Quando i souvenir non facevano male...
Mio zio aveva un negozio di fiori. "Fiori e cose belle" diceva la scritta bianca sulla tenda blu del negozio. Fra le cose belle si potevano ammirare delle composizioni di fiori secchi e riproduzioni minuscole dei principali monumenti d'Italia.
Fra le leggende che circolavano nella famiglia di mia madre spiccava quella del famigerato Rappresentante all' Ingrosso di Souvenir, che si appellava sempre al nome della sua mamma per vendere la sua mercanzia - mio zio soleva nascondersi terrorizzato nel laboratorio del negozio lasciando a mia madre l'ingrato compito di fronteggiare l'infausto venditore. Fra i souvenir,
oltre a quelli più "seri", c'era anche una serie di riproduzioni in ceramica dipinta a mano di un minuscolo WC con una composizioncina di fiori secchi che usciva dall'interno, e la terribile scritta sulla tavoletta: saran potenti i principi / saranno grandi i re / ma quando QUI si siedono / son tutti come me! (erano articoli molto venduti a quei tempi) . Per non parlare della Confezione di Lusso, dove in una scatola trasparente alloggiavano un'orchidea con il gambo mozzato nella fialetta piena d'acqua, un Colosseo di polvere di marmo pressata e del Verde - nome scientifico Asparagus Plumosus - tutt'intorno.
Le riproduzioni in piccolo dei monumenti soddisfano, si sa, la nostra sete di cultura a poco prezzo: sono un brillante compromesso fra la voglia di portarsi via un pezzo di vestigia e il dovere di essere eruditi sulle civiltà che abbiamo visitato. I souvenir sono indicati anche come il simbolo più nefasto del Cattivo Gusto estetico, qualcosa di cui vergognarsi, che ci fa sentire tutti degli squallidi turisti invece che dei raffinati viaggiatori, i quali magari non comprano souvenir ma si fregano qualche antico coccetto per poi parlarne con nonchalance anni dopo.
Questo senso di familiarità e simpatico squallore che si porta appresso il souvenir ha una conferma nell'incidente capitato a Silvio Berlusconi a Milano. Normalmente gli attacchi esterni alle persone di potere avvengono in tre modi:
1) satirico - gettare una torta o monetine in faccia, mostrare parti intime e/o gridare cose sgradevoli in faccia al potente di turno.
2) sessuale - mandare su nello studio o in camera del potente una o più bellissima/e e molto convincente/i arma/i del sesso opposto (o anche no)
3) definitivo - agguato con cecchino appostato sul terrazzo. Bomba a mano gettata durante uscita ufficiale. Auto piena di tritolo fatta saltare a distanza.
Ora, il lancio di un Duomo di gesso in quale contesto si colloca? L'arma, come abbiamo stabilito, è vagamente ridicola. Una torta alla panna è già più istituzionale, si vede che il destinatario del lancio è considerato seriamente. Per non parlare del fucile col silenziatore. Tutta la scena del lancio del souvenir, che dovrebbe avere l'epicità del filmino Zapruder
che colse gli ultimi istanti di vita di John Kennedy, sembra inventata invece da Bruno Vespa, cantore dei modellini in scala delle nostre angosce. E se fosse il souvenir il contrappasso per un modellino di Paese ?
Fra le leggende che circolavano nella famiglia di mia madre spiccava quella del famigerato Rappresentante all' Ingrosso di Souvenir, che si appellava sempre al nome della sua mamma per vendere la sua mercanzia - mio zio soleva nascondersi terrorizzato nel laboratorio del negozio lasciando a mia madre l'ingrato compito di fronteggiare l'infausto venditore. Fra i souvenir,
oltre a quelli più "seri", c'era anche una serie di riproduzioni in ceramica dipinta a mano di un minuscolo WC con una composizioncina di fiori secchi che usciva dall'interno, e la terribile scritta sulla tavoletta: saran potenti i principi / saranno grandi i re / ma quando QUI si siedono / son tutti come me! (erano articoli molto venduti a quei tempi) . Per non parlare della Confezione di Lusso, dove in una scatola trasparente alloggiavano un'orchidea con il gambo mozzato nella fialetta piena d'acqua, un Colosseo di polvere di marmo pressata e del Verde - nome scientifico Asparagus Plumosus - tutt'intorno.
Le riproduzioni in piccolo dei monumenti soddisfano, si sa, la nostra sete di cultura a poco prezzo: sono un brillante compromesso fra la voglia di portarsi via un pezzo di vestigia e il dovere di essere eruditi sulle civiltà che abbiamo visitato. I souvenir sono indicati anche come il simbolo più nefasto del Cattivo Gusto estetico, qualcosa di cui vergognarsi, che ci fa sentire tutti degli squallidi turisti invece che dei raffinati viaggiatori, i quali magari non comprano souvenir ma si fregano qualche antico coccetto per poi parlarne con nonchalance anni dopo.
Questo senso di familiarità e simpatico squallore che si porta appresso il souvenir ha una conferma nell'incidente capitato a Silvio Berlusconi a Milano. Normalmente gli attacchi esterni alle persone di potere avvengono in tre modi:
1) satirico - gettare una torta o monetine in faccia, mostrare parti intime e/o gridare cose sgradevoli in faccia al potente di turno.
2) sessuale - mandare su nello studio o in camera del potente una o più bellissima/e e molto convincente/i arma/i del sesso opposto (o anche no)
3) definitivo - agguato con cecchino appostato sul terrazzo. Bomba a mano gettata durante uscita ufficiale. Auto piena di tritolo fatta saltare a distanza.
Ora, il lancio di un Duomo di gesso in quale contesto si colloca? L'arma, come abbiamo stabilito, è vagamente ridicola. Una torta alla panna è già più istituzionale, si vede che il destinatario del lancio è considerato seriamente. Per non parlare del fucile col silenziatore. Tutta la scena del lancio del souvenir, che dovrebbe avere l'epicità del filmino Zapruder
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