Allo stesso modo in cui non esistono più le mezze stagioni (signora mia), non ci sono più i negozietti di una volta. Il negozietto era un esercizio commerciale di minuscola cubatura, situato prevalentemente nelle zone centrali o semi-periferiche, tenuto generalmente da signore o signori in là con gli anni: questi ultimi li trovavi incatramati dietro al bancone - perchè il negozietto era una specie di bunker antiatomico dove, al posto delle razioni K e delle maschere antigas c'erano le merci stipate sino al soffitto. Un negozietto celebre era una cartoleria vicino alla basilica di Santa Maria Maggiore a Roma - ora sostituito da un cambiavalute - tenuto da un signore di un'età sconosciuta ma che si sosteneva risalisse alla fondazione del palazzo dove detta cartoleria stava, che forniva di fogli protocollo il vicino liceo classico Albertelli . Chiunque osasse entrare lì dentro si sentiva quasi soffocare dalla quantità di quaderni e fogli di carta non ancora griffati e progettati come caramelle. Ci dovevano essere anche penne, calamai e carte sughe in qualche scatolone in alto, tutti ne erano convinti, magari stavano lì dall'epoca del Cuore di De Amicis...
Sopravvivono tuttavia - non si sa per quanto - dei negozietti con annesso/a negoziante, e uno di questi è una rivendita di biancheria intima ed altri oggetti che poi andremo a spiegare. Dicasi "biancheria intima", non "underwear" o peggio ancora "intimo", che sembra ti vogliano vendere l'anima di qualche dannato a scelta. Negli store di intimo ci sono i mezzi manichini che girano su sè stessi, a mezzo metro di distanza l'uno dall' altro, per far ammirare la spasmodica bellezza di mutande e reggiseni incollate a candidi ed inverosimili sederi e seni di plastica. Qui la vetrina si presenta così:
Le cravatte già nell'altra vetrina erano abbastanza inquietanti nel loro acrilico splendore finto-seta, ma in questa si vede la loro doppia personalità: sono stampate sul retro con immagini di signorine discinte in varie pose. Sotto di loro, una confusione di gomitoli, matassine, slip contenitivi, passamanerie e fantasmini per i piedi. Una vertigine di cui solo i veri negozietti sono capaci: ci si chiede chi le compra, chi possa mai mettersi queste cravatte, quando e a chi mostra la donna nuda stampata sul retro (Ehi, psst... Vuole vedere qualcosa di piccante?), chi sono e come vengono reclutate le ragazze delle cravatte (Lavoro artistico nel campo della moda offresi, massima discrezione) , e soprattutto perchè le cravatte vengono messe in vetrina con degli oggetti che ne sviliscono il potenziale scandaloso. Mentre le ditte di biancheria fanno i salti mortali per rendere mutande e pedalini sempre più carichi di promesse, questa vetrina mette in scena senza volerlo l'intero ciclo della vita: le cravatte "birichine" a 8 Euro in cima (la gioventù), i gomitoli e le passamanerie al centro (l'età matura), le camelie di stoffa in fondo (la vecchiaia e la morte). In mezzo i fantasmini, perchè i piedi, donne nude o meno, dalla culla alla tomba fanno sempre male.
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