Lettera da una professoressa

Torneremo così?

Questa è una lettera pubblicata sul Manifesto del 30 settembre. Ci riguarda tutti.


Sono un genitore della scuola Iqbal Masih della periferia sud est di Roma, in mobilitazione permanente dal primo settembre e vi scrivo da queste mura che sono ormai come una seconda casa. Siamo in emergenza, in allarme rosso e non c'è un'ora da perdere perché dobbiamo bloccare il Decreto Legge 137 del ministro Gelmini. Molti capiscono che è una legge dannosa per la scuola pubblica, ma solo chi è dentro questo mondo può già percepire la violenza che si sta abbattendo addosso ai nostri figli. Dietro la formula del «maestro unico» (e la farsa del grembiulino) ci stanno togliendo sotto gli occhi una delle poche cose che funzionano in Italia: la scuola primaria del tempo pieno.Noi siamo angosciati dalle notizie che arrivano dal ministero e dalla disinformazione in atto, ma anche carichi e determinati a vincere questa battaglia o a vendere cara la pelle. In questi giorni qui all'Iqbal Masih succedono cose incredibili: genitori già gravati da cento impegni e maestre e maestri di tutte le classi si stanno trasformando in leoni che lottano. Il 15 settembre, alla prima campanella, abbiamo deciso di occupare la scuola. E' stata una decisione presa alla maniera classica con alzata di mano durante un'affollata assemblea, ma per il resto tutta questa esperienza è nuova, fresca, totalmente autorganizzata di giorno in giorno. Simonetta Salacone, la direttrice, la chiama presidio permanente ed è felice di aprire la scuola a questa esperienza che ci fa crescere tutti e ci permette di comunicare e spiegare le ragioni della lotta. Nella sala grande del plesso abbiamo fatto la nostra base e c'è un via vai continuo di gente che viene per restare o solo per portare un appoggio o prendere contatti o portare una torta per i bimbi. Arriva il pedagogo Alberto Alberti a raccontare perché fu deciso di introdurre i due maestri e il tempo pieno e fa un discorso chiaro davanti a trecento persone: «Chi dice riduciamo il tempo nella scuola non ce l'ha col tempo pieno, ce l'ha con la scuola! Vogliono che i ragazzi vengano bocciati per mandarli alla scuola privata, vogliono clienti per la scuola privata». Quando scende la sera srotoliamo i sacco a peli e i materassini per dormire tutti insieme, bambini, maestre e noi genitori in un clima di gioia e eccitazione che è difficile da contenere. Questa notte a scuola oggi è speciale e vale più di un giorno di lezione normale. Sono le esperienze formative come queste che fanno la conoscenza e oggi impariamo a lottare per i nostri diritti. Se ci si addormenta a mezzanotte, per questa volta non fa niente. Piano piano scende il silenzio e noi «grandi» facciamo turni di «guardia» ogni due ore, e che sia un'occupazione nuova si vede anche quando arriva la pattuglia della polizia al cancello: ci chiedono se abbiamo bisogno di qualcosa e che possono fare per noi, poi si allontanano dicendo che abbiamo ragione. Sveglia alle 6.30 per pulire tutto, alle 8 comincia la lezione regolare, arrivano gli altri genitori con i loro figli. C'è chiaramente anche chi è scocciato dagli striscioni, dalle magliette, dalle assemblee, dalle foto e gli articoli sui giornali. Mentre volantiniamo si accendono discussioni. Qualcuno minaccia di togliere i propri figli e trasferirli dalle suore (contenti loro...). C'è chi è fatalista e già sconfitto per cui non c'è niente da fare. Chi è confuso e convinto che maestro unico e tempo pieno sono un aumento della qualità come dice la Gelmini. Buonanotte. La maggior parte, però, comincia a comprendere meglio i meccanismi della truffa che ci stanno cucinando. Non c'è nessuna riforma in atto, è Tremonti il pedagogo di riferimento della Gelmini. Bisogna fare cassa? Tagliamo le spese e gli stipendi dei militari! E' venerdì 26 settembre, quando dopo una settimana di occupazione e una di assemblea quasi permanente, usciamo dal cancello dell'Iqbal Masih e attraversiamo il quartiere Centocelle con più di duemila persone. Con 38 scuole al nostro fianco. Dobbiamo resistere. Dobbiamo intensificare le azioni. In questi giorni il decreto arriva in parlamento per l'approvazione alla camera. Abbiamo sentito istituti della Puglia e di Milano, maestri del Veneto, a Bologna la scuola elementare XXI aprile ha occupato e anche a Quartu S. Elena vicino Cagliari (e si chiama anche lei Iqbal Masih). Una scuola di Torre in Pietra ci dice che sono pronti a entrare in occupazione. La situazione è bollente. Dopo un veloce consulto collettivo lanciamo per giovedì 2 ottobre prossimo in tutta Italia un «No Gelmini Day». E' un modo per far parlare insieme queste scuole e le università, per produrre uno sciame di azioni diffuse. Chi può presidiare oltre l'orario scolastico è il momento di farlo. Anche chi si sente isolato può fare qualcosa. E che sia il giorno prima o quello dopo va bene uguale. Attacchiamo striscioni ovunque perchè sia chiaro e visibile il nostro NO! Ricordate le bandiere dell'arcobaleno appese alle finestre? Che ogni scuola abbia il suo striscione. Sarebbe bello che ognuno faccia una foto scrivendo il nome della scuola e la città e la invii a questa mail: nonrubatecilfuturo @ gmail.com . Poi chiederemo a trasmissioni «amiche» come Blob o Striscia o le Jene o la Dandini se possono mandarle tutte con la musica di sottofondo dell'intervallo di un tempo (quando appunto c'era il maestro unico) a rappresentare una rete di scuole in lotta e degne che sono la nostra Repubblica. Come uno spot contro il decreto. Mettiamo sotto pressione la Gelmini. Noi amiamo e difendiamo la nostra scuola.

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