L'ora effettiva


Proviamo anche con Dio, non si sa mai...
(Foto ed elaborazione di Tamcra)



Il treno n°---- in arrivo da --- subirà un ritardo di 23 minuti . Ci scusiamo per il disagio.

Quando si stabilisce di venire a prendere qualcuno alla stazione, anche se si conosce la provenienza e la tipologia del treno in questione, anche se si viene a sapere il numero del treno e il binario in cui terminerà la sua corsa, ci si sente comunque pervasi da un senso di inquietudine. Forse perchè in un grande snodo si vedono tanti binari e tanti treni, ma vedere anche TANTE persone tutte assieme in uno stesso posto a NON fare la stessa cosa ti angoscia non poco.
Entrando nella stazione si passa la prima parte composta dai gruppi buttati per terra attorno alla libreria e dalle file davanti alle biglietterie. Dirigendosi risoluti verso il piazzale antistante i binari, i movimenti diventano di tre tipi:

Avanti/indietro: sono i passeggeri in attesa di prendere il treno.

Immobili: sono tutti quelli che aspettano i passeggeri scendere dal treno.

Da destra a sinistra: i vagoncini che portano le vettovaglie sui treni. Quest'ultimo movimento va ad una velocità doppia rispetto al primo elencato, come se fosse indipendente rispetto agli altri due.

Fra questi tre movimenti pulsano le monadi costituite da individui leggermente ricurvi, le maniche lunghe a ricoprire le braccia in piena estate. Ad un esame approfondito si scopre che manca loro un po' di denti. Con tutto questo vogliono sempre i soldi per comprarsi un panino, e vedendo la durezza media dei panini da stazione ci si chiede perchè vogliano così male ai loro denti mancanti. Dopo di loro arrivano i punkabbestia
con gli anelli e i cani, ma abbiamo già dato. I punkabbestia si ritirano al binario n° 1, pronti per riattraversare in diagonale lo spiazzo, come l'Alfiere nel gioco degli scacchi.

L'unico elemento fermo per forza è il ferroviere addetto alle informazioni dietro al gabbiotto. In mezzo al rumore infernale dei treni in arrivo e in partenza ci dice a che ora arriva cosa a ciccione accaldate con i cappelli di paglia e tizi col trolley e il foglio in mano con la prenotazione (i peggiori). Ci si avvicina al gabbiotto chiedendo, appunto, spiegazioni, citando l'ora di partenza, il tipo di treno, l'ora di arrivo, in che vagone ci si è pren... Risposta senza alzare gli occhi dal terminale: Qual'è il numero del treno? Non prendendo treni non ci si rende conto che ogni convoglio ha un numero riportato sul tabellone. Si balbetta: dovrebbe arrivare alle cinque e mezza... Allora se è quello porta ritardo. Sul tabellone compare infatti la cifra del ritardo sotto "ora effettiva" . L'informatore fino a quel momento immobile in mezzo al frastuono fa un salto: è stato salutato con un urlo da uno dei guidatori dei vagoncini. Si ritorna dietro la linea blu, e davanti a noi si staglia la passeggera più temibile: capelli bianchi, vestito di cotone a fiori in mezzo a mise da simil-veline che la maggioranza muliebre ha adottato dai sei ai sessant'anni, sandali di pelle incrociata a mezzo tacco, borsa-valigia stretta in mezzo alle gambe, chiama i nipoti con il telefonino a scatto e scruta l'orizzonte tenendo il braccio libero con la mano sul fianco da cui pende il ventaglio dipinto a mano di squisita fattura cinese. Neanche gli sdentati con le maniche lunghe osano avvicinarsi a lei. Dopo un po' arriva sobbalzando trafelata la figlia o nipote, abbronzata e rivestita di maglina elastica con una bottiglietta d'acqua in mano. La passeggera la guarda come se avesse fatto del suo meglio, ma non si fosse applicata abbastanza.
Nel frattempo il tabellone degli arrivi e delle partenze comincia ad esercitare sui passeggeri un fascino ipnotico; infatti parecchi si fermano e guardano in alto, come se dovessero aspettarsi gli alieni scendere dagli Eurostar. Si osservano le due colorazioni sul tabellone per indicare il presunto orario d'arrivo e quello (arancio) reale. Ci si aggrappa all'arancio effettivo che nel frattempo viene raggiunto dall'ora reale, e a quel punto ci si chiede che fine abbia fatto il treno. Viene in mente una canzone per bambini che Christian De Sica cantava un po' di tempo fa e che faceva Viaggia senza orario / senza itinerario / và / trenino / và. Quando la mente arriva a ma c'è chi dice che va a caffè / a lecca lecca, a creme caramel il tabellone ha sonvolto le cifre e finalmente compare la Prova dell'arrivo del Treno: il numero del binario.

A noccioline / a gomma americanaaaaa !!!!!

A dispetto di quanto fanno vedere i film romantici, quando arriva il treno in stazione - dev'essere un ricordo ancestrale di quando la gente si spaventava a vedere il treno dei Fratelli Lumière arrivare alla stazione di La Ciotat -



non bisogna MAI andare incontro ai passeggeri che scendono dal treno. Il pericolo infatti è che chi viene incontro ai vagoni e chi esce dai vagoni stessi percorrano due linee parallele e finiscano per non vedersi. Bisogna aspettare il passeggero a piè fermo, dovesse portare sei valigie con sè. Al massimo, aggirarsi con un cartello con su scritto il suo nome, che fa molto international hotel. Quando finalmente scendono i primi passeggeri, hanno sempre l'aria di chi ha passato sofferenze inenarrabili. Si trascinano sacche valigie e trolley nella luce radente del pomeriggio, sudati, accaldati, la maglietta a penzoloni. Quando hanno varcato la linea blu e dopo aver scansato i vagoncini con le vettovaglie che viaggiano in perpendicolare si ricongiungono -alcuni- ai parenti, altri si attaccano al cellulare, altri ancora sciamano via.
Alla fine si trova dopo un buon quarto d'ora la persona che si cercava: è ancora più acciaccata degli altri, tiene per mano il suo bagaglio e immediatamente si pensa se non si è scordato niente sul vagone. Con gli occhi si soppesano le cerniere della sacca: no, sembra tutto in ordine. Si prende finalmente in consegna il passeggero e il relativo bagaglio e si cammina in linea retta verso la fine della stazone. Gli sdentati in camicia e punkabbestia stanno per ricominciare il giro.



Un bel video della stazione Termini (Roma) vista dall'interno.

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