglia che lavorano e vivono insieme o in uno stesso appartamento o in case abbastanza contigue a stretto contatto di cellulare. Oggi questo schema in virtù della crisi economica è saltato, e abbiamo i giovani che fanno quello che possono, con i vecchi a sfottere crudelmente. E Jennifer Aniston, la protagonista di Friends ? Roba d'altri tempi, il fatto stesso che sia un modello per la moglie di Vince (E' la fidanzata d'America, viaggia, ha una vita interessante, con un perfetto corpo da yoga e una pelle talmente curata che la fa sembrar dipinta anche di persona!) dimostra quanto il suo personaggio sia "scaduto" a livello divistico.
Per concludere sempre con Kafka,
Penso allora a osservazioni che debbono aver tracciato veri e propri solchi nel mio cervello, come: "Già a sette anni dovevo andare per i villaggi col carretto"; "Dovevamo dormire tutti in una stanza"; "Eravamo felici quando avevamo qualche patata"; "Per anni d'inverno ho avuto le gambe piene di piaghe aperte, perché non avevamo di che coprirci"; "Da piccolo dovevo già andare nella bottega di Pisek"; "Da casa non ho mai avuto un soldo, nemmeno durante il militare, ero io che mandavo soldi a casa"; "Eppure, eppure... il padre era sempre il padre. Chi le sa, oggi, queste cose! Che ne sanno i figli! Nessuno ha patito queste cose! Le capisce oggi un figlio?". In altre circostanze questi racconti avrebbero potuto essere un eccellente strumento educativo, avrebbero incoraggiato, con una sferzata di energia, a superare le piaghe e le privazioni che già il padre aveva subìto. Ma tu non volevi questo, e la situazione grazie alle tue fatiche era cambiata completamente: non avevamo modo di distinguerci come avevi fatto tu. Una tale occasione poteva essere creata solo con violenze e sovvertimenti, sarei dovuto fuggire di casa (purché ne avessi la determinazione e la forza e la mamma, da parte sua, non avesse lavorato con altri mezzj in senso contrario). Ma tu non volevi niente di tutto ciò, lo definivi ingratitudine, esaltazione, disobbedienza, tradimento, pazzia. Mentre quindi da una parte con l'esempio, il racconto e l'umiliazione me lo rendevi allettante, dall'altra me lo proibivi con la massima severità.
2 commenti:
Padri dalla personalità egocentrica e debordante. Convinti di essere il prototipo dell'esponente di sesso maschile, non concepiscono altri modelli che il proprio. In fondo, dei figli così differenti consentono loro di riaffermare ancora una volta se stessi, e di dare sfogo alla loro perenne aggressività. Al contrario, con dei figli simili a loro probabilmente entrerebbero in competizione, e alla lunga sarebbero costretti a soccombere, se non altro per raggiunti limiti di età.
Ti dò una notizia: purtroppo ne circolano ancora.
Mi sono appena permessa di segnalare questo bel post ad un aggregatore.
Facendomi una certa dose di affari tuoi: non vogliamo vivacizzarlo un pò questo blog? Scrivi bene e con competenza, ma è un peccato che tu non lo promuova! Se posso esserti utile, lasciami pure un messaggio nella mia shoutbox, se invece è una tua scelta, allora scusa tanto l'intromissione. Buona notte. :)
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