A Villa Mirafiori (sede delle facoltà di Filosofia e Lingue dell’Università “La Sapienza” di Roma) stanno girando un film. Non è una novità: basti pensare che la villa in questione – un tempo residenza della moglie morganatica di Vittorio Emanuele II - è stata il set di alcune scene de “L’innocente” di Luchino Visconti. Ora però si gira la parodia dei film tratti dalle opere di Federico Moccia, un po’ come i vari Scary Movies USA. O tempora…
Un set cinematografico è la cosa più vicina ad un circo che si possa immaginare. Arriva un nugolo di persone indaffarate con dei walkie-talkie (e non cellulari) in mano e coi loro camioncini bianchi (riconoscibilissimi), tirano fuori tutte le attrezzature, i fari, le luci, i teloni, e cominciano a piantare le tende. Per strada si vedono rastrelliere piene di vestiti, e se un costume di un’epoca antica dà sempre una certa impressione di irrealtà, un “abito moderno” attaccato a una stampella in attesa di essere indossato dall’attore/ice dà una sensazione straniante, come se l’epoca in cui viviamo adesso sia passata già da mille anni. Comunque, il film a Villa sarebbe diventato presto un altro, perché nel giardino si è svolta una scena memorabile: un docente si è scagliato contro il regista del film accusando la troupe di impedire il regolare svolgimento degli esami e di non avere alcuna autorizzazione. Ora quando sono arrivata gli animi erano abbastanza surriscaldati, e sembra siano volate parole grosse. Da lontano si notava in mezzo al caldo bestiale un gruppo di persone agitate e sudate in mezzo ai fari, comparse vestite con gonnelline e cravatte stile college (che c’azzecca? Mah), attrezzisti che apostrofavano con la loro inimitabile parlata gli studenti (“Ahò, ma cche quello v’enzegna?”), personale non docente venuto a vedere – si riconosce dagli attrezzisti per il numero minore di tatuaggi. La tartaruga nella vasca ed i piccioni erano indifferenti e non chiedevano autografi.
Ho pensato che avrebbero dovuto riprendere tutta la scena e farci un vero film, un “Effetto notte” all’amatriciana. Dopo un po’ sono comparse delle bellissime scatole bianche di cartone: i cestini del pranzo.
Un set cinematografico è la cosa più vicina ad un circo che si possa immaginare. Arriva un nugolo di persone indaffarate con dei walkie-talkie (e non cellulari) in mano e coi loro camioncini bianchi (riconoscibilissimi), tirano fuori tutte le attrezzature, i fari, le luci, i teloni, e cominciano a piantare le tende. Per strada si vedono rastrelliere piene di vestiti, e se un costume di un’epoca antica dà sempre una certa impressione di irrealtà, un “abito moderno” attaccato a una stampella in attesa di essere indossato dall’attore/ice dà una sensazione straniante, come se l’epoca in cui viviamo adesso sia passata già da mille anni. Comunque, il film a Villa sarebbe diventato presto un altro, perché nel giardino si è svolta una scena memorabile: un docente si è scagliato contro il regista del film accusando la troupe di impedire il regolare svolgimento degli esami e di non avere alcuna autorizzazione. Ora quando sono arrivata gli animi erano abbastanza surriscaldati, e sembra siano volate parole grosse. Da lontano si notava in mezzo al caldo bestiale un gruppo di persone agitate e sudate in mezzo ai fari, comparse vestite con gonnelline e cravatte stile college (che c’azzecca? Mah), attrezzisti che apostrofavano con la loro inimitabile parlata gli studenti (“Ahò, ma cche quello v’enzegna?”), personale non docente venuto a vedere – si riconosce dagli attrezzisti per il numero minore di tatuaggi. La tartaruga nella vasca ed i piccioni erano indifferenti e non chiedevano autografi.
Ho pensato che avrebbero dovuto riprendere tutta la scena e farci un vero film, un “Effetto notte” all’amatriciana. Dopo un po’ sono comparse delle bellissime scatole bianche di cartone: i cestini del pranzo.
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