Little boxes, on the hillside... (in Via Gradoli in Rome)
La vicenda di Marrazzo a via Gradoli ha scatenato tutti i media su una nuova - non magnifica - ossessione. Dopo la Domanda dell'estate (Cosa fa un settantenne nel lettone di Putin assieme a una signora di nome D'Addario?) è arrivato il Quesito dell'autunno: Cosa fa un governatore di una regione del Centro-Italia assieme a una nerboruta signora di nome Natalì? Naturalmente le testate televisive si sono lanciate con servizi, dibattiti e approfondimenti, da Porta a Porta a Annozero, passando da Matrix. Inoltre i periodici, parlando in generale, hanno molto battuto sul seguente argomento: come può un uomo sposato piantare la moglie per una trans? Questi argomenti si sviluppano tutti in un certo modo: si fa l'identikit dell'utilizzatore finale tipo, si mettono insieme due o tre testimonianze che rivelano la solitudine dei soggetti, poi si aggiungono altre due - tre interviste a trans dove si evince che gli uomini "sono strani", infine si scrive il parere dello/a psicosessuologo/a, che rende ancora più nebuloso il paesaggio. Una cosa però è certa: la colpa, secondo detti periodici, sembra essere delle donne che, nonostante le labbra ialuroniche, gli zigomi tirati su con l'argano, le sedute snervanti di body building e i tacchi a spillo di dodici centimetri proprio non riescono a sembrare del tutto trans (la voce?). E così l'uomo cerca altrove. Come cercava comunque altrove quando le stesse donne erano tutte casa e famiglia, e non si dovevano concedere prima del matrimonio. Come cerca pure altrove quando la donna - sempre secondo la vulgata dei periodici - supera senza rompere l'asse di trasmissione i dieci anni di unione e ha già fatto 40.000 chilometri (le pasticche dei freni sono state cambiate). Da questi studi approfonditi si conclude che:
a) Le donne non sono abbastanza soddisfacenti
b) Anche se lo fossero, gli uomini sono strani
c) Fiorella Mannoia dovrebbe cantare Siamo così / dolcemente complicati
Per l'occasione ho composto la versione italiana di Something For The Weekend, brano tratto dall'album
Casanova (1996)di The Divine Comedy . E' il brano d'apertura di questo indimenticabile concept album, vagamente ispirato a "the writings of the eighteenth century Venetian gambler, eroticist and spy" ("gli scritti del giocatore, libertino e spia veneziana del diciottesimo secolo"). Un dialogo fra uomo e donna con una strana richiesta da parte di lei, che va a stuzzicare le corde più inconfessabili di lui. Lei insiste che c'è something in the woodshed, qualcosa nella legnaia. Lui non vorrebbe andare, le dà della sweet head, testolina vuota, ma lei lo convince promettendogli che dopo avrà i suoi wicked ways con lei (faranno tutte le cosacce che vuole). Finirà che lui andrà, sì, nella legnaia, ma per essere picchiato, legato e derubato di auto e soldi...da lei.
Tutti i termini del testo richiamano a uno scenario middle class : la woodshed dove si nascondono cose e azioni strane richiama una casa con giardino dove dialogano i due protagonisti; nella mia versione è diventata la cantina, dato che il concetto di una legnaia in casa poteva apparire in italiano un po' esotico. Neil Hannon (il signor Divine Comedy) ha utilizzato l'inglese come fosse l'italiano, usando gli stress sulle penultime sillabe di ogni verso (woodshed / breathing / feeling / darling). Questo ha reso più agevole il cambio di ritmo da una lingua all'altra (cantina / respirare / sensazione / caro). La vera difficoltà sta proprio nel titolo, quel Something for the Weekend che viene ripetuto ossessivamente nel finale in crescendo, e che ha un significato volutamente ambiguo (è anche un eufemismo per preservativo). Ho diviso il concetto in due frasi, mantenendo fissa l'idea del "fine settimana" - qualcosa di un po' strano - di diverso / al fine settimana .
QUALCOSA DI UN PO’ STRANO (AL FINE SETTIMANA)
(Ciao...Oh, su…che ne dici di un bacino…oh, sii carina con me…)
“Sai, c’è qualcosa giù in cantina
Lo sento respirare
Che strana sensazione, caro”
“No, non c’è niente giù in cantina
E’ tua immaginazione
Chiudiamo la questione, cara”
CHORUS
Il suo cuore dice di
Uscirsene da lì
Quel che sembrava lui non è
Qualcosa dentro sé
Gli dice di mentire
Qualcosa di un po’ strano
(E su…lo sai che ti piace…)
“No, c’è qualcosa giù in cantina
Lo so perché l’ho visto
Non posso più ignorarlo, caro”
“Senti, non fare la cretina
E ficcatelo in testa
Non c’è niente in cantina (a parte forse il carbone)”
CHORUS
Il suo cuore dice di
Uscirsene da lì
Quel che sembrava lui non è
Qualcosa dentro sé
Gli dice di mentire
Qualcosa di un po’ strano
Ti darò ragione se
Tu farai lo stesso poi con me
--Vai a vedere--
Se non c’è niente laggiù
Mi farai tutto quello che vuoi
“sai c’è qualcosa di un po’ strano
Al fine settimana
Qualcosa di diverso
Al fine settimana”
Qualcosa di un po’ strano
Al fine settimana
Qualcosa di diverso
Al fine settimana
Qualcosa di un po’ strano
Al fine settimana
Qualcosa di diverso
Al fine settimana
In cantina è sceso giù
Lo hanno steso a testa in giù
Poi legato e tramortito
Quando si risvegliò lei se n’era andata con l’auto e tutti i soldi.
Una versione live di Something for the Weekend al London Palladium nel 2004
Una delle fonti d'ispirazione per i Divine Comedy sono senz'altro gli Electric Light Orchestra o ELO. A Last Train to London si rifà l'arrangiamento di Something for the Weekend.
2 commenti:
Sono morto dalle risate. Un bel modo di svegliarsi. SEI GRANDISSIMA. L'acume con cui analizzi le vulgata televisive e della carta stampata è invidiabile. Stavolta hai superato te stessa. (per tacer della traduzione-versione in italiano) BRAVA!!!
Caro Ale,
GRAZIE !!! Quanto alla versione del brano, era anche un omaggio al genio di Neil Hannon.
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