- Posso pagare alla Cassa Veloce?
- NO!
La cartella esattoriale ha una sua vita che si può suddividere in tre tempi:
Primo tempo : arriva una grande busta rettangolare contenente un insieme voluminoso di fogli. Il potere della Gerit fa sì che, ogni qualvolta si notano delle strisce azzurre nel bianco di una busta la gente sbianchi sul pianerottolo. I sei fogli compongono quella che si chiama cartella esattoriale. Nel secondo foglio (la notizia non arriva subito, come si fa invece con i telegrammi di condoglianze) c'è l'importo da pagare. Sopra, in piccolo, a che cosa è dovuto il pagamento. Ogni infrazione ha il suo codice tributo : se compare il numero 5060 è una infrazione al codice stradale che non avete pagato. Nelle pagine seguenti la cartella si affanna a spiegare come e a chi si deve pagare l'importo o come si può eventualmente dilazionarlo. La pagina 11 è lasciata in bianco "per ragioni tecniche di stampa": in realtà è un espediente drammatico per fa tirare idalmente il fiato al lettore e portarlo alla sua catarsi, il bollettino con su stampata la cifra da pagare. Si arriva trafelati al
Secondo tempo : nel caso si abbia bisogno di spiegazioni (in particolare riguardanti multe apparentemente non pagate) si va all'ufficio contravvenzioni di via Ostiense, 131.
Per chi arriva da fuori Roma, via Ostiense inizia dalla Stazione Piramide (da cui si prende il famoso "Trenino" per andare ad Ostia, e quindi al mare). Per il primo tratto è un incrocio fra un viale alberato e una strada ad alta densità di traffico . Via Ostiense ha questa peculiarità: ogni fabbricato sembra costruito apposta accanto ad un altro fabbricato di un'altra epoca, così si alternano balconi bombati anni '30 (al secondo piano, quello nobile) e vetri smerigliati di balconate anni '60 (da uno dei quali si getterà Adriana-Stefania Sandrelli nel finale di Io la conoscevo bene ), fino ad arrivare al Gazometro (simbolo del quartiere Ostiense) e al grande spiazzo che circonda gli ex-Mercati Generali.
Da questo punto in poi, il paesaggio cambia e si arriva al Palazzo della Prefettura, un parallelepipedo grigio con file di vetrate di un grigio più chiaro e sotto le entrate dei vari negozi e supermercati. Una volta entrati si percorre un lungo corridoio che sbuca dietro al palazzo (i Mercati Generali in ricostruzione sullo sfondo), si rientra dentro ad un androne - grigio anch'esso ma meno trionfalistico rispetto all'entrata - e si sale al primo piano.
Primo tempo : arriva una grande busta rettangolare contenente un insieme voluminoso di fogli. Il potere della Gerit fa sì che, ogni qualvolta si notano delle strisce azzurre nel bianco di una busta la gente sbianchi sul pianerottolo. I sei fogli compongono quella che si chiama cartella esattoriale. Nel secondo foglio (la notizia non arriva subito, come si fa invece con i telegrammi di condoglianze) c'è l'importo da pagare. Sopra, in piccolo, a che cosa è dovuto il pagamento. Ogni infrazione ha il suo codice tributo : se compare il numero 5060 è una infrazione al codice stradale che non avete pagato. Nelle pagine seguenti la cartella si affanna a spiegare come e a chi si deve pagare l'importo o come si può eventualmente dilazionarlo. La pagina 11 è lasciata in bianco "per ragioni tecniche di stampa": in realtà è un espediente drammatico per fa tirare idalmente il fiato al lettore e portarlo alla sua catarsi, il bollettino con su stampata la cifra da pagare. Si arriva trafelati al
Secondo tempo : nel caso si abbia bisogno di spiegazioni (in particolare riguardanti multe apparentemente non pagate) si va all'ufficio contravvenzioni di via Ostiense, 131.
Per chi arriva da fuori Roma, via Ostiense inizia dalla Stazione Piramide (da cui si prende il famoso "Trenino" per andare ad Ostia, e quindi al mare). Per il primo tratto è un incrocio fra un viale alberato e una strada ad alta densità di traffico . Via Ostiense ha questa peculiarità: ogni fabbricato sembra costruito apposta accanto ad un altro fabbricato di un'altra epoca, così si alternano balconi bombati anni '30 (al secondo piano, quello nobile) e vetri smerigliati di balconate anni '60 (da uno dei quali si getterà Adriana-Stefania Sandrelli nel finale di Io la conoscevo bene ), fino ad arrivare al Gazometro (simbolo del quartiere Ostiense) e al grande spiazzo che circonda gli ex-Mercati Generali.
Da questo punto in poi, il paesaggio cambia e si arriva al Palazzo della Prefettura, un parallelepipedo grigio con file di vetrate di un grigio più chiaro e sotto le entrate dei vari negozi e supermercati. Una volta entrati si percorre un lungo corridoio che sbuca dietro al palazzo (i Mercati Generali in ricostruzione sullo sfondo), si rientra dentro ad un androne - grigio anch'esso ma meno trionfalistico rispetto all'entrata - e si sale al primo piano.
La Sala Contravvenzioni è là, divisa in due settori: gli Sportelli Informazioni che danno i Numeretti (non fidatevi del diminutivo, perché ogni Numeretto è il corridoio verso la Possibile Risoluzione del Problema), e la Sala con le file di seggiole e il tabellone che dà i numeri, anzi i Numeretti. Ogni tanto si sentono delle urla soffocate miste a rantoli, appartengono a coloro che non vogliono arrendersi al loro Destino (pagare la multa con la mora e gli interessi). L'impiegato-informatore-buttadentro è, assieme alle signorine smistatrici di disgrazie, la figura più importante: a lui si aggrappa con la moglie un signore con la fotocopia della sua targa ripresa dall'autovelox (Non esiste!). Una donna giace accasciata sulla seggiolina accanto, e cerca di attaccare discorso con chi le sta vicino. Il personaggio più temibile è però il Conoscente e tuo occasionale compagno di sventura. Lui osserva il malloppo di fogli con cui ti aggiri, sentenzia "Guarda che le date non coincidono" e poi se ne va richiamato dal Numeretto. L'ora seguente in attesa della chiamata viene trascorsa guardando e riguardando ossessivamente la cartella esattoriale per controllare la storia della contravvenzione (che non è l' Historia de un amor.)
Se alla fine l'addetto/a alla riscossione, dopo attento esame ritiene che sia il caso di andare alla sede Gerit in via Cristoforo Colombo 271, si arriva al
Terzo tempo : si percorre la Colombo che, a differenza della Ostiense, ha una sua mission: convogliare il traffico di Roma Sud da Porta Ardeatina e portarlo con le buone o le cattive verso l'EUR e il Litorale. Essendo un'arteria più moderna (tre corsie per oni senso di marcia), i palazzi rimangono sullo sfondo intervallati da prati verdi. una volta sull'autobus, le indicazioni richieste risultano incerte: non si sa esattamente dov'è "La Gerit", ma tutti conoscono "Il palazzo dell'ACI dopo Piazza dei Navigatori prima della Fiera di Roma". In realtà Piazza dei Navigatori è sempre in costruzione e la Fiera è stata trasferita, così il palazzo dell ACI si staglia quasi da solo. La vetrata con la striscia azzurra si trova a sinistra, e si distingue per il numero di agenti alla porta. All'interno non si può fare a meno di rimanere colpiti dal soffitto avveniristico ad oblò trasparenti. Ci si aspetta quasi che i cartellizzati non sanati vengano teletrasportati in luoghi "where no man has gone before". Sotto il soffitto un po' Star Trek c'è una grande sala d'attesa: a destra, il banco delle informazioni (prima fila); a sinistra, la fila delle casse; in fondo, i gabbiotti dove si analizzano le cartelle. Se a via Ostiense ancora si sentono squilli di protesta e nervosismo alle stelle, dentro la sala Equitalia molte persone con le cartelle in mano hanno perso le forze: aspettano la loro chiamata come una liberazione. Il loro aspetto va dal completo grigio con le scarpe da passeggio (dipendenti di uffici e agenzie) a un'interpretazione alla buona delle tendenze di moda quest'anno. Molti sono imprigionati dal cavo del telefonino, che sega i vestiti e dà a chi l'indossa un'apparenza più sgualcita dei fogli delle cartelle esattoriali che tiene in mano. Una donna cinese telefona davanti all'ufficio informazioni, e il suo Weei? (pronto?) lo sentono tutti. Si sta come d'autunno seduti sulle sedie, guardando il tabellone appeso al muro che dà i numer(ett)i. C'è una calma irreale, e si aspetta da un momento all'altro l'utente che sbrocca e tenta di recidere la giugulare del riscossore dei debiti, ma ciò non accade. Nel frattempo sperimenti i distributori automatici nella sala, e ti accorgi che non hanno le merendine a base di farro. Evidentemente c'è una correlazione fra il pagare le multe pregresse e non far trovare tracce di farro in ufficio. Alla fine il tuo turno arriva,dopo due ore e mezza, e vieni a sapere che il tuo caso deve essere ancora esaminato e giudicato alla fine del mese. ("Forse che sì, forse che no").
Si esce fuori dal teletrasporto Equitalia sulla Colombo strizzando gli occhi nel sole.
2 commenti:
Bellissimo racconto. Mi è piaciuto davvero leggerlo, e l'ho fatto tutto d'un fiato come si fa con un thriller, ma non senza notare i preziosi particolari dipinti nel tuo particolarissimo stile che personalmente adoro.
Peccato solo che sia tutto vero.
Ti ringrazio per l'apprezzamento: è stato un racconto molto difficile da scrivere (l'ho riveduto tre-quattro volte, ogni volta c'era un periodo che non "girava" nel modo giusto.)Purtoppo la storia è vera, non ho esagerato niente.
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