Il nuovo capolinea dei tram alla Stazione Termini - Roma (foto Alefilobus) (Aaaaargh! Un fantasma attraversa la strada!)
Precedentemente avevo segnalato come le diverse linee urbane avessero una loro personalità. La domenica sera il tram che arriva alla Stazione Termini (Attèrmini per gli indigeni) per poi ripartire direzione Porta Maggiore e Prenestina non ha una personalità, o meglio, soffre di un disturbo di personalità. Tanto per cominciare, i tram la domenica sera non ci sono. Non è che non ci sono veramente, è che il servizio è molto ridotto, così i passeggeri (no: i clienti) attendono sotto la pensilina del nuovo capolinea, dotato delle famose panchine mezzachiappa, progettate per impedire a chicchessia di fare di esse il proprio posto letto. La domenica sera però la maggior parte della gente sta in piedi e occupa tutta la pensilina. Venendo da altri mezzi a Termini, ci si può fare un'idea su da quanto tempo si sta aspettando il tram contando le persone in attesa e quante di esse hanno tirato già fuori il cellulare. Nei pochi metri della banchina confluisce un'umanità altamente rappresentativa del mondo intero, dalle ucraine coi capelli corti, ricci e biondi alle bande di teenagers filippini in stile hip-hop. Un altro gruppo presente è quello degli studenti fuorisede che tornano dalle loro città di provenienza con trolley rigidi con almeno una borsa sopra. Si riconoscono dai turisti con lo stesso trolley perchè tendono ad avere vestiti non "da vacanza" , ma estremamente urbani (gli stivali e il trench corto sono ancora d'obbligo per le ragazze) . Si aggiungono gli africani con il borsone - e questo particolare del borsone-vu'cumprà è talmente introiettato nella gente che ho sentito una signora rivolgersi a un ragazzo con uno "scendi con quel borsone", mentre lui aveva una semplice cartella. Si aggiungono anche acune signorine africane con le extensions intrecciate seguite da un boato: quello delle comitive dei giovani turisti in ciabatte che ritornano in albergo, già gasati e pronti a uscire di nuovo per la serata. Più in basso, le signore peruviane con i figli che hanno i regalini e i palloncini ricordo di MacDonald, e le donne che evidentemente hanno lasciato pezzi di famiglia a casa e stanno disperatamente cercando di raggiungerli via cellulare. Ad altri il cellulare non serve, anche perché hanno uno smartphone da cui consultano playlist con le orecchie ben nascoste dalle cuffie (ora si DEVE VEDERE che si ascolta musica, quindi non rompete).
Il problema,a questo punto della serata, non è più il tram che non passa, ma il momento in cui passerà.
Una cattolica in America
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Lei è Cristiana Dell'Anna. *22 dicembre: Santa Francesca "Saverio" Cabrini
(1850-1917), missionaria italoamericana*
*Frequento una scuola cattolica, e pe...
21 ore fa
2 commenti:
Simpatica analisi di umanità "pendolante".
Anche qui a Venezia vantiamo una notevole varietà di provenienze alle fermate dei vaporetti, ma la categoria di appartenenza è quasi sempre la stessa: quella turistica. Che noia!
Post molto carino :) mi ci rispecchio "una cifra" come si direbbe qui a Milano. Abitando in provincia i tram, gli autobus o i filobus passano ancora più raramente che nella vera e proprià città. Interminabile attesa!
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